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 The future is here - Un pomeriggio liquido 3 Riduci

Riccardo Colombo

 

Dopo il primo e il secondo pomeriggio liquido, eccoci arrivati al terzo appuntamento con l'amico Riccardo Colombo, soprannominato "Tenente" dai tempi del forum di Audioreview per via del suo cognome che ricorda il noto detective impersonato da Peter Falk. Aver seguito l'evoluzione del suo impianto dal 2009 a oggi mi pone in una posizione privilegiata rispetto a quella del semplice audiofilo "passante". Chi si trova "ipso facto" di fronte a un qualsiasi setup che abbia subito delle modifiche nel tempo, ne considera il carattere al momento della presa di contatto ma non può cogliere certe mutazioni "meteorologiche", grandi o piccole che siano, rapportandole a una situazione precedente.

Un breve riavvolgimento temporale ci ricorda che Riccardo è partito da una catena diversa dall'odierna, pur essendo connotata sin dall'inizio da una decisa propensione per il professionale. Dell'impianto affacciatosi nel primo pomeriggio liquido, oggi ritroviamo intatti soltanto i due capisaldi Weiss Medea (convertitore D/A) e il preamplificatore passivo Weiss Absyrtos, non rimane traccia del PC con scheda madre Asus p5p800se e scheda digitale multicanale Rme Audio HDSP-AES32 che giravano sotto un sistema operativo Windows XP. Spariti anche il Mutec Smart Clock, i monitor attivi Genelec 1032A con il subwoofer Genelec 7070A. C'è però un passaggio intermedio da non dimenticare: sollecitato da un secondo invito, nel maggio 2011 ritornai a casa di Riccardo per conoscere la seconda versione dell'impianto, probabilmente aveva individuato nella mia persona un affidabile cronista, oltre che un sincero appassionato. Il nostro amico proseguiva imperterrito sulla strada delle sue pulsioni "Pro", l'impianto si era però evoluto nella parte elettroacustica sfoggiando due ottimi monitor attivi Genelec 1037C mentre PC, convertitore D/A, preamplificatore passivo e accessoristica erano rimasti pressoché immutati. Un altro elemento indica l'attenzione di Riccardo per una riproduzione immune da influssi ambientali, anche questo punto fermo mai abbandonato, parlo della correzione ambientale passiva, realizzata grazie a elementi della nota azienda Acustica Applicata come Tube Traps e DAAD.

Non c'è due senza tre... il 13 maggio u.s. mi giungeva una comunicazione via Facebook dove Riccardo mi diceva di tenermi pronto per un terzo incontro, l'invito suonava particolarmente stuzzicante...


L'IMPIANTO

Con l'attuale catena Riccardo non smentisce la sua fama di audiofilo perfezionista che tiene a limare il livello del suo impianto sino a portarlo al culmine delle possibilità, fermamente convinto che l'atto finale dell'ascolto sia il frutto di un complesso meccanismo dove ogni ingranaggio dev'essere ben oliato. La consapevolezza dell'importanza di un'efficace "terapia" acustica del locale d'ascolto non può indurre a ignorare le moderne possibilità d'intervento, s'imponeva quindi la necessità di affiancare ai dispositivi di correzione passiva già presenti un nuovo elemento: la DRC (Digital Room Correction). La correzione nel dominio digitale dell'acustica ambientale pare che ancora oggi duri fatica a entrare nella cultura degli audiofili (non me ne vogliano gli amici appassionati, sono ben conscio che le generalizzazioni sono sempre un errore), come non si è ancora rafforzata la coscienza che tale argomento non sia da mettere alla stregua di un fronzolo teorico su cui disquisire nei salotti dedicati, ma in realtà condizioni pesantemente la resa di qualsiasi impianto. Tra la catena e il luogo destinato a contenerla si instaura una vera e propria simbiosi, ecco perché è un errore considerare la sala marginale nella resa complessiva. Spesso le manovre di ottimizzazione si riducono a qualche spostamento dei diffusori che tende a lenire rimbombi e risonanze, sono per lo più interventi empirici che purtroppo sono ben lontani dal risolvere delle situazioni talora fortemente critiche. Eppure la fisica acustica ci insegna che il locale d'ascolto è un elemento importante quanto, se non più, della catena stessa.

