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Sonntag, 28. April 2024 ..:: Nobilissima Audizione ::..   anmelden
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Devo innanzitutto un grande GRAZIE a Silvano Sivieri autentico mentore di questa mia avventura audiofila, persona di grande umiltà, educazione, vero entusiasta dell'audio a 360 gradi ancor prima che stimatissimo professionista del settore. Fine della sviolinata. E' stato lui a combinare il mio incontro con Rinaldo, appassionato musicofilo ed audiofilo con le idee molto chiare sul tipo di suono da perseguire e raggiungere con il suo setup. E cosa può succedere quando due persone, parlo di Silvano e Rinaldo, che sanno quello che vogliono e come ottenerlo hanno la fortuna di incontrarsi? Succedono delle cose importanti come l'allestimento di un impianto dalle notevolissime qualità che coniuga passato e presente, un po' vintage un po' modernissimo, dal sapore davvero unico. E' un clichè riconosciuto quello di magnificare i pregi di ciò che si è ascoltato di recente assurgendolo a non plus ultra in confronto a quello che si è ascoltato in precedenza, è un escamotage del recensore furbo per poter meglio impugnare l'attenzione di chi legge. Uno stereotipo che però può anche ben descrivere la realtà dei fatti rigettando le logiche del "Al lupo...al lupo". Ed è quello che mi è successo la sera del 18 Giugno. Vi faccio subito la lista della spesa cosi mi tolgo il pensiero.
Questo il setup di Rinaldo:

Meccanica di lettura PIONEER DV-989 AVi-S con scheda AudioPraise e DAC OLIMPIA AUDIO con convertitore Wolfson WM8740 e stadio analogico di uscita a triodi E182CC.

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Preamplificatore in due telai BC-DUOL-TU modificato OLIMPIA AUDIO con triodi 6SN7 ed uscita a trasformatori.

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 Crossover elettronico BC-CROSS/OLIMPIA AUDIO con triodi 6SL7.

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Amplificatore per i bassi Mark Levinson 27.

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Amplificatori per i medio alti AVREAVOX 845 modificati OLIMPIA AUDIO.

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Diffusori Magneplanar MG IIIa.

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Silvano afferma che questo impianto è un esempio della sua proposta di suono. Su questo ha le idee chiare: "Tale è il suono che voglio ottenere e so come ottenerlo". Rinaldo aveva acquistato un impianto tanto tempo fà e l'ha tenuto tale e quale per più di vent'anni; "Io non l'avrei mai cambiato, poi ad un certo punto mi si è rotto un componente (il convertitore) ed avevo chiesto a Silvano di darmi una mano perchè non riuscivo a trovare chi me lo ripararasse. Ho ascoltato quindi per vent'anni sempre con le stesse cose". Silvano da parte sua aveva provato a ripararlo, ma il chip che si era guastato era uno Yamaha, sovracampionatore e filtro digitale che purtroppo non era più in produzione. Scrisse direttamente alla Yamaha, la quale rispose che tale componente non era più in produzione e non esisteva alcun chip equivalente. Da lì in poi è nato un percorso di cambiamenti, un'escalation che ha condotto Rinaldo alla biamplificazione.


Descrizione dell'impianto.

