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 Phonar Veritas P4 Next Riduci

 

 

 

INTRO

Sono ancora vivi nella mia memoria gli echi del Munich High End 2012, kermesse ricca di attrattive e ciclopica nelle dimensioni che mi vedeva per la prima volta in veste di visitatore. Difficile dimenticare la splendida organizzazione del Munich Order Center con i suoi grandi padiglioni fieristici allestiti per quella che forse è la più importante manifestazione mondiale di Audio High End.

Nel corso della passeggiata, tra uno scatto e l'altro, mi domandavo spesso quali fossero le ragioni della mia presenza: visitatore o reporter? La risposta è che preferirei considerarmi come un "testimone particolare", vista la mia condizione di appassionato border line, a metà strada tra l'hobbysta e il giornalista audio dilettante, lanciato nell'impresa di redigere un report che portasse agli occhi dei lettori un po' di quello sfarzo, un elenco sufficientemente esaustivo dell'incredibile varietà di apparecchiature colte dall'obiettivo della mia Lumix.

Quella ospitata nella capitale della Baviera è una manifestazione dedicata all'alta fedeltà che invita ad allargare i propri orizzonti, perfezionare la conoscenza di una miriade di brand, compresi quelli che probabilmente non si erano mai incontrati prima, nemmeno nominati nei rissosi forum audio. Non che il settore delle elettroniche fosse meno contemplato, ma nei giorni dal 3 al 6 maggio ho visto una moltitudine di diffusori di cui nemmeno sospettavo l'esistenza, di tutte le taglie e con una nutrita rappresentanza di elettroacustiche pensate per l'Home Hi Fi. Parlo di quei modelli da stand o piccole torri da pavimento che si integrano perfettamente in una comune stanza d'appartamento e suonano magnificamente bene.

A questo punto il lettore si chiederà cosa c'entri l'audioshow monacense con la recensione di una slim tower... ebbene, c'è un forte nesso perché, per ironia della sorte, nelle ultime due settimane il mio reportage ha dovuto subire una pesante battuta d'arresto proprio a causa di un prodotto tedesco lì presente, precisamente nello stand G01/H04 della Halle 4. Chi mi conosce, anche superficialmente, sa bene che non riesco a dire di no alla proposta di recensire un oggetto dedicato alla riproduzione audio, è un'attività che svolgo con entusiasmo considerandola sempre e comunque foriera di crescita personale. Ho quindi accettato senza pensarci due volte la proposta della gentilissima Silvana Spada della Pure Sound Spain, azienda importatrice con cui abbastanza di recente ho collaborato testando il diffusore Pure Acoustics PRO 838.

La recensione doveva essere pubblicata in tempi stringati poiché la coppia di diffusori recapitatami era da rispedire al mittente entro un mese circa, pronta per la presentazione a una demo di fine Luglio. Come se non bastasse, ci si sono messe di mezzo anche le ferie estive ad accelerare il tutto. Per farvela breve il corriere si presenterà sotto casa mia il 6 Luglio per il ritiro, data entro cui la mia recensione, comprensiva di set di misure strumentali e ascolti, dovrà essere già online su "Non solo audiofili". Come vedete sono stato bravo e per una volta sono riuscito ad accantonare la mia proverbiale flemma producendomi in un "Tour de force" recensorio, tra l'altro portato a termine in un clima davvero tropicale.

 


STORIA DELLA PHONAR AKUSTIK

Un tratto che mi ha reso subito simpatico Kai Henningsen, amministratore delegato della Phonar Akustik, è l'impegno profuso in nome dell’Hi Fi abbordabile. Non ho mai smesso di credere, neanche per un istante, alla sua importanza anzi con il tempo la mia convinzione si è rafforzata. La coppia di diffusori che ho under test in questi giorni, interamente fatti in Germania, dimostra in pieno come il settore entry level è vivo e vitale e non deve necessariamente contare sull'economia orientale per uscire sul mercato con delle proposte interessanti. Certo, si potrà obiettare che 1600 euro per due diffusori da pavimento di dimensioni contenute può suonare come una cifra non propriamente economica ma, una volta apprezzata la grande cura costruttiva e la qualità della componentistica, ci si rende conto di trovarsi di fronte a un prodotto dall'eccellente rapporto qualità/prezzo.