Il futuro è qui, un avvenire racchiuso in un'idea, secondo Riccardo Colombo, governata dai principi di un'accorta integrazione tra l'ambiente d'ascolto, considerato come parte attiva del processo riproduttivo, e un hardware adatto a rivelare l'autenticità di una registrazione. L'impianto di Riccardo attinge a piene mani dal Pro e ne rispetta la filosofia, quindi amplificatori ricchi di watt dedicati a ogni singola via, diffusori monitor di alto pregio e per questo largamente usati negli studi di registrazione di tutto il mondo, protezioni necessarie ad evitare danneggiamenti ai trasduttori in caso di sovrapotenze; degli ingredienti insomma che fanno di tali sistemi un'attendibile strumento di lavoro dei Sound Engineer. Secondo la scuola di pensiero cui il nostro amico aderisce, la potenza non è mai abbastanza, il clipping sui picchi è sempre in agguato, soprattutto in registrazioni ad alta risoluzione/alta dinamica. Non si può negare che sia un ragionamento corretto se l'obiettivo è raggiungere dei livelli di pressione realistici, meno se lo scopo è godere di una buona Hi Fi da salotto con volumi di livello condominiale, certamente inferiori a quelli che si sviluppano dal vivo a distanze ravvicinate.
 
Il Tenente era da tempo interessato al DRC, alla ricerca di una soluzione adatta per il suo impianto, la classica "ciliegina sulla torta" dice, ma doveva possedere l'irrinunciabile requisito di gestire file a 192 kHz/24 bit. Inizialmente la sua attenzione si era rivolta al Trinnov Audio, il primo modello arrivava a 192 kHz/24 bit, ma nella produzione successiva il brand francese era tornato indietro ai 96 kHz/24 bit. Riccardo ha pazientemente aspettato sperando che la Trinnov ritornasse a considerare il suo formato prediletto. Così sotto i ponti sono passati i modelli Optimizer ST1, ST2, ST2 Pro, ST2 Hi Fi, modelli sempre però "limitati" a 96 kHz/24 bit. Allora il suo sguardo si è rivolto al marchio Weiss, da sempre il suo preferito in campo digitale, il quale aveva mostrato interesse per il DRC con un sistema da inserire nel Music Server MAN 101. La proposta di Riccardo alla Weiss non si fece attendere: "Perché non produrre un dispositivo DRC che amministrasse file in tempo reale sino a 192 kHz/24 bit?", proposta a quanto pare caduta nel vuoto...

Il tempo passa, a ottobre Riccardo scopre casualmente una news di Genelec, altro marchio cui evidentemente è molto affezionato, che annunciava la presentazione a una fiera olandese di due nuovi monitor: il 1237A e il 1238A. L'azienda finlandese aveva già un suo DRC, denominato GLM (Genelec Loudspeakers Management), riservato però alla serie 8000, che a Riccardo non interessava. Il successivo inserimento del GLM in una serie importante come la 1200 ha definitivamente convinto Riccardo della sua validità, la nuova politica della Genelec è infatti d'implementare il loro sistema di correzione ambientale digitale anche nei modelli superiori di gamma. Il resto è venuto da se: al contatto con il distributore italiano, cambiato nel frattempo dalla monzese Leading Technologies alla MidiWare di Roma, è seguita una trattativa per una coppia di 1238A, cui sono stati aggiunti due subwoofer 7270A. L'ingresso nella sua sala della nuova combinazione ha però dovuto farsi attendere parecchi mesi in quanto la novità non era ancora disponibile per l'acquisto al pubblico. L'aggiunta di due 7072A, subwoofer con ingressi esclusivamente digitali, lo ha costretto a optare per una tripla conversione (D/A - A/D - D/A) conseguente al fatto che non se la sentiva di dismettere il fido DAC Weiss e il preamplificatore passivo Weiss Absyrtos, compagni di tantissime ore d'ascolto. E' quindi stato aggiunto all'ordine dei monitor il convertitore multicanale A/D (8 canali) Genelec AD9200A, che lavora solo alla frequenza di 192 kHz/24 bit. La scelta dell'acquisto di una nuova coppia di diffusori è stata praticamente obbligata, dettata dall'impossibilità di un upgrade sulle sue 1037A nella direzione del GLM.

