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 Davis Acoustics Maya Riduci

 

 

INTRO E STORIA

Nel 2011 la Davis Acoustics ha festeggiato i 25 anni di presenza sul mercato mondiale dei diffusori. La sua storia inizia nel 1986, papà quel Michel Visan che fu direttore tecnico della Siare, fabbricante di altoparlanti che occupa un posto importante nella storia della riproduzione sonora in Francia per aver ideato e realizzato dei trasduttori particolarmente performanti, tanto da diventare tra i riferimenti degli audiofili negli anni '70. Furono montati non solo sui modelli della Siare stessa, ma anche su quelli di rinomati produttori dell'epoca. Per comprendere a quali livelli tecnologici si ponesse il brand d'oltralpe basti pensare che il suo centro ricerche fu pioniere nelle membrane in carbonio e fibra di vetro.

Michel Visan (1938 - 2012)

Il grande Michel purtroppo non è più tra noi, scomparso nel luglio 2012, ma grande è il suo lascito di esperienza, accumulata nel corso della lunga attività di tecnico ricercatore. Un patrimonio che ha voluto trasfondere nella Davis Acoustics, dove troviamo tutto l'orgoglio di una realtà familiare costruita mattone su mattone grazie anche alla partecipazione della moglie e dei figli. Michel è sempre stato particolarmente vicino alla sua creatura, non c'era giorno che non si recasse in azienda per studiare, sperimentare, sorretto da un invincibile amore per il bel suono. L'ultimo studio risale ad appena un anno prima della morte. Nella sua mente aveva preso forma l'idea di creare un altoparlante definitivo, dichiaratamente ispirato al leggendario JBL LE8T nella sua concezione tecnica. Il nuovo altoparlante doveva essere libero per quanto possibile da compromessi, una specie di chimera sostanziata in un driver banda larga che fosse davvero degno di questo nome; ampia risposta in frequenza, curva d'impedenza stabile e timbrica molto naturale erano i requisiti che doveva soddisfare. Prima di lasciarci Mr. Visan ha visto avverarsi il suo sogno con la nascita dello straordinario 20 DE 8, il suo canto del cigno.

Davis Acoustics 20 DE 8

Agli albori l'azienda svolgeva la sua attività nella regione di Parigi di Saint Maur des Fosses, l'avventura è iniziata in un cortile con un principale e due dipendenti. In seguito cambiò la sua locazione tre volte, alla fine insediandosi stabilmente a Troyes. Con la determinazione di chi vuole puntare senza indugi in una direzione precisa, ha affermato un'identità culturale prima ancora che tecnica, il risultato di tanto lavoro s'incarna in un'azienda attiva con successo da quindici anni, completamente - e fieramente -  autofinanziata.

L'allievo messosi in proprio presto superò il maestro, il nuovo marchio si dette subito da fare realizzando i primi driver, dotati di coni in Kevlar e carbonio. Il mid-woofer 13 KVL 5 A è stato lanciato proprio l'anno della creazione della società (1986), aveva la caratteristica membrana gialla in Kevlar e fu frutto di una scelta tecnica ai tempi per nulla banale. Vale la pena ricordare che allora le membrane in Kevlar non erano ancora apparse in un ambiente per sua natura conservatore e sospettoso nei confronti delle novità come quello degli audiofili.

Davis Acoustics 13 KVL 5 A

I primi kit si videro nel 1987 e fecero rapidamente circolare il nome di Davis Acoustics nell'ambiente audio, l'MV 2, MV 7 e il 15 riscossero un largo consenso da parte di volenterosi appassionati, desiderosi di cimentarsi nell'autoassemblaggio. L'MV7 in particolare era una torre snella a tre vie con un woofer in carbonio del diametro di 21 centimetri e midrange da 13 cm, sempre in Kevlar, subito considerato con favore dalla stampa specializzata.

Il rewind storico necessario alla comprensione del valore di questo marchio non può trascurare un altoparlante "iconico" come il famoso 20 TK 8 del 1989. In questo pregevole midrange, utilizzato nel kit Kristel che nacque l'anno successivo, troviamo ancora il cono giallo in Kevlar, destinato a diventare quasi un segno distintivo del marchio. In questo modello non erano solo gli altoparlanti a essere concepiti con originalità, ma anche la forma del mobile, modulare e diviso in tre unità separate per i due woofer, midrange e tweeter.

Davis Acoustics 20 TK 8

1990 - Lancio del diffusore DIY Kristel

Può sembrare quantomeno insolito adoperare un tweeter a cono in epoca moderna, ma, nonostante fosse consapevole di suscitare delle critiche, la casa francese lo adottò per il nuovo TW 26 K. Il motivo della scelta era tutto sommato intuitivo: se ben utilizzato un cono possiede indubbie qualità, tra cui l'emissione di una potenza acustica molto difficile da conseguire con i comuni modelli a cupola di piccolo diametro. Similarmente ai midrange anche qui troviamo la classica membrana gialla in Kevlar. Si formò così una coppia formidabile: abbinato al 20 TK 8, il TW 26 K consentiva di mantenere una ferrea coerenza timbrica fino alle più frequenze più alte, evitando gli scalini causati dal passaggio tra materiali di diversa natura.

Davis Acoustics TW 26 K

Nello stesso anno, collateralmente alla produzione Home e per Diyer, presentò i primi altoparlanti per auto. Il desiderio di affermarsi pure in questo settore è proseguito nel tempo, il mercato del Car Audio stava conoscendo un'importante evoluzione e la Davis Acoustics volle dire la sua con le gamme "Century" e "First". Fu una mossa vincente perché ancora una volta gli appassionati dimostrarono di gradire: nel 1998 i prodotti "Car" vinsero il premio come "Miglior Suono Europeo", con una straordinaria installazione a bordo di una Venturi.

Il 1994 fu un anno di rilievo nella storia del marchio. L'azienda si trasferisce dalla sede parigina per stabilirsi a Troyes, comune capoluogo del dipartimento dell'Aube distante 150 Km dalla capitale francese. La sede era una vecchia calzetteria, destinata a essere rimpiazzata dalla costruzione di un nuovo edificio progettato da Monsieur Visan in persona. Come spesso avviene in queste occasioni, la consegna della nuova costruzione avvenne in ritardo: tre anni, il tempo necessario alla dinamica azienda per sfornare la serie Ariane e il modello Krypton. La noia dell'annoso contrattempo fu quindi compensata dalla soddisfazione dell'uscita dei prodotti che segnano il suo inizio come fabbricante di diffusori acustici. Il nome Davis Acoustics cominciò via via ad assumere risonanza mondiale, l'esperienza della società francese invogliò noti marchi locali e stranieri ad affidargli la realizzazione di altoparlanti specifici che poi equipaggeranno le proprie produzioni professionali. Qualche nome tra i clienti fedeli può darci la misura del suo livello di qualità: MBL, Goldmund, AvantGarde, Lynx, Madisound, Rey Audio...