La storia della Phonar Akustik inizia quattro decenni fa, anno 1976, quando fu fondata la Scan Akustik ad opera di Klaus Henningsen, padre di Kai. Inizialmente l'attività era limitata all'importazione di diffusori Danesi, ma appena due anni dopo era già impegnata nella fornitura di prodotti a ben noti clienti OEM (Original Equipment Manufacturer). Nel 1983 fu compiuto un altro passo in avanti introducendo l'attuale nome dell'azienda, da allora vengono realizzati altoparlanti di alto livello, sviluppati in proprio, con il nome di "Phonar".

Nel 1998 il marchio di Tarp vive un altro importante evento, il passaggio della gestione societaria da Klaus al figlio Kai, entrato in azienda non prima di essersi seriamente preparato studiando gestione aziendale in Inghilterra e Australia, dove ha colto l'occasione di vivere in prima persona il mondo degli affari. Nonostante si tratti di una piccola azienda con un organico di soli 15 dipendenti, negli ultimi anni la Phonar è stata in grado di aumentare notevolmente le sue quote di mercato. Si giunge quindi al 2005, anno in cui prende in carico la distribuzione in Europa del brand americano di elettroniche e giradischi Music Hall. Oggi la Phonar Akustik serve circa 150 rivenditori autorizzati in Germania e coopera con diversi distributori qualificati in tutto il mondo.

Vista aerea della Phonar Akustik a Tarp

L'azienda tedesca va incontro alle esigenze di sonorizzazione dei clienti proponendo una completa gamma di elettroacustiche che si articola in tre serie diverse: la Ethos, la Veritas e la Credo. La Ethos comprende quattro modelli di cui un monitor da stand (R 100G), un centrale (C 140G), un floorstanding (S 150G) e un subwoofer (AS 150G). Passando alla Veritas troviamo nel catalogo due modelli bookshelf: "M3 Classic" e "M4 NEXT", ben cinque modelli floorstanding: P3, P4 Next (il protagonista della nostra prova), P5, P6 Next e P7, un centrale (C3), un subwoofer (S7 classic) e lo stand "Lfg3". Infine la serie Credo, top di gamma, è costituita dal Reference, grande modello da pavimento a concezione modulare formato dalle unità "Primus" (sezione medio-alti) e "Optimus" (sezione bassi).

 

 

IN PHONAR VERITAS

Specifiche tecniche dichiarate:

Potenza sopportabile: 130/175 watt
Sensibilità 89 dB (1 W/1 m)
Risposta in frequenza: 34-27000 Hz
Tagli crossover 800/1900 Hz
Impedenza nominale 4 Ohm
Altoparlanti: tweeter da 26 millimetri - low-midrange da 130 millimetri - woofer da 130 millimetri
Dimensioni: H x L x P (927 x 190 x 295 millimetri)
Peso 19 kg
Numero di vie: 2 e 1/2.

Già a una prima occhiata risulta evidente come a questo modello sia stata dedicata una notevole cura costruttiva: il mobile è bello, non banale nelle forme e perfettamente impiallacciato con un sorprendente effetto vero legno. Anche se guardato a distanza ravvicinata, non tradisce quell'impressione di finitura posticcia che talvolta è dato di osservare nel cabinet di diffusori medio economici. La smussatura laterale "a clessidra" del baffle frontale, così come l'inclinazione antero posteriore di 5° data al mobile sono due esempi di come sia possibile conciliare delle ragioni tecniche con un'estetica elegantemente slanciata.

L'assenza di angoli vivi ai lati del baffle frontale favorisce una dispersione più omogenea, come vedremo meglio nelle misure di Directivity Pattern, mentre l'inclinazione di 5° è atta ad allineare geometricamente i centri di emissione dei tre driver a tutto vantaggio della risposta in fase. Le finiture a disposizione del cliente sono ben sei: nero opaco, argento opaco, nero lucido, bianco lucido, ciliegio e noce impiallacciato (ciliegio negli esemplari inviatimi).

  

La P4 è una torre snella da pavimento di dimensioni abbastanza contenute (927 x 190 x 295 millimetri), integrabile con facilità in qualsiasi locale domestico. Ho tirato un sospiro di sollievo nel rilevare la facilità con cui i driver possono essere rimossi dalle loro sedi. La Pure Acoustic si era - giustamente - raccomandata di usare cautela nelle manovre di smontaggio. Al momento di ridurre in pezzi un diffusore si crea sempre un po' di tensione perché una manovra poco accorta può facilmente causare dei danni alla sospensione esterna se non alla membrana stessa. Con le Phonar tutto è filato liscio grazie al fatto che sui bordi interni del cestello non era stata applicata alcuna sostanza sigillante, ma la tenuta pneumatica era assicurata da una guarnizione anulare. I tre altoparlanti, una volta svitate le cinque viti da legno con testa Torx per il tweeter e le sei che tenevano in sede i due mid-woofer, sono usciti dalle loro sedi praticamente da soli.

