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venerdì 29 marzo 2024 ..:: Wilson Audio & dCS - Seconda Parte ::..   Login
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 Calco 24/09/2016 - Evento Wilson Audio & dCS - Seconda Parte Riduci

 

 

SALA WILSON YVETTE

Diffusori: Wilson Audio Yvette
Preamplificatore: Dan D'Agostino Momentum Preamplifier
Amplificatori Finali Monofonici: Dan D'Agostino Momentum Monoblock 300 W
Sorgente a due telai: dCS Rossini Player, dCS Rossini Master Clock
Cavi di potenza: Transparent Audio Reference XL Speaker Cable
Cavi di segnale: XLR Transparent Audio Reference XL Balanced
Cavi di alimentazione: Shunyata Tron Alpha Digital, Shunyata Tron Sigma Analog, Shunyata Tron Sigma HC, Shunyata Tron Sigma Digital
Multipresa: Shunyata Venom EU7


WILSON AUDIO YVETTE
A CUORE APERTO



SPECIFICHE TECNICHE

Tipo di mobile per il woofer: con porta posteriore
Tipo di mobile per il midrange: con apertura posteriore
Tipo di mobile per il tweeter: chiuso
Woofer: Un 10" (25,4 cm) in polpa di carta
Midrange: Un 7" (17,78 cm)
Tweeter: Un 1" (2,54 cm) con cupola in seta
Sensibilità: 86 dB/1 Watt/1 metro a 1 kHz
Impedenza nominale: 4 Ohm / minima 2,94 Ohm a 90 Hz
Minima potenza di amplificazione: 50 Watt per canale
Risposta in frequenza: 20 Hz – 25 kHz +/- 3 dB Room Average Response (RAR)
Dimensioni: Altezza 104,14 cm - Larghezza 33,66 cm - Profondità 50,92 cm
Peso (cadauno): 79,38 kg
Peso approssimativo con imballo: 233,60 kg

Il secondo protagonista di questa memorabile demo è l'Yvette, la sua costituzione fisica ed estetica generali richiamano altri due diffusori Wilson: il Sasha Serie 2 e, per alcuni elementi, il Sabrina. Prerogativa di gran parte delle aziende serie è non trascurare i modelli "minori", implementando pure in questi tutte le acquisizioni tecnologiche conquistate grazie alla continua ricerca. I materiali utilizzati per cabinet e baffle innanzitutto, individuati e affinati grazie alle capacità d'indagine della vibrometria laser, sono tra i migliori possibili. Il risultato è l'abbattimento sostanziale delle risonanze, che anche nell'Yvette risultano estremamente basse; parimenti, è molto curata la risposta nel dominio del tempo. Il mobile è costituito principalmente dai due materiali compositi, sviluppati in proprio, per cui la Wilson è giustamente famosa nel mondo: la terza generazione di X-Material, composto estremamente smorzato e inerte e l'S-Material, per delle straordinarie prestazioni in gamma media. Ed è proprio in S-Material il baffle del midrange, dal piano angolato (come avviene anche per il tweeter), allo scopo di ottimizzare il suo rapporto temporale con il woofer sottostante e il tweeter sovrastante. Gli ingegneri della Wilson Audio hanno progettato un nuovo sistema di ventilazione per il cabinet del medio, simile a quello che si trova nel top di gamma Alexandria XLF, Alexx, Alexia, e Sasha Serie 2. Il pannellino sul quale è montato il tweeter è costruito in X-Material, anch'esso ottimizzato per le prestazioni nel dominio del tempo e la dispersione mentre quello del woofer, ancora in X-Material, è posizionato in modo ottimale in array verticale.

