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 Sonus Faber Parte Prima Riduci

 

L A  S T O R I A

Quello della Sonus Faber è un universo che non tollera incertezze e faglie.
La storia del marchio di Arcugnano inizia una sera alla fine degli anni '70, in Stazione Centrale a Milano. Due amici grandi appassionati di musica, Franco Serblin e Lorenzo Zen, sono in procinto di rientrare a Vicenza dopo aver visitato il SIM, importante esposizione di sistemi per la riproduzione musicale. Da quel momento inizia la storia di una ricerca: quella del suono che non c'era.

Nella conversazione a commento della mostra trapela l'insoddisfazione di non aver trovato nulla, tra i tanti oggetti ascoltati, che abbia acceso in loro la "scintilla", niente che potesse fornirgli la risposta che stavano cercando. Avevano ben chiaro come dovesse essere il "suono", quel concetto di naturalità musicale che era in cima ai loro pensieri, ma nessuna fonte era in grado di riprodurlo. Nel corso del viaggio di rientro a casa, i due maturano l'idea di realizzare un diffusore capace di esprimere con la sua voce proprio quel tipo di suono che, in futuro, sarebbe stato il vanto del marchio vicentino. Si andava così abbozzando un progetto ancora ben lontano dall'idea imprenditoriale ma che, con il trascorrere del tempo, grazie alla loro determinazione e tenacia, si sarebbe pienamente realizzato. Questo l'incipit della Sonus Faber, fondata nel 1980 con il proposito di creare sistemi di diffusione che riuscissero a esprimere una qualità musicale superiore. Il creatore di questo progetto, Franco Serblin riuscì combinare la passione per la musica con quella per l'arte ebanistica tracciando così una via maestra dai contorni ben definiti. Gli sviluppi che seguirono furono costantemente sostenuti dall'intuizione che un diffusore debba, oltre che riprodurre musica in modo eccellente, avere anche una grande personalità estetica.

Trascorrono un paio d'anni e, dopo tante ore di lavoro e dedizione, quell'intuizione iniziale porta all'affinamento del primo prototipo, il "Progetto Snail", rivoluzionario sistema realizzato in soli dieci esemplari costruiti interamente in legno utilizzando differenti essenze. Il sistema trae ispirazione da Leonardo Da Vinci e nasce con l'ambizione di scrivere un nuovo capitolo nella trasduzione elettroacustica. Il progetto "chiocciola" venne presentato in via non ufficiale al SIM di Milano nel 1980, ospitato presso lo stand di un amico espositore, destando grande stupore nel pubblico per il suo aspetto affascinante e misterioso; in particolare l'aspetto costruttivo risultava originalissimo e spettacolare per raffinatezza, materiali e capacità artigianale.

Si trattava di un sistema composto di un'unità centrale contenente la sezione bassi, e due piccoli diffusori satelliti collegati all'unità centrale per mezzo di braccia articolate estensibili. Utilizzava una componentistica di pregio con altoparlanti JBL e filtro cross-over esterno. Le due "braccia" consentivano un'ampia possibilità di posizionamenti nella lunghezza e altezza, in funzione dell'ambiente in cui doveva essere posto.
La fama della Sonus Faber iniziò a crescere sull'eco di un nuovo stile rivelatosi subito molto popolare, diversi audiofili espressero il desiderio di possedere uno di questi sistemi e così fu iniziata la produzione di un piccolo numero di esemplari.

Il passo successivo fu la creazione del modello "Parva" nel 1983, un piccolo diffusore da stand cui seguirono altri prodotti che rivelarono l'abilità di abbinare le dimensioni compatte a una musicalità eccezionale. In quel periodo s'impose l'egemonia del "compatibile", cioè l'attenzione verso diffusori di piccolo litraggio che ben si adattassero alle condizioni ambientali domestiche. Tali caratteristiche si dimostrarono di grande successo anche perché non penalizzavano, bensì esaltavano certe peculiarità sonore come la ricerca del dettaglio fine e una valida ricostruzione tridimensionale. Seguì la "Minima" del 1984, modello dall'eccellente grado di coerenza timbrica e accuratezza di riproduzione che, grazie a queste virtù, riuscì a conquistare un grande credito presso gli appassionati di tutto il mondo e tuttora viene prodotta, con componenti Seas (midwoofer) e Dynaudio (tweeter), nella serie "Vintage".