La meccanica usata è quella del lettore multistandard Pioneer DV-989 AVi-S ed è il top attuale dei lettori multistandard della Pioneer, il costo è di circa 1500 euro di listino. Dell'intero lettore viene utilizzata solo la meccanica. Allo scopo di elevare il già alto livello qualitativo di questa macchina ho installato una scheda Audio Praise, praghese, in grado di decodificare qualsiasi cosa esca dalla meccanica in formato PCM ad alta risoluzione, così da poter sfruttare un DAC esterno. Il DSD quindi viene convertito in PCM  24 Bit/176,4 Khz cioè 44,1, che è lo standard CD, moltiplicato per un fattore di sovracampionamento di 4X. Anche il CD viene sovracampionato per un fattore 2X ed esce quindi a 88,2 Khz permettendo al DAC di funzionare un po' meglio. Ho dovuto lavorare sull'alimentazione, sull'uscita digitale che è stata completamente rifatta. La sezione video è stata "spenta" perchè inutilizzata. Il fatto che il DV 989 sia una macchina multistandard rende possibile la lettura di qualsiasi tipo di formato digitale e permette di superare di slancio eventuali limitazioni dovute alla obsolescenza dei formati. Rinaldo ha tantissimi CD nella sua collezione e qualche SACD, quest'ultimo rivela una resa eccellente in particolare nei pianissimo, laddove cioè il vecchio standard Red Book mostra i suoi limiti di risoluzione, in particolare nella musica classica a bassi volumi risulta essere decisamente meglio del CD da diversi punti di vista. Il DAC è un'Olimpia Audio esclusivo nel senso che è stato costruito apposta per il nostro amico. Il cuore di questo DAC è il chip di conversione top della Wolfson, l'8741 che lavora a 24 Bit/192 Khz. Tutte le alimentazioni sono separate con trasformatori individuali per ogni tensione di lavoro: 5 Volt - 3,3 Volt - 13 volt, compreso quello per lo stadio analogico di uscita che è a triodi (E182CC), il 90% dello spazio all'interno del cabinet è occupato dalle alimentazioni che sono filtrate e stabilizzate. L'impianto è completamente a triodi in configurazione single ended tranne che nell'amplificazione dei bassi che invece sfrutta uno stato solido (Mark Levinson 27). Il ricevitore d'ingresso del DAC è in grado di accettare frequenze di campionamento sino a 192 Khz in PCM per cui è in grado di trattare qualsiasi tipo di segnale compresi i DVD Audio ad alta risoluzione. Il preamplificatore è un BC-DUOL-TU in due telai: uscita linea (modificata Olimpia Audio) e power supply. L'uscita linea utilizza due triodi 6SN7 cinesi, nulla di esoterico che però in questo contesto vanno molto bene, la particolarità di questo preamplificatore è che utilizza i trasformatori d'uscita (dei Tamura), i quali hanno il vantaggio di non presentare condensatori di uscita. La durata media delle valvole utilizzate in un preamplificatore di questo tipo è di circa 10000 ore. Il trasformatore utilizzato in uscita invece dei condensatori ha il grande vantaggio di trasformare l'energia in maniera molto più efficiente con un accoppiamento elettrico migliore, nel caso dei tubi termoionici questa soluzione rappresenta il miglior modo per farli lavorare, un pre con uscita a trasformatori esce in potenza ed è in grado di accettare un cavo molto lungo senza accusare perdite, un pilotaggio in corrente quindi tanto più importante nel nostro caso perchè si andranno a pilotare due finali. Il crossover elettronico anche lui a triodi è il BC-CROSS costituito da tre tubi ed ha la particolarità di essere passivo per la sezione dei medioalti ed attivo su quella dei bassi. Sul medio alto quindi agisce effettuando un semplice taglio in frequenza ( 6 dB a 500 Hertz) per poi inviare il segnale ai due finali mono per la sezione dei medioalti ( AVREAVOX 845 modificati OLIMPIA AUDIO) mentre il filtro per i bassi è attivo con taglio a 18 db di pendenza sui 600 hertz ed ha il controllo di guadagno in tensione per cui è possibile regolare singolarmente per i due canali il livello dei bassi onde adeguarlo adattandolo alla stanza, ai gusti personali ed al livello dei medioalti. Le potenze in gioco sono 20 watt sui medioalti e 100 watt sui bassi per diffusore, questo in teoria. Le Magneplanar MG IIIa in effetti lavorano con un carico resistivo di 4 Ohm per cui sul basso avremo in realtà ben 200 watt mentre i triodi avranno sempre gli stessi 20 watt sia sui 4 che sugli 8 Ohm. I due finali a triodi che pilotano la sezione dei medioalti facevano parte della serie economica creata da Silvano, in un secondo tempo nettamente migliorati, in pratica dei vecchi è stato salvato solamente il telaio. E' stato cambiato praticamente