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giovedì 25 aprile 2024 ..:: NotSoBad A2 Red/A2 Pro ::..   Login
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 NotSoBad A2 Red/A2 Pro Riduci

INTRO

Il ribollire di schede e prodotti finiti che ruotano intorno al chip Tripath TA2024 e che ancora oggi, a distanza di ben sette anni dalla recensione di Lucio Cadeddu, continua a far parlare di se, la dice lunga sulle poliedriche qualità di questo "miracoloso" integrato. Ciò che ha rappresentato nel mondo della riproduzione audio è assimilabile a un piccolo terremoto, visto che al suo affaccio sul mercato sono seguite lodi sperticate cui hanno fatto da contraltare feroci critiche (in numero però di molto inferiore agli apprezzamenti) comprese le sollevazioni di massa nei forum dedicati.

Il fenomeno T-Amp porta in sé le stimmate di un evento che ha messo a subbuglio non solo le abitudini degli audiofili ma anche e soprattutto delle aziende produttrici di amplificazioni, disorientate dalla sorprendente qualità sonora di questo economicissimo dispositivo, in grado di avvicinarsi pericolosamente ai dettami dell'Hi End. Sulla scia di questi trascorsi, magari con tempi e modi d'analisi differenti, si potrebbe continuare a disquisire su questo fenomeno, prendere posizione facendo leva sulle sue incontestabili qualità, seguire la strada di una giusta informazione scevra da pregiudizi o proseguire bellamente nell'intento di ritenerlo non degno di considerazione, snobbandolo come dispositivo buono per amplificare le TV o i PC.

La lettura che si può dare delle contrastanti reazioni di fronte al caso T-Amp obbedisce a determinate logiche da cui non si può prescindere per una corretta analisi. Sorvolando sui casi di sincera idiosincrasia verso un suono dal marcato carattere, cosa legittima, sui "poveri" circuiti integrati in classe T si è scatenata l'ira di operatori che vedevano in pericolo i propri prodotti, un disappunto troppo manifesto per non nascondere le reali ragioni.

Alcuni hanno dissimulato le critiche negative rivestendole con atteggiamenti di sufficienza, anche questi sospetti, poi ancora una certa parte di audiofili, forse ancor più folta di quello che si possa pensare, che lo hanno svilito sulla base di pregiudizi. Mi riferisco a coloro che lo hanno affossato sulla carta, senza averlo mai ascoltato con attenzione e nelle giuste condizioni oppure senza averlo mai sentito, punto.

Oggi è opinione comune nell'ambiente audiofilo che con questo chip si sia aperta una strada, oramai sulla via di un quasi unanime riconoscimento: quello che le amplificazioni digitali in classe "T" (e più in generale la D, cui la T con i dovuti distinguo, va assoggettata) hanno realmente rappresentato la nuova frontiera dell’Hi Fi di questi ultimi anni.

La storia in realtà assume più complesse sfaccettature. Come sempre accade, sugli avvenimenti esteriori s'innesta il nostro vissuto, le impressioni che riceviamo vengono elaborate nel contesto di sensibilità e posizioni individuali. Così, se per me la scoperta del TA2024 è stata importante, se non fondamentale per la mia formazione di audiofilo, per un operatore come Marco Saccani della Notsobad, è stata vissuta come una vera e propria sfida nel tentativo di sondare il vero potenziale di questo straordinario chip. In fondo l'ascolto è solo un punto di partenza, che stimola l'appassionato a proseguire nell'avventura e l'operatore a ricercare nuove mete da raggiungere.

 


UNA "T" PASSIONE

Marco Saccani è un "One Man Band" meticoloso e perfezionista quanto corretto nel modo di porsi. In questi mesi ho avuto con lui una piacevole corrispondenza epistolare, non fitta ma significativa, dove ho capito che anche lui come me e tanti altri è stato fulminato sulla via di Damasco dal suono del TA2024. Voglio porre l'accento sull'importanza del suo contributo nella realizzazione di una scheda che svetta sulle altre sinora ascoltate e per il quale gli va riconosciuto il merito di aver contribuito al perfezionamento della sopraffina qualità potenzialmente esprimibile dai chip TA2024 e TA2021 con una perseveranza e serietà esemplari.

Sono virtù che derivano anche dalla sua ferma convinzione che è relativamente facile riuscire a ricavare un buon suono dal TA2024, ma è altrettanto vero che portarlo al limite delle sue spettacolari capacità è meno immediato.

Lui stesso ci racconta la sua vicenda...

 

 
GLI INIZI

Possedere "lo stereo" è stata una delle ossessioni di bambino. Il primo arrivò a 11 anni, in sostituzione del mangiadischi ormai agli sgoccioli. Per convincere i miei ci vollero mesi, ma alla fine fui fortunato. Per Natale mi regalarono un giradischi Grundig con amplificazione integrata e diffusori separati in plastica. Nonostante l'aspetto, il suono non era male, io lo trattavo come fosse un Luxman e finalmente potevo ascoltarci anche i 33 giri. Ero felice. Più tardi, nei primi anni 80, divenni uno dei Dj di una piccola radio locale.