Semplice e rapida la rimozione/inserimento della griglia protettiva parapolvere, un'operazione che l'appassionato dovrebbe compiere prima e dopo ogni seduta di ascolto (mi raccomando, ascoltate sempre senza!). Il telaietto della griglia è dotato di due magnetini alla base e quattro sedi che vanno a inserirsi sui relativi perni avvitati su tweeter e mid-woofer inferiore (vedi foto). Tali perni hanno la duplice funzione di assicurare l'altoparlante al baffle (insieme alle altre viti) e di inserirsi nelle sedi presenti sul telaietto.

I perni per l'inserimento della griglia protettiva

Il plinto può essere montato velocemente alla base del cabinet mediante quattro robuste viti con testa a croce, a corredo del diffusore viene fornito, oltre al jumper e due ponticelli per il monowiring, un set di quattro punte con relativi sottopunta. A mio parere non è indispensabile montarle se lo scopo è di asciugare un po' il basso, nella mia sala d'ascolto ho raggiunto un ottimo equilibrio tonale anche senza. L'effetto di questo tipo di accessori consiste anche nel rendere il suono maggiormente "affilato", accoppiano il diffusore alla superficie d'appoggio consentendo un efficace scarico delle vibrazioni indesiderate del cabinet, tra l'altro risultato ben sordo al "test delle nocche". Se deciderete di utilizzarle la focalizzazione della scena ne sarà leggermente avvantaggiata, almeno questo è quello che ho constatato nella mia sala durante il test d'ascolto.

Dopo aver estratto dalle sedi i tre driver, si apprezza il notevole spessore del Medium Density Fibreboard, che nella zona del baffle frontale raggiunge i 3 cm mentre sulle pareti, non direttamente sollecitate dalle vibrazioni trasmesse dagli altoparlanti, si ferma a 2 cm. Mettendo a nudo l'interno rintracciamo altri segni inequivocabili della qualità costruttiva e bontà della componentistica profusa nelle Veritas. Il conduttore adoperato per il cablaggio interno non è la solita anonima e misera piattina ma un signor cavo: il Wire World Stream 16-2, versione "single wire" del Luna 16/4 in cui la parte conduttrice è un multifilare Oxygen Free Copper dello spessore di 16 AWG (1,25 mm quadrati), isolato con una guaina di polietilene HD. Non è terminato con dei pratici fast-on ma saldato direttamente sui terminali delle rispettive bobine mobili, scelta scomoda in caso di smontaggio ma degna di plauso perché assicura un contatto più saldo ed efficace.

Nelle due cavità di risonanza è presente molto materiale fonoassorbente acrilico in cuscinetti di discreto spessore, inconsueto a trovarsi in tale abbondanza in un sistema reflex. In questi, generalmente, si trova a costituire una leggera coibentazione in forma di foglietti da circa 2 cm di spessore disposti su tutte le pareti o solo su alcune. La scelta operata dalla Phonar è senz'altro oculata, idonea a ridurre le riflessioni interne che inevitabilmente ritornerebbero al cono e al condotto reflex generando distorsioni, così si riduce anche l'ampiezza delle onde stazionarie fra i lati paralleli del mobile. Come effetto collaterale si deve mettere però in debito conto l'abbassamento della sensibilità media del sistema.

Le porte reflex sono discretamente silenziose, come ho avuto modo di appurare nel corso degli ascolti e nella riproduzione dei segnali test in bassa frequenza (Steps - Distorsione armonica). Non che sia particolarmente divertente ascoltare degli impulsi sinusoidali ma può essere utile per farsi un'idea visiva della Xmax dei woofer e, appunto, valutare la rumorosità dei condotti reflex.

Le Veritas utilizzano due mid-woofer Peerless 830933 della serie High Definition Sound, costruiti in Danimarca secondo specifiche dettate dalla Phonar. Sarà questo il motivo per cui non sono riuscito a trovare in rete alcun PDF di questo altoparlante, tantomeno nel sito ufficiale del produttore. Si tratta di un'unità con impedenza nominale di 8 Ohm la cui membrana ha un diametro effettivo (misurato da centro a centro della sospensione esterna di gomma butilica) di 105 mm con cupola parapolvere rovesciata. Il magnete è di adeguate dimensioni, sfornito di foro di decompressione sul fondello. Bello il cestello aerodinamico formato da razze in robusto metallo pressofuso. Allo scopo di non creare indesiderate turbolenze, le due fresature per i mid-woofer hanno una svasatura di 45° verso l'interno, laddove emette la membrana nella sua porzione posteriore.

