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domenica 19 maggio 2024 ..:: Una serata da Angelo ::..   Login
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 Una serata con Angelo Jasparro Riduci

Ho conosciuto Angelo qualche mese fa ai tempi della mia frequentazione, poi interrotta per dissapori con L. Cadeddu, della mailing list di TNT Audio e fu lui che, con squisita gentilezza, mi contattò privatamente invitandomi ad una sessione di ascolti nella sua sala d'ascolto. Naturalmente ho accettato subito e con grande entusiasmo. Immaginate la mia emozione quando, varcata la soglia della sua camera, mi sono trovato al cospetto di un impianto davvero High End, con quei fantastici diffusori MBL 101 che rappresentano il mio sogno (irrealizzabile purtroppo) e penso proprio anche quello di tantissimi altri audiofili. Dopo quella memorabile seduta avrei voluto ancora godere del suo impianto e discorrere piacevolmente con lui, ma la mia proverbiale timidezza ha bloccato la mia mano mentre componevo il numero del suo cellulare temendo in un suo rifiuto che non credo però avrebbe opposto alla mia richiesta di vederci ancora considerata la sua disponibilità e gentilezza. Ma non tutti i mali vengono per nuocere: se allora infatti fossi riuscito a vincere le mie remore e contattarlo per un altro incontro avrei forse perso la grande occasione di riascoltare il suo impianto con due autentici assi dell'amplificazione di altissimo livello. Due finali monofonici di potenza e classe elevatissime il cui modello e marca però non posso rivelare perchè oggetto di recensione in corso d'opera da parte sua. Qualche giorno fa infatti lui mi ha contattato tramite e-mail per invitarmi ad una piacevole serata di ascolti protrattasi poi sino a tardi con mia grande gioia, preannunciandomi che avrei trovato due vere "bestiacce", le quali avrebbe volentieri aizzato e riscaldato per bene pronte a fornire una prestazione a dir poco esaltante. E così e stato. Ho trovato in Angelo un vero e sincero amico, una persona semplice e simpatica dotata di una grande esperienza in campo audio che con generosità mi ha regalato tante ore di buona musica e tanti consigli preziosi per districarsi in questo difficile campo costituito da macchine e persone. La sua dialettica, così come i suoi scritti, è caratterizzata da uno stile spigliato e dinamico che mai cade nella trappola di un tecnicismo fine a se stesso, ma punta ad evidenziare le vere qualità di un apparecchio cercando di vederle nell'ottica che ogni vero audiofilo/musicofilo dovrebbe porsi come target.
L'impianto di Angelo è così composto:

Preamplificatore MBL 4006
Finali di potenza TOP SECRET !!!
Giradischi analogico Basis 2001 con braccio di lettura Graham 2.2
Pre phono Einstein
Fonorivelatore The lyra Helycon
Lettore digitale universale Esoteric DV 50
Diffusori MBL 101
Cavi di potenza  e di segnale MIT Magnum.

