Cerca English (United States)  Italiano (Italia) Deutsch (Deutschland)  Español (España) Čeština (Česká Republika)
venerdì 29 marzo 2024 ..:: Musica a Villa Durio - Sulle ali del canto ::..   Login
Navigazione Sito

 Musica a Villa Durio 40^ Edizione - Sulle ali del canto Riduci


 

 




INTRO

Musica per un po'
Tutte le tue preoccupazioni ingannerà.
Chiedendomi come i tuoi dolori siano stati alleviati
E disdegnando di essere accontentato
Finché Alecto libera i morti
Dalle loro eterne catene,
Finché i serpenti non cadono dalla sua testa
E la frusta dalle sue mani.

(Henry Purcell - Music for a while)




Benvenuti a Varallo, città d'arte che sorge lungo le rive della Sesia, divisa in due parti dal Mastallone, un torrente che segna la linea di separazione tra il centro storico, denominato Varallo Vecchio, e le aree più moderne. Con il tempo, complice il Festival Musica a Villa Durio, ho imparato ad amare questa località immersa nella natura, apprezzare i suoi silenzi, la pace da borgo antico dominato dal Sacro Monte. Mentre percorro in auto la statale, diversi "flashback" si affacciano alla mia mente, scampoli mnemonici dei tanti concerti cui ho assistito in questi ultimi anni. Le belle discussioni con Massimo Giuseppe Bianchi e Alice Aymerich (Vicepresidente dell'Associazione 24/7, organizzatrice di Musica a Villa Durio, responsabile della Produzione e dell'Ufficio Stampa), le interviste, le ore e ore di musica. Sul nuovo sipario del Salone dell'Incoraggiamento, a Palazzo dei Musei, il 25 U.S. si è aperto il quarto e ultimo appuntamento del Festival, una rassegna arricchita nel suo corso da un folto cast d'interpreti e mossa dallo spirito "visionario" del Direttore Artistico, l'amico Massimo, il quale ha trovato a Varallo (fortunato lui e noi) delle istituzioni sensibili alla cultura. A concerto concluso, in un breve colloquio tra lui e il sindaco Eraldo Botta veniamo a sapere dell'aprirsi di porte che spesso rimangono chiuse all'arte. Nella realtà varallese le istituzioni hanno accolto con entusiasmo quest'iniziativa indirizzata alla musica, hanno compreso l'importanza del suo essere fulcro di bellezza e civiltà, sostenendo l'impegnativo lavoro che c'è dietro le quinte.



L'illuminato sindaco saluta Mario Remogna, presente nel pubblico, presidente di una Pinacoteca che possiamo considerare come uno scrigno preziosissimo, attento collettore artistico di quanto nei secoli la Valsesia ha prodotto, certamente uno dei più importanti del Piemonte. Sono considerazioni estensibili anche alla Stagione di Villa Durio, raffinata bussola che orienta l'appassionato verso lidi musicali di rado considerati negli impaginati di sala. Una macchina ben oliata e condotta da mani esperte, dove ogni singolo elemento trova la sua collocazione. M.G. Bianchi ama orientarsi e orientare verso mondi e autori alternativi, spesso trascurati dall'entourage concertistico, ma tutti da scoprire nelle loro qualità, e lui di fiuto ne ha da vendere. Così nelle serate del Festival abbiamo potuto apprezzare compositori come Olivier Greif, Franz Lachner, Paul Ben-Haim, Gerald Finzi e John McCabe, per limitarci a questa quarantesima edizione. Nei molti anni di esistenza di questa Manifestazione, Bianchi si è conquistato la fiducia del Sindaco non solo grazie alle sue qualità culturali e artistiche, ma anche per quelle umane, da persona estremamente fidata qual è. "Un amico", dice Eraldo Botta, che conduce questo Festival in maniera veramente egregia; con indefessa dedizione ha permesso il raggiungimento di alti livelli grazie a un'oculata scelta degli artisti e dei repertori, non basati su un vacuo sensazionalismo, ma sulla loro effettiva validità. C'è un fiume di bellissima musica semisconosciuta, se non completamente ignota, da poter incontrare.



Questo è un "trend" che non va in alcun modo interrotto, anche se a causa della pandemia andiamo incontro a un altro periodo di chiusura dei concerti. Proprio come quello che abbiamo ascoltato nella magica serata del 25 ottobre.

 

Alice Aymerich


SULLE ALI DEL CANTO




Franz Lachner (1803 - 1890)
Frauen-Liebe und Leben Op. 82
N. 1 Seit Ich Ihn Gesehen


Seit ich ihn gesehen, / Da quando l'ho veduto,
Glaub' ich blind zu sein; / credo di essere divenuta cieca.
Wo ich hin nur blicke, / Dovunque volgo lo sguardo,
Seh' ich ihn allein; / vedo lui soltanto.