L'anno 1987 fu di cruciale importanza per l'azienda di Arcugnano in quanto, resasi conto di suscitare un grande interesse anche in molti altri paesi, decise di aprire le porte al mercato straniero trasferendo produzione e uffici in una nuova costruzione che fosse in grado di incontrare le nuove, accresciute esigenze. La svolta coincise con il lancio sul mercato, nello stesso anno, del modello "Electa Amator", un diffusore prodotto per oltre dieci anni senza aver subito alcuna modifica e che fece conoscere Sonus Faber in tutto il mondo. Grazioso nelle linee e morbido nella forma era dotato di un suono dolcissimo e naturale.

Nel 1990 Cesare Bevilacqua divenne socio di Franco Serblin, rimasto in Sonus Faber come progettista sino al 2006. Il giovane presidente, forte di un'esperienza di lavoro per una grande compagnia, iniziò la riorganizzazione della struttura economico/finanziaria lavorando alacremente per consolidare la posizione della prestigiosa azienda in tutto il mondo.
Il nuovo corso fu simboleggiato dall'Extrema, lanciata nel 1991. Prodotto in mille coppie era un diffusore dedicato a un pubblico particolarmente esigente e raffinato, rappresentava un vero e proprio concentrato di tecnologia ed è ancora oggi una delle più alte espressioni dei sistemi dinamici.

Nel 1993 nacque la Guarneri Homage, sistema monitor dedicato alla memoria del grande maestro liutaio Giuseppe Guarneri. La città di Cremona ne possiede il primo paio prodotto, installato nel salone del violino. I grandi violinisti Salvatore Accardo e Uto Ughi, ambasciatori nel mondo della grande musica, possiedono le coppie numerate 002 e 003.
Attualmente la Sonus Faber vanta una produzione di dodicimila diffusori l'anno, esportati per l'80% in Europa, U.S.A. e nell'estremo oriente. In passato sono state prodotte interessanti elettroniche a uso audio quali amplificatori, pre-amplificatori e finali di potenza.

Franco Serblin ha affermato orgogliosamente: "Il più bel riconoscimento ottenuto in questi anni è stata la commozione di chi, ascoltando un brano noto attraverso i nostri diffusori, l’ha sentito per la prima volta: in modo tanto epidermico da esternare un'emozione d'intensità incontenibile. E' successo davvero, e più di una volta. E' stata una gioia immensa: la conferma del senso di ciò che stavamo realizzando”.
La produzione attuale si sviluppa attraverso cinque linee di diffusori: la Homage, Cremona, Liuto, Toy e Vintage. Ognuna di loro, tranne la Vintage che annovera il solo modello "Minima", comprende sistemi da stand e da pavimento. La serie Cremona offre un sistema da canale posteriore, un centrale e un subwoofer, la Liuto un centrale e la Toy, anch'essa, un diffusore centrale.

 

L A  S E D E

Giungo ad Arcugnano, paese ai piedi dei colli Berici in provincia di Vicenza, sotto un cocente sole estivo dopo un paio d'ore d'automobile.
L'appuntamento odierno è uno di quelli "importanti", nato sotto i migliori auspici vista la gentilezza e disponibilità del dottor Antonio Donà, da pochi mesi direttore del marketing e in passato"assicuratore di qualità" della Sonus Faber. Dopo un breve carteggio elettronico c'eravamo accordati per il 12 Luglio come data più opportuna per la visita. Confesso di essere all'arrivo un po' ansioso, di un'apprensione appena appannata dal caldo afoso, ma ben percepibile.