La parte alta dello spettro udibile è affidata a un tweeter Scan Speak D2604-830000, unità di ottime prestazioni con membrana a cupola morbida da 26 mm e dotata di una robusta sospensione anulare. Tra le specifiche di questo driver sono da segnalare la risposta in frequenza estesa oltre i 30 kHz, la sensibilità di 92 dB, l'ampio angolo di dispersione, la distorsione armonica molto contenuta e la bassa frequenza di risonanza di appena 630 Hz.

Nell'economia del sistema (ricordiamo che si tratta di un due vie e mezzo) la coppia di mid-woofer è accordata in due separate camere di risonanza, di minor cubatura quella dedicata al mid-woofer superiore, con i condotti in PVC anche loro di caratteristiche differenti: diametro di 4,5 cm e lunghezza (rilevata a filo del mobile) di 10 per il superiore, 6 cm di diametro e lunghezza di 8 quello che comunica con la più grande camera inferiore. Ambedue sono flangiati nel punto in cui si raccordano con il baffle posteriore e ben svasati per limitare le turbolenze.

Posizionata in basso, la vaschetta portacontatti ospita nella parte inferiore dei binding post multifunzione di ottima fattura che accettano banane, forcelle e cavo spellato, sopra di loro c'è il sistema per l'equalizzazione delle alte frequenze, una sorta di triangolo equilatero delimitato da tre connettori dorati dove va inserito un apposito Jumper.

Smontando la vaschetta mi sarei aspettato di trovare delle resistenze saldate tra le tre terminazioni ma di queste neanche l'ombra, suppongo quindi che tramite lo jumper sia possibile agire selettivamente sui resistori 5a, 5b e 5c presenti sulla PCB su che ospita il filtro crossover del tweeter e mid-woofer superiore. E' consentito il bi-wiring/bi-amping con i due connettori superiori che portano al mid-woofer alto e tweeter (HF) mentre i due più in basso (LF) conducono il segnale al solo mid-woofer inferiore. Per chi non crede o non vuole bi-cablare/bi-amplificare, ci sono sempre dei bei ponticelli dorati da utilizzare, oppure in alternativa due spezzoni di loudspeaker cable.

La garanzia delle Phonar Veritas P4 Next si estende nel tempo per ben 60 mesi.

 

 

IL FILTRO CROSSOVER

I componenti passivi del filtro crossover non sono costretti a "sgomitare" su un'unica scheda dacché sono accolti su due PCB differenti, meglio così visto che è preferibile tenere le induttanze il più lontano possibile per evitare le mutue interferenze di campo elettromagnetico. Nel caso delle Phonar non solo le schede sono separate ma posizionate nelle due diverse camere di risonanza.

Vediamole da vicino.

La prima contiene le celle filtro che intervengono sul mid-woofer superiore e tweeter ed è montata sulla parete posteriore della camera alta, saldamente fissata all'MDF con tre viti torx a legno, una posizione però piuttosto scomoda in caso d'intervento. La seconda scheda è accolta invece in cima alla camera inferiore, fissata sempre al pannello posteriore con le medesime modalità della prima, e contiene il passa basso per il mid-woofer inferiore (quello della mezza via per intenderci).

Uno sguardo al più complesso layout circuitale della prima PCB ci svela come il tweeter sia filtrato da una cella del terzo ordine elettrico (condensatore serie da 6,80 µF - induttanza parallelo da 0,18 mH - condensatore serie da 12,0 µF) per un'attenuazione di 18 dB ottava. A valle dei due condensatori c'è una resistenza in serie (R5) di valore variabile (R5a = 2.70 Ohm 5 Watt, R5b = 1.50 Ohm 5 Watt, R5c = 5.60 Ohm 5 Watt) che entra nel sistema di equalizzazione. A seconda della posizione dello jumper la R5 può assumere valori di 1.00/1.80/2.70 Ohm dando attenuazioni di diversa entità nella gamma medio-alta. Il mid-woofer superiore dal suo canto è filtrato con una cella del secondo ordine elettrico (induttanza serie da 1,00 mH - condensatore parallelo da 11,50 µF), in serie al condensatore verso massa troviamo una resistenza che vale 2.20 Ohm 5 Watt. Il taglio piuttosto ripido sul tweeter Scan Speak di certo avvantaggia la tenuta in potenza del sistema, molto buona come ha confermato il pilotaggio senza problemi con un finale da 130 + 130 watt minimi su carico di 8 Ohm.