Wie im wachen Traume, / La sua immagine mi sta davanti
Schwebt sei Bild mir vor, / come se lo sognassi ad occhi aperti;
Taucht aus tiefstem Dunkel, / ed emerge ancora più luminosa
Heller nur empor. / dalla profonda oscurità.

Sonst ist licht und farblos, / Quant'altro mi circonda
Alles um mich her, / è senza luce né colore.
Nach der Schwestern Spiele, / I giuochi delle sorelle
Nicht begehr' ich mehr, / non mi attirano più.

Möchte lieber weinen, / Vorrei piuttosto piangere,
Still im Kämmerlein; / sola, nella mia cameretta.
Seit ich ihm gesehen, / Da quando l'ho veduto,
Glaub ich blind zu sein. / credo di essere divenuta cieca.



Ludwig van Beethoven (1770 - 1827)
Cinque Variazioni su "Rule Britannia" WoO 78 per pianoforte



Franz Lachner (1803 - 1892)
Auf Flügeln des Gesanges


Auf Flügeln des Gesanges, / Sulle ali del canto,
Herzliebchen, trag' ich dich fort, / Tesoro, ti porto via
Fort nach den Fluren des Ganges, / Lontano per i campi del Gange,
Dort weiß ich den schönsten Ort. / Dove conosco il posto più bello.

Dort liegt ein rotblühender Garten / C'è un giardino di lino rosso
Im stillen Mondenschein; / Nella tranquilla luce lunare;
Die Lotosblumen erwarten / I fiori di loto
Ihr trautes Schwesterlein. / aspettano la loro affascinante sorellina.

Die Veilchen kichern und kosen, / Le violette ridacchiano e si accarezzano,
Und schaun nach den Sternen empor; / E guarda le stelle;
Heimlich erzählen die Rosen / Segretamente le rose si raccontano
Sich duftende Märchen ins Ohr. / Favolose favole.

Es hüpfen herbei und lauschen / Salta vicino e ascolta
Die frommen, klugen Gazell'n; / Le pie gazzelle sagge;
Und in der Ferne rauschen / E fruscii in lontananza
Des heiligen Stromes Well'n. / Le onde del fiume sacro ruggiscono.

Dort wollen wir niedersinken / Là ci sdraieremo
Unter dem Palmenbaum, / Sotto la palma
Und Liebe und Ruhe trinken, / Pace, amore e bevanda
Und träumen seligen Traum. / E sogna il nostro sogno beato.


Franz Schubert (1797 - 1828)
Der Hirt auf dem Felsen D. 9


Wenn auf dem höchsten Fels ich steh' / Quando sto sulla cima, più alta,
Ins tiefe Tal herniederseh', / guardo giù nella valle profonda,
Und singe: / e canto:
Fern aus dem tiefen dunklen Tal / dalle remote profondità della valle oscura
Schwingt sich empor der Widerhall / si alza l'eco e rimbomba
Der Klüfte. / dai precipizi rocciosi.

Je weiter meine Stimme dringt, / Quanto più lontano giunge la mia voce,
Je heller sie mir widerklingt / tanto più chiara mi ritorna l'eco
Von unten. / dal basso.
Mein Liebchen wohnt so weit von mir, / Il mio amore abita lontano da me,
Drum sehn ich mich so heiß nach ihr / per questo anelo tanto caldamente a lei,
Hinüber. / di là.

In tiefem Gram verzehr ich mich, / Di profondo dolore mi struggo,
Mir ist die Freude hin, / la gioia mia è scomparsa,
Auf Erden mir die Hoffnung wich, / m'è svanita la speranza sulla terra,
Ich hier so einsam bin. / resto qui tanto solo.

So sehnend klang im Wald das Lied, / Così nostalgico risuonò nel bosco il canto,
So sehnend ldang es durch die Nacht, / così nostalgico risuonò nella notte,
Die Herzen es zum Himmel zieht / attrae i cuori verso il cielo,
Mit wunderbarer Macht. / con meravigliosa potenza.
Der Frühling will kommen, / Verrà la primavera,
Der Frühling, meine Freud, / la primavera, la mia amica,
Nun mach ich mich fertig, / ora dunque mi preparo,
Zum Wandern bereit. / pronto per il cammino.

Je weiter meine Stimme dringt, / Quanto più lontano giunge la mìa voce,
Je heller sie mir widerklingt / tanto più chiara mi ritorna l'eco
Von unten. / dal basso.


