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 Un pomeriggio liquido 4 minimieren

INTRO

Riccardo Colombo

L'avventura continua. Il pomeriggio del 5 marzo U. S. entro nella saletta dell'amico audiofilo Riccardo Colombo per una seduta d'ascolto. L'incipit potrebbe sembrare tutto sommato banale, un rilassato incontro tra due amici come ce ne sono tanti, trascorso tra musica e chiacchiere. In realtà si tratta di un "Sequel" giunto alla sua quarta puntata e rappresentativo della ricerca di un affinamento sonoro che sembra non conoscere sosta. Un percorso di passione audiofila fatto da chi non si accontenta ma vuole raggiungere il massimo. Chi scrive l'ha seguito con interesse e fissato a futura memoria su Non solo audiofili a partire dall'aprile 2009; due anni dopo (maggio 2011) appare il secondo articolo, il terzo nell'agosto 2014 e oggi arriva il quarto, esattamente a dieci anni di distanza dal primo. Non si tratta di tappe che si succedono casualmente, ma sono tutte collegate dal filo rosso dell'evoluzione verso un obiettivo che forse non sarà mai raggiunto. In esse possiamo riconoscere la volontà d'inseguire una linea ideale, sono quindi portato a pensare che la serie d'incontri è probabilmente destinata a proseguire nel tempo, anche se a questo punto ritengo sia difficile andare oltre i due opulenti Genelec SAM 1234 che ho dinanzi. All'inizio dell'avventura Genelec, nella stanza di Riccardo aveva trovato posto una coppia di monitor da stand 1032 A che lavorava con il subwoofer 7070A, rimasto questo punto fisso del setup, anzi visto raddoppiarsi in occasione dell'incontro datato 2014. Seconda tappa: via le 1032 A, soppiantate dalle 1037 C, mentre nella terza, pretenziosamente intitolata "The future is here", mi si sono parate dinanzi due stupende 1238A in abbinamento a non uno, ma due subwoofer 7270A.



Ci si potrebbe chiedere se sia necessario, per ascoltare musica tra le mura domestiche, dotarsi di uno "strumento chirurgico" così evoluto e dalle potenzialità così elevate. La risposta è tutta nelle desiderata dell'appassionato che s'impegna ad accoglierlo in casa. Quando si parla di passione per la musica, ogni giudizio esterno può risultare inopportuno e al recensore obiettivo tocca il compito di raccontare le ragioni che hanno portato a una determinata scelta. Il percorso può essere anche lungo e articolato, come nel caso del nostro amico, audiofilo con delle idee molto chiare a proposito della riproduzione audio. Ma qual è stata la molla che ha fatto scattare il desiderio di quest'ulteriore crescita? L'idea da tempo frullava nella testa di Riccardo, ma non aveva ancora avuto l'occasione giusta per concretizzarsi. Per passare al modello superiore, le SAM 1234, lui non aspettava altro che trovare qualcuno disposto ad acquistare le sue 1238A, alla fine l'ha trovato e un'altra bella avventura audiofila è iniziata. Dice, orgogliosamente, di essere la terza persona in Italia ad averle. "Un fulmine a ciel sereno" lo considera, calato in un ambiente che è sempre lo stesso, come anche la posizione dei DAAD. La loro posizione nella stanza è invece cambiata, sono stati un po' allontanati dalla parete posteriore e angolati con un "Toe-In" di 30°. Nel nuovo setup i due subwoofer sono stati messi attaccati alla parete posteriore, mentre prima erano più in avanti; si tratta comunque di una sistemazione non ottimale, come confessa lo stesso Riccardo, poiché tutti gli elementi andrebbero incassati nel muro. D'altronde, a chi ha seguito le tre precedenti puntate non risulterà nuovo il suo approccio alternativo all'Hi Fi, fatto di prodotti professionali nati per essere collocati negli studi di registrazione, che lui ha invece voluto mettere in un ambiente piccolo e nell'ambito di una catena esclusivamente costituita sorgenti digitali.



