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venerdì 26 aprile 2024 ..:: AAAVT Gilverd Picomax ::..   Login
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 AAAVT Gilverd Picomax Riduci

INTRO

 

La passione paga, specialmente quando esorta alla fondazione di circoli che divulgano il valore del buon suono, concetto che riconduce alla più ampia fenomenologia della riproduzione audio in tutti i suoi aspetti. E' il caso de "I Termoionici", associazione culturale formatasi per promuovere la conoscenza, la pratica e la diffusione di attività musicali. Dopo la "sbornia" comunicativa dei forum di discussione, mezzo che ha mostrato dei vantaggi ma con il tempo anche molti contro, si sentiva il bisogno di una realtà che avvicinasse neofiti e navigati all'esperienza della riproduzione dal vivo. Meglio ancora se le audizioni possono avvenire in un ambiente dedicato, in molteplici forme e con soluzioni tecniche a confronto i cui pro e contro possono essere illustrati da persone preparate. Per essere ancora più chiari, nello statuto dell'associazione romana sita in Via di Acqua Bullicante, 169, si legge all'articolo 1 che l'associazione è "di fatto apartitica e apolitica, con durata illimitata nel tempo e senza scopo di lucro". Il 2 recita che gli scopi perseguiti sono "promuovere la conoscenza, la pratica e la diffusione di attività musicali e artistiche in generale e loro complementari". All'articolo 3 si viene al punto, elencando le attività contemplate, espressione di fedeltà a quei buoni principi senza i quali non è possibile lo sviluppo di una passione sana e soprattutto obiettiva.

 

Quindi "sedute d'ascolto di brani musicali dal vivo e riprodotti con l'ausilio di apparecchiature elettroniche High-End, misure a banco e prove di confronto e di ascolto tra apparecchiature di elettroniche diverse, conferenze, dibattiti, seminari, proiezioni di film, video, documentari, concerti, lezioni, riprese Audio/Video" e ancora "recensioni di CD, dischi, nastri audio e di DVD, nonché degli studi e delle ricerche compiute", "attività, anche d’insegnamento, per singole discipline nonché corsi didascalici con strutture differenziate". Non sto a citarvi l'intero Statuto (chi vuole può leggerlo per intero sul sito ufficiale) perché credo che a questo punto si sia ampiamente capito il motivo per cui a oggi l'istituzione conti oltre 1500 iscritti, numero non piccolo se rapportato a quello degli appassionati militanti nel nostro paese. Sul sito inoltre sono reperibili diversi testi in formato Pdf che costituiscono un discreto carnet documentativo riguardante argomenti di acustica, riproduzione sonora, tecnica circuitale, componentistica elettronica e altro attinente al settore Audio.

 

Nel nome "I Termoionici" la collocazione preferenziale (ma non esclusiva) nel complesso mondo dell'Hi Fi, cioè la propensione a occuparsi di elettroniche utilizzanti le valvole termoioniche, un tipo di dispositivo che forse i più sprovveduti considerano relegato al ruolo di oggetto da museo, ma che ancora oggi non manca di stupire per la bellezza, naturalezza e ricchezza timbrica che produce. L'associazione però va al di là della mera funzione divulgativa, prevedendo un provvidenziale servizio di assistenza fornito da un attrezzato laboratorio dove, previo appuntamento, è possibile testare il corretto funzionamento di giradischi, preamplificatori, amplificatori valvolari e diffusori di proprietà degli associati. Sempre a uso esclusivo dei soci, possono essere eseguite, da personale esperto, riparazioni di diffusori acustici, giradischi, amplificatori e preamplificatori valvolari, sostituzione di valvole e taratura della BIAS. Un servizio benemerito, vista la difficoltà di reperire sulla piazza dei bravi tecnici.

 

E' in questo contesto che sabato 13 giugno 2015, nella sala intitolata al compianto Renato Giussani, sono stati presentati i diffusori monovia Gilverd Picomax, protagonisti della nostra prova, insieme ai più grandi Micromax, questi ultimi delle torri snelle da pavimento, sempre monovia. Mauro Scarabotti, presidente dell'associazione, ha redatto per l'occasione un completo report che vi consiglio caldamente di leggere per entrare nella filosofia di questi sistemi. La seduta del 13 giugno tuttavia va oltre il valore conoscitivo di un nuovo prodotto, rappresentando l'inizio di un nuovo corso che vede l'audiofilo chiamato direttamente a dare un giudizio sugli oggetti in prova. Così è stato fatto in quell'occasione, in base ai molteplici parametri di valutazione che si usano per le elettroacustiche.