Henry Purcell (1659 - 1695)
Music for a while


Music for a while / La musica per un po'
Shall all your cares beguile. / Tutte le tue preoccupazioni ingannerà.

Wond'ring how your pains were eas'd / Chiedendomi come i tuoi dolori siano stati alleviati
And disdaining to be pleas'd / E disdegnando di essere accontentato
Till Alecto free the dead / Finché Alecto libera i morti
From their eternal bands, / Dalle loro eterne catene,
Till the snakes drop from her head, / Finché i serpenti non cadono dalla sua testa
And the whip from out her hands. / E la frusta dalle sue mani.

Music for a while / La musica per un po'
Shall all your cares beguile. / Tutte le tue preoccupazioni ingannerà.


Paul Ben-Haim (1897 - 1984)
Three songs without words - II. Ballad


Hachnisini Tachat Knafech

Hachnisini Tachat Knafech / Ammettimi sotto la tua ala

Hachnisini tachat knafech, / Ammettimi sotto la tua ala   
Vehe’i li em va’achot / Sii una madre e una sorella per me.
Vahi chekech miklat roshi / Sarà il tuo grembo, il riparo della mia testa,
Ken tfilota’i hanidachot. / Il mio remoto nido di preghiere.

Uv’et rachamim, bein hasmashot / E durante il crepuscolo di Mercy,
Sachi ve’agal sod yissuray. / Parla e svelerò il segreto dei miei tormenti.
Omrim iesh ba’olam ne’urim / Dicono: c'è la gioventù, nel mondo.
Eichan ne’uray? / Dov'è la mia giovinezza?

Hachnisini… / Ammettimi sotto...

Ve’od raz echad lach etvadeh / Ti confesserò un altro segreto:
Nafshi nisrefah balehavah. / La mia anima bruciava nella fiamma.
Omrim ahava iesh ba’olam, / Dicono: c'è Amore nel mondo.
Ma zot ahava? / Che cos'è l'amore?

Hachnisini… / Ammettimi sotto...

Hakochavim rimu oti / Le stelle mi hanno ingannato
Hayah chalom, ach gam hu avar. / C'era un sogno, ora è andato.
‘ata ein li klum ba’olam, / Adesso non ho niente, al mondo.
en li davar. / Niente.

Hachnisini… / Ammettimi sotto...


Louis Spohr (1784 - 1859)
Deutsche Lieder Op. 103


Sei still mein Herz

Ich wahrte die Hoffnung tief in der Brust, / Serbavo la speranza in fondo al cuore,
Die sich ihr vertrauend erschlossen, / mi affidavo a lei, che mi amasse,
Mir strahlten die Augen voll Lebenslust, / mi brillavano gli occhi di gioia,
Wenn mich ihre Zauber umflossen, / quando mi inondava il suo incanto,
Wenn ich ihrer schmeichelnden Stimme gelauscht, / quando ascoltavo la sua voce seducente.
Im Wettersturm ist ihr Echo verrauscht, / Nella tempesta ne svanisce l'eco.
Sei still mein Herz, und denke nicht dran, / Taci, cuore mio, non ci pensare,
Das ist nun die Wahrheit, das Andre war Wahn. / è questa ora la realtà, il resto era illusione.

Die Erde lag vor mir im Frühlingstraum, / La terra mi sta davanti, come in un sogno primaverile,
Den Licht und Wärme durchglühte, / mi muovo, ebbro di voluttà, per l'aria tiepida di luce,
Und wonnetrunken durchwallt ich den Raum, / mi fiorisce l'anima in petto,
Der Brust entsproßte die Blüte, / la bella stagione dell'amore si ridesta in me.
Der Liebe Lenz war in mir erwacht, / Ma il gelo mi scorre dentro,
Mich durch rieselt Frost, in der Seele ist Nacht. / nell'anima è notte.
Sei still mein Herz, und denke nicht dran, / Taci, cuore mio, non ci pensare,
Das ist nun die Wahrheit, das Andre war Wahn. / è questa ora la realtà, il resto era illusione.

Ich baute von Blumen und Sonnenglanz / Ho costruito di fiori e di luce del sole
Eine Brücke mir durch das Leben, / un ponte attraverso la vita,
Auf der ich wandelnd im Lorbeerkranz / su cui camminavo fra serti d'alloro,
Mich geweiht dem hochedelsten Streben, / consacrato ai più alti ideali,
Der Menschen Dank war mein schönster Lohn, / la gratitudine degli uomini era il mio più bel compenso.
Laut auf lacht die Menge mit frechem Hohn, / Ma ride forte la folla, con scherno insolente.
Sei still mein Herz, und denke nicht dran, / Taci, cuore mio, non ci pensare,
Das ist nun die Wahrheit, das Andre war Wahn. / è questa ora la realtà, il resto era illusione.