Naturalmente non percepivo alcun compenso, ma l'ambiente era accogliente e professionale e consentiva alcuni piccoli privilegi. Primo tra tutti, accedere liberamente all'archivio della Radio e di riflesso poter registrare tutta la musica che trovavo interessante. Tra le mie mansioni, oltre alla conduzione, c'era la manutenzione degli apparecchi. Con un pennello morbido dovevo rimuovere la polvere dal mixer, dai registratori a cassette e da quelli a bobine (i famosi Revox) e pulire accuratamente testine e puntine per circa un'ora di lavoro, un paio di volte la settimana. A parte il periodo spensierato, quell'esperienza mi lasciò un paio di segni indelebili. La cura e il rispetto nei confronti dei dispositivi Audio e la musica di Keith Jarrett.

L'avventura della radio durò poco. Intorno a metà anni 90 feci cambiamenti significativi al mio impianto, che si era evoluto più come postazione da Dj, che nella direzione Audiophile. Ero pronto per i primi veri componenti Hi-Fi. Scelsi dei diffusori Sonus Faber e un amplificatore "sorprendentemente" privo di controlli di tono. In quel contesto, mixer, equalizzatori e apparecchi simili perdevano ogni significato. Compresi il concetto di catena essenziale: sorgente - amplificatore - diffusori. La rete rese più facile reperire informazioni su qualunque cosa e la conoscenza casuale di TNT-Audio "amplificò" la mia curiosità per l'alta fedeltà e il *diy.

Fu quasi come tornare a scuola. Intorno al 2000 intrapresi l'autocostruzione dei primi dispositivi audio (era incredibile il numero dei progetti reperibili in rete...) attratto in particolare dai sistemi di amplificazione per cuffie. Trascorsi dei mesi nel sito Headwize di Choy Moy, vera miniera di informazioni, circuiti e tweaking. Imparai moltissimo, anche per il fatto che la maggior parte degli schemi proposti erano descritti minuziosamente. Poco più tardi fu la volta del Gainclone, il mio primo amplificatore *diy.

Seguendo schemi più o meno noti, nello stesso periodo mi cimentai nella costruzione di alcuni esemplari di diffusori, rimanendo impressionato dalle prestazioni degli altoparlanti a larga banda. Poi fu la volta degli attenuatori Step, in tutte le loro declinazioni, Serie, Ladder, Shunt. Fu un modo di di apprendere abbastanza istintivo, eppure con una sua logica di fondo. Nuove domande portavano a nuove risposte.

Trovo che sperimentare e costruire con le proprie mani dia grandi soddisfazioni, anche quando si tratta di oggetti estremamente semplici. Per lo stesso motivo ho fatto miei e considero preziosissimi, principi come il: **"Point-to-point" e altri più o meno noti, spesso ricordati da Lucio Cadeddu nelle sue pubblicazioni. Riporto i primi che mi vengono in mente: "Un impianto suona come l'anello più debole della catena" - "Il suono non si può migliorare. Solo peggiorarlo il meno possibile" - "In un dispositivo, tutto ciò che non c'è non si può rompere", o per finire, il famoso ***"KISS". Ad un lettore distratto potrebbero suonare come formulette ridicole, ma in realtà riassumono concetti elementari, fondamentali in diversi campi e facilmente applicabili in quasi qualunque contesto.

(* DIY = acronimo di: "Do It Yourself" - Fallo da te)
(** Point-to-point = "Punto-Punto" - nei circuiti, mantenere i percorsi più corti possibile)
(**** KISS = acronimo di: "Keep it simple, stupid!" - Fallo semplice, Stupido!) 

 

 

IL PROGETTO Notsobad

Tutto ebbe inizio con la recensione del T-Amp di Lucio Cadeddu. Fu un vero episodio di rottura, di voce contro corrente, ma non avrebbe potuto avere sostenitore più autorevole. Se non sbaglio, in quel periodo TNT-Audio poteva contare su oltre un milione di singoli accessi al mese, senza nemmeno la pubblicità di un grissino. Dal mio punto di vista, quella è la misura dell'attendibilità di Lucio Cadeddu e di TNT-Audio.

Naturalmente lo acquistai subito, ma al primo ascolto mi lasciò perplesso. Non ero sicuro di avere di fronte lo stesso straordinario amplificatore descritto da Lucio, eppure il suono aveva qualcosa di suadente e morbido che lo rendeva speciale. Aprirlo fu invece una delusione. Un PCB bruttino assemblato alla meglio, pochi componenti di contorno in formato SMD e lui, il Tripath TA2024. Ma poi, qualche mese di rodaggio, un stadio di alimentazione decente e un cablaggio serio, migliorarono il suono in modo evidente.

Nonostante tutti i limiti, dovevo ammetterlo, aveva un suono splendido. In quel periodo lo alternai spesso al Thule Audio di un amico, un amplificatore da oltre mille euro decisamente buono. Potenza a parte (Il Thule Audio disponeva di 150 Watt per canale), con alcuni generi musicali gli preferivo il T-Amp.

"Un suono magico...", ricordo di aver pensato più volte. Lo sarebbe stato anche a prescindere dal costo, ma il fatto che fosse un gadget in plastica da 35 dollari, lo trasformava in un assurdo piccolo miracolo. Non era tanto il contorno ad essere buono (anzi, per alcuni aspetti era mediocre), ma il dannato Tripath aveva indubbiamente gli attributi. Poi fu il turno della Fenice 20 (non la trovai molto diversa da T-Amp) e poco dopo anche i kit Amp 1 e Amp 3 di 41Hz. La scoperta della classe "T" diede il via ad una specie di reazione a catena che coincise con la pubblicazione del sito Moxied e la condivisione di alcuni progetti *diy.