tutto:  lo stadio d'ingresso, quello dei driver, i trasformatori di alimentazione e di uscita ed anche lo schema elettronico è del tutto diverso. Le 845 sono di produzione cinese, di ottima qualità, le migliori prodotte oggi. I cavi,costruiti da un amico di Silvano, sono in rame argentato, isolati in teflon. Le sezioni sono diverse, grossa per le basse e piccola per le medio/alte. I cavi di segnale sono in parte dei vecchi Monster Cable ed in parte dei nuovi Nordost Red Dawn, ma Silvano sui cavi ha dato solo qualche rapido cenno, giustamente, perchè il grande valore dell'insieme stà altrove, i cavi si possono facilmente upgradare in qualsiasi momento lo si voglia. Siamo ben distanti dal modo di pensare di certi audiofili che spendono migliaia di euro per un cavo con buona pace dei "cavofili". Anche il cavo digitale ha un costo di pochissime decine di euro. Silvano lascia trapelare qualche piccola perplessità sulle basse frequenze fornite dal Mark Levinson che lui trova un po' "loudness" caratteristica comune a sua detta di tutta la serie 20, la quale esibisce un sound particolarmente corposo ed imponente. Grazie però al B-CROSS questo basso imperioso è possibile tenerlo a bada e soprattutto, grazie all'intervento dei triodi, omogeneizzarlo timbricamente con il resto della gamma. Silvano non fà mistero di preferire un basso più asciutto e veloce mentre a Rinaldo invece piace l'impostazione ML, non solo quella sui bassi, ma anche sul medio alto, pur riconoscendo l'effettiva superiorita dei triodi SE a bassi volumi d'ascolto. La vera magia del triodo stà nel primo watt erogato, come ampiamente confermato dall'ascolto di questo fantastico sistema, dotato davvero di una raffinatezza e musicalità supreme. Ai bassi volumi la microdinamica, la dinamica globale, la completezza armonica, sono assolutamente straordinarie. Se invece variamo i volumi facendoli diventare medio alti il triodo perde il suo fascino e lo stato solido si prende la sua rivincita esibendo una maggior potenza, erogazione di corrente e maggior controllo. Se consideriamo che i volumi d'ascolto mediamente compatibili con l'ascolto condominiale, senza vedersi arrivare i carabinieri in casa, sono per forza di cose limitati ecco come su taluni generi musicali come la classica la soluzione del triodo single ended non controreazionato rappresenta un vero è proprio non plus ultra. La piacevolissima chiacchierata si è svolta su binari di assoluta correttezza e piacevolezza, ma io ad un certo punto decido di spargere un po' di pepe, di essere "modicamente" provocatorio: cosa dire poi Silvano dei pregiudizi audiofili circa il suono valvolare, ritenuto dai suoi detrattori come poco controllato ed impressivo sulle basse frequenze?  Cosa dire sulla rumorosità delle valvole che talvolta sembrano soffiare come dei gatti arrabbiati? Lui risponde senza minimamente scomporsi :  "Ma no! La valvola non è più rumorosa degli altri dispositivi, addirittura il FET fa più rumore del triodo, nei miei apparecchi quì presenti non c'è alcuna controreazione, è tutto zero feedback perchè la controreazione toglie dinamica al suono, come se l'ampli non fosse libero di cantare, ma si trascinasse due palle di ferro dietro. In effetti la controreazione, considerata deleteria da molti raffinati progettisti e audiofili (vedi anche Roberto delle Curti) è stata creata per combattere le distorsioni del segnale che nello stato solido sono molto elevate per cui si è quasi costretti ad adottarla. Le distorsioni dispari: di terza, quinta sono quelle che generano più fastidio all'ascolto e sono precipue dello stato solido in configurazione push pull mentre la valvola distorce essenzialmente di armoniche pari: seconda, quarta che generano nell'orecchio molto meno fastidio. Dicevamo quindi che l'intervento del crossover elettronico (B-CROSS) si realizza tagliando in due la gamma udibile ed è posto sull'incrocio tra la gamma media e la bassa (taglio a 500 Hertz) laddove si inserisce il Mark Levinson 27. L'incrocio invece tra la gamma media ed alta è passivo, assicurato dal crossover interno delle Magneplanar, anche questo modificato da Silvano cambiando le resistenze, i condensatori ed i fusibili a formare quasi un intelligente sistema "ibrido" che garantisce la giusta quantità di watt per le varie gamme. Se è vero infatti che alle Maggies in  gamma medioalta bastano una ventina di watt per quella bassa ne occorrono almeno un centinaio onde renderla corposa ed imperiosa il giusto. Il basso è ampiamente regolabile come dicevo sopra con il controllo di guadagno del B-CROSS.  