Davis Acoustics Cesar

La filosofia sonora Davis Acoustics si fa conoscere in tutto il mondo, negli anni gli estimatori del marchio si sono moltiplicati in paesi come Libano, Ucraina, Canada, Giappone, India, Germania, Italia. Quando l'ex blocco orientale si apre al mercato, il modello Havalon è eletto in Russia miglior diffusore del 1999, nel 2002 il modello da pavimento Cesar segna l'ingresso del marchio francese nell'High-End. Una conferma nel 2006 viene dal modello Nikita, questo piccolo diffusore da stand sembra volerci dire che l'accesso a questo esclusivo settore dell'alta fedeltà ha trovato piena legittimazione, il tweeter è a cono e canta con voce potente e dinamica. In tempi più recenti assistiamo alla nascita dell'ammiraglia Karla, apparsa nel 2009. Il resto è storia dei nostri giorni.

Davis Acoustics Karla

Davis Acoustics Nikita

Nel 1998 stabilisce la sua sede definitiva un'azienda che oggi può vantare circa 50 distributori in tutta l'Europa. Attualmente la produzione avviene in un sito unico a Troyes nell'Aube, è interamente "Made in France" a garanzia di una qualità coltivata con cura certosina, strettamente controllata in ogni suo passaggio proprio perché tutto si svolge nell'ambito di una realtà ben delimitata. La visione d'insieme e da angolazioni differenti mette in grado il team della Davis, composto da professionisti qualificati, di produrre trasduttori altamente tecnologici, dotati quindi di specifiche rilevanti.

Olivier Visan

In estrema sintesi, la fabbricazione dei diffusori inizia con il gruppo incollaggio motori magnetici (magneti più espansioni polari). Si lavora sulla base di un grande magazzino di materie prime dove sono stoccati telai, magneti, cestelli, espansioni polari, membrane, bobine mobili e tutto quanto occorre per mettere insieme il prodotto finale, il diffusore che noi dovremo collegare all'impianto e goderci con la nostra musica preferita.




IL CATALOGO

Abbandonati i doverosi cenni storici, prima di dedicarci alla protagonista della nostra prova scoperchiamo il ricco catalogo di elettroacustiche Davis, dove il cliente potrà soddisfare i suoi pruriti "audiophile". Tutta la produzione si spalma su sei gamme differenti: la Integration, Easy, Lifestyle, Power, Olympia e Dream, con la ricca appendice dei "Drive Units", ben 300 modelli di altoparlanti divisi nelle sottogamme Carbon, Kevlar e Graphite, punta di diamante il già citato Full Range 20 DE 8. Si tratta di trasduttori utilizzati sia su modelli Davis che su quelli di altri produttori, in veste di OEM Custom-Made Unit.

Come ogni marchio Home che si rispetti, la produzione è orientata su una completa scelta di quei sistemi che normalmente trovano accoglimento in ambienti domestici, non mancano i modelli "InWall" per la minima invasività e un sistema costituito da subwoofer più cinque satelliti, il Sophia, entrambi compresi nella gamma Integration. La serie Easy offre cinque modelli di caratura economica, comprese le nostre nuove Maya che possono essere adoperate da sole oppure in configurazione Home Theater abbinate con centrale (Central Maya) e subwoofer (Sub Maya). La serie Lifestyle vuol essere fedele a uno stile di vita à la page, dieci modelli dall'estetica tutto sommato semplice ma non banale, in cinque sparisce la foggia squadrata, da semplice parallelepipedo, a favore delle rastremata. Con la gamma Power si entra nel campo dell'alta efficienza, il trasduttore degli alti è caricato a tromba su tutti e quattro i sistemi, affiancati dal poderoso subwoofer Basson 150 Power. Molto elevata la sensibilità: si va dai 94 dB/w/m dichiarati del piccolo Clint ai 97 dB/w/m delle forzute Monitor 1, passando per le Stentaure LE e Stentaure LE C (Centrale) che si attestano entrambe sui 95 dB/w/m.

"Gradus ad Parnassum", con la serie Olympia inizia l'ascesa verso le Muse, tre modelli (One, 2 e 3) che preludono alle elettroacustiche Top della serie Dream, parliamo di sistemi di alto livello come l'elegante Karla (dove rispunta il tweeter a cono TW26K 2R), l'MV One con lo straordinario largabanda 20 DE 8 e il monitor da stand Nikita.


DAVIS ACOUSTICS MAYA
CIVILTA' ELETTROACUSTICA


In casa Davis si sentiva la mancanza di una torre di primo prezzo. Una slim tower è senza dubbio una soluzione intelligente se pensiamo che ha lo stesso ingombro in pianta di un diffusore da stand, ma si può permettere una cubatura di gran lunga superiore, a tutto vantaggio delle prestazioni in gamma bassa. L'oggetto doveva essere "alla moda", economico ma non per questo privo della filosofia tipica del marchio. In un breve ma significativo carteggio telematico è lo stesso Olivier Visan che chiarisce la ragion d'essere del nuovo modello, cioè avere la responsabilità di essere il primo diffusore da pavimento entry level del catalogo, avente come obiettivo principale il raggiungimento di un buon suono a prezzo ragionevole.

La casa francese è diventata famosa per la qualità espressa dai propri midrange (senza nulla togliere agli altri), trasduttori dalla forte personalità destinati a operare nella gamma in cui l'orecchio umano è particolarmente sensibile e quindi anche molto critico circa eventuali mancanze. La Davis Acoustics da sempre predilige l'utilizzo di materiali in fibra per i coni dei suoi midrange, trova in loro alcuni punti focali d'interesse come la ricchezza di dettaglio nella riproduzione delle voci e il realismo del suono. Questo è il motivo per cui molto spesso utilizza i coni in Kevlar nelle sue casse. Nel caso delle Maya non ha voluto rinunciare a questa prerogativa ma, per ridurre i costi, ha deciso di utilizzare un cono in fibra di vetro al posto del più caro Kevlar. Si tratta comunque di un ottimo compromesso.

A questo punto si sarà capito che la casa d'oltralpe considera il medio il driver più importante nell'economia di un sistema, anche nelle Maya è rimasta legata a questa concezione, un sistema quindi costruito intorno e in funzione del midrange. Dice Olivier: "Una volta che abbiamo lavorato su di esso, allora possiamo andare avanti con gli altri trasduttori". Altro punto cruciale sono le reti crossover, nei modelli Davis sempre ispirate a una grande semplicità, non si tratta di una scelta atta a ridurre il costo, anche se in un modello di primo prezzo è comunque un vantaggio. La ragione è più sottile e svincolata da considerazioni di carattere economico: quando gli altoparlanti sono realizzati a dovere e lavorano bene insieme, non è necessario utilizzare crossover complicati per compensarne i difetti e amalgamarne la timbrica, l'integrazione è una cosa che viene da sé, quasi naturalmente e senza ricorrere a soluzioni bizantine.

Per quanto riguarda gli altri due trasduttori, il woofer utilizza un cono di carta, molto leggero e veloce nel reagire ai segnali elettrici, il tweeter è a cupola morbida. La Davis non è una grande fan della cupola metallica, l'importante è che abbia una curva lineare di sensibilità. Nelle Maya ne è stato adoperato uno in produzione da lungo tempo, considerato opportuno nell'economia del progetto. Un aspetto da non sottovalutare è l'interfacciamento con le più diverse amplificazioni, considerato anche questo di primaria importanza, in tal senso l'obiettivo delle Maya è quello di adattarsi a molti diversi tipi di elettroniche anche dal punto di vista della richiesta di Watt. Qui entrano in gioco parametri come la sensibilità (una "chiave" importante nel suo sviluppo) e il comportamento del sistema al modulo e argomento d'impedenza. Li vedremo più in dettaglio nell'analisi tecnica delle misure.