 

 

IL GILVERD PICOMAX - PICCOLO GRANDE DIFFUSORE

 

 

Soddisfiamo subito una curiosità sul nome scelto per questo mini. Assonante con Asgardh, la cittadella divina, o con Híorvardh, leggendario re della Norvegia non ha però nulla a che fare con il mondo della mitologia nordica. Gilverd è semplicemente la fusione delle iniziali di nome e cognome del suo progettista, Gilberto Verdini, padre di varie realizzazioni contraddistinte dall'originalità delle soluzioni implementate. Sue sono le recenti MicroMax (T) e (B), che insieme alle nostre Picomax formano il terzetto dei Full-Range. Al 2013 risalgono le Gilverd da pavimento a tre vie e mezzo con quattro woofer, medio a cupola in seta da 54 mm e tweeter da 19 mm in Sonotex. Come le altre, anche le Picomax si distinguono per una certa atipicità di concezione rispetto alla media della produzione odierna, oggi che la possibilità di avere una scelta praticamente sconfinata smorza la curiosità e gli stimoli nei confronti delle nuove proposte.

 

Alti 36, larghi 14 e profondi 25 centimetri tradiscono la loro natura di minidiffusori, adatti a essere collocati su una scrivania accanto a un PC oppure in libreria o su stand. Nella prova d'ascolto vedremo che non esiste una disposizione stringente, ma ognuna di queste offre dei vantaggi e svantaggi. A ogni modo non si tratta del solito diffusorino a uso "desktop", ma buono anche per sonorizzare piccoli o medi ambienti, se per questi intendiamo stanze intorno ai 4 x 3 o 6 x 4 metri. Sorprende la solidità del cabinet, privo di risonanze anche se percosso con forza dalle nocche delle dita. Il risultato è stato ottenuto grazie agli otto strati lignei che compongono il suo spessore, nonché al setto interno e alla limitatezza delle dimensioni. Tutti i bordi sono arrotondati, niente spigoli quindi. Il pannello frontale ospita l'unico altoparlante e la porta reflex, più in basso, il posteriore una piccola e robusta morsettiera con due terminali multifunzione cui possono essere collegate banane, forcelle o cavo spellato. Il cablaggio interno è di buon spessore. Assente la griglia di protezione, attenzione quindi a non danneggiare l'altoparlante con manovre sconsiderate. La presenza della porta reflex flangiata, lunga 5 e larga 4 cm, potrebbe ingannare sul vero tipo di carico e far pensare a un semplice Bass-Reflex, considerata l'apparente elementarità del progetto. In realtà, rimuovendo dalla sua sede il driver, o anche soltanto leggendo le stringate specifiche, ci rendiamo conto di trovarci di fronte a un DCAAV (Doppio Carico Asimmetrico A Vista).

 

Si tratta di un carico acustico non convenzionale la cui denominazione ha la sua paternità in Gian Piero Matarazzo, elettroacustico che lo ha studiato a fondo e modellizzato matematicamente. Le sue ricerche in merito sono condensate in un bell'articolo apparso sulla rivista Audioreview N° 260 del settembre 2005, testo che io ho attentamente letto e sfruttato per la stesura di questa recensione. L'articolo, per i più tecnicamente curiosi, è facilmente reperibile in rete. Dall'esame dell'acronimo si possono trarre delle utili notizie circa la sua costituzione fisica. "D" sta per doppio, essendo composto da due camere distinte, "C" per carico, "A" per asimmetrico perché i due volumi sono posti dallo stesso lato della membrana, infine "AV" significa "a vista" per differenziarsi dall'altro tipo di carico realizzato da Matarazzo: il DCAC (Doppio Carico Asimmetrico Chiuso). Nelle Picomax, su cui è stato intelligentemente implementato, come vedremo dalle misure e ascolti da degli ottimi frutti, riuscendo a superare in parte le - ovvie - limitazioni che un driverino da soli 3" non può non avere in gamma bassa. Il DCAAV ha tra i suoi vantaggi quelli di una maggior estensione alle basse frequenze, smorzamento e la capacità di generare buone pressioni acustiche, tre caratteristiche aiutano non poco il piccolo Full-Range a esprimersi al meglio nell'economia del progetto cui è destinato. Se invece si fosse adottato un semplice carico Bass-Reflex, non avremmo in buona sostanza potuto ottenere le prestazioni nel range inferiore che invece il Picomax ha dimostrato di avere in termini di estensione, smorzamento e controllo dell'escursione.

 

Ma com'è fatto un DCAAV? Diciamo subito che è un sistema di carico acustico del tipo "serie", costituito perciò da due cavità accordate a cascata l'una nell'altra. I condotti reflex presenti sono due, il primo non emette verso l'esterno ma conduce in un secondo volume che a sua volta trova sbocco al di fuori del mobile tramite il secondo condotto. Così la prima cavità è a diretto contatto con la membrana posteriore dell'altoparlante e sbuca nella seconda. Le due camere quindi risuonano in serie con la risultanza acustica di un passa banda, dove la cavità di maggior volume delimita il passa alto e la più piccola il passa basso. Nell'articolo di G.P. Matarazzo vengono citati i due parametri che condizionano principalmente le prestazioni, vale a dire il rapporto tra i volumi e l'attenzione per le perdite. Venendo alle nostre Picomax, non c'è un vero e proprio condotto tra i due volumi ma una specie di feritoia ricavata nel setto che gli separa. In questo tipo di carico le perdite (mobile - assorbente) presenti nella prima cavità, vanno dosate con grande perizia per non svigorire l'emissione complessiva dal condotto finale. Nelle Picomax troviamo un foglio di assorbente acustico acrilico delle dimensioni di 13 x 29 cm posto nel primo volume.

