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 Amiata Piano Festival 2017 - Introduzione Riduci


 

 

Non è semplice per me condensare in uno scritto la girandola di emozioni che mi assale nel parlare di questa tredicesima edizione dell'Amiata Piano Festival. Per il terzo anno consecutivo mi piace fare una "full immersion" nella bellissima natura della Maremma grossetana, scongiurando per ora l'effetto nostalgia con l'aspettativa di un ritorno a luglio e agosto per le tranche di Euterpe e Dionisus. Non sono purtroppo riuscito a esserci all'Anteprima, come non potrò presenziare ai due concerti natalizi, ma passare da una sola tranche, Baccus nel 2015 e 2016, a tutte e tre le estive lo ritengo certamente un importante passo in avanti per la mia attività di reporter. Volendo usare un termine mutuato dal gioco del bridge, utilizzato anche nel tennis, questo per me è l'anno del "grande slam". Il mio percorso di spettatore del Festival, forse un po' particolare a causa della smania che ho di lasciare testimonianza delle mie esperienze, coincide con una data importante, quella che segna l'entrata in campo del Forum Fondazione Bertarelli, splendida opera architettonica della quale in più occasioni ho avuto modo di parlare. Però, in questo torrido inizio d'estate menzionare lo splendido auditorium è particolarmente doveroso, visto l'importante riconoscimento che ha ricevuto. Si era notato, nella giornata di venerdì 23 giugno, il vuoto creatosi in prima fila per l'assenza di Claudio e Maria Tipa, ma l'enigma della momentanea defezione è stato presto svelato da Vittorio Introcaso. Con emozione ha letto un comunicato stampa in cui si annunciava che il Forum, nello stesso giorno, aveva vinto il Premio Internazionale "Dedalo Minosse" alla Committenza di Architettura, conferito nella cornice del Teatro Olimpico di Vicenza.

 



"È un premio unico al mondo, in cui la figura del committente, spesso trascurata quando si parla di architettura, viene riconosciuta come fondamentale e strategica nel processo costruttivo. Aperta ai committenti pubblici e privati di tutto il mondo, la manifestazione seleziona e propone architetture realizzate, segno visibile di un rimarchevole evento contemporaneo, dove risalta il contributo alla qualità che nasce dalla collaborazione tra architetto e committente". Nello stesso momento in cui il comunicato veniva dato al pubblico, avveniva la premiazione alla Fondazione Bertarelli, nelle persone della presidente Maria Iris Bertarelli e del vicepresidente Claudio Tipa. L'Amiata Piano Festival prosegue quindi in un preclaro percorso, anche extra-musicale, una strada battuta sin dall'inizio che consiste nel privilegiare sempre e comunque la qualità della musica proposta, con una grande attenzione alle diversità culturali e a quella varietà di stili musicali che vuole essere il suo inconfondibile biglietto da visita. Negli anni molte cose sono cambiate, in senso evolutivo, ma suoi inamovibili punti fermi sono rimasti il godimento della buona musica, insieme alla valorizzazione di un territorio unico per la sua bellezza, soprattutto non contaminato da elementi distanti da una pura naturalità. È questo l'irrinunciabile dettame, scaturigine dell'Amiata Piano Festival, il cui "incipit" ufficiale si consuma nel lontano 2005 in una piccola sala di Castel del Piano. Location in seguito trasferita nella Sala Musica del Podere San Giuseppe, nella Cantina di ColleMassari e, dal 2015, nel Forum Fondazione Bertarelli.

