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 Milano Hi-Fidelity 2014 - Intervista a Stefano Zaini Riduci

INTERVISTA A STEFANO ZAINI

 

Alfredo Di Pietro: Stefano, partiamo subito con una domanda "piccante": dopo l'exitus del Top Audio/Video, il Milano Hi-Fidelity è destinato a diventare sempre più manifestazione di punta della scena audio nazionale?

Stefano Zaini: Noi, come puoi vedere, ogni volta riempiamo gli spazi sia espositivi statici che sale suonanti. Quest'anno avevamo l'opportunità di far partecipare qualche ditta in più però avevamo esaurito le aree a disposizione e, piuttosto che usufruire del piano superiore per poi renderlo mezzo vuoto, abbiamo preferito rimanere fedeli al nostro standard. Vale la regola del "chi primo arriva, meglio alloggia" insomma. Nel 2014 siamo arrivati alla ventinovesima edizione, con il tempo abbiamo assistito al fenomeno per cui molti si sono improvvisati organizzatori di rassegne. Va benissimo, c'è il libero mercato e ognuno può realizzare ciò che desidera ma c'è un distinguo da fare: gli altri quando pubblicizzano le loro rassegne parlano di grande successo, seppur con partecipazioni che rasentano i 20 espositori, battezzano la loro mostra come la migliore di tutte. Noi nelle nostre rassegne abbiamo da sempre uno standard di presenze dai 45 ai 65 espositori, ma ci limitiamo a dire che, grazie alla buona riuscita della precedente edizione, proponiamo la nuova, evitando però autoincensamenti.

Oggi discorrevo con un venditore di LP, secondo lui in questa edizione c'è stata una maggior affluenza di pubblico rispetto alla manifestazione di marzo, dove tra l'altro gli espositori che vendevano al minuto erano stati più soddisfatti che a novembre, occasione in cui partecipava anche la miglior rassegna italiana di chitarre. "Mai più con le chitarre" hanno detto, manifestando il desiderio di una kermesse orientata soltanto all'Hi Fi e dischi. Qualcuno auspica un ritorno del SIM, mostra che ai tempi si basava sul binomio Alta Fedeltà/Strumenti Musicali. Allora chi suonava uno strumento poteva disporre di due soli standard di riproduzione: il vinile e le Compact Cassette, gioco forza chi voleva ascoltare musica andava a visitare il settore Hi Fi. Abbiamo notato che quando è stata organizzata la rassegna includendo "Second Hand Guitar", che è la manifestazione più importante d'Italia, il tipo di pubblico presente reputava il CD Audio già "preistoria", rivolgendosi prevalentemente al PC-Musica Liquida.

Ma veniamo al nocciolo della domanda... se il Milano Hi Fidelity sia destinato a diventare manifestazione di punta non si sa, oggi Zaini c'è, ma domani? La realtà è molto dura, a maggio ha chiuso un negozio storico milanese, ci lavorava un operatore ultracapace che lamentava la situazione attualmente creatasi nel mercato. Oggi ci sono distributori che vendono direttamente al pubblico al 50% del prezzo di listino, questo penalizza grandemente il negoziante. Ovvio che il vuoto lasciato dal Top Audio/Video debba essere in qualche modo colmato e noi ce la mettiamo tutta per farlo con il nostro standard.

ADP: E' già possibile tirare delle somme sull'odierna kermesse milanese? In cosa ti ha soddisfatto e in cosa no, a parte il successo conseguito con il numero di aziende partecipanti e la folla di visitatori?

SZ: A livello di ambiente, pubblico e ditte non ho di che lamentarmi, l'unica cosa è che noi come organizzazione dobbiamo sempre un po' tribolare con le maestranze dell'Hotel per gli aspetti logistici. Spesso si sente dire sui forum che il prezzo dei panini è eccessivo e cose del genere, noi rimaniamo su certi propositi, ma se poi in realtà ci troviamo di fronte qualcos'altro (d'insormontabile) non è colpa nostra. L'importante è in fin dei conti che i visitatori siano soddisfatti della manifestazione audio.