"Abbiamo deciso di far lavorare gli altoparlanti in un volume non molto grande allo scopo di raggiungere una risposta veloce nei bassi. Credo che per questo prezzo il Maya sia stata una vera sfida. Ovvio che sia più facile produrre un buon diffusore se non si hanno limiti di budget" afferma Olivier Visan. "Due importanti obiettivi finali sono stati quelli di fornire un buon suono con molti diversi tipi di amplificatore e dare emozioni realmente Hi Fi, chiudere gli occhi e avere la sensazione di ascoltare un sistema più grande".


LE MAYA SOTTO LA LENTE D'INGRANDIMENTO

SPECIFICHE TECNICHE DICHIARATE:

Tipo di caricamento: Bass reflex
Potenza nominale: 80 Watt
Potenza massima: 120 Watt
Numero di vie: 3
Numero di altoparlanti: 3
Sensibilità: 91 dB/w/m
Larghezza di banda: 45 - 21.000 Hz
Tweeter a cupola morbida da 25 mm
Midrange in fibra di vetro da 17 cm
Woofer in cellulosa da 17 cm
Dimensioni (cm): 90 x 19 x 27 (Altezza-Larghezza-Profondità)
Peso (kg): 15
Impedenza: 4 - 8 Ohm
Frequenza di crossover: 300/3000 Hz

Delle tre finiture disponibili di frassino nero, teak con frontale grigio, la laccato bianco opaco è stata quella scelta per la coppia inviatami. Il cabinet delle Maya è il classico parallelepipedo, smilzo (o slim per usare il più elegante termine anglosassone) nelle dimensioni. Il baffle frontale è largo infatti soltanto 19 cm e lascia presagire il limitato innescarsi di fenomeni diffrattivi insieme a una dispersione orizzontale ampia e regolare, i Polar Plot come vedremo confermeranno questa caratteristica.

Il materiale di cui è costituito il mobile è un sordo MDF (Medium Density Fibreboard), dello spessore di 19 mm nel pannello frontale mentre nei due setti di rinforzo risulta leggermente inferiore (17 mm). Delle due paratie forate, l'inferiore è collocata al di sopra della porta reflex e l'altra più in alto, in prossimità del margine inferiore del midrange. Purtroppo nel modello ricevuto non erano perfettamente solidali con il pannello posteriore, ma rimaneva una sottile fessura che rende meno compatta la struttura e, presumo, più sensibile all'innesco di eventuali risonanze.

I centri acustici di tweeter e midrange sono per quanto possibile ravvicinati, la flangia di plastica del primo presenta una semiluna nella sua metà inferiore, creata appunto per guadagnare un po' di spazio nell'appressamento dei centri, una soluzione già attuata da altri produttori. Midrange e woofer hanno lo stesso diametro, raccordati al pannello anteriore tramite una ghiera di materiale plastico nero, per fissarla all'MDF ci sono tre piccoli perni che vanno incastrati in appositi fori. Rimuoverla non è propriamente operazione facile, va evitato l'uso di spatoline o giravite con i quali far leva sul legno, in questo modo è molto facile segnare la finitura laccata (abbastanza delicata). Dopo aver rimuginato sulla soluzione più indolore, ho deciso di far leva con i polpastrelli sulla parte interna della ghiera, in prossimità della sospensione in gomma butilica, ma anche così va messa una certa attenzione non tanto per evitare di danneggiare la sospensione quanto perché gli esili perni di fissaggio possono facilmente rompersi, rimanendo incastrati nelle loro sedi. Un buon numero di viti assicura i due trasduttori al frontale, sei per il woofer e altrettante per il midrange, per il leggero tweeter invece ne sono state previste solo quattro.

Guadagnato l'interno del mobile si apprezza la presenza di una buona quantità di materiale fonoassorbente (fibra di poliestere di bassa densità), disposto a coprire i pannelli laterali e posteriore. Il cablaggio è terminato con dei pratici Fast-On, differenziati nelle dimensioni per il polo positivo e negativo, una guaina siliconica trasparente è messa a protezione della giunzione con il conduttore multifilare. Medio e basso lavorano nel medesimo volume di carico. Il condotto reflex in materiale plastico sbocca frontalmente tramite un'apertura svasata, ben raccordato con la superficie frontale è distante parecchi centimetri dal woofer, 27 per la precisione se consideriamo i centri geometrici e 17 misurando dalla sospensione al margine superiore della porta. 16 cm e 6,5 cm sono le sue quote rispettive di lunghezza e diametro, misurate a filo dello sbocco.

La morsettiera posteriore presenta due soli binding post multifunzione di buona fattura che accettano banane, forcelle e cavo spellato, non è possibile quindi il bi-wiring/bi-amping. Per alcuni sarà un particolare irrilevante, per altri magari una limitazione inaccettabile, il mondo degli audiofili è bello perché è vario. I contatti sono piuttosto vicini tra loro e possono impacciare le operazioni di serraggio in caso di cavi terminati con forcelle e cavo spellato.

La tela di copertura fa bene il suo dovere, non solo nel senso di protezione dalla polvere ma anche perché risulta acusticamente molto trasparente. Lasciandola in sede durante l'ascolto non prendono il sopravvento chissà quali perturbazioni, il livello della risposta rimane sostanzialmente invariato nel passaggio con/senza, lo vedremo in sede di misura insieme a un curioso particolare. Il tessuto è montato sul solito telaietto, fissato al frontale mediante delle clips in plastica le cui sedi sono annegate nell'MFD del baffle frontale, in maniera non particolarmente tenace. In dotazione ci sono quattro punte da avvitare alla base del diffusore ma che nel manuale utente si consiglia di non utilizzare, mi sembra saggio da parte della Davis raccomandare di poggiare la cassa direttamente sul suolo. Se è vero che le punte favoriscono uno stretto accoppiamento con la superficie d'appoggio, migliorano la stabilità del diffusore è anche vero che tendono ad asciugare le basse frequenze, nel caso delle Maya questo effetto collaterale va evitato.

Due parole sul manuale utente, composto da un foglio formato A4 e un piccolo fascicolo di sei pagine che fornisce indicazioni generiche, valido per tutti i sistemi Davis, con suggerimenti sul disimballo, periodo di rodaggio, pulizia, utilizzo della griglia di protezione, dritte sul posizionamento in ambiente e condizioni della garanzia. Si avverte che la griglia di protezione va lasciata in sede durante gli ascolti, viene data come acusticamente neutra, non influenzante l'ascolto. Abbandonate ogni scetticismo o voi che leggete, l'affermazione corrisponde alla pura verità e le misure "con e senza" confermano la sua trasparenza acustica. Nel foglio A4 separato si parla specificamente delle Maya, il suo contenuto è una succinta descrizione del modello, l'elenco delle specifiche tecniche, consigli di utilizzo, durata del rodaggio (una trentina di ore), cablaggio di potenza da utilizzare (un multifilare da 2,5 mmq di sezione va bene).