In quel periodo lessi praticamente ogni Datasheet o Application Note pubblicata dalla Tripath. L'ultimo tassello del mosaico fu l'uscita del Trends Audio che sembrava essere la risposta definitiva circa il Tripath TA2024. Cosa che emerse in maniera evidente, durante il famoso "Shootout", apparso su Stereomojo nel 2007. TNT-Audio descriveva il Trend migliore del T-Amp da ogni punto di vista a parte il prezzo. In effetti, per essere un prodotto asiatico dal design abbastanza spartano e con un solo ingresso, non era nemmeno economico.

Lo acquistai comunque e lo trovai come diceva Cadeddu.  Dannatamente buono. Ero rimasto ad aspettare che il mercato proponesse un prodotto di più alto livello (se non altro, per cavalcare il successo dei classe "T") e la risposta era stata il Trends Audio. Ma a mio parere non centrava completamente l'obiettivo, sia per il limite del singolo ingresso che per il design poco curato. Circuitalmente parlando, il PCB del Trends era ingegnerizzato molto meglio del T-Amp, ma alcune soluzioni mi erano incomprensibili. Fu in quel momento che decisi di provarci. Di realizzare una mia versione di amplificatore con il TA2024. Forse è il caso di specificare che la Notsobad è una "One man Company".

Questo comporta occuparsi di tutto in prima persona, anche se all'inizio la maggior parte delle cose da fare non riguardò il dispositivo ma incombenze meno piacevoli, come ottenere un finanziamento (poi ottenuto), verificare gli adempimenti legali, quelli fiscali, scegliere in nome Societario, registrare il dominio, preparare il sito, curare grafica e contenuti, seguire i fornitori e via via.

Ci pensai a lungo, ma alla fine il progetto partì. Pur nella necessità di tenere tutto insieme, mi ero imposto di muovermi per fasi. Non volevo impantanarmi in questioni secondarie, come ad esempio la scelta del dominio, finché non avessi avuto la certezza di avere in mano un dispositivo funzionante. Ancora più importante era che suonasse perlomeno come il Trends Audio. Si così non fosse stato, difficilmente avrei avuto margini per tornare alla fase di progettazione e non avrebbe avuto senso produrre qualcosa che già esisteva a prezzi bassi.

Per la realizzazione del circuito chiesi aiuto a Eugenio Moreira, un Ingegnere Elettronico con il quale avevo già realizzato lo stadio di alimentazione per l'Amp 1 di 41Hz, descritto sul sito Moxied. Pur mantenendo una certa indipendenza per la pianificazione del layout potevo comunque contare sulla sua esperienza e grande familiarità con ORCAD, il software usato. Il presupposto era apparentemente semplice: mettere il TA2024C (l'ultima revisione del TA2024) nelle condizioni migliori per lavorare. L'idea era di seguire passo passo le indicazioni della Tripath, mentre cercavo di mantenere comunque un approccio "poin-to-point", con la supervisione di Eugenio che verificava ogni mio aggiornamento.

Notsobad A2-Pro

Raggiunto il primo obiettivo, sarei passato alla seconda fase del progetto. Trasformarlo in un dispositivo Hi Fi inconsueto, funzionale e bello. Layout e componentistica a parte, avevo diverse idee su come apportare possibili miglioramenti. Ad esempio, l'unica innovazione controcorrente che avevo visto applicata ai chip Tripath, era la scelta delle induttanze avvolte in aria per gli stadi di uscita del Kit con TA2020 di Autocostruire. Condividevo la loro scelta. Per un caso fortuito, in un momento di necessità economica avevo trovato lavoro come operaio in una azienda di trasformatori e avvolgimenti in cui lavoravo già da un paio d'anni. Quell'impiego non cercato, si stava rivelando provvidenziale, potendo riversare parte delle esperienze lavorative nel nuovo progetto.

Quando infine decisi di avviarlo, chiesi un part-time e me lo accordarono. La mattina svolgevo le mie mansioni di operaio avvolgendo induttanze, il pomeriggio mi dedicavo alla progettazione dell'amplificatore e avvolgevo induttanze. La sperimentazione di questi componenti fu una fase particolarmente stimolante, per tipologie di filo e geometrie provate. Stesso discorso per la schermatura in rame, un'altra bella fetta di lavoro. Ancora oggi, per avvolgere le quattro induttanze, terminarle, preparare gli schermi, completare l'assemblaggio ed effettuare la taratura, servono un paio d'ore per ciascun esemplare.

Organizzare il lavoro in serie riduce sensibilmente i tempi, ma rimane comunque un grosso impegno manuale, interamente svolto da me, lucidatura degli schermi compresa. Questo può spiegare in parte la differenza di costo rispetto altri prodotti, se non direttamente il livello di cura. Quando si trascorrono mesi, concentrati su di un unico prodotto per molte ore al giorno, si raggiunge un pericoloso livello di saturazione. Il primo effetto è proprio la rapida e progressiva perdita di creatività per qualunque aspetto riguardi il proprio prodotto. La seconda è la perdita di obbiettività. E' difficile vedere con occhi nuovi, qualcosa che si è già visto mille volte.