Come accade nel Sabrina e l'Alexx, quest'ultimo è leggermente inclinato all'indietro verso il midrange per una migliore precisione di dispersione del range medio basso e un più favorevole allineamento temporale tra woofer e midrange. La sezione inferiore del mobile, al di sotto del woofer, cambia nuovamente angolazione diventando perfettamente perpendicolare al piano d'appoggio. L'innovativo ed esclusivo "Resistor Tuning System" è alloggiato in una camera isolata sulla parte posteriore del cabinet, a questa si può accedere attraverso una comoda copertura sul retro del diffusore. L'Yvette impiega la versione MK III del Convergent Synergy Tweeter, che equipaggia anche il Sasha Series 2 e l’Alexx. L'MK III raccoglie il frutto degli impegnativi studi condotti sulle diffrazioni provocate dall'onda posteriore e le caratteristiche delle camere di risonanza nella zona degli "ultra-bassi". Inutile dire che si accoppia perfettamente con il midrange proprietario, che è la stessa unità presente nell’Alexandria XLF. Dopo lunghi test, la Wilson non si è dichiarata soddisfatta della resa timbrica delle cupole in berillio e diamante, decretando la superiorità del Convergent Synergy Tweeter con cupola in seta nei parametri della musicalità, naturale risoluzione e coerenza. Pare proprio che non ci sia nulla di più valido del nobile tessuto...

Il woofer da dieci pollici scelto per l’Yvette era uno dei due originariamente sviluppati per l'Alexia, parente stretto del dieci pollici dell'Alexx. Secondo le dichiarazioni della Wilson (non facciamo fatica a crederlo dopo l'ascolto), questa nuova serie di woofer è in parte responsabile dell'eccellente comportamento nel contrasto dinamico, impatto, velocità e musicalità. Non è possibile sull'Yvette la regolazione nel dominio del tempo come avviene nei più grandi sistemi modulari. Una buona coerenza è comunque assicurata dall'unica enclosure, grazie alla diversa inclinazione reciproca dei pannelli.

È sempre compito ingrato per un osservatore soppesare un oggetto che si affaccia per la prima volta sul mercato. Molto più facile esprimere le proprie opinioni su uno che sia già conosciuto e magari ascoltato in diversi contesti. L'esperienza insegna come un qualsivoglia dispositivo dedicato alla riproduzione audio che abbia bisogno di altri elementi per suonare, escludiamo quindi gli "All in One" (ma che lo siano per davvero, dall'inizio alla fine) varierà le sue prestazioni in base a ciò che è posto a monte e a valle, nel nostro a caso a monte, visto che il diffusore è l'elemento ultimo di ogni impianto. Poi c'è la grande incognita dell'acustica ambientale, la quale sovente è in grado di condizionare la resa ancor più degli interfacciamenti elettro-acustici. Ma non è questa la sede per intavolare un discorso così complesso, per chi mi legge ho solo voluto esternare qualche piccola considerazione utile alla comprensione di quanto sia difficile estrarre l'autentico succo sonoro di un oggetto già noto, ancor di più quando la valutazione dev'essere fatta su un primo ascolto assoluto. Ma si, facciamoci del male sino in fondo e a queste problematiche ne aggiungiamo un'altra: l'ascolto a brevissima distanza di tempo di una catena dalla qualità stratosferica, un Hi End che più Hi End di così non si può. Mi riferisco ovviamente alla Sala Wilson Alexx. Va da sé che dopo essersi immersi nella fantascienza di un suono incredibilmente vicino al reale, registrazione permettendo, ogni altro impianto darà l'impressione di essere in qualche modo deficitario.

