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 Visita all'Hi Fi Club di Milano - 15/12/2018 Minimizar

 

 

Mi sono sempre piaciute le persone dotate di "savoir-faire". È confortante essere accolti da un sorriso e un buon caffè quando, seppur in anticipo sull'orario di apertura, si arriva in un negozio nel quale non si era mai stati prima. In un paio di occasioni mi è capitato di essere stato trattato con indelicatezza perché giunto un quarto d'ora prima del previsto. È la mamma di Marinella Malerba ad accogliermi il 15 dicembre, in un pomeriggio limpido e dall'aria pungente. Viale Bacchiglione si trova nella periferia sud-est di Milano, una strada in cui il civico 26 è equidistante da Piazzale Bologna e dall'incrocio con Corso Lodi. Antistante alla porta d'ingresso del negozio c'è un cortile con qualche panchina e dei posti macchina riservati ai clienti. Una forte sensazione di Deja-vu mi assale alla vista degli spazi interni attraverso le vetrate, un'emanazione familiare che mi porta indietro come una macchina del tempo a quando ero ragazzo e covavo la mia passione per l'alta fedeltà, l'alimentavo proprio attraverso quei negozi che fiorivano negli anni '70 - '80 e che io visitavo senza preoccuparmi di essere preso per un perditempo un po' invadente. Rimanevo incantato a guardare tutti quegli oggetti esposti nelle vetrine e sugli scaffali. Ero felice quando un negoziante paziente mi faceva ascoltare qualcosa, anche se aveva la sostanziale certezza che sarei uscito senza aver acquistato nulla.

 



Oggi, da poco superati i sessanta, m'intenerisco come un ragazzino nel provare ancora le sensazioni di allora. Tuttavia, l'idea che ciò sia forse destinato a diventare come una città fantasma, mi riempie il cuore di desolazione. Allora può succedere di entrare in un negozio di cui si sapeva l'esistenza, ma non si era mai sino a quel momento visitato, in occasione della presentazione di un nuovo diffusore e riscoprire in esso un testimone della memoria di quegli scenari che si credevano perduti, sicuramente appannati dal tempo. Per noi audiofili "d'antan", il negozio è come un tempio, un luogo di culto, un recinto consacrato dove da giovani abbiamo soddisfatto la nostra voglia di bel suono. In qualità di testimoni a cavallo tra l'era pre e post Internet, oggi apprezziamo la comodità (e anche la convenienza) di acquistare online, ma allo stesso tempo ci manca il fattore umano, il poter colloquiare con una persona che diventa anche un amico. Lo sentiamo subito tale in virtù dell'amore che ci accomuna, che ci mette sulla stessa lunghezza d'onda. Hi Fi Club nasce nel 1968 dalla passione del titolare Nicola Malerba, nella sede storica di Corso Lodi, 65. Mette mattone su mattone, cresce giorno dopo giorno sino a diventare distributore per il Nord Italia di marchi prestigiosi come Sennheiser, Sme, Transcriptor. Alza il suo livello fino ricoprire il ruolo d'importatore per il nostro paese di Electro-Voice. La sua naturale inclinazione è stata fin dall'inizio di privilegiare il rapporto con il privato, che rimaneva il suo principale obiettivo, proponendogli quanto di meglio il mercato offriva in quegli anni.

 



Hi Fi Club allargò ulteriormente il suo ambito diventando concessionario Thorens, Revox, Tascam e Jbl. Nel periodo d'oro dell'Hi Fi, intorno agli anni '80, i suoi clienti potevano scegliere il diffusore da acquistare in tre sale d'ascolto, tra ben 64 coppie esposte e collegate. Un modo di fare improntato alla massima disponibilità e serietà, che ha portato alla fidelizzazione dei clienti, per questo ancora oggi il negozio segue i figli dei clienti di allora e i loro amici. A metà degli anni 80' il laboratorio tecnico trovò una sistemazione nel palazzo accanto, contando assistenze autorizzate per parecchi marchi. L'allargamento del mercato, di pari passo con l'evoluzione tecnologica, ha richiesto il reperimento di nuovi spazi da dedicare all'Home Theater, così Hi Fi Club trasloca in Viale Bacchiglione, 26 e dà vita alla Uniaudio SRL, la quale racchiude sia il negozio che il laboratorio. Ancora oggi si è voluta conservare questa filosofia, insieme alla sede, con sei punti di ascolto di cui due dedicati all'Home Theater. Una vocazione proseguita dalla figlia di Nicola, Marinella, che ha voluto applicarla anche al mondo del video e della domotica. Il negozio ha sempre creduto nella collaborazione di competenze, rifiutato ogni compartimento stagno, allacciando rapporti con importanti studi di architettura, per esempio, con i quali ha progettato e realizzato impianti prestigiosi. A loro piace raccontarsi, senza veli, con la schiettezza di chi è convinto di aver fatto bene il proprio lavoro.