Questo è uno dei buoni motivi per cui potendo, sarebbe meglio delegare tutto ciò che esula dalle proprie competenze. Una chimera, nel mio caso. Ma il tempo passava e non avevo ancora un nome Societario. Sapevo di volere qualcosa di semplice, ed ero certo di ciò che non volevo. Ma per quanto mi sforzassi, ogni nuova idea era peggiore della precedente. Per risolvere questo problema sempre più urgente avevo coinvolto un certo numero di amici e parenti, ma nessuna proposta sembrava davvero interessante. Poi una sera a cena, prima del caffè, arriva l'ennesima proposta idiota: "Chiamala.. Il Paradiso dell'amplificatore!". Risate. Stavo pensando alla parolaccia più adatta, quando il mio amico Marco aggiunge serio: "No, chiamala Notsobad".

I Clarity Cap ESA

Pochi giorni dopo arriva l'epilogo, cercando di accedere al sito della Tripath Technologies stranamente irraggiungibile. La Società era fallita. Fu l'ennesima dimostrazione del fatto che il successo di un prodotto spesso prescinde dalla sua qualità. Ma ero ad uno stadio troppo avanzato per i ripensamenti. Proseguì. A giugno 2008 ritirai il primo lotto di amplificatori. Completai l'assemblaggio della scheda con le induttanze appositamente realizzate e con Eugenio presente, lo ascoltammo per la prima volta. Fui quasi sorpreso. Sembrava suonasse bene.

Quella sera stessa perdemmo altre ore, passando continuamente dal Trend al Notsobad e da un disco ad un altro, cercando di capire chi fosse il migliore. Il setup era un disastro e le prime impressioni contrastanti. A tratti, stentavamo a cogliere differenze. A me sembrò comunque un buon segno che sembrava confermare la bontà del progetto. Nei giorni seguenti ci organizzammo meglio ed effettuammo diverse prove in cieco. Alla fine pensai: "...ho costruito qualcosa che funziona". Nonostante i risultati, decisi di realizzarne una seconda versione. Eugenio lo riteneva superfluo e inutilmente dispendioso, ma io la pensavo diversamente. Apportai ulteriori modifiche al layout e piccole correzioni delle serigrafie.

Infine mettemmo a punto il circuito per l'indicazione dell'Overload. Sei mesi dopo provai la seconda versione, finalmente definitiva. La A2 era nata. Era il Natale del 2008.

Seguì un intenso lavoro di verifiche e test, poi anche il sito fu pronto. Anche il design del case era sostanzialmente completo, ma verificarne la fattibilità industriale era un altro paio di maniche. Per esperienza, sapevo che non sarebbe stato un percorso breve. Decisi per la vendita dei soli moduli di amplificazione, perlomeno fino al momento in cui avrei avuto pronta la versione completa. In quel momento scelsi di diversificare i modelli, anche se ora penso sarebbe stato meglio ridurli a due. Una versione con TA2024C, l'altra con TA2021B.

A sorpresa, sempre in quel periodo, ricevetti una simpatica mail da Piermario, un autocostruttore torinese che non mi chiedeva nulla (fatto molto strano...). Intendeva solo ringraziarmi per gli articoli pubblicati su Moxied. Lo ammetto, apprezzo molto questo tipo di gesti. Pensai subito fosse la persona più giusta cui affidare il compito di beta tester della A2. Mi piaceva l'idea di un giudizio indipendente non offuscato da tutte le pressioni dell'attività, o di parte, quanto potevo esserlo io.

Piermario accettò le dure condizioni: aveva carta bianca. Gli inviai quattro prototipi leggermente diversi tra loro e i suoi test si prolungarono per oltre un anno, effettuati in contesti diversi e differenti setup, dettagliatamente descritti in un documento condiviso in rete. Fu un lavoro particolarmente utile per la messa a punto della A2-Pro. Il livello qualitativo raggiunto mi inorgogliva, ma il riscontro commerciale era nullo. In effetti, i concorrenti erano molti, già a partire da una quindicina di euro.

Lo stadio passa basso in uscita

Io, con quindici euro non ci acquistavo nemmeno i Clarity Cap ESA, di sicuro non ci stavo dentro con la lavorazione delle induttanze e solo tra PCB, componenti e assemblaggio, arrivavo al doppio di quella cifra. In altre parole ero fuori mercato. Il punto cruciale sembrava rimanere nascosto. Il mio amplificatore era a un altro livello. Di qualità, di cura, di economie di scala, di visione del prodotto. Inorridivo all'idea che qualcuno potesse giocarci. Non glie lo avrei venduto.

Purtroppo, l'aspetto che immaginavo fosse il punto di forza - la possibilità di acquistare un vero dispositivo Hi-End a una frazione del costo finito - continuava a non veniva notato. La situazione peggiorò. I costi sostenuti per le varie fasi di campionatura del case cominciarono ad essere consistenti e quel che è peggio, non si vedeva la fine. Lavorazioni sbagliate o fuori specifica, particolari che non venivano nemmeno preventivati per via dei quantitativi irrisori. Da parte mia dovevo essere cauto.