Riccardo aveva avuto occasione di ascoltarli proprio in uno studio, il SonicFab di Maxx Monopoli sito a Pioltello, la visita era stata agevolata dalla MidiWare tramite il Direttore Generale Francesco Borsotti e il responsabile ProAudio Gino De Dominicis. Esperienza molto interessante perché lì è stato creato un ambiente finalizzato a un monitoraggio di altissimo livello, al centro le 1234 in abbinamento con il subwoofer 7380 della serie 7300 (che ha sostituito la 7200). Secondo Riccardo questo è un ascolto che tutti dovrebbero fare, anche se la possibilità di entrare in uno studio e il tempo che può essere concesso al visitatore non sono propriamente cosa facile a ottenersi. Alla fine devi andarci per "raccomandazione". Oltre però ai monitor, quali sono le novità introdotte nell'attuale setup? Ben due sono quelle relative alle interfacce USB: una Weiss INT 204, che ha soppiantato le vecchia Weiss INT 202, e la Mutec MC-1.2 24/192, entrambe utilizzate nel duplice setup che Riccardo ha individuato per sentire la musica. Nella catena dedicata all'ascolto da file, la nuova Weiss INT 204 è abbinata al PC Apple MacBook Air, disco rigido
LaCie 2big Thunderbolt 2 e software di lettura Audirvana. Nel secondo, destinato invece all'ascolto in streaming da Internet, troviamo un Apple Mac Mini e la Mutec. I cambiamenti investono anche il lato software, visto che non viene più usato l'editor audio WaveLab per riprodurre i file e questo per la semplice ragione che non riusciva a gestire la nuova Weiss INT 204. O meglio, lo faceva ma soltanto sino alla frequenza di campionamento di 48 kHz, mentre tutto filava liscio con la Mutec. È entrato allora in campo il software Audirvana, che ha subito funzionato benissimo.

Hard Disk LaCie 2big Thunderbolt 2

In passato Riccardo non aveva mai taggato né fatto una copia della marea di musica in formato digitale che possiede, mentre con questo nuovo software ha deciso di farlo con i file FLAC alla massima compressione (per risparmiare spazio su disco). Alla fine si è convinto che i metadati servono, per catalogare la propria biblioteca di file e trovare rapidamente ciò che si cerca, cosa molto utile soprattutto quando questi sono tanti, come nel suo caso. Ritorniamo a bomba all'hardware, visto che c'è un'altra novità di cui non avevamo ancora parlato, cioè l'acquisto di un Hard Disk molto costoso, il LaCie 2big Thunderbolt 2. Per inciso, Thunderbolt è una tecnologia proprietaria che assicura grande velocità nel trasferimento dati e il collegamento in cascata di altri dischi rigidi e dispositivi che utilizzano lo stesso sistema, fino a cinque dice Riccardo. Il loro costo è superiore alle altre tipologie di HD. Il 2big contiene due unità da ben 8 Terabyte, garantite per cinque anni con ritmi di lavoro continui di 24 ore su 24. Lui si è quindi impegnato nel gravoso lavoro di taggare la sua vasta collezione di file. L'interfaccia Mutec esce in digitale bilanciato ma non può essere abbinata al convertitore Weiss Medea in quanto questo, per le frequenze superiori ai 96 kHz, obbliga all'uso del doppio cablaggio. Ricapitolando, il "giro" che attualmente fa il segnale è il seguente: dal PC all'interfaccia USB, uscita da questa in digitale bilanciato (AES/EBU) formato PCM, con una frequenza di campionamento massima di 192 kHz/24 bit sui due canali, arrivo al subwoofer 7270A in digitale bilanciato e, tramite collegamento in cascata, uscita (sempre in digitale bilanciato) verso il secondo subwoofer, poi all'unità amplificativa esterna RAM-XL e, infine, ai due monitor 1234.