L'ascolto.

Iniziamo con un brano d'organo suonato in una grande chiesa di Digione dove Rinaldo si era recato ed aveva acquistato il CD con il brano in questione. Si presenta subito la grandiosità, l'immanenza potente e naturale di questo straordinario strumento arricchita dai riverberi della chiesa, le note di pedale ci sono tutte rivelando un basso che risponde bene sin dagli inferi, ma senza alcuna forzatura, con un respiro che asseconda, ma non costringe la musicalità dello strumento con un basso artificialmente potente. I dischi che abbiamo ascoltato non sono delle incisioni "audiophile", ma delle normalissime edizioni in CD e SACD. Questo mi fà molto riflettere, quando taluni audiofili cercano di sbigottire mediante delle incisioni particolarmente ad effetto gli astanti dovrebbero invece attuare il percorso inverso e chiedersi quante informazioni il loro sistema sia in grado di estrarre da qualsiasi supporto. Si potrebbe andare incontro alla sorpresa di ottenere un suono insospettabile anche da un CD da dieci euro, come quello ascoltato.  Si passa poi all'esame di un brano di Franz Liszt, sempre per organo: il preludio e fuga sul nome BACH (BACH nella notazione letterale anglosassone indica le note si - la- do).  I virtuosismi del genio ungherese si esplicitano in un serrato uso del registro basso che permette di poter apprezzare un'altra delle virtù della gamma inferiore del setup: la stupenda articolazione, risoluzione ed intellegibilità di ogni singola nota nell'articolarsi con quella accanto. Si parla tanto della famosa o famigerata "Altezza della scena" responsabile nei forum di un incredibile spreco di banda. Ebbene quì l'altezza c'era tutta, il suono delle canne era proprio lì in alto, vicino alla volta. Il meglio di se questo prezioso impianto lo esprime proprio sui livelli di pressione bassi e mediobassi dove la magia del triodo ha modo di esprimersi appieno. Nessuna colorazione o enfasi di sorta appaiono, ma un controllo straordinario della microdinamica che si sostanzia negli strumenti acustici con un attacco, sostenimento e decadenza del suono che hanno del sorprendente dando alla musica quello speciale realismo che così di rado è dato di ascoltare. Il tutto con una ricchezza armonica da primato. Passiamo all'ascolto del terzo movimento dell'ottava sinfonia di Dmitrij Dmitrievic Šostakovic, l'incedere ostinato degli archi si materializza con un senso del ritmo perfetto, senza alcun tentennamento o indecisione con l'effetto dello stabilirsi di un clima angosciante, inarrestabile nella sua ineluttabilità. Le differenze tra i suoni gravi e suoni acuti dell'orchestra, improvvise e non mediate come i lancinanti acuti dei legni nel bel mezzo della fitta ed ostinata tessitura degli archi hanno quella analiticità e lucidità che consente di apprezzare appieno tali "sorprese" orchestrali. Della serie l'impastamento...questo sconosciuto! Repentini i tempi di salita nell'attacco degli ottoni, perfettamente posizionati nello spazio, ed i timbri lucenti, coerenti che risvegliano in noi un realismo che ha del miracoloso. Il martellato dei timpani è impressivo, le pelli dello strumento sono ben tese e vibranti, è possibile recepire tanto il tocco dei battenti quanto il corpo dello strumento. Si continua la sessione di ascolti con un concerto per pianoforte ed orchestra di Franz Joseph Haydn. E quì è la delicatezza, la raffinatezza a farla da padrone, mi verrebbe di parlare della "setosità" degli archi e la "rugosità" dei violoncelli, ma forse riceverei delle critiche per adoperare un linguaggio così stantio ed obsoleto. La verità è una sola amici: il mestiere di recensore, che io cerco di scimmiottare, è il più difficile di questo mondo perchè deve rendere l'idea con le parole di un qualcosa di ineffabile, di inesprimibile come le caratteristiche del suono di un setup