 

Ma non è soltanto il DCAAV a rendere particolare questo progetto. La seconda "sorpresa" è rappresentata dalla presenza di una cella RLC con funzione antirisonante, realizzata con un resistore da 9,95 Ohm, induttore da 1,47 mH e condensatore da 6,785 μF. I tre componenti sono parallelati tra loro e messi in serie al cavo che conduce al positivo dell'altoparlante. Gli ho dissaldati per misurarne i valori individuali, al di fuori del circuito. Non è il caso di disquisire qui sugli effetti, molto sensibili all'ascolto, di questa cella compensativa che con tutta evidenza non ha alcuna mansione divisoria. Lo faremo più in là nella sezione misure, con i grafici alla mano per dimostrarne gli effetti. I cavi di collegamento sono saldati ai terminali della bobina mobile, non viene quindi fatto uso dei soliti Fast-on, soluzione più agevole in caso di estrazione dell'altoparlante ma che certamente assicura un contatto più saldo ed efficace. L'altoparlante da tre pollici è assicurato al baffle frontale da quattro viti che penetrano nel multistrato di betulla, tra la flangia e la fresatura ricavata nel mobile è interposta una guarnizione che garantisce la perfetta tenuta pneumatica. Questa è molto tenace, tanto da avermi impedito in uno dei diffusori la rimozione dell'altoparlante, per quanti sforzi abbia potuto fare. Nel secondo invece l'operazione è riuscita subito e senza costringermi a manovre forzate che avrebbero potuto danneggiare il mobile.

 

 

L'ALTOPARLANTE

 

 

Per dar voce alle Picomax è stato scelto un Full-Range di ottima qualità, un solo altoparlante che inequivocabilmente colloca il progetto nella categoria dei monovia. Si è più volte parlato dei pregi di una simile soluzione, che non prevede la suddivisione della banda audio in due o più vie (ma ci sono anche le mezze vie...). L'assenza del crossover è già di per se un bel vantaggio perché evita dispersioni di potenza, rotazioni di fase e la corruzione del segnale dovuta ai punti di connessione, al transito in componenti passivi che possono essere di qualità variabile. Un solo altoparlante conserva non solo la coerenza di fase ma anche quella timbrica in quanto ognuno ha inevitabilmente la sua particolare voce e potrebbe rendere critica la ricostruzione di una perfetta amalgama sonora. I contro? Soprattutto l'impasse fisico nel riprodurre tutte le frequenze della banda audio, da 20 a 20.000 Hz, senza che si verifichino deficit di linearità e soprattutto di direttività salendo in frequenza.

 

L'evoluzione tecnologica nel campo della trasduzione acustica ha beneficiato anche la tipologia dei largabanda, che oggi possono vantare prestazioni impensabili sino a qualche tempo fa. E' il caso del Tang Band W3-315E F Series adoperato nelle nostre Gilverd, un piccolo Full-Range dal diametro nominale di 3" ma che al mio righello ha segnato 6,5 cm effettivi, da centro a centro della sospensione esterna in Santoprene. Passando al complesso magnetico in ferrite, notevole per dimensioni, misuriamo un diametro effettivo di 7 cm, un valore di 0,5 cm superiore a quello della membrana. Nel Pdf delle specifiche tecniche possiamo leggere i parametri di Thiele & Small (che tuttavia ho misurato con la mia strumentazione). Dobbiamo comunque tenere presente che il W3-315E montato nelle Picomax non è quello originale di fabbrica, ma ha subito delle leggere modifiche finalizzate all'ottimizzazione di certi parametri nell'ambito del progetto. Dalle foto si nota l'importanza del magnete, il cestello in pressofusione di alluminio estremamente aerodinamico e la presenza del foro di decompressione sul fondello.

 

Altre caratteristiche di rilievo sono la membrana in alluminio/magnesio, quindi molto rigida ad approssimare il comportamento di un pistone ideale e il supporto della bobina mobile in Kapton, materiale in poliimmide sviluppato dalla Dupont in grado di rimanere stabile in un'ampia gamma di temperature, dai -269 °C a +400 °C. Il Santoprene di cui è composta la sospensione esterna (Surround) è invece un materiale termoplastico vulcanizzato (TPV) facente parte della famiglia degli elastomeri termoplastici (TPE) di polimeri. Ha il pregio di unire le caratteristiche della gomma vulcanizzata con le proprietà di lavorazione dei materiali termoplastici. Nel grafico presente nel Pdf, il Tang Band esibisce una risposta in frequenza molto lineare da circa 160 Hz a 5-6 kHz, limite oltre il quale iniziano a manifestarsi fenomeni di Break-Up di membrana. La potenza massima sopportabile dal W3-315E è di 20 Watt.