La descrizione termina con la scheda dedicata alla mezza via dove troviamo un'induttanza da 3,90 mH in serie e un condensatore elettrolitico bipolarizzato da 27,0 µF 100 Vdc in parallelo a configurare un passa basso del secondo ordine elettrico (attenuazione di 12 dB ottava).

Qualità al di sopra di ogni sospetto per la componentistica passiva. Nei punti strategici del percorso, quelli cioè direttamente interessati dal segnale (C4 e C5), sono stati utilizzati i nobili Metallized Foil Capacitor Audyn Cap Serie Q4 con tolleranza del 5% mentre per quelli posti a massa si è optato per un MKT 160 Vdc (C2) e un elettrolitico bipolarizzato della Elko Rauh (C1). Le resistenze R5a - R5b - R5c e la R2 sono delle Intertechnik con tolleranza 5%. Tutte avvolte in aria le induttanze.

 

 

INTRODUZIONE ALLE MISURE

Prima che qualcuno s'indigni di fronte alle velleità misuriere di un semplice appassionato ci tengo a precisare che queste vanno lette in "filigrana", con quella trasparenza di sguardo che va oltre il loro valore tecnico, sempre suscettibile di miglioramenti nel tempo. Mi sono avvicinato al mondo delle misure elettroacustiche con reverenza verso i veri professionisti, mi sono fatto "infettare" dalla loro grande passione tentando un piccolo percorso personale, nato dal fascino che le rilevazioni strumentali esercitano su me. Sia chiaro per chi mi legge che non c'è alcuna pretesa da parte mia di dire l'ultima parola su una risposta in frequenza piuttosto che su una TNDM o un Directivity Pattern (queste ultime due introdotte per la prima volta in occasione di questa recensione), ma tanta buona volontà di migliorare facendo tesoro dei "Trials and Errors" che si accumulano con l'esperienza.

In buona sostanza ho in corso d'opera un incessante lavoro di affinamento delle tecniche di misura, abbinato all'approfondimento teorico dei principi di elettroacustica e di conoscenza del software su cui lavoro da tempo (Arta - Steps - Limp).

Ogni tecnico sa quanto sia importante l'ambiente in cui si misurano i diffusori, il quale deve essere il più possibile scevro da risonanze e riflessioni, senza tali requisiti il rischio di misurare più l'ambiente che il diffusore diventa una certezza. L'ideale sarebbe poter disporre di una camera anecoica che consenta rilevazioni sicure sino alle bassissime frequenze, opportunità di già difficile fruizione per un professionista, figuriamoci per un dilettante!

La mia personale soluzione è stata l'aver allestito un laboratorio di misure, un ampio garage sotterraneo di buone dimensioni, con le pareti interamente ricoperte di pannelli di poliuretano espanso piramidale. Ho così ottenuto un drastico abbattimento delle riflessioni sino alla gamma media mentre per la più critica porzione delle basse frequenze ricorro alla misurazione in campo vicino. La risposta in frequenza "anecoica" è così ottenuta mediante la tecnica del Free Field Response, costituita dall'integrazione del campo vicino (per quelle frequenze sino a 300 Hz circa) e la risposta all'impulso, fenestrata quanto basta per tenere fuori le prime riflessioni e risonanze.

Ma acquisire una discreta padronanza nelle tecniche di misura vuol dire essere solo all'inizio dell'opera, in seconda battuta si chiede di risolvere il problema dell'interpretazione dei risultati. In questo delicato passaggio il recensore deve possedere la capacità di mettere in relazione tra loro i vari tipi di rilevazioni e leggerle in una visione d'insieme incrociata. Non solo, a quel punto dovrà decretare quanto buoni sono i reperti ottenuti, compito ancora più difficile perché richiede una grande esperienza, l'aver portato a termine migliaia e migliaia di rilievi in base ai quali ci si è formata una precisa idea di quello che può essere considerato valido o non valido.

E' un percorso in forte salita come potete ben capire. Il misurone volenteroso deve scontrarsi con un'amara realtà: non esistono scuole ufficiali che insegnino a eseguire misure elettroacustiche, ci sono si tanti testi in rete e su carta stampata ma quello di cui si sente la necessità è l'occhio attento del maestro che segua l'apprendista, cosa di capitale importanza secondo me.