Era già capitato di buttare dei mesi, per arrivare alla consegna di parti che si rivelavano inutilizzabili, magari per difetti superficiali evitabilissimi. Due anni, un  martirio. In quel lasso di tempo, con quel budget, avrei forse potuto realizzarli io stesso. In parallelo, speravo che la vendita dei moduli di amplificazione sarebbe aumentata nel tempo, grazie al classico passa parola. "Ho acquistato questo oggetto e lo trovo buono. Te lo consiglio". Avvenne il contrario.

Si cominciò a parlare del Notsobad in un forum dedicato, ma con un tono denigratorio assolutamente gratuito. Quando me lo segnalarono, non ci credevo. Poi realizzai  che doveva essere solo questione di tempo. Un forum serio e moderato come quello, non permette cose del genere, pensai. Fui smentito. La presa in giro continuò ancora per un po'. Smisi di seguire il post. Fu in seguito Piermario, membro di quel forum, a intervenire nella discussione, inserendo anche un mio intervento indiretto, stralciato dalla nostra corrispondenza.

Quel capitolo si chiuse li, almeno per me. Circa la preparazione industriale del case, ho preferito fermarla. Se non posso averne il controllo, non ho alcuna garanzia di ripetibilità.

A fine 2011 mi sono imposto i conti della serva. Malgrado consideri la A2 un piccolo gioiello, non mi era più possibile continuare a finanziare la mia attività. Per questi motivi la Notsobad, intesa come attività commerciale, è chiusa da gennaio 2012. Il futuro è incerto, anche da un punto di vista più ampio della sola Notsobad. Come privato, credo completerò un certo numero di amplificatori finiti, realizzando io stesso le parti che ancora mancano. La sento una questione di principio, un “Chiudere il cerchio”. Non sarà più un prodotto industriale, ma la cosa mi da sollievo.

 


NON COSI' MALE. ANALISI DI UN GIOIELLO.

Dopo aver provato su queste pagine due classe T, il Fenice 20 MKTII e il Trends Audio TA 10.2, mi accingo oggi al test di un'altra scheda equipaggiata con il Tripath TA2024C, questa volta progettata e realizzata con criteri realmente "No compromise". Ho provato per parecchi mesi la scheda A2 Pro cui è seguita in tempi più recenti la A2-Red con Clarity Cap SA.

Il desiderio di continuare a conoscere il chip nelle sue numerose implementazioni rientra in un interesse montante da parte mia che dura ormai da quattro anni, seguito alla definitiva liberazione dai pregiudizi della prima ora. Mi sono tuffato nell'impresa con un entusiasmo appena velato da una notizia non lieta: la cessazione dell'attività della Notsobad. Una chiusura di battenti spero non definitiva.

Al momento della cessazione dell'attività, il catalogo della NSB era costituito da quattro modelli accomunati dalla medesima PCB, i chip montati erano due: TA2021B o, in alternativa, il meno potente TA2024C. La possibilità di montare sulla stessa PCB due chip diversi è scaturita dalla scoperta, durante la fase di progettazione, che il TA2024C impiega uno schema circuitale praticamente identico a quello del TA2021B. La piedinatura dei due IC, infatti, coincide perfettamente quando vengono posti a specchio di modo che la scheda A2 può accogliere il TA2024C sul lato superiore e il TA2021B sul lato inferiore.

A disposizione del cliente c'erano le NSB A2-Red e la NSB A2-Pro (A2x-Red e A2x-Pro rispettivamente quelle con il chip TA2021B), la Red si differenziava dalla Pro per la componentistica adoperata: nella prima i condensatori di disaccoppiamento in ingresso erano i Clarity Cap SA e induttanze in uscita proprietarie SC, mentre nella seconda c'erano i Clarity Cap ESA e induttanze SL, sempre proprietarie. Prevista in tutti i modelli la regolazione della tensione di offset mediante due trimmer e la configurazione in ingresso Integrato/Finale mediante Jumpers. In buona sostanza La A2-Pro era carrozzata meglio della "Red" pur con delle induttanze forse inferiori.

Per la prova Marco Saccani mi ha inviato la scheda inscatolata in un case provvisorio, appositamente preparato per il test e targato " Notsobad "Dexter" Test Amplifier Board A2 -Pro 30/06/2011". L'estetica è un po' naif ma perfetta per lo scopo cui è deputata. Il coperchio in plexiglas consente la vista dell'interno creando un effetto molto "Hi-Tech" e un'intrigante impressione visiva.

La scheda si presenta con un layout circuitale dalla pulizia esemplare, a un capo troviamo la sezione d'ingresso con le resistenze di feedback,  poi segue la strip per la connessione del potenziometro, ponticellando i primi due e gli ultimi due pin questo può essere bypassato consentendo l'utilizzo come finale di potenza. La sezione d'ingresso occupa molto spazio date le dimensioni non indifferenti dei condensatori di disaccoppiamento.

Notsobad A2-Red

La disposizione finale dei componenti segue fedelmente i suggerimenti della Tripath, anche in considerazione del fatto che si è ritenuto prioritario tenere il percorso del segnale il più breve e diretto possibile. Si è individuato in 35 micron lo spessore del rame sulle piste, adeguato per evitare eventuali capacità parassite, la cui insorgenza è più probabile con piste di spessore maggiore.