 

 

LE MISURE

 

SETUP

 

Microfono iSEMcon EMX-7150
Alimentatore Phantom Behringer Micro Power PS400
Calibratore Microfonico PCE-SC41 in classe 2
Multimetro TRMS PCE-UT 61E
PC Notebook Lenovo G50
Scheda audio E-Mu Creative Pre Tracker USB 2.0
Preamplificatore Rotel RC 06
Finale di potenza Rotel RB 1070
Jig per misure d'impedenza autocostruito
Voltage probe con attenuazione di 20,55 dB per la rilevazione in Dual Channel
Cavo di potenza Supra Ply 3.4 S
Software di misura: Arta - Limp - Steps

 

La sensibilità media delle Gilverd Picomax è piuttosto bassa, di poco superiore agli 82 dB/w/m nella regione che va dai 100 ai 10.000 Hz. E' un dato che non deve sorprendere negativamente in quanto rientra nella media dei diffusori di piccola e piccolissima taglia. Il dato non deve nemmeno impensierire per quanto riguarda l'amplificazione da abbinargli: durante le prove d'ascolto è stata pilotata con ottimi risultati da un piccolo valvolare da una diecina di Watt utili.

 

Il grafico dell'anecoica simulata mostra delle cose certamente interessanti. Uno sguardo all'estensione della risposta ci dice che questo diffusore non soffre di complessi d'inferiorità, tanto nella regione dei bassi quanto in quella degli alti. La F3, frequenza più bassa utilmente riproducibile e posta a -3 dB rispetto alla sensibilità media, è di 60 Hz, un valore che può essere considerato davvero ottimo, visto l'impiego di un driver da soli 3" con una Fs di 102 Hz. Il risultato è stato raggiunto grazie al DCAAV, qui sagacemente impiegato, anche a costo di un certo ripple della risposta, suggestivo di un allineamento spostato verso i Chebyshev. Si nota il caratteristico flesso nella risposta imputabile al tipo di carico, in corrispondenza del passa alto, a 238 Hz. Il range tra i 260 e i 2000 Hz è ben lineare, proseguendo verso l'alto avviene una risalita che diventa molto più decisa oltre gli 8000 Hz. Sono i fenomeni di Break-Up che si fanno sentire, anche se la vistosa alterazione tra i 10 e 20 kHz, rilevata in asse, abbassa di molto la cresta già nel fuori asse. Neanche questa deve allarmare più di tanto, visto il range di frequenza interessato

  

Nella risposta in campo vicino, oltre ai fenomeni di Break-Up già visti, si apprezzano con chiarezza le frequenze di accordo delle due camere DCAAV, una centrata a 68 Hz e l'altra a 220 Hz, a formare il passabanda tipico di questo carico non convenzionale che, ricordiamo, produce un andamento nella risposta sensibilmente diverso dal Bass-Reflex.

 

Nel Near Field della porta reflex vediamo due picchi, l'inferiore a 67 Hz e il superiore a 230 Hz, dovuti all'azione dei due risonatori posti in serie. Si configura così un passabanda meccanico, contraddistinto da un notevole ripple alle estremità. Il secondo picco, a frequenza più elevata, si esprime con una SPL inferiore al primo. Ciò che segue mostra una buona pulizia, con un solo spike in gamma media dovuto alla risonanza del tubo (883 Hz), più basso di circa 16 dB rispetto al secondo picco e di oltre 21 rispetto al primo. Da ascrivere al DCAAV anche il notevole controllo delle spurie emesse dal condotto.

 

Molto rapido il decadimento spettrale dell'impulso rilevato in campo lontano. In gamma media questo si esaurisce in meno di 1,66 ms mentre in corrispondenza dei fenomeni di Break-Up assistiamo a un allungamento dei tempi, invero molto modesto, in considerazione del fatto che si rimane abbondantemente al disotto dei 2 ms.


Nel Burst Decay, come sappiamo, si analizza il decadimento dell'impulso non in millisecondi ma in cicli. Ottima la prestazione generale: da 500 a 10.000 Hz lo stop avviene dopo appena 6 cicli. Oltre si verifica un ovvio allungamento, dovuto sempre alle risonanze innescate dal Break-Up di membrana: all'estremo alto ci vogliono tra i 24 e i 28-29 cicli affinché l'impulso decada di 40 dB.

 

Stesso confortante quadro si offre alla vista del Cumulative Spectral Decay, rilevato questa volta in campo vicino e sino a -35 dB. Occorrono circa 4 millisecondi per l'esaurirsi dell'impulso tra i 700 e 1800 Hz, che si riducono a circa 2 salendo verso l'estremo superiore. Si notano due isolati fenomeni di risonanza dopo i 10.000 Hz della cui causa si è già parlato. Possiamo estendere queste considerazioni anche al Burst Decay.