Fare una critica negativa sulla base di questo è profondamente ingiusto perché, se poi andiamo a guardare i costi, ci accorgeremo che il primo impianto costa ben più del secondo e gli oggetti presenti (dCS e Wilson) occupano posizioni diverse nella gerarchia qualitativa delle rispettive aziende. Attenzione, non sto qui a fare i conti della serva, ma semplicemente a rimarcare il valore aggiunto di un'incessante ricerca fatta per massimizzare le prestazioni, nulla a che fare con furbesche operazioni di marketing ma un qualcosa di raggiungibile soltanto a costo di duro lavoro e grandi risorse economiche (la ricerca costa...). E qui di sostanza, signori miei, ce n'è veramente tanta, come si può capire ascoltando le spiegazioni elargite da Raveen Bawa e Peter McGrath. Ecco allora che dovremo valutare le Yvette in base al loro prezzo, alla loro configurazione, ai materiali impiegati e allo sforzo sostenuto dal laboratorio di ricerca Wilson per colpire un certo risultato. Inoltre, tenendo conto degli altri elementi della catena e i probabili influssi che hanno sul risultato finale. Solo così è possibile una valutazione obiettiva ed equanime. Fatte queste premesse, con ancora nelle orecchie il suono della Sala Alexx, mi siedo sul comodo divano della Sala Yvette. Solo due parole da parte mia sul suo suono: l'impianto si è destreggiato con un eclettismo invidiabile tra diverse formazioni strumentali, dedicato agli insaziabili onnivori di musica che non sono disposti a rinunciare a una grande coerenza e omogeneità di comportamento timbrico.

L'amalgama non potrebbe essere migliore, nessun riconoscibile scalino nel passaggio di testimone tra i driver. Dal punto di vista del bilanciamento tonale, ho ascoltato un suono particolarmente "medioso", con una netta propensione alla filosofia "Monitor". Resa da prima o seconda fila, grande presenza di strumenti e voci, corporeità assoluta sussidiata da una gamma bassa eccezionalmente buona: estesa, smorzata, dinamica, mai in difficoltà sulle terribili bordate sonore della grande orchestra sinfonica. Il comparto medio-alto? Decisamente buono anche se, personalmente, avrei preferito un "cicinin" di apertura e aria in più sugli acuti... L'ambiente è particolarmente accogliente e ho il piacere di ritrovare l'amico Marco Cicogna in veste di Cicerone, abilissimo conduttore di squisite degustazioni musicali. Marco è una figura di rilievo nel settore della musica e della riproduzione audio. Redattore di lungo corso della rivista Audioreview, critico musicale, esperto recensore di diffusori e instancabile ricercatore di novità discografiche, in tutti i formati possibili e immaginabili. Mi piace qui pubblicare alcune sue riflessioni. Le trovo illuminanti circa il giusto modo di approcciarsi alla valutazione di un sistema d’altoparlanti, in particolare sull'individuazione di quel software musicale in grado di rivelare la vera qualità. Cosa c'è di meglio del repertorio sinfonico, con la sua estrema varietà timbrica e dinamica, per mettere alla corda un impianto e sondarne a 360° le possibilità, comprese le eventuali "defaillance"?


BREVI NOTE DISCOGRAFICHE DI MARCO CICOGNA PER L'EVENTO WILSON AUDIO & DCS


Alla base di un gustoso buffet sonoro ci sono gli ingredienti musicali, ovvero una selezione di pezzi strumentali che negli anni ha accompagnato le mie prove e verifiche, pubbliche o private. Dati gli ingredienti, il risultato finale dipende però dalla mano dello chef, in questo caso l'impianto di riproduzione, l'interprete che deve rendere fruibile il contenuto del disco in modo corretto, completo e possibilmente coinvolgente. Sistemi autenticamente High-End come quelli presentati a Calco lo scorso sabato offrono l'occasione di una presentazione davvero “ad alta dinamica” che può includere senza imbarazzi anche l'impegnativo repertorio orchestrale. Abbiamo ascoltato chicche che raramente vi farebbero apprezzare in una dimostrazione pubblica. Anche Peter McGrath, dimostratore ufficiale di casa Wilson Audio e fine musicofilo ha partecipato attivamente alle dimostrazioni con un programma davvero ricco. Ancora più interessante per il fatto di avere utilizzato materiale sonoro di fatto inedito, frutto della sua feconda attività di sound engineer. Il mio programma, senza la pretesa di voler fare un corso di storia della musica, si è articolato in una serie di passaggi strumentali che esprimono diverse combinazioni timbriche attingendo al vasto panorama della produzione discografica corrente. Non amo i dischi speciali. Pochi strumenti solisti, piccoli gruppi strumentali, orchestra, sezioni orchestrali in evidenza sino ad arrivare alle parti più dinamicamente e timbricamente impegnative tratte dalle grandi strutture sinfoniche.