Viviamo un periodo storico in cui spesso e volentieri ci si appoggia alla manifattura orientale, le ragioni sono da individuare in un più fruttuoso uso del budget a disposizione. Data una certa cifra, il Made in China (tanto per essere chiari) si rivela una carta vincente per chi desidera produrre un oggetto economico ma completo e dal rapporto qualità prezzo molto favorevole. L'evoluzione tecnologico-economica che ha portato questo paese a diventare di recente la prima potenza commerciale al mondo, ha consentito di alzare l'asticella del target: non solo oggetti prevalentemente di primo prezzo ma sempre più anche di elevato contenuto tecnologico. Orgogliosamente la Davis Acoustics ha scelto di non percorrere questa strada, forte del suo Know-how maturato nel tempo tutto nelle Maya è Made in France, compresi i trasduttori. Il woofer ha una membrana in cellulosa del diametro effettivo di 12,8 cm, di poco inferiore è quello del magnete in ferrite (10,3 cm), la sospensione è in gomma butilica, al centro della membrana c'è il classico parapolvere in plastica. Alla Visual Inspection della parte posteriore si apprezza il magnete di buone dimensioni, non manca il foro di decompressione sul fondello, il cestello è in lamiera stampata dal disegno non propriamente "Open-Air", una soluzione presumo adottata per contenere i costi rispetto al più sordo alluminio pressofuso.

Diverse caratteristiche del woofer si ritrovano nel midrange: a parte la membrana completamente diversa, in fibra di vetro gialla con ogiva rifasatrice metallica centrale, uguale è il diametro di membrana e magnete (12,8 cm e 10,3 cm), uguale anche il materiale di cui sono composti sospensione esterna e cestello, dove ritroviamo la gomma butilica e la lamiera stampata. Identici alla vista appaiono i complessi cestello/magnete dei due trasduttori e penso proprio che lo siano anche nella sostanza, anche se non ne ho la certezza assoluta.

Il tweeter emette tramite una cupola morbida da 25 mm, è dotato di una sottile sospensione esterna ad anello. Nella sua parte posteriore, in corrispondenza della piastrina di fondo, è avvitato un dispositivo utile per lo smaltimento del calore, una specie di "turbina" costituita da dieci alette curve concentriche. Perdonate la fantasia ma non saprei come descriverlo meglio. Mi sono dato la pena di misurare la Re di tutti e tre gli altoparlanti trovando quella del tweeter piuttosto bassa, solo 2,74 Ohm, mentre quella di midrange e woofer si approssima agli 8 Ohm, precisamente 7,30 Ohm il basso e 7,12 Ohm il medio.

Come sono solito fare, anche per le Maya ho scritto al produttore chiedendo ulteriori info tecniche, compreso lo schema circuitale del filtro crossover, a volte questa richiesta viene soddisfatta altre volte no. Su quest'ultimo punto la risposta di Olivier Visan è stata cortese ma ferma: l'azienda non fornisce il layout circuitale delle reti crossover. La riservatezza che il produttore ha voluto mantenere su questo particolare mi ha dissuaso dal proseguire in direzione di una descrizione particolareggiata, d'altronde le Maya hanno un filtro crossover molto semplice e non sarebbe stato affatto difficile ricavarne lo schema e i valori dei componenti passivi con il mio ponte LRC. Non avendo quindi ricevuto manleva, mi limito a mostrarvi il filtro come appare dopo aver rimosso le quattro viti che fissano la vaschetta portacontatti al pannello posteriore. I componenti passivi sono in tutto cinque, di aspetto piuttosto economico, tre induttori e due condensatori elettrolitici bipolarizzati (6,8 µF/100V e 8,0 µF/100V). Dall'esame incrociato con la risposta elettrica del filtro, è intuitivo ipotizzare un primo ordine elettrico sul woofer (l'induttore più corpulento), un secondo ordine su midrange e tweeter, con induttore serie/condensatore parallelo (in realtà un passa basso, non un passabanda) sul primo e condensatore serie/induttore parallelo sul secondo. Da notare la totale assenza di resistori a calmare i bollenti spiriti del tweeter.


LE MISURE

SETUP

Microfono iSEMcon EMX-7150 calibrato individualmente in frequenza
Alimentatore Phantom Behringer Micro Power PS400
Calibratore Microfonico PCE-SC41 in classe 2
Multimetro TRMS PCE-UT 61E
PC Notebook HP G62
Scheda audio E-Mu Creative Pre Tracker USB 2.0
Preamplificatore Rotel RC 06
Finale di potenza EAM Lab PA2150
Jig per misure d'impedenza autocostruito
Voltage probe con attenuazione di 20,55 dB per la rilevazione in Dual Channel
Cavo di potenza Supra Ply 3.4 S
Software di misura: Arta - Limp - Steps

La recensione delle Davis Acoustics Maya segna per me una tappa importante a causa di due motivi: la possibilità di approfondire la conoscenza del prestigioso marchio francese e l'inizio di un rinnovato corso di misure, favorito dall'ingresso nel mio setup di un nuovo microfono. Si passa quindi dall'economico Superlux ECM 999 al ben più performante iSEMcon EMX-7150, uno strumento di buon livello ma dal costo ancora umano che renderà certamente più affidabili le mie rilevazioni. Il pdf ne illustra bene prestazioni e caratteristiche che, in sintesi, parlano di un microfono di misura da 1/4", calibrato per il Free e il Diffuse Field, con un range dinamico che va da 30 a 145 dB. L'iSEMcon esibisce una distorsione molto ridotta a quelle pressioni che usualmente si sviluppano in campo vicino con 2,83 Volt all'ingresso (tipicamente 115 - 120 dB o più a seconda della sensibilità del sistema). Fatta questa doverosa premessa possiamo partire con il commento alle misure.

La risposta in frequenza è stata ottenuta con la consueta tecnica della doppia rilevazione in Far Field e Near Field, cucite insieme a ricostruire la Free Field Response. Lo scopo di questa consolidata metodologia è ottenere quella che una volta era definita la risposta "vera" del sistema, al netto del contributo ambientale di risonanze e riflessioni. Va detto che la curva rilevata in asse è solo la fotografia di un quadro più complesso, per comprendere il reale comportamento del sistema va letta correlandola alle acquisizioni fuori asse e i diagrammi polari. Le Maya mostrano una estensione sulle basse frequenze non eccezionale con una F3 posizionata a circa 70 Hz. In corrispondenza dei 50 Hz si nota un flesso appena accennato che fa pensare a un accordo reflex di tipo "Detuned". Non regolarissima appare la gamma media, dove sono evidenti due zone di enfasi dall'andamento differente, una centrata a 760 Hz, più stretta di una seconda che appare a intorno ai 1700 Hz. Segue una larga depressione nei dintorni della zona d'incrocio midrange/tweeter (3400 Hz) che tocca il suo minimo a 3 dB circa. Un avvallamento stretto e appuntito appare a 4600 Hz, che sparisce però rilevando la risposta con la griglia di protezione. In salita la curva dopo i 7000 Hz, dove l'emissione in asse del tweeter sfora di 4-5 dB rispetto alla sensibilità media del sistema (89,622 dB).