Zwiegesang

Im Fliederbusch ein Vöglein saß / Tra le fronde di lillà stava un uccellino
In der stillen, schönen Maiennacht, / nella quieta, dolce notte di maggio,
Darunter ein Mägdlein im hohen Gras / là sotto, tra l'erba alta, una fanciulla
In der stillen, schönen Maiennacht. / nella quieta, dolce notte di maggio.
Sang Mägdlein, hielt das Vöglein Ruh', / Cantava la fanciulla, l'uccellino stava muto,
Sang Vöglein, hört' das Mägdlein zu, / cantava l'uccellino, la fanciulla lo ascoltava,
Und weithin klang / e da lontano si udiva
Der Zwiegesang / il duplice canto,
Das mondbeglänzte Thal entlang. / per tutta la valle risplendente di luna.

Was sang das Vöglein im Gezweig / Che cosa cantava l'uccellino fra i rami
Durch die stille, schöne Maiennacht? / nella quieta, dolce notte di maggio?
Was sang doch wohl das Mägdlein / E che cosa mai cantava la fanciulla
Durch die stille, schöne Maiennacht? / nella quieta, dolce notte di maggio?
Von Frühlingssonne das Vögelein, / Del sole primaverile l'uccellino,
Von Liebeswonne das Mägdelein. / delle gioie dell'amore la fanciulla;
Wie der Gesang / come questo canto
Zum Herzen drang / giungeva al cuore,
Vergess' ich nimmer mein Lebelang! / non lo dimenticherò per tutta la vita!


Wiegenlied in drei Tönen

Alles still in süßer Ruh, / Tutto tace in dolce pace,
Drum, mein Kind, so schlaf auch du! / bimbo mio, dormi anche tu.
Draußen säuselt nur der Wind: / Là sussurra il venticello,
Su, susu! schlaf ein, mein Kind! / dormi, dormi, bimbo bello.

[Schließ du]1 deine Äugelein, / Tieni chiusi quegli occhietti
Laß sie wie zwei Knospen sein! / che saran come boccioli
Morgen, wenn die Sonn' erglüht, / e col sole, col calore
Sind sie wie die Blum' erblüht. / sbocceranno come un fiore.

Und die Blümlein schau' ich an, / E guardando i fiorellini,
Und die Äuglein küss' ich dann, / su quegli occhi ti dò baci,
Und der Mutter Herz vergißt, / e la mamma lo sa già
Daß es draußen Frühling ist. / che la primavera è qua.


Gerald Finzi (1901 - 1956)
Bagatelles Op. 23
- N. 4 Forlana
- N. 5 Fughetta



John McCabe (1939 - 2015)
Three Folk Songs Op. 19

Johnny has gone for a soldier (American)


Here I sit on Buttermilk Hill, / Eccomi qui seduto su Buttermilk Hill,
Who could blame me cry my fill? / chi potrebbe biasimarmi piangere a sazietà?
And ev'ry tear will turn a mill. / E ogni lacrima trasformerà un mulino.
Johnny has gone for a soldier. / Johnny è andato per soldato.

Me, oh, my, I loved him so, / Io, oh mio Dio, l'ho amato così tanto,
Broke my heart to see him go. / mi si è spezzato il cuore nel vederlo andarsene.
And only time will heal my woe. / E solo il tempo guarirà il mio dolore.
Johnny has gone for a soldier. / Johnny è andato per soldato.

I'll sell my flax, I'll sell my wheel, / Venderò il mio lino, venderò la mia ruota,
To buy my love a sword of steel. / per comprare al mio amore una spada d'acciaio,
So it in battle he may wield. / così potrà brandirla in battaglia.
Johnny has gone for a soldier. / Johnny è andato per soldato.

I'll dye my petticoats crimson red. / Tingerò le mie sottovesti di rosso cremisi.
Through the world I'll beg my bread. / In tutto il mondo chiederò il mio pane.
I'll find my love alive or dead. / Troverò il mio amore vivo o morto.
Johnny has gone for a soldier. / Johnny è andato per soldato.

Hush-a-ba, Birde, croon, croon (Scottish)

Hush-a-bye, birdie, croon, croon / Silenzio, uccellino, croon, croon
Hush-a-bye, birdie, croon; / Zitto ciao, uccellino, croon;
The sheep are gone to the silver wood, / Le pecore sono andate nel bosco d'argento,
And the cows are gone to the broom, broom. / E le mucche sono andate alla scopa, scopa.