ADP: Abbiamo parlato in una precedente intervista della situazione dell'Alta Fedeltà mondiale a confronto con quella italiana, sei convinto che le due realtà siano ancora fortemente distanti o credi che si stia verificando un certo riequilibrio?

SZ: Purtroppo sono ancora distantissime. Noi della TSOTV notiamo che, al momento di vendere un oggetto usato, è più facile piazzarlo all'estero che qui da noi. In Italia riusciamo a vendere qualcosa in occasione delle nostre rassegne, dove abbiamo sempre una sala dedicata alla vendita dell'usato, ma se il mezzo è Ebay, la massima parte degli oggetti in vendita va al di fuori del nostro paese. Sto parlando di materiale usato che ritiriamo quando il cliente acquista da noi il nuovo, ma il discorso non cambia se applicato al mercato in generale, anche riferito al nuovo e infatti c'è un famoso distributore del settore che ad oggi ha venduto più di 6.500 oggetti tramite il suo negozio Ebay, e queste sono 6.500 vendite che non hanno effettuato i negozi del settore! Noi ci compariamo con operatori del settore che hanno la fortuna di avere un distributore estero, grazie a questo loro riescono a sopravvivere, non ce la farebbero se si basassero sulle sole vendite in Italia. La differenza tra il mercato estero e l'italiano è davvero abissale per via anche della crisi nazionale, che ci porta oggi a essere oggi il fanalino di coda dell'Europa.

ADP: Nel nostro paese la salute del mercato audio non si può certo definire buona, siamo in presenza di un malato terminale oppure di un convalescente che, dopo la malattia, si sta lentamente riprendendo? Vedi il contributo dei forum e delle riviste audio come una possibile terapia oppure come realtà mediatiche in cui prevalgono gli effetti "collaterali"?

SZ: Ogni hobby ha il suo periodo storico-tecnologico, nel campo della fotografia la pellicola è morta ed è subentrato il digitale provocando l'inesorabile chiusura di molti negozi del settore. Tutte quelle aziende che costruivano macchine fotografiche analogiche hanno dovuto chiudere, senza se e senza ma, analogamente ai produttori di pellicole. Ai tempi io ero fotografo di moda, disponevo di un mio studio, avevo degli amici che gestivano negozi di fotografia che tuttora posseggono, ma oggi al posto dell'ingranditore o del minilab hanno il loro bravo PC dove il cliente porta la sua chiavetta USB con le immagini da stampare. Più che altro vendono occhiali, ma macchine fotografiche niente: è inutile averle in negozio consci di non poter competere con Mediaworld. Lì la scelta di marchi e modelli è molto maggiore, ovvio che il cliente la preferisca al negozio.

Situazione forum. Ho notato, anche parlando con operatori del settore, che ormai l'audiofilo passa più tempo a scrivere sui forum che ad ascoltare musica. A volte leggo messaggi che preconizzano il ritorno del SIM, del Top Audio/Video, chi scrive evidentemente non è consapevole che quest'ultimo lo possiamo dare tranquillamente per defunto, in quanto l'organizzazione che lo curava si è estinta. Io insieme ad altri operatori allora diciamo tutti in coro: "ridateci gli audiofili di una volta!", persone che si dedicavano all'ascolto della "vera" musica non distratti dall'effetto valanga del web.

Se io nella mia sala faccio suonare della musica classica scappano tutti, ma allora che audiofili abbiamo? Audioreview qualche anno fa ha chiuso il suo forum perché ha capito che danneggiava sia loro che l'ambiente audiofilo. Altra cosa: uno scrive nella stragrande maggioranza dei casi da anonimo, nascondendosi dietro un nick, non si sa chi è, cosa fa, per me non è una cosa seria. Agli appassionati piace l'idea che ci siano dei luoghi telematici dove parlare del proprio hobby? Benissimo, ma la realtà nostrana ci offre un quadro sconfortante, dove impera la litigiosità e la polemica a ogni costo. Anche in questo campo riemerge la diversità con altri paesi: nei forum d'oltralpe il clima è colloquiale, disteso, si può imparare realmente qualcosa. In Italia le scazzottate via Web hanno prodotto anche qualche esito legale, tipo querele.