Vediamo di seguito la risposta in frequenza in ambiente con i due diffusori posizionati a 120 cm dalla parete di fondo, 70 cm dalle pareti laterali, microfono a 3 metri dai diffusori altezza tweeter. Ho effettuato questa misura dopo aver angolato le casse a convergere verso il punto d'ascolto, coincidente con il microfono. Il comportamento in ambiente rilevato a terzi d'ottava si conforma in qualche modo a quanto già visto nell'@anecoica. Viene confermata la contenuta estensione sulle basse frequenze, delle quali però va elogiata l'ottima regolarità di comportamento. Dei due avvallamenti visibili, quello in zona mediobassa, intorno ai 500 Hz, è più profondo rispetto a quello in zona d'incrocio che però comprende un range di frequenze più ampio. Ottima l'estensione sulle alte frequenze, i 20 kHz non soffrono di alcun sottoslivellamento nei confronti delle altre frequenze.

Il culmine emissivo si manifesta a 32 Hz con 112,34 dB. E' interessante notare come dallo sbocco fuoriescano gli 840 Hz a un livello davvero elevato, quasi pari ai 32 Hz (111,64 dB), anche se l'andamento è molto appuntito. La zona interessata all'enfasi va da 650 a 950 Hz, preceduta da un picco di livello molto minore (102,88 dB) a 558 Hz. Le perturbazioni sono certamente dovute al fatto che woofer e midrange emettono posteriormente nel medesimo volume di carico.

La conferma che nelle Maya sia stato utilizzato un carico "Detuned" viene dall'osservazione del tipico notch alla Fb, visibile nella risposta in campo vicino e individuabile alla frequenza - decisamente bassa - di 34,7 Hz. Il suo livello di pressione corrisponde a 99,68 dB e dista 19,47 dB dal massimo emissivo, posto a 139 Hz.

Nell'ambito di frequenze esaminato la Waterfall mostra il buon comportamento del tweeter, veloce nel decadimento della risposta. L'impulso si esaurisce in meno di 3 ms, 2,49 ms per la precisione, a 5000 Hz invece si nota un'alterazione, dovuta probabilmente a un fenomeno di risonanza che si ritrova anche nel Burst Decay.

La risposta elettrica del filtro divisorio ci dimostra che le Maya più che da tre vie, si comportano da due vie e mezzo. Midrange e woofer partono insieme a lavorare dalle frequenze più profonde, dai 200 Hz la cella destinata al woofer inizia a piegare molto blandamente la risposta: nell'ambito di due ottave, tra i 200 Hz e gli 800 Hz si scende di soli 6,05 dB, un andamento che rimane praticamente costante sino all'estremo. La cella sul midrange non è un passa banda ma un passa basso del secondo ordine con un duplice comportamento: dopo una zona in cui si manifesta una lievissima flessione (220 Hz - 2000 Hz), di soli 3 dB, segue il canonico secondo ordine che porta i 5000 Hz a essere sottoslivellati di 12 dB rispetto ai 2500. A filtrare il tweeter è parimenti una cella del secondo ordine (12 dB/Ottava), anche questa con un comportamento diversificato che porta l'attenuazione nell'ottava tra 10 kHz e 5 kHz a essere di 6 dB mentre di 12 dB risulta lo stacco tra 1600 Hz e 800 Hz.

Nel grafico che segue è possibile vedere la risposta complessiva, elettrica più acustica, dei driver filtrati.

La Step Response (risposta al gradino) è una misura che rivela come reagisce un sistema quando sottoposto a un gradino di tensione continua. Si ricava dalla risposta all'impulso, madre di molti tipi di misura (Risposta in frequenza, Trasformata discreta di Fourier, Step response, Energy time decay, Cumulative spectral decay, Burst decay). E' molto importante per valutare l'evoluzione temporale del sistema, il comportamento nel tempo delle sue uscite quando stimolato da una tensione in ingresso che cambia in un tempo molto breve. In una parola la sua coerenza temporale. L'impulso del tweeter è il più veloce a partire e a smorzarsi, com'è naturale che sia. La sua punta è orientata verso il basso, indice del collegamento elettrico in controfase, il secondo riguarda la risposta di midrange e woofer, leggermente in ritardo. Si tratta di un delay contenuto: solo 0,031 ms separano gli apici dei due arrivi, a riprova dell'ottimo lavoro compiuto dalla Davis per rendere coerenti temporalmente le Maya. Un secondo grafico esteso a una finestra temporale più ampia (una diecina di millisecondi), comprende anche l'arrivo della porta reflex, ovviamente molto più ritardato e dall'evoluzione temporale maggiore.

Nell'Energy Time Decay possiamo apprezzare un decadimento dopo lo stimolo iniziale che porta l'energia acustica a ridursi di 40 dB in un tempo di 1,286 ms. Dopo tale limite subentra l'apporto dell'ambiente, risonanze e riflessioni.

Alla risposta fuori asse le Maya esibiscono una prestazione di tutto rispetto, non vengono riservate sorprese all'aumentare dell'angolazione orizzontale, nessuna variazione o stranezza comportamentale ma soltanto un degradare molto regolare e graduale. A 10 kHz, per esempio, l'emissione in asse supera di poco i 93 dB, a 15° cala di 0,93 dB che diventano 2,65 a 30°, 6,7 a 45° e 9,4 a 60°.

I diagrammi polari, le suggestive waterfall 1/2 e il sonogramma provvedono a fornire un quadro ancor più dettagliato dell'emissione orizzontale delle Maya. La misura è oltremodo ripetitiva, si tratta di fare diverse diecine di acquisizioni ruotando ogni volta il diffusore di 5° sull'asse che passa per la linea mediana del baffle frontale. Il risultato però ripaga ampiamente tanta fatica in quanto aggiunge un importante tassello alla conoscenza di questo sistema. Si confermano la regolarità molto buona dei lobi e le valide doti di dispersione. Chi si mette in casa le Maya non avrà certamente da lamentarsi sull'ariosità e brillantezza del suono.

La sensibilità anecoica, rilevata con un hardware attentamente calibrato, è risultata essere di 89,622 dB, siamo praticamente sui 90 dB. Non occorreranno quindi amplificatori particolarmente muscolosi per pilotare le francesine, anche perché il modulo e argomento d'impedenza (che vedremo più avanti) depongono per una facile pilotabilità da parte di amplificazioni non particolarmente correntose o che vanno in crisi con moduli e argomenti non proprio di tutto riposo.

Le misure di distorsione armonica questa volta sono state fatte su due livelli di SPL, 90 e 95 dB invece che sui soliti 90 dB e questo per due buone ragioni. Le Davis all'ascolto hanno dimostrato una buona tenuta in potenza, avrei potuto osare anche i 100 dB ma ho deciso prudenzialmente di non farlo, i segnali sinusoidali non sono proprio una passeggiata di salute per i driver e non me la sono sentita di rischiare l'exitus di un tweeter. Il secondo motivo risiede nelle prestazioni del mio nuovo EMX-7150, in grado di sopportare degli alti livelli di pressione senza distorcere. Due i range in cui ho diviso le acquisizioni: gamma media/bassa e alta.

Medio-bassi. Dopo la prevedibile impennata sulle frequenze più profonde, la THD scende in prossimità dell'1% intorno agli 80 Hz. Alla F3 (70 Hz) il tasso di THD è dell' 1,5%, a 100 Hz siamo sullo 0,66%. Nel range 200 - 4000 Hz scende ulteriormente assestandosi su una percentuale media dello 0,289%. Si può considerare un risultato confortante per una torre snella che utilizza due driver dal diametro di 12,8 cm.
Notevole in senso positivo l'andamento della seconda armonica, la quale scende allo 0,23% già da 37 Hz non superando mai il 3,98% nemmeno alle frequenze più ime (24,2 Hz), più elevata la terza armonica ma sempre entro limiti pienamente accettabili.