 

Siamo giunti all'esame dell'emissione delle Gilverd ai vari angoli dello spazio, rilevata in regime anecoico. Il comportamento in asse già lo conoscevamo ma qui ci interessa confrontarlo con l'emissione agli angoli di 15°, 30°, 45° e 60°. A 15° è ancora presente l'intemperanza dovuta al Break-Up, anche se ridotta nella SPL e nell'estensione, a 30° assistiamo alla sua regolarizzazione in un andamento che appare discretamente lineare. A 45° e 60° si evidenziano delle irregolarità di emissione che possiamo descrivere come un susseguirsi di stretti picchi e buchi.

 

Non c'è bisogno di particolari commenti a sostegno dei Directivity Pattern, del Polar Waterfall 1 e 2 e del Polar Filled Contour, tanto sono suggestivi del comportamento emissivo nello spazio delle Gilverd Picomax. Il fatto di aver utilizzato un altoparlante da soli 3", se da un lato penalizza certi parametri, dall'altro ne aiuta sicuramente altri, come la dispersione, che appare relativamente favorevole anche sulle alte frequenze.

 

Sia nella risposta al gradino che nell'Impulse Response Envelope (ETC), altrimenti detta Curva Energia Tempo, si evidenzia una specie di "rimbalzo" che segue l'impulso principale a breve distanza: rispettivamente dopo 0,063 ms e 0,32 ms. Non mi avventuro in fantasiose ipotesi ma vi porgo quanto rilevato "sic et simpliciter"... Al grafico dell'ETC osserviamo che l'energia immessa in ambiente decade di 40 dB in un tempo di 1,245 ms, un risultato senz'altro apprezzabile.

 

Da un Full Range di soli 3", per quanto sofisticato e tecnologicamente avanzato sia, non si possono pretendere miracoli. Le considerazioni in merito alla Distorsione Armonica Totale (THD), seconda e terza armonica vanno quindi rapportate alla tipologia di trasduttore che abbiamo davanti. Detto ciò, ci troviamo di fronte a un comportamento complessivo niente affatto malvagio. La THD dopo l'ovvia impennata sulle frequenze molto basse, laddove il nostro Tang Band si muove avanti e indietro con ampie escursioni, si stabilizza sul 10% intorno ai 70 Hz per poi manifestare un regolare andamento in discesa salendo in frequenza. La zona dell'1% viene raggiunta poco oltre i 300 Hz e mantenuta sino a 3 kHz. Da notare che tra 400 e 2800 Hz si va anche sotto il limite dell'1%. La terza armonica è quasi sempre inferiore alla seconda, a eccezione del tratto 1900-6600 Hz, dove questa scende sino a un minimo dello 0,07%. Passati i 3000 Hz la distorsione risale, raggiungendo il 4-5% da 4 a 6 kHz.

 

Anche il grafico del modulo e argomento d'impedenza ci dice incontrovertibilmente che il carico impiegato nelle Picomax è un DCAAV. I picchi d'impedenza sono tre, a diversa altezza, con il primo inferiore al secondo e il terzo che si trova ancora più in basso (15,29 Ohm). Inframmezzati ci sono i due minimi d'impedenza, individuabili a 70 Hz e 203 Hz, dovuti all'effetto dei risonatori in serie più l'interazione dei condotti con le due cavità. Seppure le rotazioni di fase siano elevate (57,1° a 97 Hz e -55,8° a 132 Hz), il modulo non scende mai sotto i 7,27 Ohm (318 Hz). Alla prova dei fatti le Gilverd Picomax non sono affatto difficili da pilotare se anche l'AAAVT Yarland FV-34C-V, un valvolare da una diecina di Watt, non ha incontrato alcuna difficoltà a farlo.

 

 

La RTA in ambiente è stata effettuata sollecitando i due diffusori con del rumore rosa scorrelato. Il primo grafico è inerente a un posizionamento abbastanza distante dalle pareti, messi su stand a una distanza di 72 cm dalle pareti laterali, a 89 cm da quella di fondo mentre l'altezza dell'altoparlante e microfono dal suolo era di 98,5 cm. Situazione ben diversa nel secondo caso, dove i diffusori erano a 18 cm dalla parete posteriore, 30 cm dalle laterali e 118 cm dal suolo.

Le Picomax sono un diffusore Bookshelf, progettato quindi per essere tenuto a parete o quasi. Nel secondo grafico viene mostrata la risposta nella situazione di posizionamento più favorevole. Nel primo invece, a fronte di un comportamento maggiormente smorzato e lineare sulle basse frequenze, apprezziamo un comparto bassi meno presente. Da sottolineare il comportamento eccellente in alta frequenza, esteso e molto lineare in entrambe le RTA.

