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Thursday, March 28, 2024 ..:: S. Chiesa - M. Caldi - Cello Concertos ::..   Login
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 Silvia Chiesa - Massimiliano Caldi - Cello Concertos Minimize


 

 

Il panorama musicale del secolo breve, il 1900, è certamente complesso e difficile da inquadrare. Com'è avvenuto in ogni epoca, anche in questa si sono sommati fattori storici in qualche modo esterni alla musica ad altri di carattere evolutivo più strettamente connessi con essa. Nel suo corso si è assistito alla formazione di un linguaggio figlio di quel coacervo di tendenze artistiche manifestatesi in Europa e nel mondo. L'Italia non si è sottratta a questo principio, anch'essa ha seguito quell'articolato percorso di trasformazione che sembra aver accelerato il passo rispetto ai secoli precedenti. Né vale la suddivisione nei due momenti di un primo e secondo '900, la cui linea di demarcazione è individuabile nell'evento della seconda guerra mondiale, a semplificare una situazione di per sé intricata. Come i tre concerti per violoncello e orchestra contenuti in questo CD insegnano, l'ampliamento del linguaggio musicale verificatosi nel secolo scorso ha causato un progressivo allontanamento dalla gravitazione tonale in favore di climi più dissonanti, con la graduale inclusione di elementi una volta esclusi, come il rumore e il silenzio. L'assenza di suono, intesa come elemento sostanziale di una composizione (si pensi in proposito a 4'33" di John Cage), esprime una "phoné" occulta e insieme trasparentissima che consente ad altre forme sonore di respirare, in parallelo con la "composizione" stessa. In questo CD Sony riviviamo una situazione simile, quella cioè di un'escalation verso atmosfere che gradatamente prendono le distanze dall'ambito strettamente tonale.

 

Un disco per tutti? Si potrà ragionevolmente pensare che non esista un criterio, un lasciapassare mentale agevolante la comprensione della letteratura musicale novecentesca italiana che non tenga conto di un pregresso cammino maturativo d'ascolto (ma anche culturale). Saremmo però in parziale errore a crederlo. La risposta è nella disposizione personale di ognuno di noi ad abbandonare un approccio eccessivamente analitico, che in musica non porta propriamente bene. Si capirà così che l'album "Cello Concertos" risulta prezioso per poter apprezzare, ancora una volta, il lato più emotivo e diretto della musica, riaffermare il primato della freschezza percettiva ad onta di ogni cerebralismo. È inestimabile innanzitutto il forte apporto emotivo di Silvia Chiesa, che non esita un istante a mostrare i suoi sentimenti più profondi non solo affidandoli al suo violoncello (un Giovanni Grancino del 1697) ma anche con le parole, nella toccante frase che appare in fondo al libretto allegato al CD: "Con il grande desiderio di poter comunicare ancora con te, papà". Artista italiana tra le più in vista sulla scena internazionale, ha dato indubbiamente un grande contributo alla conoscenza del repertorio solistico del nostro '900 musicale, prima italiana a riscoprire e registrare il Concerto per violoncello e orchestra di Mario Castelnuovo-Tedesco, pubblicato in occasione del cinquantesimo anniversario della morte del compositore fiorentino. Con la sua proverbiale generosità, fa di tutto per renderci familiari queste composizioni, anche la terza che conclude questo disco, il Concerto per violoncello e orchestra (1957) di Riccardo Malipiero, che a qualcuno magari sarebbe potuto risultare indigesto se fosse stato affrontato in modo più intellettualistico.

 

Nipote di Gian Francesco Malipiero, Riccardo si muoveva in un ambito musicale che, a partire dal 1945 (in anni perciò precedenti a questo concerto), aderiva pressoché integralmente alla tecnica dodecafonica essendone stato lui uno dei primi sostenitori. La violoncellista milanese, assidua frequentatrice del repertorio novecentesco italiano, sembra non prendere le distanze dall'astrazione dodecafonica in questo insita, compiendo piuttosto un'efficace operazione di mediazione tra la sua "freddezza" e la nostra sensibilità, portata a termine con le armi della sua personalità calda e avvolgente, ma anche tesa e drammatica quando serve. Venato da inflessioni inquietanti è, per esempio, il "Molto calmo". Adornato di una differente poetica si presenta il citato Concerto per violoncello e orchestra in sol minore Op. 72 di Mario Castelnuovo-Tedesco. È questo che apre le danze del CD, rivelandosi subito opera caleidoscopica e di grande felicità inventiva. Era noto il debole del compositore per il violoncello, testimoniato dalle numerose collaborazioni con strumentisti del calibro di Casals, Feuermann, Cassadò, Mainardi, Bonucci ma soprattutto con il suo prediletto Pjatigorskij. Fu lui a commissionarglielo e pure a lui si devono le sue ampie proporzioni. Esordisce con un solo del violoncello, stentoreo all'inizio ma subito seguito da una sorta d'implorazione. Dopo questa "scossa" introduttiva, assistiamo a continui e repentini cambi d'atmosfera che si susseguono come in un'azione filmica, in un "mood" che a momenti ricorda molto da vicino lo stile di una colonna sonora. Anche certi altisonanti interventi della fanfara dal sapore "biblico" depongono per un trattamento dell'orchestra un po' alla Cecil B. DeMille ne "The Ten Commandments".