Inutile dire che Riccardo è orgoglioso di essere il primo in Italia ad avere le nuove 1238A...


1238A TRI-AMPLIFIED SAM MONITOR SYSTEM

SPECIFICHE TECNICHE

SPL massimo sviluppabile: 121 dB
Risposta in frequenza: 30 Hz - 22 kHz (-6 dB)
Linearità di risposta: ± 2,5 dB (35 Hz - 20 kHz)
Altoparlanti: Woofer 15" - Midrange 5" e Tweeter da 1" con cupola metallica caricati in DCW
Amplificazione: Woofer 500 watt (classe D) - Midrange 250 watt (classe D) - Tweeter 200 watt (classe AB)
Dimensioni: Altezza 810 - Larghezza 480 - Profondità 420 mm
Peso: 57 kg
Ingressi/Uscite: AES/EBU (Digitale) - XLR (Analogica)
Impedenza dell'ingresso analogico (XLR): 10 kOhm

E' un diffusore più evoluto del precedente 1037C, le principali novità risiedono nell'implementazione della tecnologia AutoCal e GLM (Genelec Loudspeakers Manager) e l'utilizzo di un più grande woofer da 15" (nelle 1037C era presente un 12"). Definito con l'acronimo SAM (Smart Active Monitor), accoglie al suo interno tre diverse amplificazioni, due in classe D destinate al woofer e midrange e una operante in classe AB riservata al tweeter. Il sistema GLM è un potente mezzo che consente di allineare automaticamente ogni monitor controllandone il livello sonoro, i tempi e l'equalizzazione allo scopo di compensare le anomalie di risposta del locale d'ascolto. Genelec tiene a precisare che il tipo d'installazione ideale delle 1238A è, tipicamente, quello da incasso, ma penso che proprio in virtù del GLM anche la disposizione su stand non presenti particolari problemi. Anche qui è presente il classico controllo di direttività a guida d'onda DCW (Directivity Control Waveguide), altra particolarità tirata fuori dal cilindro Genelec per un controllo estremamente preciso dell'immagine sonora in e fuori asse, anche in ambienti acustici difficili.

Questo monitor assomma tutte quelle caratteristiche fermamente richieste negli studi di registrazione, case di post-produzione, impianti di mastering digitale, radio e trasmissioni televisive. Sia il modello 1237A che il 1238A presenta il nuovo RAM-L (Remote Amplifier Module), avanzato sistema di amplificazione montato sulla parte posteriore del cabinet ma che può essere disposto anche su rack. Disporre della triamplificazione è un altro atout di questo corpulento monitor, ogni driver ha il suo amplificatore dedicato per un perfetto interfacciamento elettrico/timbrico: ben 500 watt sono a disposizione sulla via bassa, 250 sulla media e 200 sulla alta. Sul retro troviamo l'ingresso/uscita di rete Ethernet e gli ingressi sia digitali (AES/EBU) che analogici (XLR), all'interno troviamo un convertitore A/D - D/A atto a prelevare, convertendolo, sia un segnale digitale che analogico, questo consente il trattamento DRC che, come sappiamo, avviene nel dominio digitale.