 

La cella antirisonante RLC parallelo/serie ha la chiara funzione di attenuare le medie frequenze se è vero, com'è vero, che il massimo della sua azione è compreso nel range tra 600-700 Hz e 3 kHz circa. L'attenuazione media in questo range non è indifferente e corrisponde a circa 5 dB, con un massimo di 6,35 dB raggiunto a 1515 Hz. Ho ascoltato il diffusore in ambedue le configurazioni, i benefici effetti di questa cella di compensazione si riflettono sull'equilibrio tonale e sulla fatica d'ascolto. Rimuovendola si avvertiva un netto spostamento del balance a favore delle frequenze medio-alte, le voci femminili risultavano così più aggressive, assottigliate invece le maschili. In generale, l'intervento della RLC è di calmare i bollenti spiriti del Tang Band nella regione medioalta dello spettro, a tutto vantaggio della mediobassa e bassa, le quali così possono esprimersi con maggior efficacia.

 

Nel severo test della TNDM, eseguito peraltro a un livello non indifferente per il piccolo diffusore, si evidenziano i limiti del driverino da 3". La distorsione mascherante da intermodulazione parte alta (10% e oltre) e rimane tale sino a 200 Hz, in seguito si riduce leggermente stabilizzandosi nei dintorni del 5% tra i 270-280 Hz sino ai 1000. Da questo limite in poi si verifica un innalzamento delle bande laterali dovuto con tutta probabilità all'interazione tra gamma bassa e medio-alta. Nel nostro caso si manifesta perché il largabanda, da pochissimi pollici di diametro, è costretto a riprodurre contemporaneamente tutte le frequenze dello spettro audio. Se il messaggio musicale è relativamente poco complesso, le Gilverd se la cavano bene. Se invece sono obbligate a riprodurre, per esempio, registrazioni con molti strumenti e voci che si muovono in differenti regioni dello spettro audio, i limiti vengono fuori in un'articolazione perfettibile, che non tarda a mostrare la corda soprattutto dai volumi medi in su.

 

 

IL RUGGITO DELLA PULCE

L'ASCOLTO

 

SETUP

 

Finale di potenza EAM Lab PA2150
Finale di potenza Rotel RB 1070
Amplificatore integrato Yarland FV-34C-V
Amplificatore integrato Sure Electronics AA-AB32159
Amplificatore integrato Sure Electronics 1AA925
Personal Computer Lenovo G50 con player Foobar2000 e JRiver Media Center
Scheda Audio E-MU Creative Pre Tracker USB 2.0 (collegata direttamente ai finali)
M2Tech hiFace DAC 384/32 (collegata direttamente ai finali)
Giradischi Pro-Ject Debut II SE con testina Denon DL 160
Cavi di segnale Supra Dual RCA e Kimber Hero
Cavi di potenza Fluxus Alimentami

 

ALBUM ASCOLTATI

 

Maurizio Baglini. Schumann Piano Sonatas 1 & 2 - Presto Passionato - Toccata. Universal-Decca

Andrea Bacchetti plays Bach. Two-Part Inventions & Sinfonias and Other Keyboard Works. Dynamic

Mariangela Vacatello. Ginastera: Complete Piano Music. Brilliant Classic

 

Bill Frisell. Disfarmer. Elektra Nonesuch

Pat Metheny. The Orchestrion Project. Nonesuch

Steve Vai. Fire Garden. Epic

 

Weather Report. Tale Spinnin'. Columbia

Emerson Lake & Palmer. Tarkus. Sanctuary Records

Rush. Rush. Mercury Records

 

John Dowland. Complete Lute Works. Vol. 1. Paul O'Dette. Harmonia Mundi

Making Merrye. Joyful Medieval Song and Dances. Gift Of Music

A Meeting Place: Medieval & Renaissance Music for Lute & Ud. Munir Nurettin Beken. August Denhard. Sono Luminus

 

Fabrizio De André. In Direzione Ostinata e Contraria Vol 1. Sony BMG

Riccardo Cocciante. Concerto per Margherita. RCA Italiana

Antonello Venditti. Tortuga. Heinz Music/Sony Music

 

The Best Of. Michel Petrucciani. Blue Note

Brad Mehldau. Highway Rider. Nonesuch Records

Keith Jarrett - Gary Peacock - Jack Dejohnette. Changeless. ECM

 

Dead Can Dance. Aion (Remastered). 4AD

Antonio Vivaldi. Musica per liuto e mandolino. Rolf Lislevand. Naïve

Georg Philipp Telemann. The Complete Tafelmusik. Gottfried Von Der Goltz. Harmonia Mundi

 

 

Due parole prima del tentativo di delineare la personalità sonica di questo piccolo ma singolare diffusore. Innanzitutto la facilità di pilotaggio, un modulo minimo d'impedenza pari a 7,27 Ohm a 318 Hz dovrebbe già far apparire sulle labbra di ogni appassionato un largo sorriso. C'è un altro fattore che rende le Picomax pilotabili dalla pratica totalità degli amplificatori in commercio, anche i più gracili: l'assenza della rete divisoria che assorbe potenza è che disturba con le inevitabili rotazioni di fase. Bastano pochi Watt quindi per farle cantare a dovere. Bontà di Mauro Scarabotti, ho avuto a disposizione le Gilverd per un tempo molto lungo e le ho collegate a un sacco di amplificatori: AAAVT Yarland FV-34C-V, tutti i vari T-Amp che posseggo (e sono parecchi), lo Sure Electronics 1AA925 con il suo fratello più piccolo AA-AS32157, sino ad andare a grossi calibri come il Rotel RB 1070 e l'Eam Lab PA2150, delle discrete bestioline che superano entrambe i 130 Watt di potenza su carico di 8 Ohm. La corrente quindi non è un problema mentre può diventarlo invece la qualità dei Watt che gli somministriamo: questi diffusori serbano una capacità d'analisi non indifferente, trasformandosi in dei giudici abbastanza inclementi circa la bontà di quanto fornito a monte.