o componente. Le Magneplanar sono dei diffusori dotati di una capacità altissima di risoluzione grazie all'estrema leggerezza delle membrane e alla filosofia costruttiva avendo di conseguenza bisogno di elettroniche a monte di alto lignaggio pena l'impietosa rivelazione di ogni minima magagna di sorgenti ed amplificazioni non all'altezza. Un aspetto decisamente da non trascurare se non si vuole rimanere delusi dal risultato finale. Ma le limitazioni di queste MG IIIa? Ci sono e si sostanziano nella produzione di una SPL limitata, non si ascolteranno mai i 120 dB da questi planari, se si vuole ascoltare l'hard rock è meglio rivolgersi altrove perchè mi diceva Silvano che con queste, in un ambiente domestico si raggiungono al massimo i 100 - 102 dB. Se si esagera col volume alla ricerca di maggiori pressioni sonore  iniziano fenomeni come l'impastamento, l'appiattimento dinamico e strani rumoretti provenire dalle membrane per cui è meglio evitare di "apprezzare" questi sintomi per la salute delle costose membrane. Ma vi assicuro che mai una volta abbiamo sentito l'esigenza, con i generi ascoltati, di desiderare un maggior pressione in dB in quanto la qualità sonora nei limiti di un ascolto a volumi bassi o mediobassi è talmente elevata, appagante che davvero non si desidera niente altro. Paradossalmente forse anche un brano di rock ha la sua ragion d'essere suonato su questo impianto. Pur mancando la botta, l'emozionalità adrenalinica della grinta io penso che anche in questi casi la raffinatezza timbrica possa farci godere del suono distorto ad arte della chitarra di Pete Townsend o del tocco fantasioso ed aereo della batteria di Keith Moon. Sono comunque mie personalissime considerazioni nella convinzione che per questi generi musicali occorrano due belle JBL. Gli ascolti proseguono con Bireli Lagrene in un brano con 2 chitarre, contrabasso e violino amplificato che rivela la particolare timbrica, un po' nasale, di questo strumento. Notavo che la scena riprodotta dalle Maggies è particolarmente variegata cambiando molto da disco a disco, nel caso di quest'ultima incisione si apprezza una scena un po' ammassata alla rinfusa. La perfetta ricostruzione degli armonici non obbliga il nostro cervello al surplus di lavoro di doverli ricostruirli lui, ma ce li serve già belli e pronti su piatto d'argento, rendendo l'ascolto non solo del tutto privo di fatica d'ascolto, ma annullando anche il prurito che spesso con altri impianti abbiamo di ruotare la manopola del volume alla ricerca di un qualcosa che l'impianto non ha e non può dare. Sul clavicembalo la riproduzione è davvero da togliere il fiato, sembra di entrare nel legno dello strumento, si riescono a sentire le più impercettibili risonanze delle corde pizzicate dal plettro e le armoniche derivanti dalla risonanza della cassa. Tali risonanze rimangono sospese nell'aria perfettamente nitide per il tempo della loro durata, palpabili, per poi decadere con una naturalezza assoluta. I brani che seguono dimostrano quello di cui è capace questo setup con le voci e sono una sostanziale conferma delle qualità che ho cercato di descrivere sopra. Una considerazione finale proprio sulle voci che nella classica non sono rimaneggiate in fase di editing a differenza di quelle dei generi "moderni" in cui si interviene spesso con equalizzazioni, uso di limiter e compressori che hanno come risultato quello di renderle più "graffianti", con più feeling, un certo tipo di feeling, ma che stravolgono la loro naturalezza. Le IIIa mettono impietosamente in luce tutto ciò senza tolleranza, senza sconti. Sui cori si avverte l'equilibrio, il bilanciamento tonale esaltato dalla assoluta coerenza timbrico-prospettica delle Magneplanar splendidamente coadiuvata dalle elettroniche.
In una sola frase...un ascolto fantastico, una nobilissima audizione!