L'unità amplificativa esterna RAM-XL

Due coppie di cavi di potenza Klotz sono fornite in dotazione con i diffusori, questi sono parecchio lunghi visto che misurano dieci metri (il minimo sindacale per gli studi di registrazione), i connettori sono degli Speakon della Neutrik, in perfetto stile professionale. Un cavo va ai due woofer e l'altro al midrange e tweeter di ogni diffusore. Ma non è finita qui; una volta effettuati tutti i collegamenti bisogna procedere a una calibrazione "Multi Point" tramite il sistema GLM AutoCal. La rilevazione viene fatta con un microfono in diversi punti circostanti l'area d'ascolto, ma ne parleremo più estesamente nel capitoletto dedicato ai diffusori. Nel nostro caso, il sistema monitor/subwoofer era stato ottimizzato proprio per il punto in cui sedevo durante la sessione di ascolti. Riccardo ha anche effettuato un upgrade del firmware via Internet. Il software in dotazione (che riconosce automaticamente il modello del diffusore) consente diverse regolazioni, effettuabili anche manualmente, che riguardano la banda più critica negli ambienti confinati, che tutti sanno essere la medio-bassa. Il pacchetto rilasciato dalla Genelec è quindi completo di tutto: diffusori, cablaggio, software, microfono e amplificazione, la quale è strettamente dedicata non solo al modello, ma al singolo esemplare, infatti i numeri seriali di cassa e amplificatore, al momento del collegamento devono corrispondere. Ma per l'approvvigionamento di musica, come si regola l'amico Riccardo? Accanto alle cataste di CD presenti nella sua saletta, alle migliaia di file immagazzinati nel capiente HD LaCie, per essere al passo con i tempi non ha certo rinunciato alla ghiotta novità dello streaming su Internet, eleggendo Quobuz a suo servizio preferito.



Sembrano passati secoli da quando l'album si acquistava in negozio, una volta era tutto più semplice, non c'era nessun setup complicato da settare, nessun inserimento di metadati o catalogazioni da fare incombevano sull'appassionato, che aveva le sue belle e coreografiche teche dove riporre ordinatamente i dischetti.


GENELEC 1234 SMART ACTIVE MONITORING



SPECIFICHE TECNICHE

Massima SPL sviluppabile: 125 dB a 1 metro
Risposta in frequenza: 29 Hz - 21 kHz (- 6 dB) / ± 2 dB (34 Hz - 20 kHz)
Frequenze di taglio crossover: 420 Hz e 3,2 kHz
Altoparlanti: 2 Woofer da 305 mm (12") - 1 Midrange 125 mm (5") - 1 Tweeter 25 mm (1") DCW
Amplificazione in Classe D: Woofer (2 x 750 W) - Midrange (400 W) - Tweeter (250 W)
Dimensioni: 890 (altezza) x 700 (larghezza) x 383 (profondità) mm
Peso: 73 kg
Modulo RAM XL: 132 (altezza) x 483 (larghezza) x 286 (profondità) mm
Peso: 11,2 kg

Si, i due massicci monitor da 160 litri di volume interno che stanno suonando di fronte a me sono i Genelec SAM (Smart Active Monitoring) 1234, pilotati dal loro modulo amplificatore remoto. Balza all'occhio la grande semplicità del lato posteriore rispetto ad altri diffusori da studio: nessuna connessione di segnale, manopoline varie per i controlli di livello o DIP switch di sorta con annessi minigrafici di risposta in frequenza. Al centro del largo pannello ci sono soltanto due Speak-on femmina per il collegamento dei cavi di potenza. Tutto sembra essere ridotto all'essenziale, in ossequio alla regola aurea di "Less is more". L'estetica semplice e monolitica, tutta a vista, lascia presagire prestazioni mozzafiato in gamma bassa grazie ai due grandi woofer da 305 mm di diametro. La casa dichiara a proposito una discesa sino a 29 Hz (- 6 dB) e 34 Hz (± 2 dB), ma non è tanto questa che deve impressionare, molte torri da pavimento "Home" sono in grado di raggiungerla, quanto le prestazioni che è possibile ottenere nei parametri dinamica e distorsione, queste si credo inarrivabili dalla stragrande maggioranza dei sistemi domestici. Il fatto che i woofer siano due e non uno, porta al miglioramento del controllo della direttività lungo la dimensione anteriore più corta del pannello frontale. Salendo in frequenza, un ottimo lavoro è stato fatto per controllare la direttività di emissione del midrange da 5" e del tweeter da 1", entrambi proprietari Genelec, grazie alla guida d'onda DCW (Directivity Control Waveguide).