L’edificio sede dell'azienda è costruito in legno, vetro e acciaio ed è opera dell'architetto italiano Flavio Albanese.  Sin dai primi schizzi della costruzione ha preso forma nella mente del creatore un "leit motiv", la rappresentazione del mondo Sonus Faber raffigurata come sezioni di liuti, l'idea di un involucro costituito da un vestito di legno avente la duplice funzione di preservare una forte identità e creare una condizione di silenzio. La distinzione che si è voluta creare tra l'indifferenza di una fredda, seppur operosa, area industriale e un luogo sacralmente ricco di storia e arte, trova la sua perfetta concretizzazione proprio nelle due ali laterali. Lo stacco, e insieme l'integrazione, con l'ambiente circostante avviene attraverso il diaframma di rivestimento, delimitato dalle due pareti di materiale ligneo che creano una doppia curvatura. La struttura dell'edificio, in calcestruzzo modulare, è racchiusa entro le due ali poste a nord e a sud mentre le ampie finestre sono disposte nei lati a est ed ovest.

Tra la pelle che riveste la struttura dell'edificio rimane uno spazio, un punto di passaggio osmotico tra esterno e interno, dove c'è compresenza ancora di natura e luogo abitato. A nord troviamo una sorta di medievale "hortus conclusus", un giardino segreto che aiuta a calarsi psicologicamente in quell'atmosfera, naturalmente creativa, vanto della ditta. A sud un giardino meditativo, ideale per rilassarsi e raccogliersi in meditazione. Da questi due luminosi interspazi attingono luce i due piani della fabbrica, cui si aggiunge una sorgente zenitale al primo piano, che filtra direttamente dal coperto. Chi si trova all'interno del piano superiore si sente avvolto da una singolare, intensa luce che ravviva l'ambiente circostante immergendolo in un'atmosfera di splendida solarità. L'elemento umano che vive e lavora in questo spazio fruisce di una doppia condizione: naturale, perché immerso nella luce e nel verde delle colline circostanti, e innaturale, poiché inserito in un contesto che lo isola dalla realtà industriale che c'è intorno.

L'ingresso della Sonus Faber

 

Q U A T T R O  P A S S I  N E L LA  F A C T O R Y

Il piano superiore dell'azienda è diviso sostanzialmente in due parti: c'è una zona dedicata agli uffici direzionali, una sala riunioni e una parte più operativa dedicata alla produzione. L'idea è stata quella di ricreare un ambiente lavorativo che richiamasse la filosofia di Sonus Faber, quindi costruire un nucleo in vetro e cemento bianco con ali di legno intorno che assomigliassero alla forma di un liuto.

Nella produzione questa particolare conformazione ci accompagna sin dal 1993 con l'avvento delle Guarneri Homage. La nostra fonte d'ispirazione, dice il dottor Donà, da quasi vent'anni ormai è quella degli strumenti musicali. Siamo partiti dalla forma del liuto giungendo dieci anni dopo, nel 2003, a un'evoluzione con il modello Stradivari, il quale ha la foggia di due liuti contrapposti con sezione quasi ellittica mentre recentemente siamo arrivati a un terzo passo con Fenice, un nuovo prodotto "no compromise" presentato a Venezia il 26 giugno 2010 nella prestigiosa cornice di Palazzo Grassi.

Guarneri Homage

La particolare cura posta nella realizzazione del mobile è sempre stata sin dagli esordi il fattore distintivo della Sonus Faber insieme alla scelta di una componentistica di alta qualità, credere fortemente nel valore dell'ebanisteria si è dimostrata una scelta vincente. Il diffusore dev'essere uno strumento di riproduzione al pari di uno strumento musicale, bisogna superare il concetto di alta fedeltà per entrare nella dimensione della "perfetta equivalenza", cioè un'integrazione del sistema nell'ambiente domestico che non può prescindere dalla sua funzione, comprimaria, di elemento d'arredo.