Quattro chiacchiere "audiofile" con Silvano e Rinaldo

Mentre sorseggiamo dell'aranciata fresca, comodamente seduti nel divano del salotto di Rinaldo, avviamo una piacevole conversazione squisitamente audiofila...a ruota libera. Dobbiamo riconoscere che l'analogico ha il limite di un rapporto segnale rumore, quando va bene di 60 - 70 dB, surclassato dal digitale che arriva ai 110. In pratica questo risulta penalizzante non tanto con i generi moderni, abbastanza compressi nella dinamica, ma nell'ascolto della musica classica dove nei pianissimo e piano il rumore si mangia buona parte della microdinamica rovinando l'ascolto. Anche la ricchezza timbrica vantata dall'analogico, i colori strumentali maggiormente fedeli che pure possiede io penso che spesso siano dovuti alla poca cura che il segnale digitale riceve nella sua trasformazione in analogico. Una conferma viene dalla superba sezione DAC che ha creato Silvano che, soprattutto con gli SACD, evidenzia una ricchezza armonica ed una raffinatezza da primato. Il difficile è riuscire ad avere delle elettroniche che siano in grado di rendere giustizia al miglior digitale riproponendolo in tutta la sua validità. Ma non voglio assolutamente scatenare polemiche: questo è quanto le mie orecchie hanno ascoltato e come tale lo riporto. Ad un certo punto chiedo perchè l'SACD non ha avuto il riconoscimento che si meritava tra gli audiofili. Le nostre risposte sono unanimi: gran parte degli audiofili ascolta il pop, il rock, jazz o comunque musica moderna ed in quel formato c'è poco o niente perchè il livello medio delle incisioni pop o rock è decisamente non "audiophile", compresso e poco curato timbricamente. In questi generi evidentemente si preferisce dare precedenza all'impatto ed alla SPL. Se invece il nostro campo di attenzione si sposta alla classica il discorso cambia radicalmente e possiamo invece disporre di una vasta produzione a cui poter attingere, con una qualità che supera in certi parametri l'analogico. Con la tecnica DSD vengono conservate tutte quelle informazioni di "basso" livello che costituiscono quel complesso di dettagli ambientali che si sostanzia in un eccezionale realismo...la famosa aria, il respiro. Il SACD riproduce le forme d'onda originali con maggiore accuratezza, fornisce un'immagine del suono più definita ed aderente al master originale dello studio di registrazione, con stupendo senso della realtà. La frequenza di campionamento è 64 volte più alta di quella del normale CD e la risposta in frequenza arriva fino a 100 kHz, la gamma dinamica fino a 120 dB. Attenzione però che la ripresa sia stata fatta realmente in Direct Stream Digital, nessun riversamento in PCM, nessun passaggio in analogico. Certe rimasterizzazioni di vecchie registrazioni in PCM fatte in DSD il più delle volte deludono il vero audiofilo perchè non hanno chiaramente la qualità che ha il DSD "puro". Dopo aver ascoltato queste sorprendenti MG IIIa penso alla attuale produzione del marchio  e chiedo ai due esperti se ci siano differenze tra queste vintage e la attuale produzione. I progetti attuali di Magneplanar sono pensati per avere una maggiore tenuta in potenza perchè le sale d'ascolto americane sono diventate più grandi, gli amplificatori hanno una potenza media maggiore, la gente vuole ascoltare più forte. Conseguentemente il marchio americano si è adattato a queste nuove esigenze. Nei vecchi modelli i tagli dei crossover erano tutti a 6 o 12 dB di pendenza (primo e secondo ordine) mentre adesso sono tutti diventati a 24 Db (quarto ordine), i crossover quindi da semplici sono diventati molto complessi e voluminosi, pieni zeppi di