Sul versante "SPL" la 1234 non scontenta di certo gli amanti degli alti volumi, dall'alto dei suoi 125 dB a 1 metro; addirittura sovrabbondante appare la potenza di pilotaggio dedicata ai quattro driver, fornita da moduli in Classe "fredda", parliamo di ben 750 Watt per ciascun woofer, 400 per il midrange e 250 per il tweeter, potenza "Short Term" beninteso. I moduli in Classe D non sono alloggiati all'interno del mobile ma accolti nell'unità esterna RAM-XL, che può essere montata su un rack standard da 19 pollici. Vista la grande potenza sviluppata, anche se stiamo parlando di amplificatori che riscaldano molto poco, è stato necessario adottare il raffreddamento ad aria forzata a temperatura controllata. Nessuna paura per il rumore, le ventole sono estremamente silenziose, tanto da consentire l'installazione del RAM-XL nello spazio di ascolto. A tale semplicità formale si contrappone però una grande complessità nel trattamento del segnale, basato su potenti algoritmi di elaborazione digitale, imprescindibili per implementare un buon numero di funzioni come l'equalizzazione dei driver, finalizzata a una risposta in frequenza molto regolare. Il cuore di questi processi è un potente DSP, adoperato anche per ottimizzare risposta e fase in funzione delle caratteristiche acustiche della stanza tramite dei filtri di compensazione. A lui è pure affidato il filtraggio dei driver nella zona d'incrocio. Non si pensi che il 1234 sia un sistema "Plug and Play", ma un sofisticato strumento che richiede un certo lavoro a monte. Data l'importanza di questa benedetta ottimizzazione acustica, la casa finlandese ha provveduto a dotare l'utente del sistema GLM AutoCal.



Tramite una serie di rilevazione microfoniche in vari punti della stanza, il software acquisisce una serie di dati che poi gli serviranno per compensare automaticamente tutte le pecche acustiche ambientali, ottimizzando i parametri per una certa area o numero di posizioni d'ascolto. Ciò è particolarmente necessario nel range al di sotto della frequenza di Schroeder, la zona delle medio-basse per capirci, dove s'innescano i famigerati modi di risonanza. Per mezzo del software GLM è perciò possibile regolare l'apparato Monitor/Subwoofer allineando sia il livello che la fase dei vari elementi. Nessuna tema per l'incolumità degli altoparlanti, se proprio si esagera con il volume, magari esaltati da un brano di Hard Rock o di Metal, intervengono le protezioni da sovraccarico dei driver a calmierare i bollenti spiriti. Ma conviene spendere ancora due parole sulla tecnologia di carico del medio-alto, la citata DCW, responsabile in primis dell'immagine audio, grande e stabile, dei 1234. Si tratta di una tecnologia che ha richiesto un duro lavoro da parte dei tecnici Genelec, sviluppata e perfezionata nel corso di oltre 30 anni di ricerca e atta a migliorare notevolmente le prestazioni di questi monitor a radiazione diretta. Grazie a lei il fronte d'onda viene emesso in modo estremamente controllato, ne risulta un'ottima planarità della risposta in frequenza complessiva, la quale consegue a una risposta in potenza uniforme. Ma come si ottiene tutto questo? Essenzialmente minimizzando le riflessioni sul sorgere e fornendo un'area d'ascolto ampia e controllata sia in asse che fuori.

Si giunge in tal modo a un buon bilanciamento tra il riverbero della stanza il suono che proviene direttamente dai monitor, sostanzialmente equiparabile. Dal punto di vista timbrico il brand finlandese persegue un'assoluta neutralità, così com'è giusto che sia per un accurato strumento di lavoro. Non ci si deve aspettare nessuna ruffianeria da questo grosso monitor, ma un suono rigoroso e il più possibile aderente a quello originale della registrazione. Questo è quello che vuole un tecnico del suono, corrispondente anche alle "desiderata" dell'amico Riccardo nella sua visione di un'alta fedeltà alternativa alla Home. Ciliegina sulla torta il sistema proprietario ISS (Intelligent Signal Sensing), in buona sostanza un circuito che commuta il sistema in "standby" quando non viene rilevato alcun ingresso audio, fornendo significativi risparmi sui consumi energetici. Non dimentichiamo la proverbiale attenzione per l'ambiente del popolo finlandese...