Condensatore Clarity Cap SA di disaccoppiamento in ingresso

Il pin-out della scheda permette di tenere separati i percorsi di segnale da quelli di alimentazione, fatto non trascurabile. Il chip è posto al centro della scheda, infine il segnale in uscita passa attraverso quattro induttanze, due per ogni canale, che hanno la funzione di filtro passa basso ed eliminano la portante prima di consegnare il segnale ai morsetti dei diffusori, si tratta di una sezione particolarmente importante ai fini della qualità sonora.

Il cuore del NSB: il Tripath TA2024C

Una recensione può prendere forma assomigliando a una specie di puzzle colmo di valenze, dove necessariamente lo stilatore deve affidarsi per la parte tecnica alle dichiarazioni del progettista, idem per la storia del marchio, sempre interessante da seguire in quanto spiega il perché di determinate scelte e i conseguenti sviluppi.

Pin d'ingresso e potenziometro del volume

La componentistica utilizzata è di ottima qualità, condizione essenziale per conseguire prestazioni di rilievo insieme alla validità del layout circuitale. Seguendo un ordine a "cascata" vediamo che i due condensatori di disaccoppiamento posti all'ingresso, uno per ogni canale, preposti a bloccare la corrente continua, sono degli Audio Grade Clarity Cap della serie SA (ESA sulla A2-Pro), tra questi due sono posti i trimmer per la regolazione della corrente di offset. E' un'operazione alla portata di chiunque, basta dotarsi di un piccolo cacciavite (uno di quelli da orologiaio va benissimo) e un multimetro per misurare la CC che deve approssimarsi il più possibile allo zero.

Trimmer per la regolazione della corrente di offset

Oltre ai Clarity Cap vengono utilizzati i condensatori a film Arcotronics serie 82 mentre gli elettrolitici sono tutti Panasonic FM, con valori di ESR (Equivalent Serie Resistance) tra i più bassi in assoluto, se confrontati con altri brand di pari valore. I piccoli condensatori di filtro inseriti tra i poli dei connettori per i diffusori sono invece i Vishay MKP1837 in polipropilene. Per le resistenze la scelta è ricaduta su componenti SMD (Surface Montage Devices - Componenti a Montaggio Superficiale), tutti forniti di un doppio pad per poter impiegare in alternativa resistenze tradizionali.

Potenziometro Alps

Osservando il colore del Pack notiamo come le SMD adoperate non sono tutte uguali: in particolare, quelle che interessano direttamente il percorso di segnale sono a film sottile di più alta qualità (Vishay TNPW). La massima cura è stata messa nella realizzazione delle induttanze proprietarie impiegate nel filtro passa basso, avvolte in aria vista la loro miglior resa sonora rispetto alle tradizionali induttanze toroidali. Il vantaggio tecnico delle prime consiste nella maggiore linearità, precisione e stabilità in temperatura.

Le quattro induttanze proprietarie del filtro antiportante

La scelta della schermatura totale e di un compound termoconduttivo tra induttanza e schermo persegue due obiettivi: isolamento elettromagnetico e massima dissipazione del calore. I benefici di questa scelta si apprezzano durante il funzionamento e consentono di non andare oltre la temperatura ambiente, anche nel caso di utilizzo intensivo. Le bobine NSB di uscita sono interamente realizzate da Marco Saccani, a partire dall'avvolgimento sino alla schermatura.

Led di accensione (Verde) e Overload (Rosso)

 

 

IL SETUP:

Personal Computer HP G62 con player Foobar 2000
Scheda audio E-MU Creative Pre Tracker Pre USB 2.0
Giradischi Pro-ject Debut II SE con testina Denon DL 160
Cavi di segnale Fluxus 2*70 S
Cavi di potenza Fluxus LTZ 900 e Supra Ply 3.4 S
Cavi di alimentazione Fluxus "Alimentami"
Diffusori: Canton LE 109 - Dynavoice Definition DF-6

 

 

PRECAUZIONI PER L'USO

Prima di dare il via agli ascolti è d'uopo fare alcune considerazioni, se vogliamo dei consigli per l'uso, i soliti che si fanno quando parliamo di amplificazioni basate sul TA2024. Va tenuto ben presente che questo IC da il meglio di se con diffusori piuttosto sensibili, posti a suonare in ambienti di dimensioni medio piccole. 92 - 93 dB/w/m di sensibilità sono sufficienti a creare delle buone SPL, anche il modulo d'impedenza è bene che non scenda molto, prudenzialmente è meglio che non vada al di sotto dei 4 Ohm, pena un pilotaggio insufficiente.

Sono precauzioni universalmente riconosciute, da seguire scrupolosamente se si vogliono sfruttare a fondo tutte le sue qualità. Per gli ascolti ho impiegato entrambe le torri in mio possesso, le Dynavoice Definition DF-6 aderiscono meglio alle condizioni ottimali di funzionamento e, infatti, con loro ho ottenuto una dinamica sorprendente considerati i pochi watt a disposizione mentre altrettanto valida si è dimostrata la SPL ricavabile, naturalmente senza voler esagerare trasformando un salotto in un palco Rock.