Chi, non a torto, ritiene che la potenza non sia mai troppa è accontentato. Un sistema che si possa fregiare del titolo di "plenipotenziario" deve evidentemente far fronte alle esigenze energetiche dei più disparati ensemble strumentali e generi musicali, non solo quindi sonate per flauto e chitarra ma concerti di musica sinfonica. Avete presente che potenza di fuoco sia necessaria per la Sinfonia dei mille di Gustav Mahler o la Sinfonia delle Alpi di Richard Strauss? Il nostro sistema è così capace di un SPL massimo di ben 121 dB a un metro di distanza, del tutto adeguato a riprodurre realisticamente qualsiasi programma musicale in ambienti confinati, anche non piccoli. All'interno di ogni monitor il segnale digitale, una volta elaborato, viene suddiviso in tre porzioni distinte poi convertite separatamente in modalità "realtime" e quindi amplificate separatamente.

Una breve scorsa alle caratteristiche dell'AutoCal ci dice che siamo di fronte a un processo integrato per una completa misurazione, analisi e regolazione automatizzate di ogni diffusore nell'ambito di un setup, il software gira sia su piattaforma PC che Mac. Automatica è anche la generazione di un file di compensazione per la scheda audio dell'host. Alla fine del processo di autocalibrazione si ottiene l'allineamento del livello con la compensazione della differenza di distanza dei diffusori dal punto d'ascolto, l'ottimizzazione della fase e un'eventuale equalizzazione. L'Acoustic Response Editor fornisce un'accurata visualizzazione grafica della risposta misurata, della compensazione attuata dal filtro e la risposta del sistema risultante per ogni altoparlante, viene mantenuto il pieno controllo manuale delle impostazioni acustiche. E possibile inoltre "giocare" con le posizioni del microfono per l'ottimizzazione su un punto singolo (Singlepoint) o su più punti (MultiPoint) per uno sweet-spot allargato a più posizioni.

La Genelec mette a disposizione dell'utente due differenti package. Il basico "GLM SAM Loudspeaker Manager Package" comprende il CD del software GLM AutoCal, il manuale utente del sistema, una guida di connessione rapida GLM, l'interfaccia di rete GLM con un amplificatore di calibrazione incorporato del microfono, cavo USB, microfono di misura Genelec 8200A corredato di porta microfono e un cavo di segnale di misura terminato Mini-jack stereo da 3,5 mm. Un più evoluto pacchetto "GLM SAM Multiroom Expansion Package" prevede invece un software GLM venduto con una licenza, il quale consente l'installazione in più stanze. Questo pacchetto di espansione offre una interfaccia di rete, cavo USB e cavo di rete per l'installazione in una stanza supplementare, ogni eventuale camera aggiuntiva ha bisogno di un ulteriore pacchetto di espansione multiroom. Il dialogo tra PC e periferiche è possibile tramite un dispositivo chiamato GLM Network Interface 8200-416B.


GENELEC 7270A ACTIVE SAM SUBWOOFER

 

SPECIFICHE TECNICHE

SPL massimo sviluppabile: 112 dB
Risposta in frequenza: 19 Hz - 100 Hz (-6 dB)
Linearità di risposta: ± 3 dB (19 Hz - 100 Hz)
Altoparlanti: Woofer da 12"
Amplificazione: 250 watt
Dimensioni: Altezza 625 - Larghezza 555 - Profondità 490 mm
Peso: 51 kg
Ingressi/Uscite: 4 digitali XLR in ingresso - 4 digitali XLR in uscita (8 canali AES/EBU)