UNA VISIONE ALTERNATIVA DELL'ALTA FEDELTÀ

Finito l'ascolto io e Riccardo chiacchieriamo un po'. Nel percorso di queste quattro puntate quello che manca è un ambiente d'ascolto adatto per un sistema di questo tipo. Nella sua saletta ci sono sempre stati i DAAD (Diffusion Absorption Acoustic Devices), dei dispositivi passivi assorbenti e diffondenti prodotti da Acustica Applicata, atti a correggere l'acustica ambientale. Molti audiofili li conoscono considerandoli basilari per gli ambienti domestici, ma secondo lui questi non sono sufficienti. Nella sua situazione attuale ritiene doveroso considerare l'intervento di un architetto sonoro e se un giorno dovesse chiamarlo questo sarebbe senz'altro Donato Masci dello Studio Sound Service. Ricordiamo a chi legge che si tratta di un esperto professionista, dal 1983 impegnato nel campo della progettazione di ambienti destinati alla musica e alla produzione Audio/Video. Migliorare le condizioni acustiche dell'ambiente è una cosa importantissima, ma spesso non si sa quale professionista chiamare. " Se ci sarà una quinta puntata", dice Riccardo, "in quella si dovrà prendere in esame proprio questo problema. La mia idea è sbaraccare tutto e trasferirmi nella sala più ampia del mio appartamento. Alla fine gl'ingredienti li ho già tutti, compreso un sistema multiamplificato che si può tranquillamente acquistare a scatola chiusa. Ritengo essenziale l'uso di più amplificatori, filosofia che viene implementata anche nei sistemi più piccoli della Genelec, così come la possibilità di modificare in ambito digitale il segnale affinché le elettroacustiche si adattino a ogni ambiente. Vedo purtroppo che nelle cerchie Hi Fi non c'è questa mentalità. Ciò che oggi abbiamo ascoltato non è che il frutto di un segnale digitale modificato ai fini dell'ottimizzazione acustica ambientale".

Nella scorsa puntata abbiamo visto come Genelec avesse introdotto la correzione digitale (DRC) anche nei modelli più importanti, sino ad arrivare all'ammiraglia. Non se ne può fare a meno, tanto e vero che la casa finlandese ha introdotto il sistema GLM AutoCal, rivedendo tutta la sua linea prodotti in funzione di questo. Formalmente le casse sono sempre le stesse; si possono utilizzare anche sorgenti analogiche, ma che poi vengono convertite in digitale poiché tutto passa attraverso i convertitori A/D e D/A. Anche nello studio di registrazione più attento a certi parametri, avente le migliori condizioni acustiche possibili, il DRC diventa come la ciliegina sulla torta che perfeziona tutto. Ecco perché Genelec ha reso obbligatorio il suo sistema di correzione. Ci sono anche altre ditte di diffusori Pro, come per esempio PMC, che sono andate in questa direzione. Dice convinto Riccardo: "Ritengo che per conseguire un'alta qualità di ascolto occorra prima di tutto un locale ben trattato, in secondo luogo un sistema in cui tutto è compreso già alla fonte, con l'amplificazione cucita su misura per un certo modello, un software che in ambito digitale modifichi il segnale in maniera tale che l'emissione si adatti all'ambiente, qualunque esso sia. È come quando compri un automobile, questa ti viene data completa, già pronta per viaggiare. Non è l'utente che deve impazzire per trovare l'amplificazione giusta, ma è l'azienda produttrice del diffusore che deve fornirlo. È vero che poi si è liberi di fare ciò che si vuole, ma la filosofia eminentemente professionale portata avanti dalla Genelec non rientra nella comune mentalità Hi Fi, dove trovano posto mille ed eventuali combinazioni."