Angelo sa che io ho un debole per Keith Jarrett e lo Standard Trio (Keith Jarrett - Gary Peacoch - Jack Dejonnhette) ed apre subito le danze con l'album "Tokyo" '96 della ECM versione CDA, casa discografica che ha saputo rendere al meglio il feeling della musica jazz con un catalogo di eccellenti registrazioni. Conosco bene quel disco che non manca mai di entusiasmarmi ad ogni ascolto per il suo sound pulitissimo e luminoso. Il pianoforte appare nitido ed incisivo come mai mi era capitato di ascoltare, i piani sonori stabili e perfettamente scanditi sia nello sviluppo in larghezza che in profondità. Gli assoli di batteria sono realmente "live" con rispetto assoluto dei timbri di tamburi e piatti e quando Jack Dejonnhette percuote è possibile ascoltare anche il rumore del legno della bacchetta ed il ticchettio di questo prima dell'espandersi del suono del piatto. Nell'album "Officium" di Jan Garbareck (CDA) un coro di voci intreccia con il sax un interessante dialogo polifonico dove si mescolano musica moderna e musica medievale con quel gusto che solo un musicista profondo e di gran classe come Garbarek è in grado di fare. Il riverbero del coro è quello ottenibile in una grande cattedrale, l'effetto ambienza è di rara efficacia e bellezza, sax e voci non vengono assolutamente impastati, ma mantengono perfettamente la loro individualità ed è facilissimo individuare la sovraincisione effettuata in differenti ambienti di ripresa. Si passa all'analogico con I. Albeniz nella "Suite Espanola", un vinile 180 grammi della London dove la ricchezza timbrica degli strumenti e strumentini dell'orchestra sinfonica viene resa in tutta la sua raffinatezza e delicatezza. Mentre ascoltavamo la musica io ed Angelo, di tanto in tanto, parlottavamo commentando a bomba ciò che le nostre orecchie ed il nostro animo sentivano, ad un certo punto lui mi ha detto che effettivamente gli amplificatori di grande potenza e di impronta "Pro" possono manifestare la tendenza ad essere un po' "rustici" sonicamente parlando. Non è assolutamente il caso di questi: i minuti d'ascolto trascorrono e si forma in me l'idea di come questi riescano ad incarnare il classico "Pugno di ferro in guanto di velluto", non sono i classici "amplisauri" pesanti come vitelli e dal suono ferrigno, ma oggetti sorprendentemente equilibrati e delicati dove serve. Ancora un vinile J. Rodrigo nel "Concerto di Aranjuez", chitarra Pepe Romero con l'Academy Of St Martin In The Fields diretta magistralmente Da Neville Marriner (Philips). E' probabilmente l'opera più nota di Joaquín Rodrigo, uno dei compositori spagnoli più famosi del dopoguerra. Scritto all'inizio del 1939 a Parigi, in un'atmosfera tesa per le ultime vicissitudini della Guerra civile spagnola e per l'imminente Seconda guerra mondiale, costituisce la prima opera scritta da Rodrigo per chitarra e orchestra. La strumentazione è unica, dal momento che è raro trovare una chitarra solista che si confronta con il suono prodotto da un'intera orchestra. Ciò nonostante, la chitarra non viene mai coperta, pur rimanendo l'unico strumento solista per l'intera esecuzione. La stampa è in vinile "leggero", ma di qualità eccellente: non si ascolta un tic o un toc neanche a pagarlo. Nel precedente LP invece, la "Suite Espanola", un vinile a 180 grammi, nonostante la presunta superiorità di questo supporto era chiaramente avvertibile il soffio del master ed un difetto di stampa abbastanza fastidioso (tipo una specie di "Fuff" udibile periodicamente ad ogni rotazione del disco). Ancora spiccano un grande dettaglio, assoluta fedeltà timbrica e cesello sopraffino nella modulazione dei suoni. E quì accade un qualcosa di magico. Se nei dischi precedenti parlavamo durante l'ascolto quì invece, in particolare durante l'adagio, siamo rimasti talmente rapiti dalla bellezza della musica che non abbiamo profferito parola lungo il dipanarsi dell'intero movimento, le larghe, meste frasi del pensoso adagio in tonalità minore erano troppo belle perchè foglia o respiro si muovesse. E' sparito tutto: l'impianto, la stanza per lasciar posto