And it's nice milking the cattle, cattle, / Ed è bello mungere il bestiame, il bestiame,
It's nice milking the cattle; / È bello mungere il bestiame;
The birds are singing, the bells are ringing, / Gli uccelli cantano, le campane suonano,
And the wild deer come galloping by. / E il cervo selvatico arriva al galoppo.

Hush-a-bye, birdie, croon, croon / Silenzio, uccellino, croon, croon
Hush-a-bye, birdie, croon; / Silenzio, uccellino, croon;
The goats are gone to the mountain high, / Le capre sono andate in cima alla montagna,
And they'll not be home till noon. / E non saranno a casa fino a mezzogiorno.

John Peel (English)

D'ye ken John Peel with his coat so gay? / Vedi John Peel con il suo cappotto così allegro?
D'ye ken John Peel at the break o' day? / Hai presente John Peel durante la pausa del giorno?
D'ye ken John Peel when he's far, far a-way. / Vedi John Peel quando è lontano, molto lontano.
With his hounds and his horn in the morning? / Con i suoi cani e il suo corno al mattino?

For the sound of his horn brought me from my bed, / Per il suono del suo corno mi ha portato dal mio letto,
And the cry of his hounds which he oft time led, / E il grido dei suoi cani che spesso guidava,
Peel's "View, Halloo!" could awaken the dead, / Il "View, Halloo!" di Peel potrebbe risvegliare i morti,
Or the fox from his lair in the morning. / O la volpe dalla sua tana al mattino.

Yes I ken John Peel and Ruby too / Sì, conosco anche John Peel e Ruby
Ranter and Royal and Bellman as true, / Ranter e Royal e Bellman come vero,
From the drag to the chase, from the chase to the view / Dal trascinamento all'inseguimento, dall'inseguimento alla vista
From a view to the death in the morning / Da una vista alla morte al mattino

For the sound of his horn brought me from my bed, / Per il suono del suo corno mi ha portato dal mio letto,
And the cry of his hounds which he oft time led, / E il grido dei suoi cani che spesso guidava,
Peel's "View, Halloo!" could awaken the dead, / Il "View, Halloo!" di Peel potrebbe risvegliare i morti,
Or the fox from his lair in the morning. / O la volpe dalla sua tana al mattino.

D'ye ken John Peel with his coat so gay? / Vedi John Peel con il suo cappotto così allegro?
He liv'd at Troutbeck once on a day; / Viveva a Troutbeck una volta in un giorno;
Now he has gone far, away; / Adesso è andato lontano, lontano;
We shall ne'er hear his voice in the morning. / Non sentiremo mai la sua voce al mattino.

For the sound of his horn brought me from my bed, / Per il suono del suo corno mi ha portato dal mio letto,
And the cry of his hounds which he oft time led, / E il grido dei suoi cani che spesso guidava,
Peel's "View, Halloo!" could awaken the dead, / Il "View, Halloo!" di Peel potrebbe risvegliare i morti,
Or the fox from his lair in the morning. / O la volpe dalla sua tana al mattino.

Bis: John Lennon/Paul McCartney: Because

Ah / Ah
Because the world is round, it turns me on / Perché il mondo è rotondo, mi eccita
Because the world is round / Perché il mondo è rotondo
Ah / Ah
Because the wind is high, it blows my mind / Perché il vento è alto, mi sbalordisce
Because the wind is high / Perché il vento è alto
Ah / Ah
Love is old, love is new / L'amore è vecchio, l'amore è nuovo
Love is all, love is you / L'amore è tutto, l'amore sei tu
Because the sky is blue, it makes me cry / Perché il cielo è blu, mi fa piangere
Because the sky is blue / Perché il cielo è blu

David Felman, controtenore
Gaia Gaibazzi, clarinetto
Massimo Giuseppe Bianchi, pianoforte



Un trio di validissimi musicisti, opere di F. Lachner, L.v. Beethoven, H. Purcell, F. Schubert, P. Ben-Haime, L. Spohr, G. Finzi. J. McCabe, una location ricca di fascino e la partecipazione di un pubblico colto e attento: questi gli ingredienti della serata conclusiva di Musica a Villa Durio, un Festival riposto come una gemma in una parte bellissima della nostra Italia: la Valsesia. Consentitemi di esternare la nostalgia che mi ha colto alla vista del clarinetto Buffet Crampon della bravissima Gaia Gaibazzi. I lettori perdoneranno questo mio piccolo vezzo, ma in ogni cronaca ci metto sempre qualcosa di personale. Anch'io suonavo questo strumento da ragazzo, usavo ance rigorosamente Vandoren. Alla vista di Gaia che montava le tre parti del suo clarinetto: bocchino, barilotto, i due pezzi superiore e inferiore, la campana, una ridda di ricordi si è affollata alla mia mente, dalla nebbia del tempo la memoria delle tante ore passate studiando sul Metodo Lefèvre si è fatta sempre più nitida, man mano che parlavo con lei. Questo concerto, al di là del rimarchevole valore artistico, la varietà del repertorio e l'interessante geometria variabile in cui si sono esibiti Massimo G. Bianchi, David Feldman e Gaia Gaibazzi, ha avuto il particolare merito di sottoporci le corrispondenze "vocali" tra tre nature strumentali. In effetti, non è assolutamente peregrino ritenere la voce di un "contratenor altus" al pari di uno strumento, e dei più emozionanti e duttili possibili, come, per converso, dotato di una sua precipua "vocalità" è anche il clarinetto, strumento versatile, dal timbro ora vellutato ora penetrante, suadente ma anche grintoso con i suoi affondi dinamici. E il pianoforte?