Dal canto loro le Canton LE 109 si sono portate discretamente con una pressione in ambiente sufficiente, anche se la dinamica non è apparsa così valida come nelle DF-6, a suo sfavore ha giocato la minor sensibilità (89 dB/w/m), è chiaro come in questo caso si fosse al limite delle possibilità. Poter usufruire di un led che si illumina proporzionalmente all'approssimarsi della condizione di sovraccarico lo ritengo uno strumento prezioso, soprattutto quando si è costretti al pilotaggio sul filo del rasoio.

Con il Notsobad è possibile perciò adeguare il volume con la massima precisione, evitando i primi fenomeni di clipping, non sempre chiaramente distinguibili ad orecchio. Per l'alimentazione uno switching da 13 Volt - 3,84 Ampere, come quello consegnatomi insieme all'ampli, va bene per spremere dei buoni voltaggi in uscita (nelle Operating Conditions contenute nel Datasheet viene indicata una tensione massima di alimentazione di 13,2 Volt), Saccani però ha rivendicato le maggiori prestazioni sonore ottenibili con un alimentatore tradizionale, soprattutto per quel che concerne la scena.

Non è difficile trovarne in commercio o, in alternativa, se si ha abilità da autocostruttore farsene uno partendo da un buon toroidale. Rispetto ad altri classe T in mio possesso (Fenice 20 MKTII - Trends Audio TA 10.2) il NSB sembra suonare più forte, una sensazione che può essere dovuta al diverso bilanciamento timbrico rispetto agli altri due, in special modo rispetto al Fenice, sensibilmente sbilanciato sulle alte frequenze. Ho eseguito delle misure di risposta in frequenza dalle quali si evince la superiorità di comportamento del NSB sulla gamma bassa profonda rispetto a schede più economiche, insieme alla grande estensione e discreta linearita.

 

 

IL GRANDE NEL PICCOLO. L'ASCOLTO

La A2-Red con il suo forte carattere mi ha indotto a riconsiderare parte della mia nutrita discoteca. La prova è durata a lungo ed è stata anche piuttosto sofferta: come vi dicevo ho testato inizialmente la A2-Pro ma questa aveva un problemino di layout circuitale a causa del quale la resa sulle basse frequenze non era esaltante. Marco ha poi provveduto a fornirmi una A2-Red, sulla carta meno "Audiophile" della Pro ma ottimizzata a puntino, oltre ad avere delle induttanze in uscita ancora migliori.

La differenza nel registro basso è apparsa subito evidente conferendo alla riproduzione una maggior autorevolezza e potenza. Non capita spesso (a dirla tutta è la prima volta che mi succede) di avere a disposizione un oggetto per un tempo così lungo (10 mesi!). Anche se certe evidenze saltano subito all'orecchio, l'ascolto di un oggetto dalla personalità così decisa va centellinato con attenzione per non incorrere in giudizi affrettati se non in vere e proprie cantonate.

La resa del pianoforte in Albéniz della Suite Iberia abbandona ogni indeterminatezza nel preciso pulsare delle note, sapientemente percosse da José Marìa Pinzolas. La prestazione è robusta sulle note gravi, luminosa sulle medio alte, senza strafare e sempre nei limiti di un bilanciamento tonale molto sano. La potenza appare adeguata, non traspaiono limiti che possano inficiare una riproduzione credibile, almeno nel contesto di un volume non da primissima fila.

Sul più difficile clavicembalo la NSB si comporta in maniera eccellente. La collezione "Bach Edition" della Brilliant è un vero pozzo senza fondo di tesori musicali da cui attingo il "Notenbuchlein fur Anna Magdalena Bach". L'equilibrio tra i vari parametri di valutazione è formidabile: accuratezza timbrica, prontezza dei transienti (anche i più arrovellati), estensione ed equilibrio tonale sono allineati nel contesto di una confortante musicalità. Per qualità timbrica la creatura di Marco Saccani si approssima al raffinatissimo suono dei valvolari a monotriodo, c'è in quello che sento un soprendente mix di dolcezza e aderenza alla naturale metallicità dello strumento. Nessuna asprezza compare, neanche nei momenti in cui il registro alto si affolla, la grana è sempre di una finezza esemplare.

A costo di risultare monotono proseguo con le tastiere perché ho il sentore che c'è ancora un qualcosa d'inesplorato da scoprire. Ivo Pogorelich nelle "Sonaten" di Domenico Scarlatti contribuisce, con la K. 20, K. 119 e la K. 487, a togliermi ogni dubbio circa la trasparenza e la grande luce che emana il registro medio alto. Sempre Pogorelich però con Pictures at an Exhibition di Modest Petrovich Mussorgsky, incisione della DG di grande impatto dinamico, mi ricorda che questo gioiello ha pur sempre solo pochi Watt, anche se ottimi. In "The Hut on Fowl's Legs (Baba-Yaga)" il led rosso che segnala l'overload lampeggia furiosamente sino ad accendersi di continuo, capisco che forse è meglio abbassare il volume e accontentarsi di una SPL media (e una dinamica) più normali.

Il limite si manifesta solo in quelle incisioni con una dinamica particolarmente ampia, più facile a trovarsi nei file ad alta risoluzione, soprattutto nei brani orchestrali. Avviene per esempio nell'ascolto dei Carmina Burana diretti da Richard Hyckox con la London Symphony Orchestra e Chorus (edizione Chandos 24/88) come anche nel brano "The Young Person's Guide to the Orchestra" (Reference Recordings 24/88) dove bisogna accontentarsi della birra a disposizione. E' un limite esclusivamente di corrente, non certo di qualità sonora, che può essere parzialmente aggirato con sistemi molto sensibili.

