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 Piano City Milano 2017 - Introduzione Minimizar

 

 

INTRODUZIONE

 



Anche quest'anno una marea di note si è riversata sulla capitale lombarda nei tre giorni del Piano City Milano. Un inarrestabile moto ondoso che è la migliore risposta alla fame insaziabile di musica che c'è nell'aria. La voglia di ascoltarla e di suonarla è dilagante, evidentemente. C'è una riflessione che ho esternato ormai diverse volte, un'idea che m'insegue da qualche tempo: la moltissima carne messa sul fuoco in questa colossale e ramificata manifestazione, vede commensale un pubblico attento e rispettoso. Scredita in pieno la leggenda metropolitana secondo la quale le persone, i giovani in particolare, non s'interessano alla "grande" musica, anche se la vera distinzione da fare non è tra "grande" o "piccola", quanto piuttosto tra musica di qualità o meno. Ci rendiamo conto allora che non è tanto il contenitore a essere importante quanto il contenuto, la genialità si può manifestare in ogni genere musicale, nelle forme grandi come nelle piccole. Ma diamo qualche numero per comprendere meglio la vastità di un evento come il Piano City Milano. Definito la "Colonna sonora della tua città", quest'anno la sua apertura è stata affidata a un artista straordinario come Chilly Gonzales, esibitosi al Main Stage del Piano Center del GAM, in Via Palestro 16. Dobbiamo andare indietro di sei anni per vederlo nascere, nel 2011, da un'intuizione di Ludovico Einaudi, cui piacque vedere la grande città letteralmente invasa dai pianoforti. Il 16 dicembre 2011, giusto per chiarire di che pasta voleva essere fatto il Piano City Milano, è il giorno del Preludio: si partì con trenta pianisti e una maratona musicale alla Caserma Mascheroni.

 



L'anno seguente è la volta dei "Piano Twelve", dove Vinicio Capossela e un pianoforte bagnato inaugurano la prima edizione, nel 2013 è un’orchestra di ventuno pianoforti a dare l'incipit al festival alla Rotonda della Besana, brano suonato la Sinfonia per 1848 tasti di Daniele Lombardi. Ritorna Ludovico Einaudi nel 2014 con "Le Piano Africain", otto musicisti suonano su un'impalcatura di tre piani al Parco Sempione, con questo coreografico inizio si dà il via alla terza edizione. Nel nostro veloce "rewind" si arriva a due anni fa, quando il pianista e compositore tedesco Volker Bertelmann, in arte Hauschka, si assunse la responsabilità di aprire la diga con la sua musica. Ed ecco che ci avviciniamo a grandi passi all'edizione odierna, preceduta l'anno scorso dal coinvolgente concerto di Michael Nyman, icona del minimalismo musicale, avvenuto nei giardini della Galleria arte Moderna. Quella del 2016 ha segnato l'inizio della prima edizione "no stop" del festival: cinquanta ore ininterrotte di musica per ogni dove e negli angoli più reconditi di Milano. L'appassionato vorrebbe presenziare a tutto, ma è umanamente impossibile assistere a 450 concerti, consumatisi in luoghi non consacrati all'arte come quartieri, case, cortili, giardini, posti dove la musica entra a diretto contatto con il quotidiano e altri più "istituzionali". Sei categorie per esaurire questa incredibile mole concertistica: gli "House Concert" nelle case private dei milanesi, i "Cortili" che da luoghi caratteristici condominiali si aprono al pubblico, i "City Concert", angoli cittadini che d'incanto si trasformano in sale da concerto.