 

Basta qualche Watt e spiccioli, ma devono essere di quelli buoni... Non dico che sono impietose come delle elettrostatiche, ma poco ci manca, lo sono state con i T-Amp, evidenziando delle basse piuttosto magre e un certo sbilanciamento sulle medio-alte. Formidabile però la velocità dei transienti, l'accuratezza e focalizzazione del palcoscenico. Sono andate molto bene con Rotel ed Eam Lab per il suono certamente più robusto e dinamico che hanno prodotto, con un occhio però sempre attento alla manopola del volume visto che la sopportazione in potenza dei Tang Band non è certo elevata: non dategli in pasto più di 15-20 Watt se non volete correre il rischio di farli passare a miglior vita. Un contesto amplificativo perciò piuttosto variegato in cui, a mio parere, si è distinto il valvolare AAAVT Yarland FV-34C-V, di prossima recensione sulle pagine di Non solo audiofili. Dopo ascolti ripetuti e attenti ho fatto fatica a riconoscere negli altri, specie i classe D, quell'assoluta naturalezza, facondia timbrica, completa assenza di metallicità e artificiosità che fanno brillare questo piccolo Push-Pull come una stella.

 

Da pianomane inizio il cammino... Non posso quindi trascurare due succose novità discografiche, una del pisano Maurizio Baglini e l'altra della partenopea Mariangela Vacatello, due autentiche stelle del firmamento concertistico internazionale. Con la prima Baglini inizia un lungo percorso che lo porterà all'incisione dell'integrale pianistica di Robert Schumann, autore a lui molto congeniale. La seconda è già un'integrale perché raccoglie la non vastissima produzione dell'argentino Alberto Ginastera. L'ascolto di queste registrazioni mi fornisce già dei validi indizi sulla cifra sonica delle Picomax, alcuni connaturali alla tipologia dei monovia, come l'impagabile coerenza timbrica e di fase. Lo strumento si materializza al centro della scena, non mostra tentennamenti o sconvolgimenti al cambio di posizione d'ascolto. Stabilità dell'immagine e sorprendente congruenza dell'impasto timbrico sono la perentoria presentazione delle Picomax. Il medio è davvero splendido, unisce una bella luminosità a doti di analisi quasi da elettrostatica. Quando la mano si sposta sulla sinistra della tastiera, la tanto temuta debacle in gamma bassa non si verifica: con una F3 di 60 Hz e il posizionamento quasi a parete, da bookshelf, i bassi ci sono. Magari non sono devastanti per pressione e dinamica ma sicuramente possiedono un'estensione che non penalizza alcun software musicale, senza pretendere ovviamente di sentire integre le note di pedale dell'organo del Boardwalk Hall Auditorium.

 

La rotondità delle basse frequenze, un mediobasso pronto e ben smorzato fa si che l'ascolto sia sempre molto piacevole. Si tratta di un basso non caliginoso, discretamente articolato e sorprendentemente esteso se consideriamo le dimensioni minimali di cabinet e driver. Le Picomax non hanno paura di mettersi in gioco anche di fronte a generi come il Progressive o il Fusion, a volumi medi sanno esprimersi con un’apprezzabile compiutezza. La chitarra di Bill Frisell gode di un buon effetto presenza, è nitida, veloce e ha una cera timbrica stupendamente luminosa. In Disfarmer il piccolo W3-315E riesce a separare basso e chitarra sinché si rimane su volumi condominiali, se si cerca invece l'impatto a tutti i costi salendo di volume, presto vengono fuori i limiti, e non potrebbe essere diversamente. Il driver oscilla vistosamente, si fanno avanti i segni della compressione dinamica e i due strumenti cominciano a impastare. Sono riflessioni intuibili da chiunque, ovvie, tanto che mi sarei risparmiato dal farle se non conoscessi bene certi audiofili, diciamo così, "sconsiderati". Le Gilverd sono comunque in grado di affrontare con successo qualsiasi trama musicale, anche la più complessa, basta non esagerare con il volume.