Se ancora non eravate abituati ad ascoltare a livello praticamente reale il finale della “Sagra della Primavera” o l’attacco sugli ottoni e timpani da “Urano” (Holst, Pianeti) o la possente pedaliera dell’ormai famoso CD Telarc con l’organo della cattedrale di St. John the Divine a New York, questa è stata l'occasione giusta. Mi piace poter affrontare insieme agli appassionati temi come quello del corretto volume d’ascolto, la “giusta” dinamica di un’orchestra, il colore e il timbro nella resa degli strumenti, la differenza tra le diverse incisioni ed etichette. Il significato di “dinamica orchestrale” ha buon gioco attraverso l’ascolto guidato di alcuni “bocconi” estrapolati dalla Seconda sinfonia di Mahler, partitura tra le più possenti del repertorio. La presenza di un lettore CD/SACD come il dCS ci ha fatto riscoprire il piacere della resa sonora di alcuni tra i migliori titoli in SACD pubblicati negli ultimi anni, un’alta definizione che in effetti esiste già dal 2000 proprio grazie alle migliaia di titoli disponibili in questo formato. Non si tratta di suonare forte; è ormai chiaro come la maggiore risoluzione del SACD, così come quella offerta in forma “liquida” si rivela in tutta la sua compiutezza musicale soprattutto nel rendere il respiro strumentale, l’articolazione della frase, il senso di compiutezza sonora soprattutto ai bassi livelli di segnale. In questo hanno fatto buon gioco le più recenti incisioni in DSD nativo entrate nella mia discografia. Molte di queste le ho estrapolate dai tanti titoli ormai disponibili nel catalogo di “Native DSD”, presente come forse avete notato anche in avvincenti demo nel corso delle due ultime edizioni del Monaco High End.

Certe volte mi piace parlare di musica più che del suono dell'impianto, ma è ovvio che quando si tratta di musica incisa, la catena Hi-Fi è il tramite necessario per la sua fruizione. Il disco non suona da solo ed è certo che questa “fotografia” dell'evento sonoro ha bisogno di un “monitor”, nel senso di un riproduttore sonoro, per essere apprezzato. Il violino di Gil Shaham e della sempre straordinaria Mutter (entrambi su DG) hanno offerto un esempio perfetto di equilibrio tra dettaglio e morbidezza, con un suono presente e ben delineato privo di ogni fatica d'ascolto. Sempre in casa DG e senza neppure scomodare i formati più “risoluti” c'era l'energia delle sonate per violoncello e pianoforte di Beethoven (Argerich, Maisky), per la label Hyperion il raffinato duetto tra violoncello e contrabbasso di Boccherini, per l'etichetta Telarc la tromba di Smedvig nel concerto di Hummel, potente e squillante. Ma non finisce qui. Dopo una carrellata dedicata a pochi strumenti il gioco punta al rialzo, passando a pezzi sinfonici sempre più impegnativi, in una sorta di menu degustazione in cui gli ingredienti si uniscono senza mai perdere la propria individualità. Tra questi le complesse evoluzioni dinamiche della Seconda di Mahler (per i più curiosi, utilizzo l'edizione diretta da Kaplan con la Filarmonica di Vienna) e poi alcuni “grandi finali” incentrati sulla musica russa. Sia in PCM 24/96 che in DSD ci siamo tolti lo sfizio di ascoltare a volume praticamente reale il finale dal Manfred, il Romeo e Giulietta, la Quarta sinfonia, pagine del sempre affascinante Tchaikovsky tratte dal goloso catalogo della Pentatone.
Un vero godimento.

 

Marco Cicogna



Alfredo Di Pietro


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