ADP: Cosa di più e di meglio può fare il mondo dell'informazione che ruota intorno all'Hi Fi per aiutare il cliente a spendere al meglio il proprio budget, per avvicinare i giovani a questa bellissima passione e per aiutare a focalizzare il vero valore di un oggetto? Secondo te è forse un mondo che ha bisogno di riconsiderare il suo "modus operandi?

SZ: Il problema è avvicinare il giovane alla passione per l'alta fedeltà, parliamo di un individuo di 16-20 anni, amante della musica, che prima di un eventuale approccio all'Hi Fi s'interessa allo studio di uno strumento musicale. Oggi in Italia non c'è più la formazione musicale che esisteva una volta, la situazione odierna è penalizzante, denunciata con forza da grandi personalità del mondo della musica. Il nostro hobby è fortemente legato proprio alla cultura musicale, se questa va a morire, di conseguenza tenderà a estinguersi anche l'amore per i mezzi di riproduzione. Questo desolante scenario è sotto gli occhi di tutti e non riguarda soltanto musica e alta fedeltà, ma la cultura in generale nel nostro paese. Nella "ricca" Milano, per esempio, ha chiuso il Teatro Smeraldo ed è stato aperto il negozio di alimenti Eatitaly. Una "non cultura" che da i suoi "frutti" anche constatando, nel camminare per le strade di un centro storico, d'imbattersi in una chiazza di catrame messa al posto di due trapezi di selciato. Fortuna per i giovani che non c'è solo l'Hi Fi ma esistono ancora i negozi di strumenti musicali, da lì poi scaturisce l'eventualità a interessarsi di Hi Fi come passaggio successivo, senza spendere chissà cosa grazie alle moderne tecnologie (tipo la classe D per le amplificazioni). Vedo perciò difficile che un giovane possa pervenire direttamente al mondo dell'Hi Fi, senza passaggi intermedi, e che possa frequentare le mostre di settore privo della spinta di queste motivazioni.

ADP: Mi sembra che in Alta Fedeltà si sia un po’ persa la bussola, cioè la capacità di aderire a dei corretti parametri di valutazione per l'allestimento di un impianto "fedele". Non hai la sensazione che a volte l'audiofilo si avviti in ragionamenti che poco hanno a che vedere con la realtà dei suoni e delle registrazioni? La frequentazione dei concerti dal vivo può essere un buon antidoto, a tuo parere, contro certe stravaganze "audiophile"?

SZ: Un certo tipo di audiofilo, oltre che passare più tempo sui forum che ad ascoltare la musica, non va neanche a sentire i concerti dal vivo, soprattutto i concerti di musica classica. Io e mia moglie spesso ci andiamo ma abbiamo notato, parlando con altre persone, che di audiofili non ce n'è nemmeno l'ombra. Il frequentatore tipo dei concerti è una persona che assiste a esibizioni musicali di jazz acustico, musica classica e che a casa ha un impianto normalissimo, nel quale ha investito al massimo mille euro, magari acquistato a Mediaworld. A lui piace soprattutto sentire l'emozione di un concerto dal vivo. E' innegabile che se si vuole avere una percezione precisa del comportamento di uno strumento o ensemble per poi effettuare un confronto sul proprio impianto, bisogna necessariamente "tarare" l'orecchio frequentando i concerti, e non una volta ogni tanto. Io stesso ho portato tre volte il mio organo Hammond elettrofonico del '70 alle rassegne di nostra organizzazione, nell'ambito delle quali ho organizzato dei concerti anche molto particolari, con voci jazz e liriche. Chi per la prima volta lo ha ascoltato mi è venuto poi a dire: "e adesso il nostro impianto lo buttiamo?".