Pure in questo caso non c'è contraddizione poiché molti pianisti hanno dimostrato che anche uno strumento dalla natura percussiva come questo può riuscire a cantare. Il variegato programma ha proposto degli autori nell'atto di descrivere una realtà d'amore, per una persona o per la natura, che siano raffinati lieder o semplici canzoni di origine popolare. "Seit Ich Ihn Gesehen" è una serie d'istantanee scattate nel momento delle pene d'amore; l'innamorata vede solo l'oggetto della sua passione, cieca a tutto il resto, completamente assorbita da questo sogno a occhi aperti. Doloroso il finale, con la donna che vuole piangere sconsolata nella sua cameretta. L'introduzione si snoda in una narrazione dal fluire regolare e uniforme, attori il pianoforte di Massimo Giuseppe Bianchi e il clarinetto di Gaia Gaibazzi, ubertoso nella sua corposità di suono, amabile in un fraseggio che appare cesellato con estrema cura; poco più avanti ai due strumenti si embricherà in modo del tutto naturale la voce controtenorile di David Felman, compagno di avventure musicale come di vita della clarinettista. Con il solo maestro Bianchi al pianoforte è seguito un brano strumentale, le Cinque Variazioni su "Rule Britannia" WoO 78 di L.v. Beethoven. Si tratta di un ciclo di variazioni su una canzone popolare, composto nel 1803. "Il nostro programma", afferma il pianista, "oggi ci permette di compiere quello che ci è attualmente impedito, cioè viaggiare. Ci porta in diverse terre, tra cui anche l'Inghilterra." In realtà non è proprio musica popolare.



C'è quest'autore, Thomas Arne, che musicò l'omonimo poema composto da James Thomson, e Beethoven scelse il suo motivo perché attratto dalla musica anglosassone, scrisse infatti anche un ciclo di variazioni su "God Save the Queen", celeberrima marcia del Regno Unito e una delle più famose di tutto il mondo. Le Cinque Variazioni rappresentano un compendio della sua genialità, condensata (come succede anche nella WoO 80 e altre) in una composizione tutto sommato breve e foriera di un universo di situazioni differenti. I due temi rimasero evidentemente nella memoria del compositore, visto che dieci anni dopo verranno entrambi utilizzati nella Wellington's Victory, la quale incomincia proprio con il Rule Britannia e termina con God save the King. Bianchi ha l'abilità di navigare con maestria tra i vari frangenti espressivi, esibendosi in un legato sempre morbido ed elegante, in una gestione della dinamica particolarmente ponderata e pure in una notevole brillantezza nell'affrontare le parti più mosse. Molto bello il ribattuto nella ottava, dodicesima e quattordicesima misura dell'esposizione. Travolgente la terza variazione con il suo flusso di rapide terzine di sedicesimi, come "tellurico" è il tappeto di note basse nella quinta: sul suo martellare si stagliano dei violacei lampi di luce alla mano destra, minacciosi e inquietanti, nella tonalità di si minore. La composizione si conclude con una luciferina coda, eseguita dal nostro con un sincero empito virtuosistico che, tuttavia, non perde mai la bussola di una chiara architettura strutturale.