Si passa infine alla prova "regina": l'ascolto, il momento "clou" di ogni recensione che si rispetti, dove si racconta come suona un dato sistema evocando con le parole le impressioni ricevute. A mio parere si tratta della parte più liberatoria che segue alle ore passate barcamenandosi tra software e posizionamento di diffusore e microfono, metro alla mano. E' un momento quasi "mistico" dove si è chiamati a raccogliere le proprie forze di sintesi, immaginazione e fantasia per ricreare con le parole le sensazioni che un oggetto ha suscitato in noi.

Ma questa è un'altra storia...

 

 

COMMENTO ALLE MISURE

La risposta in frequenza in "Free Field" denuncia una buona linearità sino a 2000 Hz, dopo questo limite segue un avvallamento, poco profondo in verità, che si estende sino a 3650 Hz. Il punto più basso della deflessione lambisce i -2 db (rispetto al livello medio di emissione) centrati a 2500 Hz circa. La gamma alta si distingue per la notevole estensione, grazie al tweeter Scan Speak D2604-830000, accreditato di una progressione sino a oltre 30 kHz, ho facilmente raggiunto il limite di misura del mio Superlux ECM 999 (circa 22.000 Hz). L'andamento in gamma alta denuncia qualche irregolarità, ininfluente ai fini pratici dell'ascolto, come ben evidenziato nella misura con due diffusori in ambiente.

La rilevazione in ambiente a terzi d'ottava (Octave bands), ottenuta con rumore rosa indipendente sui due canali, conferma il considerevole equilibrio tonale che questa piccola torre riesce a raggiungere. La gamma bassa si presenta con ottime credenziali, all'atto pratico dell'ascolto è stata una delle più equilibrate che abbia avuto modo di sentire nella mia sala d'ascolto. Purtroppo si presenta, in maniera anche più marcata che nella misura "anecoica", l'avvallamento tra i 1500 e i 3500 Hz, dovuto probabilmente a un incrocio un po' largo tra mid-woofer superiore e tweeter. Anche il taglio piuttosto ripido del passa alto (18 dB/ottava) non aiuta a ripianare la situazione e qualche piccolo segno all'ascolto lo lascia. Nulla di grave comunque, è possibile correre ai ripari aiutandosi con il sistema di equalizzazione, precisamente ponendo lo jumper alla base del triangolo equilatero. Date un'occhiata alle misure di risposta in overlay e capirete cosa voglio dire. Anche nella zona in cui il mid-woofer inferiore inizia ad attenuare, passando il testimone al superiore (circa 500 Hz), si nota un altro avvallamento.

La risposta individuale dei driver filtrati è significativa dell'impostazione che si è voluta dare alle Veritas P4 Next: un due vie e mezzo dove il mid-woofer inferiore fa da rinforzo all'emissione del superiore e si defila progressivamente non appena superato un lieve picco poco oltre i 300 Hz. Il superiore prosegue dritto sulla sua strada sino a circa 1400 Hz, limite oltre il quale anch'esso comincia ad attenuare sino all'incrocio con il tweeter, che avviene a 2800 Hz. Da notare l'elevata pendenza del passa alto: nell'ottava da 4200 a 2100 Hz l'attenuazione vale oltre 15 dB.

I grafici del Cumulative Spectral Decay e Burst Decay mostrano un decadimento esemplare della porzione alta dello spettro, da 5 a 20 kHz.


La tecnica con cui sono stati rilevati i vari ordini di distorsione armonica prevede una panoramica di tutta la banda audio in ambiente cui è stato applicato uno smoothing a terzi d'ottava. La distanza del microfono dal diffusore è il canonico metro, credo adeguato per una torre di queste dimensioni. Ho eseguito anche delle misure sui singoli driver in campo vicino ottenendo risultati molto simili. Si profila un quadro decisamente confortante con distorsioni ben contenute su tutta la banda audio. Il colpo d'occhio dei grafici è lusinghiero: la THD, dopo la naturale impennata al di sotto dei 50 Hz causata dalle ampie escursioni della membrana, si stabilizza sull'1,22 % da 50 a 100 Hz e scende ulteriormente all'1,18 % tra i 200 e 500 Hz (con un lieve aumento tra 100 e 200 Hz). L'andamento tra 500 e 2600 non subisce evidenti sconvolgimenti attestandosi sul valore medio dello 0,26 % mentre un'ulteriore discesa si verifica tra i 2600 sino al limite superiore di 11.904 Hz per una percentuale media dello 0,16. Nella gamma affidata al tweeter l'apporto più consistente è quello di seconda armonica, sempre comunque inferiore allo 0,4% con un massimo tra 8.800 e 9.500 Hz, la terza invece si presenta ben contenuta non sforando mai lo 0.2% nel range esplorato. Proporzionalmente più basse si presentano le distorsioni di ordine superiore, soprattutto quelle pari (quarta e sesta).

