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giovedì 28 marzo 2024 ..:: Segreti incontri veneziani - Sala Alessi Milano ::..   Login
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 Segreti incontri veneziani - Benedetto Marcello e il mondo ebraico Riduci


 

 

 

 

Benedetto Marcello (1686-1739)
Salmo 27 a due – canto, e alto con basso continuo

Benedetto Marcello
Sonata in sol maggiore per cembalo solo, in quattro movimenti

Benedetto Marcello
Salmo 21 per alto, violette e basso continuo con l'intonazione ebraica "Shofet col Haaretz"

Antonio Vivaldi (1678-1741)
Sonata per due violini e basso continuo in re minore Op.1 N.8 RV 64:
Preludio - Corrente - Sarabanda - Giga

Georg Friedrich Händel (1685-1757)
Duetto "Our limpid streams with freedom flow" per soprano, alto, violini e basso continuo dall’oratorio "Joshua"

Georg Friedrich Händel
Duetto "Every joy that wisdom knows" per soprano, alto, violini e basso continuo dall’oratorio "Solomon"



L'Alessi, salone d'onore di Palazzo Marino a Milano, il 4 novembre è stato teatro del concerto "Segreti incontri veneziani - Benedetto Marcello e il mondo ebraico". Quest'ampia location prende il nome da Galeazzo Alessi, l'architetto che progettò l'intero palazzo oggi sede dell'amministrazione comunale della capitale lombarda. Sotto il suo cornicione campeggiano dodici affreschi con le Nove Muse e gli dei Apollo, Bacco e Mercurio, mentre due grandi busti posti sopra ai portali rappresentano Marte e Minerva. Alcuni bassorilievi in coccio pesto narrano storie mitologiche, una sensazione da grandi spazi suggerisce la volta, con le sue decorazioni, ma non è quella originalmente concepita nel '500, poiché è stato necessario ricostruirla dopo i bombardamenti del 1943. In realtà, non è stata una giornata per me priva di dissidi questo 4 novembre, combattuto com'ero tra il partecipare a questo concerto oppure a "Grida, Rap, Folia" con Francesco Libetta a Spazio Teatro 89, per ironia della sorte tutti e due con inizio alle ore 17. Come fare non essendo io ubiquitario? Urgeva porre un criterio per la scelta di due eventi ai quali avrei voluto essere fortemente presente. A entrambi ero stato invitato, ma alla fine ha prevalso quello a Palazzo Marino, per questioni di correttezza in quanto ero stato avvertito con larghissimo anticipo dall'amica Lydia Cevidalli, alla quale avevo poi confermato la mia presenza. Nell'augusta acustica della Sala Alessi si è quindi consumato un evento bellissimo, che riafferma la centralità culturale avuta da Venezia per molti secoli, crocevia delle più disparate etnie, tradizioni e religioni.

Rav Elia Richetti



Per l'occasione abbiamo potuto rivivere i frutti artistici del sodalizio tra Benedetto Marcello e il letterato Girolamo Ascanio Giustiniani, il quale portò a termine una parafrasi sui primi cinquanta Salmi biblici che poi il primo - solennemente - musicò. Nell'impaginato di sala sono però entrati anche altri due immensi compositori: Antonio Vivaldi e Georg Friedrich Händel. Possiamo considerare questo un semplice concerto? La mia risposta d'istinto è no, poiché ritengo più giusto parlare di un evento complesso, articolato e preparato con la collaborazione di diverse importanti realtà. Tre giorni dopo l'esibizione del 4 novembre, infatti, si è svolta un'interessante giornata di studi sul compositore veneziano Benedetto Marcello, svoltasi nella Sala dell'Accademia E.R. Galbiati della Biblioteca Ambrosiana, sempre a Milano, e sostenuta con grande entusiasmo dalla Sezione Ebraica dell'Accademia Ambrosiana, in collaborazione con "The Hebrew University of Jerusalem". La Classis Orientalis, sezione di studi ebraici, si è pregiata quindi di organizzare una giornata di studi aperta al pubblico, iniziata alle ore 9,45 e conclusasi alle 17, costituita da tre sessioni, dove diversi relatori hanno affrontato un'ampia rosa di argomenti. Anche per questo progetto nel progetto c'è stata la fattiva partecipazione di realtà terze, come Music Media, la Fondazione Polli Stoppani e la Galleria Salamon. Un terzo avvenimento è stato la presentazione, in contemporanea con il concerto, del primo CD del progetto di registrazione integrale dell’Estro Poetico-armonico, etichetta Concerto Classics.