Ritorna il canto con il sublime Auf Flügeln des Gesanges, un lied dal clima decisamente più sereno del precedente, che punta lo sguardo su di un differente punto di vista, quello dell'incanto della natura. Ecco allora che spuntano i campi del Gange, I fiori di loto, le violette ridacchiano e si accarezzano. Una deliziosa cartolina dal sapore bucolico che invita alla pace e alla serenità di un amore soddisfatto. Dal conversare di controtenore e clarinetto scaturisce una rassicurante sensazione di familiarità con il mondo della natura, il suo riflesso sta tutto nel cantato disteso e ricco di nuance, nella simbiosi tra poeta, compositore e interpreti, insieme uniti in un accattivante "trompe-l'oeil". Il volo sulle ali del canto prosegue con un autore di confine tra classicismo e romanticismo, Franz Schubert, non a torto definito il più romantico dei classici e il più classico dei romantici. Il suo Der Hirt auf dem Felsen (Andantino) è un lied per voce, pianoforte e clarinetto composto nell'ultimo anno di vita del compositore, il suo ultimo in assoluto. Di ampio respiro, più che come un lied è stato concepito per essere un'aria da concerto, commissionata ai tempi dalla cantante Anna Milder-Hauptmann per mostrare le sue qualità melodiche e virtuosistiche. Dopo una lunga introduzione del clarinetto, fa il suo ingresso con mirabile eleganza la voce, con la quale lo strumento a fiato sembra entrare in competizione proprio sul piano di un canto nobilissimo e ispirato. Strutturalmente, ci troviamo di fronte a un rondò con due episodi principali. Il trio Bianchi, Feldman, Gaibazzi si esprime in una melodia assorta e di estrema intensità espressiva.



Come un leitmotiv ritorna il tema dell'amore, questa volta declamato nel vasto spazio che intercorre dalla cima più alta alla valle profonda, una voce che ritorna dal basso in forma di eco. Nel lacerante accostamento tra amore e lontananza, sorge nel pastore un profondo struggimento e la perdita della speranza, sentimenti sublimati in un canto di straordinaria purezza melodica. In un percorso retrogrado, dal romanticismo risaliamo al barocco di Henry Purcell con Music for a while, brano d'ispirazione shakespeariana, una sorta di contemplazione in musica e parole. È configurato come "aria col da capo", una particolare forma che ebbe notevole fortuna nei generi dell'opera e dell'oratorio in epoca barocca. Tecnicamente è molto interessante (ma l'espressività va di pari passo con la tecnica) poiché basato su un accompagnamento ascendente ripetuto nel registro basso, creatore di una certa tensione. Ha una rilevanza anche storico/discografica, essendo stato registrato per la prima volta negli anni Quaranta dal primo controtenore moderno, Alfred Deller. L'andamento trascinato, misterioso, quasi ipnotico viene magistralmente messo in risalto dalla pregnante vocalità di David Felman, mentre il pianoforte ha una notevole parte nel ricreare un'atmosfera incantatrice. Un nuovo salto temporale, pur nella continuità di un suggestivo discorso musicale, ci porta innanzi di un paio di secoli con il compositore Paul Ben-Haim e le sue Three songs without words, da cui ascoltiamo la seconda, Ballad e Hachnisini Tachat Knafech. Ben-Haim è un compositore tedesco di origine ebraica, che con questa cultura e il suo folklore ha sempre avuto un forte legame.



A seguito della difficile situazione degli ebrei in Germania, emigrò in Palestina nel 1933, cambiando il suo nome e diventando cittadino israeliano, così ebbe modo d'immergersi completamente nella sua cultura originaria e in un mondo musicale molto diverso da quello europeo. Il volo sulle ali del canto prosegue quindi trasportandoci in atmosfere e culture estremamente distanti tra loro. Lo stesso compositore definì le tre parti di questa piccola Suite come "l'immagine tonale di uno stato d'animo orientale" e spiega che "chiunque abbia bisogno di stimoli aggiuntivi per l'immaginazione può pensare che le melodie a lungo respiro dell'Arioso siano state ispirate dall'atmosfera di una giornata estiva, dal calore spietato nelle brulle colline della Giudea, mentre la Ballata raffigura il monotono balbettio di un narratore orientale; l'ultima canzone è basata su una melodia popolare tradizionale di origine sefardita-ebraica. Una vera perla a cui ho solo dato un'ambientazione ". E aggiunge "uno strumentista che suona i Tre Canti dovrebbe rinunciare a tutte le tendenze di genialità virtuosistica a favore di un'espressione puramente melodica". Nel primo brano eseguito, Ballad, secondo del trittico, l'autore dà indicazioni piuttosto vaghe su quanto vuole rappresentare. "Lascio a voi", dice Gaia Gaibazzi, "la possibilità d'immaginare quello che preferite." Il secondo brano è molto più toccante, originariamente una poesia scritta da Haim Nachman Bialik, letterato di origine ucraina ma trasferitosi nel 1924 in Palestina, nella città di Tel Aviv, considerato uno degli autori classici della letteratura ebraica e universalmente riconosciuto come il poeta nazionale di Israele.