Approfitto della recensione delle Phonar per cimentarmi con due nuove misure: il Directivity pattern e la TNDM. Nella prima si capisce subito come la struttura del mobile avvantaggi una dispersione polare regolare e omogenea al variare dell'angolo di ascolto. In verità l'esecuzione della misura è lunga e macchinosa ma alla fine rende dei risultati interessanti. La tecnica di ricostruzione che ho adoperato per il Polar Plot prevede l'opzione di simmetria per gli angoli negativi, resa possibile dalla disposizione simmetrica dei driver sul baffle, un piccolo escamotage per accorciare i tempi della procedura.

Le misure di risposta in frequenza eseguite sul sistema di equalizzazione hanno dato dei risultati diversi da quanto prospettato dalla stessa Phonar nel manuale utente.

Ho testato entrambi gli esemplari, il risultato è visibile nel grafico dove compaiono le diverse misurazioni in overlay. Ponendo lo jumper in corrispondenza del lato destro del triangolo equilatero delimitato dai tre connettori, ho ottenuto una risposta perfettamente sovrapponibile a quella senza jumper (posizione lineare, senza alcuna esaltazione della gamma alta e corrispondente allo 0 dB) mentre la casa tedesca per lo jumper a destra dichiara un'esaltazione di 2 db. Ponendo il ponticello a sinistra ho ottenuto un’esaltazione del range da 5.000 a oltre 20.000 Hz di circa 1 dB, esattamente coincidente con quanto dichiarato nel manuale d'istruzioni. La vera sorpresa però è arrivata ponendo il ponticello sulla base del triangolo, condizione neanche presa in considerazione dall'azienda produttrice, dove si ha la massima enfasi: +2,5 dB a 16.811 e +2 dB a 10.288 rispetto alla posizione "flat".

Che non esistano dei tessuti perfettamente fonotrasparenti credo sia risaputo, tutti più o meno "equalizzano" in negativo le medio-alte e tendono a velare il suono. La griglia protettiva delle P4 non fa eccezione alla regola provocando un vistoso buco a 4500 Hz e perturbazioni di minor entità oltre i 6 kHz. Praticamente indisturbata invece la gamma altissima (dai 16800 Hz all'estremo alto). So di essere monotono ma il mio consiglio è sempre il solito: ascoltate sempre senza griglie.

E' la mia prima volta con la TNDM (Total Noise Distortion Measurement), un test che è in grado di quantificare la distorsione di intermodulazione definita "mascherante" e generata da un dispositivo sottoposto a un segnale casuale. Il segnale prescelto è un particolare rumore rosa a basso fattore di cresta, necessario per non mettere in difficoltà l'amplificatore. La misura, inventata dal laboratorio di AudioREVIEW, consiste nel creare dei "buchi" nello spettro continuo del rumore e valutarne il riempimento con componenti di distorsione. La procedura è piuttosto complessa ma porta a dei risultati interessanti i quali hanno diverse analogie con il test sulla distorsione armonica. Non chiedetemi una valutazione precisa del grafico, ho pochissima esperienza a riguardo, ma direi che una TND compresa tra l'1 e il 2% (dopo la naturale impennata sino ai 50 Hz), in costante decrescita sino ai 4000 Hz e seguita da una discesa allo 0,3% sino la limite superiore sia un andamento niente affatto disprezzabile per una torre snella che utilizza dei mid-woofer da 10, 5 cm effettivi di diametro.

Il grafico relativo al modulo e argomento d'impedenza ci dice che la Fb (frequenza di risonanza del sistema) è inferiore alla Fs (frequenza di risonanza in aria libera), è un dato che si evince dalla diversa altezza dei due picchi caratteristici del reflex con il primo (38,80 Hz - 13,97 Ohm) più basso del secondo (79,80 Hz - 19,36 Ohm). La frequenza di risonanza del sistema è posta a circa 55 Hz. Qualche cruccio può venire invece dalla constatazione che il minimo di modulo vale 3,35 Ohm a una frequenza di 197 Hz. E' un valore piuttosto critico per amplificazioni poco inclini al pilotaggio sotto i 4 Ohm, anche in considerazione del fatto che tale minimo è preceduto da una consistente rotazione di fase (-53,2°). Va da sé che si dovrà prestare un po' di attenzione nell'interfacciare questo diffusore all'elettronica di pilotaggio.