componenti i quali purtroppo hanno un effetto non propriamente benefico sul trattamento del segnale: "mangiano" tante di quelle informazioni e potenza ed impoveriscono inevitabilmente il segnale che arriva alle membrane. I drivers planari inoltre sono tirati al limite delle loro possibilità obbligando l'utilizzo di crossover con pendenze ripidissime pena lo "spaccarsi" delle stesse sollecitate dalle notevoli potenze amplificative in vista della maggior SPL che è il target della recente produzione. Tutto questo però a scapito della qualità sonora globale che purtroppo si è notevolmente ridotta. Un altro collo di bottiglia è rappresentato dalla qualità della componentistica utilizzata nei crossover che nella maggior parte dei casi non è adeguata e non permette al diffusore di poter esprimersi al meglio. In un crossover complesso, costituito da decine di componenti, se questi non sono di ottima qualità letteralmente ammazzano il suono, lo impoveriscono sia nella dinamica che nella quantità e qualità delle informazione che arrivano finalmente alle membrane. L'alta qualità però costa, l'esborso economico da sostenere per realizzare un signor crossover può rivelarsi essere superiore alla stessa cifra necessaria per acquistare il diffusore. I marchi, tranne pochissime eccezioni, sono costretti per le economie di scala ad utilizzare componenti di qualità normale nella stragrande maggioranza dei casi, i quali però non rendono onore alla causa della vera High End. Le membrane delle MG di Rinaldo sono quelle originali, oramai hanno sulle spalle 24 primavere, ma funzionano ancora benissimo. L'unica che è stata sostituita è quella del "Ribbon tweeter" rottasi a causa di uno spiacevole incidente, la massa delle membrane delle Maggies è ridottissima (spessore 4 micron) e se questo rappresenta un indubbio vantaggio in termini di velocità di risposta ai transienti, il rovescio della medaglia è la ridotta resistenza alle sollecitazioni meccaniche causa della scarsa tenuta in potenza. Il carico presentato è di 4 Ohm puramente resistivo, senza rotazioni di fase con modulo dell'impedenza costante, non rappresenta un carico impegnativo per l'amplificatore anche se l'efficenza è molto bassa (84 dB/w/m). Il suono di questi diffusori mi ricorda abbastanza da vicino (non mi "grassate" per carità!) quello delle fantastiche Thiel CS 7.2 per coerenza, bilanciamento tonale e trasparenza. La componentistica invece del crossover è stata upgradata da Silvano.  E cosa dice Silvano dell'alta efficenza a lui tanto cara ed anche a me che l'ho scoperta da poco grazie all'ottimo Giacomo Pagani?  Il sistema ascoltato stasera ha diversi dei pregi dei sistemi ad alta dinamica prorio nel rispetto della microdinamica. Il punto di forza dei diffusori ad alta efficenza è quello della bassissima massa mobile dei driver, un driver a compressione ha la membrana che può essere in berillio, titanio, alluminio di peso e massa ridottissime, mossa da un magnete potentissimo ed amplificato da una tromba. Il risultato è quello di ottenere un'efficenza, velocità ed una distorsione estremamente ridotta; nel sistema di Rinaldo ci sono tutti questi pregi derivanti dalla velocità con masse e distorsioni in gioco ridottissime senza però l'alta efficenza. Sugli amplificatori "digitali" un esempio di classe D insensibile al carico è quella dei moduli UcD della Hypex e dei NuForce che vantano un'impedenza di uscita estremamante bassa. La presentazione del suono è davvero molto simile, con i dovuti distinguo, a quella di un buon amplificatore in classe A o a triodo single ended. Nei moduli UcD il filtro è dentro il loop di controreazione di