Vista ravvicinata delle Guarneri Homage

Guarneri Memento

Sostenuti da questa convinzione si è giunti alla concezione del cabinet come di un vero e proprio strumento musicale sia nelle forme sia nelle finiture come le laccature, ispirate alla scuola cremonese. Fondamentale è stata l'idea del liuto per ottimizzare il mobile nella sua importante funzione di eliminazione della parete posteriore, la forma triangolare dell'antico strumento trova la sua motivazione acustica nell'eliminazione delle risonanze all'interno. Con il nuovo sistema Fenice si è proprio cercato di creare un mobile che fosse, oltre che imponente nelle dimensioni, il più sordo possibile, un passo in più quindi rispetto agli strumenti musicali nel momento in cui si crea una netta separazione tra gli altoparlanti, il crossover e il silenzio dall'altra.

Electa Amator

A destra una coppia di Extrema

Amati Homage

La nostra tendenza sino agli anni '90 è stata di produrre diffusori di piccole dimensioni, tipicamente monitor da stand. Con il primo modello da pavimento, le Amati Homage del 1998, sostanzialmente un'evoluzione delle Guarneri, è stata lanciata una grande sfida perché per la prima volta ci siamo impegnati nella produzione di un floorstanding affacciandoci sul mercato da subito con un sistema importante e non di "basso lignaggio" come possono essere le Grand Piano o altri modelli dal costo più abbordabile. Il lavoro svolto sulle Amati Homage ha giovato anche alle "Grand Piano" della prima serie: Concerto e Concertino, all'epoca sistemi entry level. Le Concertino in particolare sono state il diffusore che ha permesso a molti appassionati di avvicinarsi a Sonus Faber, erano più semplici rispetto alle Minima, diffusore di base dell'epoca. Chi non disponeva di elevate somme di denaro, compreso il pubblico più giovane, trovava nelle Concertino la porta d'accesso al blasonato marchio.

Il citato modello Minima, tuttora prodotto nella serie Vintage, rimane uno dei riferimenti assoluti nel panorama dei piccoli diffusori insieme alle Rogers LS3/5A. Le Minima hanno un driver più piccolo rispetto al litraggio interno o, se si preferisce, un mobile "oversize" rispetto al piccolo midwoofer da 12 cm; il crossover, semplicissimo perché costituito da una resistenza, un condensatore e un'induttanza, ha suggerito il nome del modello. Gli altoparlanti sono prodotti allo stesso tempo semplici e di elevata qualità, inclusi in un'attuazione che  per noi rimane un punto di riferimento: nel momento in cui decidiamo di sviluppare un nuovo diffusore due vie di piccole dimensioni, assumiamo come punto di partenza proprio le Minima, che riteniamo quasi impareggiabili. Con le "Electa Amator" ci avviciniamo un po', in queste però ci si è spinti un po' più in la nell'intento di dare più corpo alla gamma bassa e migliorare la già alta qualità dei componenti. Un dettaglio: nelle Electa la membrana del woofer riceve un trattamento fatto da noi in casa per conferire maggiore rigidità e un migliore smorzamento, una specie di catrame che viene spalmato sul cono.

Lo slogan della "Toy Collection" è "Unchain the sound", scatena il suono. E' la serie entry level dalla Sonus Faber.
La Toy Tower è un sistema a tre vie caricato in bass reflex, il cabinet è costituito da pannelli laterali disaccoppiati per il controllo delle risonanze e le onde stazionarie. Monta un woofer da 180 mm con membrana in hard Nomex, midrange da 110 mm, cono in cellulosa rivestita e tweeter da 25 mm del tipo "Ring Radiator" con magnete in neodimio. Risposta in frequenza 45 - 25000 Hz e sensibilità di 89 dB/w/m.

 

 

La piccola Toy Speaker invece è un diffusore da stand, due vie bass reflex con due altoparlanti: mid-woofer da 110 mm con membrana in cellulosa ricoperta e un tweeter da 25 mm ring radiator.

Alfredo Di Pietro

Segue alla seconda parte...

Luglio 2010


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