Per sincerarmi di quello che affermo stacco il NSB e collego il mio Rotel RB 1070, finale di potenza da 135 Watt per canale: potenza e dinamica riappaiono in gran spolvero ma il paragone con il nostro piccoletto sul piano della scena, analiticità e accuratezza d'individuazione delle singole voci orchestrali è impietoso. Soprattutto alzando un il volume il suono tende a impastarsi e perdere lucidità, i contorni diventano un po' vaghi.
Ca va sans dire... riattacco subito il NSB.

Nessun problema di grosse masse sonore o dinamica ciclopica nella riproduzione dell'album del percussionista nigeriano Babatunde Olatunji, brillante protagonista di "Love Drum Talk (24-96). Colpisce l'estrema precisione del tessuto poliritmico, l'immediatezza dei transienti che si rivela una mano santa per l'impressione di realismo trasmessa. Le pelli sono ben tese, in "tune", a vantaggio di un timing di tutto rilievo che rende viva e vitale questa musica ricca di colori.

La voce di Fabrizio De Andrè nelle stupende canzoni "Avventura a Durango" e "Quello che non ho" non denuncia innaturali assottigliamenti ma si rivela integra nel registro medio basso, medesima sensazione ricevo dall'ascolto dell'album omonimo del 1976 di Jaco Pastorius dove in "Donna Lee", sorgenti permettendo, si gusta un pulsare delle note di basso di grande articolazione e immediatezza, anche qui permane integro lo spessore armonico del registro inferiore.

In tal senso le schede A2 danno ampia dimostrazione di quanto sia infondata la diceria audiofila che i classe T non abbiano bassi alimentata da implementazioni non all'altezza. La definitiva conferma mi viene dalle sublimi sei Suite per violoncello solo di Johann Sebastian Bach nell'interpretazione di Pierre Fournier, uno dei massimi violoncellisti del XX° secolo. Il magma sonoro è intensamente materico, fluidissimo e nobilitato da una cifra timbrica di rara bellezza, la profondità dello strumento c'è tutta intera.

La scelta dei brani da ascoltare questa volta non segue, come in altre occasioni, una rigida scaletta ma piuttosto viene dietro a delle percezioni del momento che chiamano a conferma altri brani, trasversali nel genere, ovvero casuali e senza alcun nesso di appartenenza con il già ascoltato.

Così passo indifferentemente da J.S. Bach a Keith Jarrett, curioso di costatare se quel pedale d'organo è altrettanto efficace della nota profonda di pianoforte oppure del pizzicato intenso di Gary Peacock del mitico Standard Trio. Alternando invece alcuni brani di liuto di John Dowland, nell'interpretazione di Paul O' Dette, con le performance acustiche di un Pat Metheny in stato di grazia nell'album "One Quiet Night" mi accorgo che il salto di quasi quattro secoli non compromette la restituzione delle stesse incantevoli sensazioni, sostanziate in una riproduzione estremamente convincente nella sua naturalezza e minuzioso rispetto del timbro. Nessuna incongruenza o il minimo cenno di artificialità molestano una prestazione assolutamente deliziosa.

Mi accosto all'ipertrofico genere sinfonico tardo romantico con cautela, francamente timoroso che tali impegnative pagine possano mettere in difficoltà il piccolo Notsobad sul piano della dinamica. Ascoltando la sinfonia n°1 di Gustav Mahler la trovo un po' meno titanica del solito nella proposizione della massiccia compagine orchestrale, non nel rigore però con cui ogni sezione orchestrale occupa il suo posto nello spazio e nella precisione dell'individuazione timbrico armonica.

Oramai lo sanno anche i sassi che il TA2024 si rifiuta categoricamente di impastare i suoni, neanche sotto tortura. Quando si cerca una riproduzione profondamente imperiosa, senza vincoli dinamici ma che possa gridare la sua forza a pieni polmoni, il TA2024 depone le sue armi inducendo a più miti consigli l'utilizzatore non tanto in termini di SPL ma quanto proprio nella dinamica.

Da grande amplificazione la ricostruzione della scena sonora: larga, abbastanza profonda e sempre precisa nella localizzazione spaziale delle sorgenti, fattore che non impegna la mente in difficili simulazioni posticce quanto foriere di fatica d'ascolto.

 

 

CONCLUSIONI

Lasciando da parte illuminanti quanto retoriche visioni "definitive", molto semplicemente posso dire che la Notsobad è la miglior scheda basata sul Tripath TA2024 che io abbia sinora ascoltato. La tensione ideale del suo papà Marco Saccani a superare i limiti insiti in soluzioni più economiche, tipo quella di un bilanciamento tonale perfettibile, ha dato i suoi frutti in un prodotto che porta all'acme le qualità del Tripath TA2024, qui presente nella versione C. Lo slogan "Il grande nel piccolo" si sposa perfettamente al NSB, il quale vi porterà in casa un universo di colori e sensazioni squisitamente musicali.


A Marco Saccani vanno i miei più sentiti complimenti insieme all'auspicio di una rapida ripresa di attività!


Alfredo Di Pietro

Aprile 2012


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