La situazione somministrando al diffusore 5,256 Volt, necessari per consentirgli di raggiungere una SPL media di 95 dB a un metro, evidenzia la buona tenuta delle Maya al salire del livello sonoro. Facendo riferimento ai dati già commentati sopra, ora la THD a 70 Hz è dell'1,63%, a 100 Hz sostanzialmente non cambia mentre il valore percentuale medio tra 200 e 4000 Hz corrisponde allo 0,437%. Più uniformi invece sono i risultati nel confronto tra seconda e terza armonica.

L'indagine sul comportamento distorsivo del tweeter si ferma alla seconda e terza armonica. Ai test l'iSEMcon EMX-7150 ha raggiunto i 30.000 Hz, con tale risposta in frequenza il limite d'indagine si ferma a 15.000 Hz per la seconda e 10.000 Hz per la terza armonica. Se avessi dovuto esaminare quarta e quinta armonica il limite sarebbe stato di soli 7500 Hz e 6000 Hz. Troppo penalizzante.


Ne riparleremo quando in una seconda vita mi munirò di un Bruel & Kjaer 4133 :-)

Il tweeter Davis Acoustics si comporta decisamente bene, a 90 dB la THD ha un andamento molto regolare e lambisce in alcuni punti la linea dello 0,1%. Il valore medio nel range compreso tra la frequenza d'incrocio (3400 Hz) e i 10 kHz è un ottimo 0,25%. Situazione al rovescio per la seconda e terza armonica rispetto al comparto medio-bassi, dove più favorevoli sono i tassi di terza nei confronti della seconda. Con una SPL maggiore di 5 dB la situazione anche qui cambia di poco.

La Total Noise Distortion Measurement (TNDM) è una metodica di misura creata da due autorevoli professionisti nel laboratorio di Audioreview: Fabrizio Montanucci e Gian Piero Matarazzo e da me praticata da qualche tempo a questa parte. E' in grado di quantificare la distorsione di intermodulazione definita "mascherante", generata da un altoparlante sottoposto a un segnale stocastico, vale a dire casuale, come è il rumore rosa. Nella mia esperienza ho sempre trovato una correlazione tra questa e il grado di articolazione dimostrato all'ascolto. Le Davis Acoustics anche qui si comportano bene mostrando dei bassi valori di distorsione associati a un decorso molto regolare e omogeneo tra le varie gamme. Dal 5% dei 40 Hz si scende al 2% dei 60 Hz, a 200 Hz rileviamo un buon 1%, in gamma media siamo mediamente al di sotto di questo valore con punte dello 0,6% tra 1000 e 2000 Hz. Com'era prevedibile la gamma affidata al tweeter segue il trend in discesa stabilizzandosi sullo 0,3-0,4%. Sono valori decisamente incoraggianti per una slim tower economica.

La griglia protettiva è praticamente ininfluente sul suono, anzi lasciandola montata si nota la sparizione di una piccola perturbazione, uno stretto picco negativo centrato a 4600 Hz. Le due misure sono presentate in overlay per un più facile confronto. Ho provveduto a fare una terza misura dove è possibile vedere l'andamento delle fasi nel punto incriminato e le rispettive risposte: esattamente tra 4400 e 5400 Hz la fase subisce un innalzamento di una ventina di gradi di aspetto speculare al picco di cui sopra, alterazione che invece non si manifesta a griglia inserita.

Il modulo e argomento d'impedenza danno sempre molte informazioni utili sul DUT. Osservando quello delle Maya scopriamo innanzitutto che non è affatto un sistema difficile da pilotare: a parte la discreta sensibilità, il minimo assoluto di modulo vale 3,01 Ohm ma non è posizionato in una gamma di frequenze dove la richiesta energetica diventa impegnativa, cioè la bassa e mediobassa, ma bensì a 12.524 Hz. In quel punto neanche la fase impensierisce (-0,3°). Il valore contenuto deriva con tutta probabilità dalla bassa Re del tweeter (2,74 Ohm) e dalla totale assenza di resistori nelle celle filtro. La situazione nella gamma "pericolosa" è del tutto tranquilla, sia come modulo che come argomento. Troviamo infatti un minimo a 210 Hz di 4,57 Ohm, nello stesso punto c'è una limitatissima rotazione di fase negativa (soltanto -0,5°). Laddove la fase supera i 30° (a 121 Hz con -31,1°) l'impedenza è comunque di 5,91 Ohm. Il primo dei due picchi d'impedenza caratteristici del reflex è parecchio più basso del secondo, 8,48 Ohm a fronte di 15,76 Ohm, segno che ci troviamo di fronte a un sistema reflex piuttosto smorzato, l'appiattimento del picco è dovuto anche alla buona quantità di materiale fonoassorbente posto all'interno della cassa, che eleva le perdite per assorbimento abbassando il Q del sistema. Alle frequenze di 200 e 243 Hz si evidenziano due spikes, due perturbazioni del modulo corrispondenti ad altrettanti fenomeni di risonanza del mobile. Facendo mente locale ai test di distorsione armonica, infatti, la struttura in MDF di ambedue i diffusori si è messa a risonare in modo evidente proprio a quelle frequenze, sollecitata dai robusti segnali test sinusoidali.


DAVIS ACOUSTICS MAYA
L'ILLUMINIST
L'ASCOLTO


IMPIANTO

Preamplificatore Rotel RC 06
Finale di potenza EAM Lab PA2150
Giradischi Pro-Ject Debut II SE con fonorivelatore Denon DL 160
Preamplificatore Phono MM/MC Grandinote Celio
Amplificatore integrato Lym Audio 1.0T Upgraded Linea
Amplificatore integrato Trends Audio TA 10.2
Personal Computer HP G62 con player Foobar 2000
Scheda Audio E-MU Creative Pre Tracker USB 2.0
M2Tech hiFace DAC 384/32
Cavi di segnale Musical Cable Beta
Cavi di potenza Musical Cable
Cavi di alimentazione Musical Cables Beta e Fluxus "Alimentami"

E' stato un gioco da ragazzi posizionare le Maya nel mio ambiente di ascolto, un normalissimo salotto d'appartamento mediamente riflettente come ce ne sono tanti nelle case degli appassionati. Nessuna estenuante lotta all'ultimo centimetro per limare la gamma bassa, vera croce e delizia dell'audiofilo quando deve abbandonare i discorsi sui massimi sistemi per calarsi nella realtà. Il posizionamento è facilitato anche dallo sbocco frontale della porta reflex, che ne permette il collocamento a pochi centimetri dalla parete di fondo, sino una trentina come limite minimo consigliato nel manuale. Nella sezione misure abbiamo osservato una RTA a bande di terzi d'ottava dall'emissione in gamma bassa molto regolare e priva di vistose alterazioni, molto di rado ho ottenuto nel mio salotto un comportamento così corretto, e ormai di sistemi ne ho conosciuti e misurati un discreto numero.