 



E ancora i "Guest Concert", generosamente proposti e organizzati da numerose realtà milanesi, i teneri "Piano Kids", dedicati ai più piccoli e il suggestivo "Piano Center", tanti eventi vissuti nella cornice del polo museale del GAM che, insieme ai giardini della Villa Reale si trasformano nel Piano Center, vero cuore pulsante della manifestazione. Insomma, potremmo parlarne per ore, sicuri alla fine di dimenticare qualcuno o qualcosa. Non solo concerti ma anche "Piano Lesson", format in cui parola e musica convivono diventando strumento per una comprensione più profonda di quanto ascoltiamo. Entrano in gioco maestri d'eccezione come Chilly Gonzales, i nostri Emanuele Arciuli e Michele Campanella, il primo esperto Cicerone che ci guida alla conoscenza delle prassi aleatorie e del minimalismo, il secondo alle prese con i "Quadri da un'esposizione" di M. Musorgskij, spiegati con passione e mirabile chiarezza. Michele Fedrigotti si è cimentato nell'evento "Incontro con Chopin e il pianino Pleyel" raccontandoci la predilezione che F. Chopin aveva per questo pianoforte in miniatura, uno strumento particolarmente compatto che amava molto. Il piccolo strumento richiama alla mente lo spettacolo di Michael Nyman e l'invasione dei Toy Piano, cinquanta pianoforti giocattolo dal suono di carillon suonati da altrettanti piccoli interpreti, nella composizione "The Otherwise Very Beautiful Blue Danube Waltz" di M. Nyman, uno spettacolo nello spettacolo. Si rischia la vertigine in questo fantastico turbinare di musica, dal "Piano Sunrise", pianoforti al sorgere del sole, al "Piano Night", Piano City Milano dopo mezzanotte per i nottambuli che si lasciano affascinare dal quel genere notturno che compositori come Stockhausen, Riley e Curran hanno amato.

 



Nei "Tributes", eterogenea rassegna da Beethoven a Glass, da Scott Joplin ai Beatles, si poteva ascoltare l'integrale delle sonate di L.V. Beethoven alla Palazzina Liberty, oltre undici ore di musica che hanno visto impegnati al pianoforte gli allievi del Conservatorio di Bergamo. In un'autentica maratona è stato coinvolto l'impavido artista che ha suonato l'intera produzione pianistica del minimalista Philip Glass, proposta in ordine rigorosamente cronologico. L’ha fatto con ammirevole dedizione per festeggiare gli ottant’anni del compositore statunitense. Anche la tecnologia più evoluta non ha mancato di farsi ammirare con il Disklavier, pianoforte "high-tech" in grado di riprodurre perfettamente l'azione di un pianista. Questo può essere connesso alla rete e suonato da qualcuno che in quel momento si trova dall'altro capo del pianeta. Potenza inimmaginabile della tecnica al servizio di un'arte senza confini geografici. Come se ciò non fosse sufficiente, in "Premières" si sono affacciate alcune novità assolute per il festival come la già vista invasione dei Toy Piano, oppure "A landscape in my hands", della giovane Daniela Terranova. La musica a ottantotto tasti attraversa la ragnatela di strade cittadine con "On the road"; se si hanno buone gambe e polmoni efficienti ci si può avventurare in una passeggiata sulle due ruote, con Piano Bici, Piano Tandem e Piano à Porter, su veicoli appositamente progettati e realizzati da Piano City Milano per estendere la musica sin negli angoli più nascosti. Il veicolo diventa un quattro ruote, un Piaggio Porter che s'incarica di portare un pianoforte verticale dal Mercato di Lorenteggio a Piazza Sant’Alessandro, dal Giardino delle Culture a Piazza Santa Maria delle Grazie e in molti altri luoghi per concerti della durata di cinquanta minuti.

 



Originale vettore è il "Piano Bici", una specie di moderno ibrido metà bicicletta e metà pianoforte, in realtà un curioso triciclo con una ruota dietro e due davanti, dove un pianoforte verticale prende il posto del manubrio. Altrettanto originale è l'idea del "Piano Tandem", uno strumentista e un guidatore, con il primo che può dedicarsi tranquillamente a suonare mentre il secondo conduce il mezzo tra le vie cittadine, immagino con non poca fatica. La musica si libera nei comuni luoghi urbani, ma anche in sedi prestigiose (indimenticabile il concerto di Giulia Rossini a Palazzo Litta). Doverosamente citiamo in questo gioco a incastri le Gallerie di Piazza Scala, il Grattacielo Pirelli, uno dei simboli di Milano, il vivace quartiere di Santa Giulia, la Fondazione Prada, teatro della maratona dedicata a Philip Glass con il pianista Nicolas Horvath. E ancora il Portello di Via Grosotto, l'Albergo Diurno Venezia, sito nel sottosuolo di Piazza Oberdan, un piccolo borgo sotterraneo fornito di bagni pubblici, negozi di barbiere, manicure, lavanderia, agenzia di viaggi e fotografo. Chiaravalle, splendida abbazia cistercense in un territorio dove la città si confonde con la campagna. Un capitolo a parte merita il suggestivo polo museale GAM PAC (Galleria Arte Moderna - Padiglione d'Arte Contemporanea) un vasto parco con la sua meravigliosa Villa Reale, prati quasi a perdita d'occhio e il laghetto, dove nuotano le anatre. Vuoi per pigrizia, vuoi perché questa cornice naturale mi è sembrata una delle più interessanti dell'intera manifestazione, qui ho sostato parecchio e assistito ai bellissimi concerti che presto vi racconterò.