conseguenza non è sensibile al carico. Con un classe D posso ottenere la stessa bassa distorsione che ottengo con un classe A, ma per raggiungere questo risultato devo applicare un tasso di controreazione molto più elevato che con la classe A, di conseguenza si avranno degli effetti deleteri come la compressione dinamica, una velocità e respiro del suono non adeguati. Si è ancora lontani dal raggiungere i risultati della migliore classe A o AB con la classe D. Silvano ci confessa che stà lavorando attualmente ad un progetto di amplificatore single ended a transistor da una 30 di watt, ma su questo argomento non si sbottona troppo. Cosa dire dei pregiudizi del suono valvolare dai bassi lunghi, senza energia e poco controllati? Non si tratta assolutamente di un difetto delle valvole, ma limitazioni qualitative del circuito come trasformatori di bassa qualità, controreazione eccessiva per contenere i costi e coprire le magagne di componenti di scarsa qualità. Se si utilizzano dei trasformatori di bassa qualità, poco costosi, che hanno una banda passante di 100 - 10000 hertz ci metti un bel po' di controreazione e ti fa da 20 a 20000, l'effetto del feedback è proprio quello della riduzione delle distorsioni o meglio spalmare quelle esistenti su un range più ampio di armoniche e l'aumento della banda passante. Il damping factor (fattore di smorzamento) ha un peso relativo perchè l'importante è che questo sia naturale e non drogato mediante artifizi tecnici, il sistema che abbiamo ascoltato questa sera ha nelle amplificazioni un DF molto basso, intorno a 10, ma il suono non era affatto fuori controllo...anzi! Uno stato solido, a seconda del progetto adottato, può tranquillamente avere quei difetti/caratteristiche che vengonom attribuiti alle valvole. Il triodo tra i tubi è quello che ha la distorsione più bassa data dalla sua semplicità filosofico-costruttiva: anodo, catodo e griglia, solo tre elementi e stop!  I tetrodi ed i pentodi pur essendo in grado di fornire una maggior potenza a minor costo hanno delle distorsioni decisamente maggiori anche di 10X nella peggiore delle ipotesi. Il vantaggio di avere a monte un elemento con una distorsione così ridotta è quello di poter evitare di controreazionare, cosa difficile a farsi con i tetrodi e pentodi e men che meno con i transistor. Altro beneficio dei sistemi a zero feedback o comunque a valvole è che la distorsione ha un andamento naturale, come in natura. Normalmente all'aumentare del volume corrisponde un aumento delle distorsioni secondo un andamento del tutto fisiologico, nella controreazione invece a basso livello hai il massimo della distorsione mentre a quello elevato hai il minimo, le componenti di distorsione inoltre tendono ad essere ad armoniche elevate dispari che in natura non esistono, ma sono create dalle elettroniche per "spalmare" la distorsione su più armoniche riducendo quelle di seconda (meno fastidiose per l'orecchio e tipicamente termoioniche) e terza (più fastidiose e tipiche dello stato solido). La configurazione push-pull annulla le componenti pari, ma non quelle dispari (terza, quinta, settima...).

Che serata magica ragazzi!
Sono arrivato alle 21 a casa di Rinaldo, tre ore sono volate in un soffio in compagnia sua e di Silvano, ho imparato tante cose...ma è venuto il momento di levare le tende .
Un sentitissimo ringraziamento ai due amici ed alla vostra pazienza nel leggere questo mio ennesimo papiro!
Spero che sia stato spunto per  voi di interessanti riflessioni.

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Alfredo Di Pietro

Luglio 2008


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