Veronika Kralova

Marta Fumagalli



Un'ambiziosa release discografica basata sulla musica di Benedetto Marcello e i testi di Gerolamo Ascanio Giustiniani, dove viene proposto un confronto fra manoscritti ed edizioni per una più ampia visuale sulla composizione e su quello speciale rapporto che il compositore intessé con esponenti della cultura ebraica veneziana, una pratica allora proibita alla quale lui con grande coraggio contravvenne. Prima di dar via alla musica, intervengono Elisa Bianchi, Pierfrancesco Fumagalli, vice prefetto dell'Accademia Ambrosiana, Claudia Segre, presidente della Global Thinking Foundation, sponsor della manifestazione, ed Edwin Seroussi, professore di musicologia e direttore del Jewish Research Center della Hebrew University di Gerusalemme. Tra le sue tante implicazioni, in questo concerto si è voluto anche rendere omaggio alla firma della convenzione fra l'Università Ebraica di Gerusalemme e la Biblioteca Ambrosiana, il quale ha prodotto come suo primo frutto proprio la giornata di studi del 7 novembre. Prezioso è stato l'apporto della Global Thinking Foundation, istituzione che promuove una cultura di cittadinanza economica tra studenti meno abbienti, famiglie e risparmiatori e individua progetti volti ad aumentare il grado d'inclusione sociale ed economica del Paese. Una giornata fredda questa milanese del quattro novembre, grigia, ma che non ha dissuaso dall'essere presenti le tante persone desiderose di assistere all'esibizione di alcuni elementi dell'Ensemble Salomone Rossi, gruppo strumentale-vocale che potremmo definire a "geometria variabile" in base al repertorio affrontato, per l'occasione rappresentato da Lydia Cevidalli e Andrea Vassalle (violino e viola), Issei Watanabe (violoncello), Diego Cantalupi (tiorba) e Giovanni Togni al clavicembalo.



Due bravissime cantanti, la soprano Veronika Kralova e la mezzosoprano Marta Fumagalli, con la partecipazione di Rav Elia Richetti, hanno chiuso il cerchio di una formazione che ha dimostrato di avere davvero il barocco nel sangue. Otto artisti che hanno sparso autentica luce, preziosità timbriche che solo per la loro intrinseca bellezza sono in grado di esercitare una sorta d'incantesimo in chiunque, anche chi non frequenta questo repertorio. Come accennato, folta è stata la partecipazione del pubblico, tanto da costringere l'organizzazione ad aggiungere cinquanta sedie per dare l'opportunità al maggior numero di persone possibile di assistere al concerto. Non per caso, ogni volta che partecipo a un evento musicale fotografo anche il pubblico, lo faccio proprio per lasciare testimonianza della grande voglia di musica che c'è in giro, contro il solito pianto greco di certi disfattisti da Social, i quali da anni preannunciano l'entrata della musica cosiddetta classica in istato di terminalità. Ma lei se ne infischia, continua a essere viva e vitale, imperterrita creatrice di stati d'animo che sempre si rinnovano grazie a splendidi artisti come questi. Ecco allora come una musica composta tre secoli fa si può rivelare di un'attualità e freschezza sorprendenti, in grado di aggregare un pubblico eterogeneo. Tra i maggior contributi alla gloria di Benedetto Marcello va senz'altro ricordato il suo Estro poetico-armonico, composto tra il 1724 e il 1727 e pubblicato a Venezia, un lavoro di ampio respiro formato da otto tomi che mette in musica i primi cinquanta Salmi biblici, nella versione in parafrasi italiana stilata da Girolamo Ascanio Giustiniani, per un organico formato da voci e basso continuo.

Giovanni Togni



Questi componimenti non tardarono ad avere il giusto riconoscimento da parte dei contemporanei e dei posteri, molto ammirati da Charles Avison, J.W. von Goethe, G. Rossini e G. Verdi. L'Ensemble Salomone Rossi li riprende, proponendoli al pubblico in tutto il loro splendore, con quel rispetto, anche filologico, che si deve a una raccolta tra le più grandiose mai realizzate nella storia della musica sacra. Giungono oggi a noi con sorprendente immediatezza, fregiate di una scrittura ai tempi modernissima, dal raffinato cesello, in cui è possibile riconoscere quella misuratezza, aristocraticità di toni che fu propria del compositore veneziano, nato dai patrizi Marcello del ramo della Maddalena. Due diverse personalità emergono nelle cantanti Veronika Kralova e Marta Fumagalli, dolcissima e inerme nella fiduciosa tensione verso l'altissimo la prima, più sacerdotale e austera la seconda, entrambe ricche di grazia. Delle autentiche voci d'angelo che si sono integrate alla perfezione nei due rispettivi registri, soprano e mezzosoprano, rievocando nella loro alternanza passaggi antitetici, tra supplica, speranza, trionfo e lode. Pregevole e intimamente amalgamato con le voci il gruppo strumentale, violino, viola, violoncello, tiorba e clavicembalo, portatore di un barocco intriso di accorati accenti umani, forte di un'autorevolezza conquistata con la lunga frequentazione del repertorio. Potrei definirlo "specialistico", ma non è un termine che amo molto perché rende una sensazione di circoscrizione, delimitatezza in una musica che realmente suona sconfinata, destinata a nulla escludere della variegata tavolozza dei sentimenti umani.