Riccardo Colombo aderisce quindi alle concezioni di un settore, il professionale, che è ben diverso dal casalingo, il quale è fatto di gusto per la sperimentazione, anche gioco se vogliamo, e dove viene lasciata all'utente mano libera per una composizione "creativa" della catena. Stesso discorso per l'amplificazione, individuata in una immutabile e stabilita una volta per tutte nei sistemi Pro, ma che all'audiofilo di stampo "Home" piacerebbe magari variare in base al timbro che vuole ottenere o anche semplicemente alla cubatura della stanza. Sono visioni diverse e per certi versi inconciliabili, ma a mio parere rispettabili entrambe. Aggiunge Riccardo: "Sono completamente in disaccordo con quelli che preferiscono andare ai concerti, ma uno che non ci va non può avere un impianto? Perché lo si sceglie? In relazione al proprio piacere? Si può fare certo, ma chi è venuto da me ha potuto ascoltare le registrazioni così come sono state fatte. Anche questa in fondo è una modalità di ascolto e quella che ho scelto io ti permette di dimenticare dell'impianto". Deve esistere un impianto, secondo Riccardo, che ti consente di sentire una registrazione per come realmente è stata fatta, obiettivo che ritiene di aver centrato dotandosi di un sistema professionale di livello molto alto come il suo. Lui prende nettamente le distanze dalla concezione di una certa Hi Fi domestica, che va per la maggiore, giudicandola troppo soggettiva per la sua mentalità. Un modo di fare non basato sulla soddisfazione a lungo termine, ma sulla rotazione periodica degli oggetti, è a ben vedere un "vezzo" che non riguarda tuttavia soltanto gli audiofili casalinghi poiché si può essere "Pro" e "cambioni" nello stesso tempo. L'appassionato tipo è interessato a testare un disco che conosce bene su impianti di altri audiofili, così creandosi dei dubbi sul suo e preparando il terreno per il valzer delle rotazioni. Seguono cambi continui in cui la soddisfazione iniziale ha durata effimera, si cerca di raggiungere un obiettivo che spesso non si sa nemmeno qual è, spendendo tra l'altro un bel po' di soldi.

Questo "sequel" invece un obiettivo ce l'ha ed è quello di dimostrare che un monitor da studio può essere tranquillamente collocato in un normale ambiente domestico. "Se vogliamo parlare di musica dal vivo", afferma Riccardo, "dobbiamo considerare che questo tipo di monitor sono quelli che stanno tra i musicisti che suonano e la registrazione, quelli più a diretto contatto tra queste due realtà. I tecnici del suono che lavorano a una ripresa devono capire quello che stanno facendo e cosa sentono arrivare direttamente dai microfoni." Per Riccardo rimane comunque fondamentale il discorso sulla multiamplificazione, se ovviamente si vogliono raggiungere risultati di un certo livello, abbinata al fatto che il brand finlandese abbia voluto cucire un vestito amplificativo su misura per questi sistemi.


IMPRESSIONI D'ASCOLTO
L'AMICHEVOLE CHIRURGO



Lascio ad altri e alle arene telematiche l'oziosa "querelle" se sia corretto o no allestire in ambito domestico un setup nato per gli studi di registrazione. Poco m'interessa e le mie idee me le tengo per me. Molto più importante credo sia comprendere i punti di vista degli altri audiofili e soprattutto rispettarli, anche se diversi dai nostri. Su una cosa io e Riccardo siamo stati subito d'accordo, vale a dire su certi cambiamenti timbrici percepiti nel corso di questa prova d'ascolto rispetto a quella di cinque anni fa. Il 5 marzo ho sentito un suono sicuramente più dolce, meno aggressivo sulla gamma medio-alta rispetto a quello emesso dalle 1238A. Riccardo avvalla queste mie impressioni parlando di una migliore qualità nel senso della risoluzione, da lui attribuita anche alle maggiori dimensioni delle 1234 e al conseguente più valido comportamento in gamma bassa. "L'immagine è più nitida, più precisa" dice. Lungo tutto il corso degli ascolti le membrane dei due grossi woofer apparivano perfettamente ferme, anche ad alti volumi, questo significa il conseguimento di una distorsione armonica ben contenuta, certamente inferiore a quella generata dai tipici piccoli woofer mediamente impiegati nei diffusori "Home". Chi mastica un minimo di elettroacustica sa che una membrana piccola è costretta ad avere un'escursione maggiore per generare la stessa SPL di un altoparlante più grande e in questo furioso ballo di avanti e indietro si presenta alle orecchie un non trascurabile tasso distorsivo. Si tratta di uno svantaggio che se ne porta dietro un altro di tipo dinamico. Una cosa è certa, timbricamente parlando il 1234 è apparso subito foriero di una più bassa fatica d'ascolto, più incline a soddisfare certi gusti "audiophile" rispetto al 1238A.