Ho sempre dato spazio alla musica suonata "live", oltre che riprodotta. L'ascolto dei concerti non serve solo al recensore per poter stendere delle note d'ascolto credibili ma anche a noi progettisti che studiamo per costruire delle elettroniche di un certo pregio qualitativo. Tra la produzione industriale e artigianale esiste un divario che può essere riportato paro paro, per esempio, al mondo degli strumenti musicali. Se ci capita di visitare una fiera come Second Hand Guitar, troviamo tanti artigiani produttori di chitarre presso i quali gli appassionati si fermano più volentieri che negli stand delle solite Fender e Gibson. Queste possiamo vederle facilmente nei negozi, ma se si desidera la chitarra bella, da concerto, bisogna andare da un liutaio.
Non a caso al Milano Hi Fidelity 2014 c'è il duo jazz di Paolo Anessi e Simona Grasso, chitarra e voce, che fa uso di chitarre semiacustiche costruite da un liutaio, altro che i soliti marchi!

ADP: Oggi assistiamo a un fenomeno per cui una fetta crescente di appassionati rivolge le sue attenzioni al mondo del professionale. I motivi addotti sono la garanzia di affidabilità, sostanziale correttezza riproduttiva e onestà di prezzi che un'apparecchiatura professionale può garantire al cliente. Prova ne è che la tua manifestazione si è lasciata "contaminare" da un'azienda come la Midiware. Qual è il tuo giudizio su questo trend di mercato?

SZ: E' indubbio che il settore professionale oggi produca dei diffusori che hanno poco o nulla da invidiare ai cosiddetti prodotti "audiophile". Sono oggetti dotati di un rapporto qualità/prezzo certamente favorevole e rappresentano un valido esempio di osmosi tra due ambiti diversi. Per dirla in soldoni, un settore aiuta l'altro. I professionisti che sono dietro un mixer non si fanno condizionare dalla pubblicità, dalla prova audiofila, ma ascoltano andando al sodo. Naturalmente anche per i prodotti "Pro" vale la regola: maggior qualità/maggior prezzo e sarebbe strano se così non fosse, ma siamo distanti dai prezzi esorbitanti di alcuni prodotti destinati alla home Hi Fi di lusso. Il mondo professionale è incentrato su veri e propri strumenti di lavoro, dedicati ai professionisti, che devono quindi soddisfare dei requisiti, oltre che di correttezza riproduttiva, di affidabilità, robustezza e durata nel tempo, tutte doti che a ben vedere non cozzano affatto con la riproduzione domestica di qualità.

ADP: Cosa bolle in pentola alla The Sound Of The Valve?

SZ: La vera novità è l'amplificatore finale di potenza Magnificent GM70 Reference che suonava l'anno scorso, sempre con le Tubular Bells Model Three. Dal punto di vista delle fiere il Top Audio/Video non esiste più ed è tempo per noi di pensare a qualcos'altro, sono gli operatori che ce lo chiedono. A Milano facciamo due rassegne, una a Roma, ma riceviamo anche parecchie proposte in nuove sedi. Stiamo ascoltando tutti gli operatori, poi valuteremo per il futuro. La politica della mia azienda è chiara, rivolta a un certo tipo di produzione. Qualsiasi ditta in questo campo è artigiana, anche in ambito mondiale, noi siamo dei piccoli artigiani e vogliamo fare delle cose molto particolari, direi esclusive come l'amplificatore finale presente in sala.

Stiamo parlando del Magnificent 833 Reference, con i suoi 150 Watt per canale il più potente monotriodo del mondo. Grazie a questo siamo riusciti a sonorizzare una sala di 108 metri quadri. La nostra clientela è gioco forza piccola e molto selezionata, qualsiasi nostro prodotto è rivolto a una "elite" di estimatori che cercano un oggetto d'artigianato di alto livello. Dal primo anno di attività abbiamo capito in quale direzione sarebbe andato il futuro, individuato un tipo di vendita diretta che ci ha premiato in passato e tutt'ora continua a farlo.

Ringrazio Stefano Zaini per l'intervista concessami!


Alfredo Di Pietro

Segue alla prima parte del report...


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