Dai sei Deutsche Lieder Op. 103 di Louis Spohr ascoltiamo Sei still mein Herz, Zwiegesang e Wiegenlied in drei Tönen, tre perle d'intimismo. È ancora il dialogo strumentale che s'intreccia, fondendosi, con la penetrante voce controtenorile di David Felman, a raccontarci ancora dell'eterno tema dell'amore. Nel primo lied si racconta la storia di un amore non corrisposto per una donna, l'illusione di una felicità che s'infrange nello sfondo di una tempesta, evocata con fosche tinte in stile "Sturm und Drang". È l'eterno contrasto tra la natura, indifferente all'uomo, e il suo gelo interiore, cui alla fine si aggiunge anche lo scherno della folla con la sua risata. Di carattere molto più sereno è Zwiegesang, dove l'immagine di una natura fausta e ridente si concilia felicemente con il canto alternato della fanciulla e dell'uccellino, ciascuno con le sue ragioni di gioia. Nell'ultimo, Wiegenlied in drei Tönen, fa il suo ingresso un nuovo personaggio, un bimbo dormiente nella pace di una natura questa volta benevola. Emerge così un canto stupendo, dagli accenti di grande tenerezza nel paragone tra gli occhietti dell'infante e i boccioli di un fiore. Il lied si chiude con l'immagine della mamma che li bacia. Il clarinetto di Gaia Gaibazzi aggiunge calore umano a una linea di canto già di per sé paradisiaca, la sua aderenza allo stile romantico appare di un'incondizionata sincerità. Le Canzoni Tedesche di L. Spohr furono composte su richiesta nel 1837, quando lui era Kapellmeister alla corte di Gotha. Si cambia decisamente registro con le brevi Forlana e Fughetta, dalle cinque deliziose Bagatelles Op. 23 di Gerald Finzi, un compositore inglese non molto conosciuto, nonostante il crescente successo che riscosse tra gli anni 40 e 50 del secolo scorso.



Molto bello e testimone del suo amore per questo strumento è il concerto per clarinetto e orchestra Op. 31 del 1949, probabilmente la sua composizione più amata. Gerald Finzi nacque in una famiglia di origine ebraica ed è forse per questo che la sua opera ha sofferto di un certo oscuramento, a partire dalle vicende della Seconda Guerra Mondiale. Abitante di Londra, ebbe a un certo punto un rifiuto per questa città e si trasferì ad Aldbourne, nelle campagne del Berkshire, dove si dedicò alla composizione e anche alla coltivazione di mele rare. Appassionato bibliofilo, raccolse quasi 3000 volumi di poesia, filosofia o letteratura. L'interesse di Massimo Giuseppe Bianchi per autori e repertori inesplorati non manca quindi di dare i suoi frutti, portando alla luce dei brani che, come questi, brillano per bellezza e finezza di scrittura. Chapeau! Il concerto termina con le Three Folk Songs Op. 19 di John McCabe, pianista e compositore britannico scomparso nel 2015. Johnny has gone for a soldier era una canzone popolare durante la guerra rivoluzionaria americana, chiamata anche "Buttermilk Hilland", con tutta probabilità un adattamento americano della melodia irlandese "Shule Aroon" del XVII secolo. Hush-a-ba, Birde, croon, croon è una simpatica ninna nanna scozzese, mentre John Peel (Do you know John Peel?) è una famosa canzone di caccia del Cumberland. Fu scritta intorno al 1824 da John Woodcock Graves per celebrare il suo amico John Peel, cacciatore di volpi inglese del Lake District. Pare che la melodia sia un "contrafactum" della popolare ballata folk "Bonnie Annie".



Alla fine riceviamo un graditissimo bis, la canzone Because, dove il pianista piemontese ha modo di esprimere la sua notevole vena improvvisativa. Cosa rimane in noi dopo questo viaggio sulle ali del canto? Uno scorrere le pagine della nostra vita o la scoperta di uno scenario mai incontrato prima? Entrambe le cose poiché soddisfa la voglia di nuovi orizzonti e, insieme, permette di denudare la nostra anima riconciliandoci con le sue più profonde radici. Credo nel valore catartico della musica, nella sua capacità di staccarci dal suolo per poter vedere noi stessi in un'altra dimensione, da spettatori e non più da protagonisti. E per il fatto che in quest'ora e mezza di musica il calore da cui sono stato avvolto mi ha fatto completamente dimenticare le ambasce, le lacerazioni della vita, questi tre sopraffini musicisti meritano tutto il mio rispetto e anche, consentitemelo, il mio più sincero affetto.




Alfredo Di Pietro

Ottobre 2020


 Stampa   
Copyright (c) 2000-2006   Condizioni d'Uso  Dichiarazione per la Privacy
DotNetNuke® is copyright 2002-2024 by DotNetNuke Corporation