È quindi un vero piacere ascoltare una gamma bassa di questo livello, estremamente profonda e controllata. A dispetto delle pretese di neutralità conseguite dalla Genelec, non si può dire che questo modello non abbia una sua precisa personalità, ben riconoscibile, non tanto per quanto riguarda il bilanciamento tonale (che mi è parso eccellente) quanto proprio per le modalità con cui emette in ambiente. Siamo in piena filosofia monitor, quindi una scena che privilegia i primi piani, poco disponibile allo sviluppo in profondità, evidentemente più larga che lunga. La guida d'onda funziona benissimo creando quel campo planare, spaventosamente definito e ricco d'informazioni, che serve al tecnico per carpire ogni minima "nuance" della registrazione, ma aiuta anche l'audiofilo che in casa sua vuole riconoscere la fattura di ognuna. Potremmo dire che questo è un sistema fatto per chi ama guardare in faccia la realtà, senza imbellettamenti di sorta. Oltre al basso, mi colpisce molto proprio il "middle ground", questo medio terso, robusto e "frontale". La conseguenza è l'espressione di un suono deciso (ma non prepotente), senza limitazioni o esitazioni di alcun tipo. Come detto, il fronte sonoro è amplissimo, viaggiante molto al di là dei limiti fisici, pur notevoli, della cassa. Con simili driver, supportati da un'amplificazione che definire potente sarebbe riduttivo, emergono grandi capacità dinamiche, ma notevolissima è anche la capacità di dare sbalzo anche alle piccole variazioni di livello sonoro. C'è una "grandeur" tutta particolare in queste 1234, che le porta a diventare a tratti un po' ipertrofica, in buon accordo con i sistemi di notevole stazza.



Non posso fare a meno di ritornare sulla gamma medio-alta, sempre di grande sincerità senza sconfinare nella sfrontatezza, così come appare granitica, solidissima la bassa, impietosamente analitica su certi "gonfiaggi" di editing. Diversi sono i brani passati sotto la sua lente d'ingrandimento. I primi che ascoltiamo provengono dall'ultimo CD inciso dal grande Maurizio Pollini, "Chopin", e sono la Sonata per pianoforte N. 3 in si minore Op. 58 e la sublime Berceuse Op. 57, interpretata con grazia commovente. La qualità di questa registrazione non mi esalta, probabilmente è stata fatta con i microfoni molto vicini alle corde, troppo. Il basso si presenta un po' invadente, piuttosto turgido, e anche la media sfora un po', non il massimo la pulizia generale. Ma la musica che ci regala Pollini rivela tutta la sua grandezza, ci avvolge in uno stato di "trance" dal quale è difficile svincolarsi, pur nella constatazione che l'età avanzata ha annebbiato una tecnica pianistica un tempo formidabile. Molto più equilibrata è la cattura del suono nell'album "Massimo Gon Plays Chopin", la prospettiva nella Polonaise Eroique Op. 53 è limpida e non si ascolta come se avessimo infilato la testa tra il coperchio e la tavola armonica del pianoforte. La registrazione è firmata dalla Velut Velut Luna di Marco Lincetto, notoriamente uno degli ingegneri del suono più bravi nel riprendere questo strumento. Andando avanti con gli ascolti (ma questa non è certo una sorpresa) i nostri monitor si confermano come dei giudici inflessibili nell'evidenziare le caratteristiche di ogni cattura, mettono il dito nella piaga, se questa c'è, o mostrano apertamente tutte le qualità di una ben fatta, come in questo caso.