all'eterno incanto della musica. Una conferma della capacità che gli MBL 101 hanno di sparire e letteralmente smaterializzarsi è arrivata puntuale anche in questa mia seconda venuta da Angelo, è una sensazione che all'inizio può disorientare l'ascoltatore, quasi spiazzarlo peraltro mai riscontrata da me in questa misura in nessun altro sistema ascoltato e tipica della filosofia-tecnologia omnidirezionale. Passiamo all'ascolto di un altro LP in vinile: "The Sheffield Track Records" "Rock Instrumental Tracks Records For Audio Components Test and Evaluation". E' un disco terribile, il classico disco Killer con un impatto ed una dinamica da primato; chi ha dei dubbi sulla resa dinamica di cui è capace il vinile farebbe bene ad ascoltare questo album test prima di parlare, penso proprio che si ricrederebbe subito alla prima violenta bordata dinamica della batteria o del basso o della chitarra. Un suono massivo e violento come pochi, ma nello stesso tempo articolato e dettagliato. Volume d'ascolto "obbligatorio" di non meno di 100 Db (vicini permettendo) e magari, se si presentassero i carabinieri all'uscio di casa, come è altamente probabile, avrete l'occasione di stupire anche loro invitandoli ad ascoltare. Le sferzate dinamiche arrivano potenti, secche e lucide con una velocità e naturalezza come se riprodurle per le "bestiacce" fosse la cosa più tranquilla di questo mondo. Un ennesimo pregio di un'amplificazione potentissima (siamo ben oltre i 1000 watts in monofonia!!!) e di questo livello è quello di potersi permettere di tutto con la massima naturalezza e tranquillità: il fortunato acquirente di questi oggetti non conoscerà più gli strilli da zitella scannata degli ampli con il fiato corto da insufficente erogazione di potenza, potrete collegarci anche due massi di granito con la certezza che suoneranno anche questi. Una particolarità di questo LP consiste nel fatto di essere stato direttamente inciso sulla lacca senza il passagio della registrazione su master. Ascoltiamo ancora il "Gian Luigi Trovesi Nonet" in "Round About Midsummer's Dream". Un bell'esempio di musica live con dinamica reale. A. Vivaldi "Four Seasons" interpretato dai "Suonatori De La Gioiosa Marca (SACD) - "La Folia" ,musiche di Corelli, Marais, Martini, Ortiz ed anonimi SACD dell'"Alia Vox". Elaine del Mar in "The spirits Of The Song" per contrabasso, pianoforte e voce, un SACD della Fonè di Signoricci - D. Sostakovich "Sinfonia n° 7 Leningrado SACD della Naxos. Russian Philharmonic Orchestra diretta da Dmitry Yablonsky. In questa complessa sinfonia sono riconoscibili i piani sonori dell'orchestra e l'impresa, quasi una sfida, di rispettarli nella loro individualità ed analiticità pur senza perdere di vista l'impasto sonoro e la coerenza dell'insieme viene vinta a pieno titolo. F. Battiato "Last Summer Dance" SACD doppio live. - Steve Strauss SACD inciso dalla Columbia (Sony) e poi ancora Ray Charles (EMI). Se l'SACD si è rivelato un autentico, pericoloso concorrente del vinile a tutti gli effetti, il CDA invece se confrontato con il rispettivo SACD in un ascolto che prendeva in considerazione ambedue gli strati di lettura dell'ibrido ed anche a confronto dell'analogico ha rivelato, in questo sistema specifico, tutti i suoi limiti. Angelo ha compiuto un piccolo esperimento "Audiofilo" insieme a me. Dei dischi di F. Battiato, S. Strauss, e R. Charles ha riprodotto in rapida successione sia lo strato CDA che quello SACD facendomi apprezzare con un'evidenza netta all'ascolto di come l'SACD sia migliore in tutti i parametri di valutazione del suono: risoluzione, soundstage, vitalità, lucidità ed energia, fatica d'ascolto. Quando si passava dall'SACD al CDA era come se scendesse un velo sul palcoscenico... Ma voi direte che sono cose ovvie, un deja vù insomma. Per voi forse si, ma per me non lo era ed ho potuto apprezzarlo dal vivo e con le mie orecchie.

Ringrazio di cuore l'amico Angelo Jasparro e tutti voi per la pazienza che avete avuto nel leggermi.

Alfredo Di Pietro

Maggio 2007


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