Le Maya sono la dimostrazione vivente di come una slim tower dotata di un carico intelligente, possa diventare un diffusore ben integrabile in ambiente. Non è nemmeno necessario giocare sul "toe in", cioè sull'angolazione della cassa a convergere verso il punto d'ascolto, per avere un comparto medio-alto presente, le doti di dispersione del tweeter hanno buon gioco e non obbligano a posizionamenti stringenti, anzi, se proprio si vuole ruotarle è bene farlo solo di pochi gradi. Questa volta ho privilegiato l'analogico ascoltando molto vinile, sinceramente non ho potuto farne a meno perché avere in casa un preamplificatore phono d'eccellenza come il Grandinote Celio non è un'occasione che si presenta tutti i giorni. Le Maya gradiscono la riproduzione da microsolco, la loro lusinghiera capacità di svelare le sottigliezze si sposa bene con la grande ricchezza che ancora oggi può darci questo supporto. Ma non è solo questo, Il vinile è in grado di rendere con estrema immediatezza i transienti più veloci, anche le Davis sono molto brave a farlo con il risultato di un avvicinamento alla realtà davvero confortante per un sistema di questo livello.

L'inizio promette bene, in Five-Five-Five dal triplo album in vinile Shut up and play yer guitar, la chitarra di Frank Zappa ha la carica giusta, è grintosa, ben presente, dai guizzi dinamici non ammorbiditi. L'immagine si presenta discretamente sviluppata in ampiezza, niente male l'impatto: le Maya sembrano digerire con nonchalance la discreta dose di watt somministratagli dal PA2150. Ci sono sistemi che non è facile capire di primo acchito, non è il caso del nostro che sin dal primo ascolto manifesta una personalità ben riconoscibile. Pat Metheny con il brano d'inizio dell'album Letter from home riesce a trasportarmi in un clima di solare musicalità. In Have You Heard la cura del dettaglio è notevole, il pulsare ritmico è aereo, leggero, appare chiaro che siamo in presenza di un sistema brillante, alla francese, dove il registro medio-alto primeggia con uno charme del tutto particolare. Una volta si faceva un gran parlare tra gli audiofili delle varie scuole di pensiero, c'era il suono inglese, il suono americano, il francese era individuabile dalla notevole apertura sulle alte frequenze, una riproduzione quindi brillante, incisiva, veloce, con una gamma media cristallina. Le Maya dimostrano che ancora oggi certe considerazioni sull'indole sonica legate alla nazionalità hanno un senso.

Il brano Stratus di Billy Cobham & Novecento mi dà la possibilità di tastare il polso allo spessore, intuibile già dalle misure, della gamma inferiore. Nella registrazione il tappeto ritmico del basso si affaccia notevole per forza e presenza, un aspetto purtroppo non completamente soddisfatto dal nostro sistema. Quella che ascolto è una gamma bassa si precisa e veloce, ma priva di quell'immanenza ed estensione che sarebbe preferibile avesse. Il bisogno di un comportamento più energetico si avverte anche nel secondo brano dell'album di Cobham e Mintzer: Roller. La situazione migliora avvicinando i diffusori alla parete di fondo e alle laterali (senza esagerare), ma il suono rimane tendenzialmente un po' asciutto in questa gamma. Alla luce di questo appare saggio il consiglio contenuto nel manuale utente di non utilizzare le punte, le quali asciugherebbero ancora di più un basso già non generoso di suo. La gamma centrale torna ad affascinarmi nell'album acustico Nebraska di Bruce Springsteen, le sonorità espresse dal driver in fibra di vetro sono sempre improntate a un'espressività egregia, vanno al sodo della nervatura musicale senza pulsioni all'artificiale, il risultato raggiunto è sicuramente lodevole per un sistema entry level. Il medio è dinamico, ben presente, vivo e pulsante. Scorrono via veloci i brani Nebraska, Atlantic City e Johnny 99, l'atmosfera amara si sviluppa in una serie di indimenticabili song a cavallo tra poesia e folk. Il timbro scuro, intenso e sofferto della voce di questo formidabile story teller viene reso con notevole efficacia.

L'attitudine a un tipo di coinvolgimento "Live" è confermata dall'ascolto del cofanetto Bruce Springsteen & the E street band live 1975-85, una lunga serie di brani raccolti in cinque LP. La voce di Bruce è graffiante al punto giusto, traboccante di un feeling mai compromesso da inopportuni dimagrimenti timbrici. Il midrange di buon diametro conserva in ogni occasione un degno comportamento dinamico, non mostra facilmente la corda mettendosi a strillare se sollecitato da una buona dose di Watt. Questa pulizia, naturalezza e il buon rendimento vocale classificano le Davis come sistemi autorevolmente "middle ground", un tratto che mi accompagna per tutto il corso degli ascolti, una piacevole costante che rende trascinante anche la musica del compianto Michael Brecker, un gigante del jazz contemporaneo scomparso prematuramente nel 2007. In Tales from the Hudson, suo quarto album da leader, il sassofonista statunitense è davvero travolgente, forte di un linguaggio pienamente maturo riesce a ricamare delle trame sonore stilisticamente impeccabili. Oltre alla bellezza della musica (ve lo raccomando caldamente!) ciò che interessa in questa sede è sapere se le Maya riescono nel non facile compito di restituire un'atmosfera dalla freschezza intonsa, la risposta è affermativa: chi ama questo genere di sonorità non rimarrà deluso dalle Maya. E' vero, il basso non è così emozionante come le restanti gamme ma è sempre ben intellegibile, alla fine dei conti così compatto e veloce da farsi perdonare in parte una certa leggerezza. L'impasto timbrico è coerente, non si avvertono antipatici scalini nella transizione tra i driver, a tratti questo medio così protagonista manifesta una certa tendenza all'inturgidimento su determinate frequenze.

L'ascolto delle voci femminili, degli ensemble acustici di jazz e non, è sempre molto piacevole grazie al buon effetto presenza. Le Maya sono diffusori da prima o seconda fila, approssimano agli esecutori consentendo di cogliere una buona quantità d'informazioni micro e macrodinamiche (registrazione permettendo), non palesano defaillance per i livelli di suono propri di un ascolto domestico né compressione dinamica se non a pressioni davvero esagerate. Album Time is of the essence, brano Arc of the pendulum: se vi piacciono i piatti della batteria qui li troverete corposi e scintillanti allo stesso tempo, frizzanti senza essere appuntiti e con tempi di attack, decay, sustain e release da manuale. Sound off è un altro di quei pezzi che suona alla grande, il timing è elettrizzante, davvero difficile tenere il piede fermo mentre lo si ascolta, buon senso del ritmo quindi, puntellato dalla coerenza di emissione, velocità e controllo, fattori  di fondamentale importanza per allontanare i rischi dell'effetto minestrone. No, i suoni confusi e slabbrati non sono proprio nelle corde delle due francesine.