 

Antonia, brano dell'album "The Orchestrion Project" di Pat Metheny è una vera delizia. I timbri sono meravigliosamente naturali, le metamorfosi melodiche sostenute con grazia ed espressione. L'accuratezza è nel DNA di queste casse e da ottimi risultati in quel piccolo capolavoro di magia sonora che è Badia, da "Tale Spinnin'" dei Weather Report. Dopo le iniziali folate di vento si viene circondati da una suggestiva atmosfera tibetana. E' in questi contesti che le Gilverd mostrano senza riserve di che stoffa sono fatte, la restituzione degli strumentini è straordinariamente lucida, incisiva ma non tagliente. Non c'è alcun tweeter a cupola ma davvero non se ne sente la mancanza tanto le alte frequenze sono estese, intonse nella loro più pura cristallinità. Nessun compromesso si è costretti ad accettare nel range medio e alto dove veramente le Picomax volano alte. I bassi nel Saltarello dei Dead Can Dance magari non vi faranno saltare dalla sedia ma ci sono, coraggiosamente riproposti da un diffusorino che, solo a guardarlo, si direbbe non averne proprio. Invece li ha e anche sorprendentemente sostanziosi se abbiamo l'accortezza di ricordarci che le Gilverd abbisognano, in qualità di bookshelf, di essere posizionate a ridosso della parete di fondo.

 

Senza diffusori di preclara qualità anche un genere come il Jazz potrebbe risultare difficile e rischioso. Dalle nostre viene affrontato con onore, tanto i frenetici virtuosismi quanto le isole di splendida meditazione dell'immenso Michel Petrucciani, sono rese con una rara espressività, soprattutto se come compagno c'è un valvolare come lo Yarland. Liscio come la seta è il sound, i piatti della batteria non hanno defaillance di apertura, scintillano effondendo nell'aria metalliche risonanze. Il senso del ritmo è conservato. L'assoluta pulizia nella registrazione di Brad Mehldau trova nelle Picomax un confortante appoggio. Nelle malinconiche Ballad veniamo avvolti in volute sonore dolci, ovattate, sempre a misura d'uomo. Quello che manca, sempre, in questi diffusori è quella sgradevole sensazione di artificiale, di volutamente aizzato allo scopo di spettacolarizzare l'evento sonoro. Sanno essere delle amiche discrete, eleganti, che non sopraffanno l'ascoltatore, non lo aggrediscono, ma piuttosto accompagnano il fluire della musica con somma naturalezza e una purezza timbrica da primato, difficilmente riscontrabile in altre elettroacustiche.

 

Dall'ascolto di Vivaldi e Telemann realizzo finalmente che le Gilverd Picomax sono nate per avere una personalità immediatamente riconoscibile, soprattutto nei piccoli e medi ensemble acustici, dove mostrano una tempra timbrica di alto livello. Nulla tolgono alla ricchezza del messaggio musicale, sono i diffusori multivia, seppur dotati di maggiori potenzialità dinamiche e dal suono più grande (la fisica è fisica...), a mancare di qualcosa al confronto. Provate ad ascoltarle per un po' e subito dopo collegate un diffusore a più vie, potrebbe capitarvi di avvertire un qualcosa di strano, la disorientante sensazione di uno schizofrenico scollamento tra le varie gamme della banda audio. Proprio come è successo a me...

 

 

CONCLUSIONI

 

Il mio giudizio coincide sostanzialmente con quello emesso nell'evento di sabato 13 giugno 2015, nel corso del quale un manipolo di volenterosi audiofili è stato chiamato a esprimere un parere sulle Gilverd Picomax e le più grandi Micromax. La manifestazione ha avuto vita nella Sala Renato Giussani de "I termoionici". Le Picomax, perché è di queste che parliamo, hanno convinto pienamente nei parametri della microdinamica, palcoscenico sonoro, microdettaglio, comportamento timbrico generale, nella coerenza soprattutto, dove hanno riscosso il pieno consenso da parte del 92,3% degli ascoltatori. Qualche perplessità ha suscitato la resa in gamma bassa, ma è un parere viziato dall'ampiezza non indifferente della sala in cui erano messe a suonare (quasi 50 mq). Io che non possiedo un locale così grande, ma le ho valutate in un ambiente di 24 mq e in un altro di 16 mq, ho ricevuto un'impressione diversa. Sono stato per'altro molto attento a relativizzare il mio verdetto alla tipologia di diffusore che, è bene rammentarlo, è da ascrivere alla categoria dei mini. L'ho detto e ridetto: non bisogna mai dimenticare di essere di fronte a un Full-Range del diametro di soli 3" (reale 6,5 cm). L'audiofilo che sposa le Gilverd Picomax dovrà metterci del suo. Dovrà posizionarle con accortezza, coccolarle affidandole a elettroniche leggiadre ma non per questo povere o incomplete. C'è bisogno insomma di un qualcosa che ne esalti le formidabili doti microdinamiche, senza sottoporle a inopportuni bombardamenti di Watt. Non lo meritano. Le Picomax vanno rispettate per quello che possono dare, e vi assicuro che è molto...

 

Le Gilverd Picomax sono vendute al prezzo di 900 euro la coppia, presso la AAAVT.

 

Ringrazio Mauro Scarabotti per avermi concesso la possibilità di provarle!

 

Alfredo Di Pietro

 

Marzo 2016


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