Rompe il silenzio con le sue intonazioni ebraiche il rabbino Elia Enrico Richetti, discendente da Ermanno Friedenthal e trasferitosi a Gerusalemme nel 1974, dove ha studiato presso il "Beth Midrash la-Torà" e la Scuola Rabbinica "Midrashà Ghevohà la-Torà", conseguendo la laurea rabbinica e la specializzazione come scriba nel 1978. La sua cantillazione ebraica ha riempito la Sala Alessi, risuonando con religiosa intensità. Un canto che, evidentemente, acquista una sua universalità nell'efficace penetrazione in ciascuno di noi. Questa è la vera forza della musica, quella di scavalcare religioni, steccati, tradizioni, culture diverse per arrivare direttamente al nostro animo, senza bisogno di alcun intermediario. Due sono stati i brani, esclusivamente strumentali, eseguiti nel concerto: La Sonata in sol maggiore per cembalo solo, in quattro movimenti, di Benedetto Marcello e la Sonata per due violini e basso continuo Op.1 N.8 di Antonio Vivaldi. Nella prima è emersa la deliziosa cifra interpretativa di un sopraffino "artigiano" del barocco, Giovanni Togni. Diplomato non solo in clavicembalo, ma anche in pianoforte e direzione di coro (con il massimo dei voti in tutte e tre le discipline) ha compiuto parallelamente studi di composizione e organo. Vincitore di concorsi italiani ed europei, ha svolto e svolge attività di "continuista" al cembalo e all'organo con vari gruppi strumentali. Ha suonato in prestigiosi festival italiani ed europei di musica antica e di musica da camera, sia come solista che in varie formazioni al clavicembalo e al fortepiano.



Rimarchevole anche la sua produzione discografica, con etichette prestigiose come Glossa, Brilliant, Amadeus, Deutsche Harmonia Mundi, EMI-Virgin e Deutsche Grammophone. Mi è apparso rigoroso, poco incline a "colorare" ogni esecuzione con una personalità invasiva, ma proprio per questo in grado di evidenziare il tessuto melodico armonico con grande levità, ariosità e finezza, forte di una tecnica disinvolta quanto sicura. Parte delle 12 sonate per due violini e basso continuo Op. 1, la N.8 RV 64 in re minore è stata eseguita con perizia tecnica e raro spirito d'insieme. Cinque individualità artistiche mirabilmente fuse in un unico canto, tese a dare una visione compatta delle differenti sfumature umorali espresse dal grande "Prete Rosso". Si ritorna alla fascinazione vocale dell'incipit di concerto con i duetti di Georg Friedrich Händel, tratti dagli oratori Joshua e Solomon, nuovamente protagoniste Veronika Kralova e Marta Fumagalli. Questa volta è la somma eleganza, il canto modulato in modo sublime, il trafiggere il tempo come una lama arroventata nel burro che incantano. Qualità che indussero Beethoven a dire di Händel: "il maestro di tutti noi ... il più grande compositore che sia mai vissuto. Vorrei scoprirmi la testa e inginocchiarmi davanti alla sua tomba. E possiamo dirci anche noi rapiti da una musica tanto semplice quanto abile a "ottenere grandi effetti con mezzi così semplici", come anche W.A. Mozart intuì e dichiarò. Oggi potremmo chiederci cosa porta tanta gente a partecipare a eventi come questo, a godere senza riserve di una musica composta oltre tre secoli fa uscendo quasi "trasformata" da tanta bellezza.

Diego Cantalupi



Domanda cui è difficile in realtà rispondere. Non è la curiosità scatenata dall'aleggiare di fantasmi del passato o l'incedere di una rassegna di opere esclusivamente degne di un museo. Nel concerto a Palazzo Marino tutto è stato vivo e palpitante, nato nel momento stesso in cui un valentissimo gruppo di artisti ha deciso di mettersi allo strumento. Non si tratta di architetture musicali destinate a collassare nel vuoto del tempo, in chissà quale buco nero, ma un'esaltante onda sonora che continua e sempre continuerà ad avvolgerci con il suo miracoloso mix di equilibrio, nobiltà, armonia, bellezza, proiettate in una salvifica visione superiore.




Alfredo Di Pietro

Novembre 2018


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