Sarebbe ingiusto a questo punto trascurare una sia pur sommaria trattazione del subwoofer 7270A, anche questa ricavata dalle info attingibili al sito ufficiale Genelec. Il subwoofer 7270A SAM contempla le stesse soluzioni implementate nel monitor 1238A, cioè la AutoCal e il sistema di correzione GLM. E' costruito secondo la tecnologia LSE (Laminar Spiral Enclosure), una modalità a detta della Genelec posta in essere per venire incontro alle richieste prestazionali dei subwoofer Pro, aumentate notevolmente negli ultimi anni. L'innovativo brevetto si sviluppa intorno all'andamento curvilineo del struttura di contenimento, il progetto a forma di spirale permette l'ottenimento di un'enclosure estremamente rigida e, allo stesso tempo, consente anche di formare la porta integrale del subwoofer. Il fatto che una è parte dell'altra significa che il flusso d'aria dentro e fuori dal cabinet è totalmente libero, con il risultato di un comportamento in bassa frequenza molto preciso e reattivo, molto contenute le distorsioni di seconda e terza armonica misurate: oltre 30 dB al di sotto della fondamentale.

Il sistema di gestione DSP divide il segnale proveniente da ciascun ingresso in componenti a bassa e ad alta frequenza. Il contenuto del segnale al di sotto della frequenza di crossover è riprodotto dal subwoofer mentre quello al di sopra viene consegnato agli altoparlanti collegati alle uscite del subwoofer. Il funzionamento può essere impostato su due differenti gamme: da 19 a 85 Hz o da 19 a 120 Hz, selezionabili tramite l'interruttore "LFE Bandwidth". La distanza consigliata dalla parete di fondo è inferiore a 60 cm, misurati a partire dal driver. Questa posizione consente un maggior caricamento acustico (e SPL), dato dalla vicinanza della superficie posteriore. La cancellazione dovuta alla distanza dalla parete per il passa alto, posto di default a 85 Hz, può essere evitata ponendo il subwoofer ad almeno 110 cm dalla parete posteriore.


SETUP E CONFIGURAZIONE DI SISTEMA

Sorgente: Mac Mini con Sistema Operativo Mavericks e RAM raddoppiata da 4 a 8 Gigabyte
Software: Steinberg WaveLab 8.5
Convertitore: D/A Weiss Medea
Preamplificatore passivo: Weiss Absyrtos
Interfaccia Firewire due canali: Weiss INT 202
Convertitore A/D: Genelec AD9200A
Genelec GLM Network Interface 8200-416B
Stabilizzatore di rete monofase: Aros Voltronic 4
Distributore di corrente: Cabre DR-220
Filtro di rete Black Noise della System and Magic
Diffusori Genelec 1238A
Subwoofer: Genelec 7270A
Cavi digitali Klotz e Vovox professionali bilanciati
Cavi analogici Klotz e ALVA professionali bilanciati

Mac Mini con Sistema Operativo Mavericks e RAM raddoppiata da 4 a 8 Gigabyte

Interfaccia Firewire due canali Weiss INT 202

Convertitore D/A Weiss Medea

Preamplificatore passivo Weiss Absyrtos

Convertitore A/D Genelec AD9200A

Genelec GLM Network Interface 8200-416B

Ci ho messo un po' di tempo per capire il percorso, non elementare, che segue il segnale. I file audio in uscita dalla connessione Firewire del Mac Mini transitano attraverso l'interfaccia INT 202 ed escono in digitale bilanciato AES/EBU verso il convertitore D/A. I cavi terminati Cannon necessari per il collegamento sono due in quanto il Medea richiede il doppio cablaggio per frequenze di campionamento superiori a 96 kHz. Il passaggio successivo prevede la trasmissione del segnale analogico per mezzo di un cavo a frusta con connettore Tascam DB 25 al convertitore A/D Genelec AD9200A. Il cavo DB25 consente di avere connessioni bilanciate multiple senza dover utilizzare le prese Cannon. Il segnale numerico esce su connettore bilanciato AES/EBU, viene spedito dapprima a uno dei due subwoofer e poi passa ai monitor tramite un collegamento in cascata: da un 7270A partono due cavi, uno che va al suo gemello e l'altro destinato in prima istanza a una 1238A e da questa alla sua controlaterale.
E il GLM invece, come viene amministrato?