Ascoltiamo perciò un Massimo Gon in perfetta forma, la sua introspettiva lettura viene avvantaggiata dallo smalto pulito ed equilibrato del suono. Io e Riccardo facciamo una vera scorpacciata di pianoforte, ci divertiamo a disquisire sulle notevoli differenze percepite tra i vari CD. Ne "La grande porta di Kiev" dai Quadri di un'esposizione di M. Musorgsky (Universal Decca - Maurizio Baglini) non sfugge come il tecnico del suono abbia aggiunto un po' di riverbero, ma straordinaria è la potenza sviluppata dal noto pianista toscano, poi assecondata dalla registrazione. Qui trovo delle medio-alte in leggera evidenza. Molto corretta si affaccia l'acquisizione sonora del grande Arkadij Volodos' alle prese con i Klavierstucke Op. 118 di Johannes Brahms. Pulita e dal bilanciamento esemplare. Passiamo al divertimento puro con il frizzante "Little Peace in C", suonato da due grandi jazzisti: Michel Petrucciani e Stéphane Grappelli, dove è possibile apprezzare le differenze di timbro dei vari piatti della batteria. Abbiamo parlato poco dell'acuto, ma ora posso confermare che non presta il fianco alla minima critica, presentandosi più dolce e gradevole rispetto alle 1238A (se la memoria acustica non m'inganna), che invece graffiavano un po', soprattutto ad alto volume. Piuttosto ridondante trovo il contrabbasso nelle ottave più profonde, ma è una cosa che si è verificata puntualmente se il messaggio musicale toccava una certa frequenza. Questa monotonicità nell'esaltazione m'induce a pensare che questa sia dovuta non al sistema Monitor/Subwoofer, quanto piuttosto alla risposta acustica dell'ambiente, abbastanza vicino ai rapporti dimensionali di un cubo. Consiglio l'amico Riccardo di spostare quanto prima i suoi gioielli nell'ampia sala di cui dispone.



Andiamo avanti ancora con Petrucciani con "Take a train", riprodotto in maniera travolgente dalle Genelec. Con la Sinfonia N. 5 in do diesis minore di Gustav Mahler è arrivato il momento di apprezzare la resa delle 1234 nei piani sonori di una grande orchestra; Scherzo e finale si snodano agili e veloci, navigano in acque timbriche fedeli, credibili. La gestione del dettaglio strumentale è di alto livello, da buon amanuense il sistema olografa con perizia un sound sempre ben definito e anche molto stabile, analiticamente si approccia alla complessa partitura mahleriana secondo la sua indole "frontale", sviluppando i piani più in larghezza che in profondità, senza per'altro dare adito ad alcuna confusione. Emerge una compagine dal passo risoluto e i contorni decisi, ma non taglienti. Arricchiamo ulteriormente la parentesi "classica" pescando dalla nutrita collezione dell'amico il Concerto per pianoforte e orchestra K 467 e la Sonata K 448 di W.A. Mozart (etichetta 2L). Ancora sotto l'egida della 2L risplende la mistica vocalità del Canto Gregoriano in "Cruz Fidelis", le voci si stagliano nell'aere di un vasto spazio. Con mia grande sorpresa in questo brano ritrovo parte di quella profondità che non avevo riconosciuto nelle altre registrazioni, il canto si dispiega a ricreare la ieratica ambienza di una grande cattedrale. È la volta del quartetto per archi di Haydn N. 5 Op. 76, sempre concreta e ben presente la ricostruzione della scena, rispettosa del timbro tipico degli archi e ancora dotata di una rimarchevole fermezza. L'amico Riccardo Colombo c'insegna che queste Genelec non sono e sistemi esclusivamente da "lavoro", degli strumenti di precisione da addetti ai lavori, ma sanno essere anche delle buone compagne che quotidianamente ci portano la musica in casa.

Questo è il bello dell'Hi Fi, l'assenza di compartimenti stagni e il passare da una categoria all'altra, anche se adottiamo un diffusore creato per gli studi di registrazione, dal carattere deciso, che nulla nasconde o lascia soltanto intuire.


Alfredo Di Pietro

Maggio 2019


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