 



Ma, come succede per ogni grande risultato conseguito, alla fonte troviamo una forte motivazione, anche di approccio verso il cliente. Ne ho subito il fascino visitando il negozio e scattando numerose foto nelle sei sale, di cui quattro sono state acusticamente trattate con pannelli Astri, una con pannelli Vicoustic e un'altra domotizzata con un Sistema Control4. Sono tutte passate sotto l'occhio attento della mia Panasonic Lumix DMC-FZ28. La Quartz, Amethyst e Diamond al piano terra, la Ruby (interamente dedicata all'usato di qualità, dotata di un angolo d'ascolto per poter provare i vari componenti), la Sapphire (configurata con il sistema domotico Control4 e trattata acusticamente con i pannelli Astri) e, infine, la Emerald. Mi sono trovato bene, come un pesce che nuota nelle sue acque, di fronte a tanta grazia di Dio, ma soprattutto sorpreso da come sia stato facile familiarizzare con questo glorioso negozio milanese, trattato come il vecchio amico che si ripresenta alla porta dopo tanto tempo. E penso che davvero non a caso gli sia stato dato il nome di "Club", cioè un circolo dove ritrovarsi a chiacchierare e condividere la propria passione. Magari bere un ottimo the e mangiare una fetta di torta. Anche queste sono cose che ti fanno sentire tra amici.

 




COM'ERAVAMO E COME SIAMO - UNA RETROSPETTIVA.
A COLLOQUIO CON NICOLA E MARINELLA MALERBA

 



Alfredo Di Pietro: Marinella, può raccontarmi l'avventura di Hi Fi Club?

Marinella Malerba: Comprende cinquant'anni di storia, cominciati con mio papà Nicola, che è ancora qui ma non ha rapporti con i clienti se non quelli "storici", che si conoscono da tanto tempo. Ha 92 anni, tiene la contabilità ed è sempre attivo. Negli anni d'oro dell'Hi Fi c'erano quattordici negozi a Milano, poi piano piano tantissimi hanno chiuso e dei veterani oggi sono rimasti praticamente il nostro e Buscemi. Siamo un po' cambiati rispetto al negozio tradizionale poiché abbiamo abbracciato anche l'ambito Audio/Video, la Custom Installation, la domotica. Siamo contenti di avere a che fare con le nuove tecnologie. Non rimanendo esclusivamente nel mercato dell'Hi End, ci siamo abbastanza allontanati da questo, nel frattempo sono poi sorti dei nuovi esercizi commerciali decisamente orientati verso tale settore. A noi piace avere un rapporto di fiducia e amicizia con il cliente, ma soprattutto che lui rimanga soddisfatto. In certi ambiti l'audiofilo non è mai contento, quando arriva a casa con il prodotto, dopo una settimana è già nell'ansia della nuova scelta. Siccome io non amo ritirare le cose a niente, sembrandomi così d'imbrogliare il cliente, diciamo che quel settore l'ho un po' tralasciato, anche perché a Milano siamo in una condizione in cui ci sono almeno quattro negozi nell'Interland che hanno veramente il mondo. Quando tu hai cinquant'anni di storia e altrettanti sulle spalle, vivi con delle dinamiche e dei pesi che non ti permettono di lavorare come chi apre oggi, fresco e con un preciso obiettivo. Io ho tante famiglie tra i clienti, che vengono a prendere un impianto Audio/Video per la casa, c'interessiamo quindi d'impianti Multi-Room, facciamo sale cinema, siamo comunque molto variegati nell'attività.

ADP: E magari siete fedeli a dei valori che i nuovi negozi non hanno...