 



Piazza Cordusio si riempie di musica, come le Gallerie d'Italia, Ca' de Sass Palazzo di Intesa San Paolo, "MM in Musica" che coinvolge i cortili che s'incontrano allontanandosi dal centro città. L'ambiziosa kermesse sfocia a CityLife, realtà inaugurata nel 2015 con le sue caratteristiche Tre Torri, simbolo della nuova Milano. È costruita su due livelli, con vista panoramica sul parco e sull’area residenziale. Quattro sono i concerti dedicati a Mido, prestigioso marchio svizzero d'orologi, ospitati in quattro splendide architetture milanesi di varia epoca: Palazzo Litta (dove ho avuto occasione di conoscere la magnifica pianista Giulia Rossini), la Triennale di Milano, Galleria Vittorio Emanuele e Bosco Verticale. Notevoli le "Colonne Sonore" negli spazi industriali dell’ex Ansaldo, nella struttura BASE, progettata per la cultura e gestita da un’impresa "non profit". San Maurizio al Monastero Maggiore, considerata la "Cappella Sistina Ambrosiana" per via dei circa quattromila metri quadri di affreschi che decorano le sue superfici, il complesso tardo barocco della Rotonda della Besana, teatro dei Laboratori per bambini dai sei ai dodici anni "Tempo Contro Tempo". Il Piano City dimostra grande sensibilità umana nel non escludere dalla grande festa la Casa di Reclusione di Milano Opera e l'Istituto Penale Minorile "Cesare Beccaria". Prima di concludere questa non esaustiva rassegna con il "Fuori Porta", segnalo i concerti a due pianoforti nello splendido cortile della Pinacoteca di Brera, sei ore ininterrotte di musica per due pianoforti, con musiche tra Ottocento e Novecento.

 



Il fiume di musica esonda dalla città, la sua dirompente potenza ha bisogno di ulteriore spazio per esaurire la sua spinta propulsiva, la grande Milano comincia a stare stretta al Piano City. Ecco allora che questo si protende verso un territorio più vasto, propone ancora decine di concerti con pianisti e generi sempre diversi nelle province di Milano, Como, Monza e Brianza, Bergamo. Spero di non avervi annoiato con questa lunga sequela di format, eventi e concerti, ma credo sia utile a comprendere in una vista a volo d'uccello l'immensità di sguardo di una manifestazione davvero colossale. Sul suo vorticoso susseguirsi di eventi s'infrange ogni velleità di completezza, davvero rischia l'overdose anche il reporter più tetragono alle maratone, che vedrà vanificato il suo tentativo, impossibile a realizzarsi, di essere un minimo esaustivo. Come scegliere allora gli eventi da considerare? Personalmente, ho preferito non farmi prendere dall'ansia generata da un bacino di possibilità semplicemente enorme, ho pizzicato qua e là tra le esibizioni lasciandomi guidare soltanto da una democratica casualità. Un modo di procedere "random" che non obbedisce a nessuna logica che non sia quella dettata dalla mera convenienza logistica di spostamento urbano. Si triplica quindi il "Tris d'assi" dell'anno scorso e i concerti diventano nove.

Piano City Milano, what else?


Alfredo Di Pietro

Maggio 2017

 

Segue alla Parte Prima...


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