 



Ben si comprende come un progetto così ambizioso abbia bisogno di risorse, per'altro non indifferenti, che soltanto un mecenatismo illuminato può assicurare. Tutto questo trova sintesi artistica nell'uscita del primo CD dedicato alla manifestazione, registrato dal vivo il 27 agosto 2015 al Forum Fondazione Bertarelli, il bellissimo "Franz Joseph Haydn Concertos - Maurizio Baglini • Silvia Chiesa • Guido Rimonda. Camerata Ducale". I molteplici elementi che formano il substrato tecnico e umano del Festival sono riassumibili nell'alto concetto di "intrattenimento", dove natura, enogastronomia e musica si sono date appuntamento fondendosi in un "unicum" straordinariamente armonico. E quando si offre un qualcosa di così importante, la risposta del pubblico non può mancare, anche se la location non è proprio facilissima da raggiungere, una calorosa partecipazione che anche quest'anno non è assolutamente mancata, anche se partita un po' in sordina. La sala si è progressivamente riempita dal giovedì alla domenica in un bel crescendo di presenze, tra i partecipanti si sentiva parlare tedesco, inglese e francese, a riprova della suo respiro internazionale e l'allargamento dell'uditorio a un pubblico di ogni età e provenienza geografica. Oggi la sua identità è perfettamente riconoscibile in un Festival che si articola fra maggio e dicembre in quattordici appuntamenti, sotto l'illuminata direzione artistica di Maurizio Baglini e la responsabilità di produzione della violoncellista Silvia Chiesa, artista residente.

 



Baglini afferma che "pochi per ora sono i concerti fatti nel nuovo auditorium, contro i moltissimi dati nelle precedenti sedi", ma è un "lack" che verrà inesorabilmente colmato con il tempo, visto che tutti augurano lunga vita all'Amiata Piano Festival. Orgogliosamente si annuncia una presenza importante, l'Orchestra della Toscana, icona sinfonica della bella regione, una compagine fra le più blasonate non solo a livello italiano ma anche internazionale. Tanti sono i motivi del suo prestigio, per esempio l'excursus dei direttori musicali che ha avuto, l'importanza di nomi come Luciano Berio, Myung-Whun Chung, Rafael Frübech De Burgos, Gianandrea Gavazzeni, Gianluigi Gelmetti e tanti altri sono lì a testimoniarlo. La prima tranche di Baccus la vede all'opera sotto la direzione di Daniele Rustioni in un repertorio neoclassico. Non meno interessante la seconda serata del 23 giugno, dedicata a una "strana coppia", quella formata da un eccellente cornista come Alessio Allegrini e un ensemble di provetti percussionisti, i "Tetraktis", in un programma quanto mai variegato. Spazio al repertorio cameristico sabato 24 giugno con l'anagraficamente giovane Quartetto Noûs. Noûs è un termine greco che significa mente e davvero questi quattro valenti strumentisti suonano con un'incredibile intesa, come un sol interprete. Impreziosisce la serata la presenza di due affermatissimi artisti come il pianista Andrea Lucchesini e la violinista Sonig Tchakerian, alle prese con Claude Debussy ed Ernest Chausson.

 



All'insegna della forbitezza si preannuncia la serata conclusiva di Baccus, "Omaggio a Paganini", un repertorio "leggero" ma dotato di un irresistibile "appeal", intrigante e ammiccante come pochi. L'elemento ludico cresce sino a culminare nel divertimento puro del Fandango spagnolo "alla maniera di Niccolò Paganini" del compositore Roberto Molinelli. Qualche novità la troverete anche nel mio report. A differenza dei due scorsi anni, non mi è stato permesso di fare fotografie all'interno dell'auditorium durante i concerti, le foto che vedrete mi sono state perciò gentilmente concesse dall'Ufficio Stampa dell'Amiata Piano Festival, fatte dall'ottimo fotografo ufficiale Carlo Bonazza. Un po' mi è spiaciuto non poter fare gli scatti che avrei desiderato ma, guardando il lato positivo della cosa, ho potuto godermi la musica senza distrazioni. Le foto di Bonazza poi sono bellissime, fatte con una fotocamera egregia come la Canon EOS 6D, più performante della mia Panasonic DMC-FZ28 soprattutto in condizioni di luce scarsa. Largo spazio alle foto quindi in questa introduzione, in massima parte queste fatte da me perché riguardanti gli esterni.

 



Immergiamoci allora senza remore in questo mondo di natura, suoni e sapori!

 




Alfredo Di Pietro

Giugno 2017

 

Segue alla Prima Parte...


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