MM: Si, credo di si. Sicuramente, dal punto di vista puramente commerciale, noi facciamo più fatica. Per esempio, nell'A/V io spesso sconsiglio di prendere apparecchi costosissimi come amplificazione, tra due anni la tecnologia cambia e buttare via apparecchi da tremila euro è un'operazione antieconomica. Siamo un po' in controtendenza rispetto ad altri, una specie di mosca bianca, e questo ci penalizza dal punto di vista dei grandi marchi dell'Hi End. In base a questa logica, io dovrei avere in negozio dieci amplificatori da ventimila euro, ma a Milano non abbiamo la forza per poterlo fare. D'altra parte, se lei ha fatto caso, nella capitale lombarda di negozi dedicati all'Hi End praticamente non ce n'è più, escludendo forse MadForMusic di Dimitri Toniolo. Nella nostra città io trovo che quel tipo di mercato sia morto; non che manchino i clienti, ma non vengono più nei negozi di Milano. I miei clienti abbienti vogliono comporre tutt'altri impianti, con le casse nascoste nei muri, catene di estrazione Multi-Room insomma.

ADP: Trattate anche apparecchi "entry level", giusto?

MM: Assolutamente si. In effetti, siamo affezionati a quella filosofia per cui l'impianto è fatto per ascoltare la musica e non per ascoltare esso stesso. Poi, per carità, deve suonare bene, dare emozioni. Spesso succede che l'appassionato, invece di ottimizzare la catena che ha, cambia continuamente gli apparecchi, non risolvendo però la sua insoddisfazione perché non dà mai abbastanza importanza all'ambiente, al posizionamento. Non ha la pazienza di curare la messa a punto, laddove potrebbe invece ottenere dei risultati notevoli in quanto non è che comperando amplificatori dai tremila ai ventimila euro che si raggiunge un risultato convincente. Mi è capitato poco tempo fa di parlare con un cliente, neanche mio. Lui ogni volta che cambia apparecchi mi telefona chiedendomi consiglio, ma io insisto a dirgli che non gliela vendo la roba. Sono andata una volta sola a casa sua e gli ho ribadito che se non metteva a posto l'ambiente, qualsiasi cosa avesso comprato non avrebbe mai suonato bene. Il risultato è stato che lui ha comperato dei preamplificatori Audio/Video da diecine di migliaia di euro, messi in un impianto che alla fine, fatti i conti, è costato ottantamila euro ma che non suona e non suonerà mai. Non può avvenire se prima non vengono eliminati i problemi di acustica ambientale.

ADP: Vero. Ho notato nella mia esperienza di audiofilo, anche facendo reportage, che a volte impianti modesti, ma ben assemblati e messi a suonare in ambienti acusticamente ottimizzati, esibivano delle buone prestazioni.

MM: Certo, possono avere senz'altro delle buone prestazioni. Un mese fa sono andata a casa di una persona che ha comprato giustappunto una coppia di Pylon e mi ha chiesto se potevo portagliele io. Siamo stati un pomeriggio a limare il posizionamento: due gradi, cinque centimetri, dieci centimetri... è faticoso neh, fatto in una sola giornata. Alla fine però una differenza di due gradi ha influito enormemente sul risultato, questo avviene per alcuni diffusori e in certi ambienti. Sono aggiustamenti che vanno fatti e, se il cliente non è in grado di realizzarli da solo, sarebbe opportuno che il rivenditore lo aiutasse. Invece vedo che i miei colleghi vendono, vendono e non si curano di questo particolare.

ADP: il vostro modo di fare, non molto diffuso, denota il grande rispetto che avete per il cliente.

MM: Si, ma risulta faticoso e spesso non è neanche ripagato. È un discorso che potrebbe diventare molto lungo. Io non mi sento minacciata da Amazon, non m'interessa, il mio cliente capisce benissimo che il 5 o il 10% di differenza è uno scotto che deve pagare se vuole comperare in un negozio dove gli si dà retta. Mi spaventano di più i nostri concorrenti, i quali ormai non hanno più regole di nessun tipo. Addirittura ne esistono di quelli che mettono online dei prezzi di prodotti che non hanno e nemmeno trattano, e proprio perché non li trattano che poi vendono a dei prezzi inverosimili. Si tratta di un "modus operandi" che alla fine diventa legge.

ADP: Io, avendo ormai sessant'anni suonati, sono della vecchia guardia. La mia passione è nata con i negozi e a questi do molta importanza.

MM: Concordo, anche se mi rendo conto che ci sono persone le quali sono state molto scottate dai negozianti. Non siamo tutti onesti, qualche volta avremo sbagliato anche noi. Esiste però una diffidenza latente incredibile.

ADP: Nicola, cinquant'anni rappresentano una vita. Può lasciarmi una sua testimonianza di questo percorso?