Confortato da queste buone premesse mi godo la voce di Joni Mitchell nel bellissimo doppio album Travelogue, da qualche tempo a questa parte appuntamento fisso nelle mie prove d'ascolto. Gli archi sono tersi, trasparenti, non viziati da colorazioni che potrebbero comprometterne la naturalezza. Se devo essere sincero nelle Maya mi aspettavo da questi una resa più appuntita in alto, a tratti tagliente, ma è evidente che alla Davis sono riusciti a bilanciare molto bene le esigenze di una soddisfacente corposità sulle medie unita alla brillantezza sulle alte, senza per questo ottenere un suono acuminato o aggressivo. Da sottolineare l'assenza di discrepanze timbriche nel trascolorare delle gamme, segno di un'ottima integrazione tra i driver non conseguita con un filtro crossover complicato, che è anzi è molto semplice, ma dalla scelta di trasduttori che già a monte sono fatti per andare d'accordo. Il jazzistico "You dream flat tires" si pone asciutto nel timbro strumentale mentre la voce di Joni Mitchell mantiene il tipico carattere suadente ma deciso, qui Hejira è quasi irriconoscibile dalla versione contenuta nell'omonimo album del 1976. E' un attimo riprendere in mano il vinile che acquistai da ragazzo, la copertina è intonsa, il tempo sembra non essere passato e neppure la freschezza di questo capolavoro sembra essersi appannata con il tempo, l'originalissimo tappeto ritmico è ricamato da un colosso del '900: Jaco Pastorius, un genio che nel breve volgere della sua carriera ha rivoluzionato il modo d'intendere il basso elettrico.

I concitati toni da mobilitazione bellica della settima sinfonia Op. 60 "Leningrado" di Dmitrij Šostakovič ci sono, ma si apprezzano maggiormente i momenti in cui cedono il passo a un trattamento quasi puntillistico dell'orchestra. Gli assoli di flauto e violino che seguono al maestoso incipit, poi l'ostinato ritmo in rullante si offrono limpidi, intatti nella microdinamica come nella rifinitura degli armonici alti, due punti segnati a vantaggio della tanto agognata verosimiglianza con la realtà. La cura delle nuances, l'apertura, la coerenza e velocità nei transienti sono parametri che la Davis ha saputo ammirevolmente amministrare in un sistema di primo prezzo come le Maya. Se è vero che la grande orchestra si presenta alleggerita nel registro grave (contrabbassi, basso tuba, grancassa) ha sempre modo di farsi apprezzare nei registri superiori, i quali offrono il fianco a ben poche critiche. Sarebbe ingiusto pretendere da queste slim tower l'immanenza dei grandi sistemi, tanto per capirci quelli utilizzati da Marco Cicogna nelle sue memorabili demo sulla dinamica della grande orchestra, ma enorme è anche la differenza di esborso che l'eventuale cliente deve sostenere per appropriarsi di una catena al top.

Spesso in Hi Fi ci si avventura in parallelismi con il mondo delle automobili, seguendo questa moda possiamo dire che le Maya non spingono come una Lamborghini Aventador ma offrono il grado di finitura, la completezza di dotazioni che oggi può avere una piccola cilindrata di successo. La carrellata dedicata alla grande orchestra è abbastanza nutrita e non m'interessa affatto di rischiare l'effetto polpettone. Si va dallo scherzo della terza sinfonia di Beethoven alla sinfonia fantastica di Berlioz in HD, inframmezzati da emozionanti episodi dove il suono di una grande compagine sinfonica al massimo del suo sviluppo scuote anima e corpo.

Dopo le frustate sonore del finale de "Le Sacre du printemps" di Igor Stravinskij (Pierre Boulez - The Cleveland Orchestra), ci vuole qualcosa che lasci riposare l'orecchio, lo vellichi con suoni dolci e flautati. Non il riposo del guerriero sarebbe il caso di dire ma il riposo dell'audiofilo :-) Il momento conclusivo è speso nell'easy listening, di solito riservato ai primi assaggi ma che questa volta ho trovato più adatto alla parte conclusiva. L'album è Easy listening - Music for quiet moments, dove le Davis Acoustics Maya riaffermano la loro natura di diffusori "facili", brillanti certamente ma assolutamente non aggressivi. Mentre ascolto diverse musiche da film, pescate dall'album 100 Film soundtracks, mi viene in mente che le Maya possono essere delle ottime candidate a un valido sistema Home Theater, in compagnia dei consanguinei Central Maya e il subwoofer SubMaya, il quale con il suo driver da 21 cm in cellulosa caricato in bass reflex sarebbe una mano santa per la gamma bassa. A chi non interessa l'HT, una soluzione Tower più Sub sarebbe un idea tutt'altro che peregrina per favorire l'ingresso delle nostre Maya in una dimensione performativa certamente più generosa ed emozionante.

Meditate gente, meditate...


CONCLUSIONI

E' chiaro che con le Maya la Davis Acoustics ha voluto ritagliarsi una posizione di rilievo nel panorama dei diffusori "Home" entry-level, impresa riuscita a mio parere, con il valore aggiunto di aver saputo creare un oggetto frutto di una progettazione non banale. Sulla scia di una grande tradizione, il marchio francese ha presentato un diffusore dalla personalità audace, senza l'estenuante ricerca di un equilibrio timbrico perfettamente bilanciato ma piuttosto un'elettroacustica dai toni vividi, costruita intorno a un midrange molto interessante. Ed è proprio in gamma media che le Maya danno il meglio di se lasciando il segno con un suono dinamico, ben rifinito, mai esile e molto realistico. Altrettanto valide mi sembrano le alte frequenze, ben estese, dalla dispersione ampia e regolare, la gamma bassa invece non passa del tutto indenne da critiche e non per le sue doti di articolazione, smorzamento e controllo, che sono del tutto convincenti, quanto per una certa mancanza di corpo abbinata a un'estensione non propriamente da primato. E' doveroso sottolineare che questo tipo di indole è voluta dal progettista e non frutto di errori o leggerezze progettuali: superfluo dire che in casa Davis sanno bene cosa vogliono e come ottenerlo.

Non ci sono segreti né sorprese da questo punto di vista ma solo una chiara dichiarazione d'intenti, ben espressa dalle parole dello stesso Olivier Visan: "We have tried our best to reach a good sound at reasonnable price for this model. This was our main goal". Il livello complessivo di finitura è discreto, se da una parte è ammirevole lo sforzo compiuto per offrire al cliente un prodotto ben ottimizzato nei limiti del budget contenuto, emergono però dei particolari costruttivi che andrebbero a mio giudizio migliorati, come per esempio l'imperfetto accoppiamento delle paratie di rinforzo con le pareti del cabinet. Anche nel filtro crossover avrei visto meglio un condensatore in polipropilene in serie al tweteer, piuttosto che un elettrolitico bipolarizzato. Le Maya sono dei diffusori facili da gestire, nessun problema s'incontrerà nel pilotaggio anche da parte di elettroniche non particolarmente prestanti in corrente o dal comportamento sensibile al carico capacitivo/induttivo. Nell'interfacciamento timbrico sono da evitare elettroniche appuntite, dalla gamma medio-alta in evidenza, le Maya trarranno piuttosto giovamento da amplificatori corposi, dal range medio-basso e basso congruo.

Il prezzo di listino al pubblico delle Davis Acoustics Maya varia in base alla finitura: occorrono 599 euro per portarsene a casa una coppia rifinita in frassino nero o teak con frontale grigio e 750 euro per la finitura laccato bianco opaco.

Ringrazio di cuore Francesco Mattioli di Audiomondo e Olivier Visan della Davis Acoustics per avermi dato l'opportunità di portare a termine questa recensione!

Alfredo Di Pietro

Maggio 2014


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