 

 

Una sensazione non senza fondamento: se andiamo a spulciare nella biografia del compositore, veniamo a sapere che fu costretto a lasciare l'Italia con la sua famiglia a causa delle leggi razziali promulgate dal regime fascista. Si trasferì allora negli Stati Uniti, dove firmò un contratto a Hollywood con la Metro-Goldwyn-Mayer. Da lì iniziò per lui una fulgida carriera come autore di colonne sonore per film. Undici furono quelle ufficialmente attribuitegli ma, in realtà, costruì abilmente una fitta rete di collaborazioni che lo portò a figurare, o nel ruolo di compositore di musiche originali o come arrangiatore, in oltre duecento progetti. Il movimento centrale lento in questo concerto è inaspettatamente soppiantato da un grazioso "Allegretto gentile", un piccolo capolavoro di grazia in cui si fa avanti un motivo di carattere quasi giocosamente bambinesco. Leitmotiv dell'Op. 72 è la mutevolezza delle atmosfere, realizzata con rapidi cambi di scena, insieme a quel sapore agrodolce che, tra candore, ripiegamento meditativo e trionfalismo, costituiscono la sua vera spina dorsale. L'ultimo movimento "Vivo e impetuoso", conclude la composizione con ancora l'esordio del violoncello in una lunga cadenza espositiva del materiale tematico che poi sarà affidato all'orchestra. Gian Francesco Malipiero fu compositore presto smarcatosi dal provincialismo; all'età di ventisei anni si recò alla Hochschule di Berlino per seguire alcuni corsi ed entrò in contatto con gli ambienti culturali parigini. Conobbe Alfredo Casella, Maurice Ravel, Gabriele D'Annunzio ed ebbe contatti con i più grandi compositori del suo tempo, come I. Stravinsky, Charles Ives, P. Hindemith, i connazionali Luigi Dallapiccola e Luciano Berio.

 

Nel suo Concerto per violoncello e orchestra Silvia Chiesa coglie tutto l'estro formale, il rifiuto dell'accademismo, l'incedere lirico di stampo canoro e la grande libertà che contraddistinguono la sua poetica. Era e rimase fedele per gran parte della vita a una scrittura di tipo diatonico che solo dopo gli anni '50 si trasformò in un qualcosa di più irrequieto e tensivo verso il cromatismo, pur senza arrivare ad abbracciare lo stile dodecafonico, come avvenne invece per il nipote Riccardo. Il concerto fu dedicato al violoncellista Enrico Mainardi,  che lo eseguì nella "premiere" a Belgrado il 31 gennaio 1939. La sua chiave di decifrazione venne fornita dall'autore stesso, il quale disse "sono orazioni", riferendosi in realtà non solo a questo, ma a tutti i suoi otto concerti per solista e orchestra. Ed è davvero un'accorata preghiera il mirabile "Lento", che la grande violoncellista canta (non riesco a trovare termine più adeguato) davvero con il cuore in mano, con un'incantevole dolcezza di accenti. La sua capacità di toccare le corde più intime dell'animo umano è sempre sorretta da una grande nobiltà, virtù che le evita in ogni occasione di scadere nel melenso, nel patetico, anche laddove sarebbe più facile incorrervi. L'altissimo livello artistico e tecnico raggiunto in questo trittico tutto italiano vede il contributo, oltre che di Silvia Chiesa in qualità di solista, dell'ottimo Massimiliano Caldi, direttore d'orchestra che per l'occasione ha guidato l'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI. Nato nel 1967, ha accumulato una notevole esperienza internazionale in campo sinfonico e operistico, come nell'operetta e nel balletto.

 

Nel 1999 è stato vincitore assoluto del Concorso Internazionale "G. Filtelberg" e attualmente ricopre la carica di Direttore Principale della Filarmonica Precarpatica "A. Malawski" di Rzeszòw e di Primo Direttore Ospite della Filarmonica Polacca Baltica "F.Chopin" di Danzica. Mi permetto, come audiofilo, una valutazione da dieci e lode per la ripresa del violoncello Giovanni Grancino (1697), davvero eccellente per presenza, facondia armonica e penetrazione timbrica, tutte doti che risaltano grazie a un posizionamento ravvicinato dei microfoni. La forza e pertinenza stilistica sottese a questo progetto discografico sono certamente un valore aggiunto per chi voglia lasciarsi emozionare da queste opere. È ancora una volta a stupirci è proprio lei, Silvia Chiesa, riuscita nell'intento di raggiungere una cifra interpretativa che assomma il massimo rispetto per gli autori e la loro scrittura, ma anche per la sua forte personalità, di cui ogni nota è compenetrata. Energica e risoluta nei passaggi più virtuosistici, perdutamente dolce in quelli più meditativi, ha sempre il saldo dominio della materia musicale che amministra, forte di una visione interiore equilibrata e fiduciosa delle proprie possibilità. Quello che lei porta nei nostri cuori è il "suo" novecento, ma diventa anche il nostro.

 

 

Il disco è stato registrato dal 10 al 13 ottobre 2017 presso l'Auditorium della RAI di Torino "Arturo Toscanini".

Maurizio Baglini: direttore artistico

Raffaele Cacciola: ingegnere del suono

Claudio Gattuso: tecnico del suono

Bartok Studio: editing

 

 

Alfredo Di Pietro

 

Ottobre 2018

 


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