Nicola Malerba: Hi Fi Club nasce in un momento favorevole per la possibilità non dico di "aggredire" i clienti, ma di convincerli con le cose che ai tempi andavano bene, che poi erano tre in tutto. Gli abbinamenti gli abbiamo sofferti noi prima di andare a casa del cliente, così si guadagnava qualche soldo.

MM: in seguito siamo diventati importatori e distributori di Electrovoice, distributori di Sennheiser.

NM: Praticamente di tutta la roba che aveva Italtel, Thorens e compagnia bella, noi la vendevamo ai rivenditori.

MM: Successivamente è rimasta solo l'attività del negozio, prima in Corso Lodi, sempre nascosti. Allora si usavano le centraline, con queste potevamo commutare trentadue coppie di casse in una sala e sedici in un'altra.

ADP: Avevate i comparatori allora...

MM: Li abbiamo ancora adesso. Il cliente veniva guidato in una scelta che poteva fare liberamente, difficilmente abbiamo imposto il nostro gusto. Certo, orientavamo il cliente se lo vedevamo un po' disorientato ma, in generale, abbiamo sempre venduto impianti che la gente si è tenuta mediamente per quindici anni. Ed è per questo che le dico che dal punto di vista commerciale siamo un po' "tonti". Vediamo il cliente dopo parecchi anni e siccome di ricambio non ce n'è tanto la faccenda diventa un po' complicata. Lo facciamo comunque per passione, se non ci fosse questa alla base, con i risultati economici che ci sono oggi sarebbe bene che chiudessimo.

ADP: Oggi i giovani sembra siano poco interessati all'Alta Fedeltà.

MM: Non hanno i soldi. Anche se vogliono non ce la fanno proprio, adesso viviamo in un momento critico. Chi li possiede e ha case meravigliose, incassa i diffusori nei muri, nasconde tutto, non vuole assolutamente "inquinare" il look dei propri ambienti con la tecnologia. All'estremo opposto c'è poi chi non ha alcuna possibilità economica. Negli anni '80 s'investivano tre stipendi in un impianto, lo faceva anche chi non era appassionato. Attualmente, se ci sono persone che hanno una qualche disponibilità di danaro, non arrivano da noi. Sono un po' preoccupata del fatto che MediaWorld abbia mollato l'Hi Fi, perché se non c'è da loro non esiste. Se un prodotto non viene trovato lì, non è che al potenziale cliente viene la voglia di andarlo a cercare altrove. Io ho la fortuna di avere dei ragazzi che lavoravano da Marcucci, altri dipendenti da MediaWorld qui vicino e che ci conoscono.

ADP: Ricordo, infatti, che sino a una quindicina di anni fa a MediaWorld si poteva trovare fior di Hi Fi. Una volta avevo visto e sentito una coppia di ottime Infinity K 70.

MM: A Rubattino hanno venduto delle cose fantastiche, e anche in Viale Certosa. Adesso invece hanno abbandonato completamente l'Hi Fi e questo non fa bene al mercato poiché bisogna allargare la cerchia dei clienti. È vero che se si fa una vendita importante ne basta una, ma poi rimane quella sola. Quest'anno non ho fatto nulla poiché mi sentivo molto stanca e pigra, ma negli scorsi qua in cortile, d'estate, organizzavamo dei concerti, delle serate. È venuto da noi anche il presidente degli "Amici del Loggione del Teatro alla Scala", un musicofilo di San Fedele, la titolare della cattedra di viola da gamba del Conservatorio. È venuto anche Andrea Pedrinelli, il giornalista e critico musicale che ha scritto le biografie di Giorgio Gaber, Vasco Rossi ed Enzo Jannacci. Alla fine però la gente che viene è sempre la stessa e il ritorno commerciale pari a zero, lo facciamo per far sentire che ci siamo però è veramente faticoso. Quando si mettono su questi eventi, bisognerebbe che la gente uscisse con qualcosa in mano, io però non sono "aggressiva", non ho quel tipo di carattere. Se t'invito per una serata culturale, questa dev'essere, non lo faccio per venderti un cavo; se lo compri ovviamente sono più contenta ma non voglio obbligare nessuno. La mia più recente passione è l'Audio/Video, voglio vendere i subwoofer agli audiofili, i proiettori ma loro non capiscono, non mi danno retta (sorride).


Alfredo Di Pietro

Dicembre 2018


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