Un cavo USB collega il Mac Mini al Genelec GLM Network Interface 8200-416B, in pratica un'interfaccia che consente la comunicazione tra Mac, software GLM e sistema di diffusione sonora. In uscita dalla Network Interface troviamo un cavo Ethernet, indirizzato a uno dei due subwoofer. Il programma riconosce tutti gli elementi del setup, invia le sue istruzioni a ciascuno di essi prevedendo anche la possibilità di regolare il volume d'ascolto del sistema. Il taglio di "default" tra monitor e subwoofer è posto a 85 Hz, ma se il programma di autocalibrazione rileva dei problemi ambientali, questo può essere spostato su una frequenza diversa. Nel nostro caso è stato collocato poco più su, a 90 Hz. Il processo di settaggio del GLM è stato piuttosto rapido: non più di una diecina di minuti, tutti i collegamenti e la messa a punto dell'impianto sono stati portati a termine da un tecnico inviato dalla MidiWare a casa di Riccardo.


DON'T FORGET THE CONTROL
L'ASCOLTO

BRANI ASCOLTATI

John Legend - Dancing in the dark (96 kHz/24 bit)
Elton John - Streets of Philadelphia (96 kHz/24 bit)
Cluster one e What do you want from me da "The Division Bell" dei Pink Floyd (96 kHz/24 bit)
Hiromi - Alive (Feat. Anthony Jackson & Simon Phillips) (96 kHz/24 bit)
Ludwig van Beethoven - Concerto per violino e orchestra in re maggiore Op. 61 - Romanza per violino e orchestra N° 1 in Sol maggiore Op. 40 - Anne Sophie Mutter - Kurt Masur - New York Philarmonic Orchestra (96 kHz/24 bit)

Un'avventura senza precauzioni alla ricerca della "verità" nascosta nella registrazione, questa in estrema sintesi l'impressione ricevuta nel corso del terzo pomeriggio liquido. Non che non ne avessi avuto sentore nei precedenti due, ma la seduta odierna rafforza le suggestioni ricevute nel 2009 e 2011, in qualche modo rende più lampanti i tratti di quella sfrontata sincerità già presagita. Il termine "precauzioni" esige una spiegazione precisa perché è in questo che risiede l'essenza, la ragion d'essere di un impianto come quello che Riccardo ha sapientemente allestito e migliorato in tanti anni di fine tuning. Bisogna riconoscere che un "pro" di alto livello ha dalla sua diversi vantaggi: prezzo onesto, robustezza e affidabilità da vendere, la cura di certi particolari come le amplificazioni cucite addosso agli altoparlanti, differenti nel nostro caso anche nella classe di funzionamento, delle protezioni che rendono indistruttibili i diffusori, ma anche i mezzi per ottimizzare realmente l'emissione acustica del diffusore in qualsiasi ambiente e Genelec.

Nell'adozione del GLM si verifica una sorta di redenzione, un puritanesimo teso a escludere con forza dalla riproduzione ogni elemento inquinante che possa allontanare dall'essenza di una registrazione, che dev'essere trasmessa integra all'ascoltatore a monte ma anche a valle della catena riproduttiva. Riccardo ha trovato la chiave di volta in una sana concezione "pro", tutta sostanza e poco belletto, nessuna passata di cipria e rossetto sulle registrazioni, nessun tentativo di far suonare bene ciò che bene non suona "in nuce". Ecco spiegato il motivo per cui in alcune registrazioni si ricevono sensazioni poco appaganti, se non ingrate, che non devono però indurre a giudicare impulsivamente l'impianto catalogandolo come non ben suonante. E no perché quando l'incisione è fatta con mano sapiente, la catena risponde alla grande e stupisce per la sua estrema accuratezza che la porta ad agire come una potente lente d'ingrandimento. Nulla viene solo abbozzato, si ha la netta sensazione di trovarsi di fronte a un abilissimo e introspettivo "detector", ogni minimo particolare viene restituito per quello che è, nel bene e nel male. Siamo abbastanza lontani dalla concezione di certi impianti home, un po' protagonisti per via della loro inclinazione a vestire il suono della loro indole, eufonizzarlo per coprire le magagne di una registrazione magari un po' pasticciata.

Riccardo Colombo ha fatto suo un modo evoluto quanto personale di vivere la passione per la riproduzione audio. Il senso di superba vigilanza che si coglie all'ascolto non nasce per caso, ma è frutto di una gestione scientifica di tutte le variabili in un risultato conseguito già a monte e per questo "semplice" da raggiungere. Non ci sono margini di alea o errore, come può avvenire in quegli impianti assemblati con incerta perizia, un po' traballanti e che mostrano la corda in determinate situazioni limite. Nel nostro caso il successo si raggiunge con sicurezza e rapidità. I benefici della correzione ambientale digitale sono evidenti e consistono, tipicamente, in un prodigioso lavoro di ripulitura dalla melma delle risonanze, delle riflessioni create in ambiente dal rimbalzo delle onde sonore sulle varie superfici. Il suono così acquista una nitidezza esemplare, tanto più avvertibile quanto più si scende in frequenza, la gamma media perde ogni accenno di nasalità, di scatolarità, conquistando un livello superiore di trasparenza. L'effetto globale è simile a quello di una giornata di nebbia in cui, a un certo punto, il velo umido viene spazzato via dall'apparire del sole. Le basse frequenze possono sembrare appena smagrite nel corpo ma sono estese, estremamente precise, articolate, mai confuse o sporche. A ben vedere questa sensazione di snellimento è conseguente all'opera di bonifica dalla pletora di enfasi e cancellazioni generate dai modi di risonanza ambientali, dalle riflessioni che portano uno stesso stimolo a moltiplicarsi rimbalzando sulle varie superfici per poi pervenire alle orecchie con tempi di arrivo (e fasi) differenti.

Possiamo traslare questi positivi commenti alla rappresentazione tridimensionale, notevolissima per precisione e per la sicura individuazione dei piani sonori. Ciò è evidente nel brano live di John Legend "Dancing in the dark" in cui la voce è leggermente spostata a destra, distinguibilissima dall'accompagnamento strumentale, dislocato altrove. Lo sviluppo è stabile, chirurgico, micrometrico in larghezza e altezza al punto tale che verrebbe voglia di prendere un metro per misurare le distanze relative. Non si tratta di una scena artificiale, c'è quando effettivamente le informazioni che la ricreano sono contenute nella registrazione. Nel concerto per violino e orchestra in re maggiore Op. 61 le cose cambiano, e di molto: la scena è piuttosto impastata, non suggerisce l'eminente prospettiva live manifestatasi nell'ascolto precedente. Nel bellissimo brano Streets of Philadelphia cantato da Elton John, la voce si staglia nitida, dai contorni perfettamente definiti. Cluster one e What do you want from me da "The Division Bell" dei Pink Floyd scuotono i miei sensi, dopo un inizio sornione, nella seconda traccia si va su di volume, tutto come per incanto diventa impressivo: il basso granitico, gli acuti delineati con nettezza concorrono a formare un quadro di alta incisività. E' il risultato che, in fin dei conti, volevano ottenere i Pink Floyd e l’ingegnere del suono. L'impianto del Tenente è una spanna sopra gli altri proprio per la scrupolosa aderenza alla registrazione, questa è la sua forza e insieme la sua magia: riportare intatte le emozioni e le intenzioni contenute nella ripresa microfonica, non facendo sconti su quello che avviene in sede di editing.

Ci sarà un quarto pomeriggio liquido?

Alfredo Di Pietro

Agosto 2014


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