La sensibilità media, rilevata in ambiente somministrando 2,83 Volt ai morsetti del diffusore con il microfono a un metro di distanza, è di 90 dB, ne presumo che se misurata in camera anecoica, sarebbe risultata inferiore di 2 - 3 dB, per un valore vicino agli 87 dB. E' un dato che classifica il Veritas P4 Next come sistema dalla sensibilità medio bassa La media è stata calcolata su 169 rilevazioni, da 100 a 12500 Hz ma sono state considerate anche medie a 43, 85 e 252 punti di ripresa, valori che comunque hanno portato a risultati confrontabili. Meglio quindi indirizzarsi su amplificazioni, oltre che inclini a erogare validamente su carichi bassi, anche dotate di una discreta dose di Watt, almeno 20 - 30. Per capirci, T-Amp et similia sono poco consigliabili; per quanto timbricamente validi, non ce la potrebbero fare con un diffusore del genere non tanto per la SPL sviluppabile in un ambiente domestico medio- piccolo, quanto per la limitata prestazione dinamica e lo scarso controllo/articolazione sulle frequenze basse.

 

 

IN MEDIO STAT VIRTUS
GLI ASCOLTI

E' venuto il momento di deporre il microfono di misura e valutare questa slim tower con le orecchie, uno strumento prezioso che riesce nell'improbo compito di unire la ragione con le emozioni, la critica asettica corroborata dalle misure con il fine ultimo del godimento musicale. E' un passaggio illuminante che non deve mancare in ogni recensione che si rispetti, attenta non solo ai dati strumentali ma al risultato complessivo che viene offerto all'orecchio. Per le Phonar è suggerito un periodo di rodaggio di 48 ore, adeguato per consentire all'equipaggio mobile di sciogliersi, ho pescato quindi dal mio corredo di segnali test il Pink Noise e ho lasciato rosolare a lungo le Veritas. Prima di accingermi alla prova d'ascolto ho letto con attenzione tutte le indicazioni contenute nel capitolo "Tipp & Tricks" dal sito ufficiale che riguardano il posizionamento del diffusore nel locale d'ascolto.

Sintetizzando, si raccomanda una distanza reciproca dei diffusori (b) non superiore a quella che intercorre tra questi e la posizione d'ascolto (a), inoltre la distanza dalle pareti laterali (d) non deve essere maggiore della distanza dalla parete di fondo (c) dando così la possibilità ai diffusori di respirare. Parte delle basse frequenze fluiscono dalle porte reflex che, come sappiamo, sono collocate sul pannello posteriore, il suono quindi sarà riflesso verso l'ascoltatore dalla parete posteriore. Viene specificata una distanza precisa da frapporre tra i diffusori e la parete di fondo (tra i 10 e i 50 cm) e un eventuale moderato "Toe-in" di 5 - 10 gradi a convergere verso l'ascoltatore, a seconda dell’acustica della stanza.

Sono norme cristallizzate con chiarezza nel manuale d'istruzioni ma da seguire "cum grano salis" perché ogni ambiente d'ascolto fa storia a se. Bisogna senz'altro tenerne conto ma nello stesso tempo sperimentare sul campo quale sia la soluzione migliore. Ho quindi dedicato un'oretta di tempo a una sorta di Kamasutra audiofilo giungendo a collocare i due diffusori nella mia sala, dopo vari tentativi, a una distanza di 70 cm dalle pareti di lato, 115 da quella di fondo, 200 cm infine quella reciproca delle casse e circa 300 cm la distanza dalla mediana congiungente le due Phonar e il mio comodo divano a tre posti. Il medesimo protocollo posizionale è stato adoperato per ottenere il grafico a terzi d'ottava (Octave bands) che potete vedere nella sezione misure, non appaiono fastidiose gobbe in regione medio-bassa ne squilibri degni di nota. Molto raramente sono riuscito a raggiungere un equilibrio in gamma bassa così buono nel mio ambiente, queste P4 sembrano davvero progettate per vivere a proprio agio tra le mura domestiche e lo fanno con un equilibrio davvero invidiabile, alla faccia di chi ha in dispregio i "conini" e vorrebbe ficcare di forza sistemi enormi in piccole stanze.
Ma, si sa, il mondo è bello perché è vario...

Per riscaldare l'atmosfera mi concedo l'ascolto di uno dei miei musicisti preferiti, Michel Petrucciani in Cold Blues del 1985. Il pianista francese da vita a una serie di godibilissimi duetti con il contrabbassista Ron McClure in cui la straordinaria incisività di tocco è conservata, consegnata alle nostre orecchie in un'atmosfera di gran classe. La timbrica appare subito sana, il sound coeso, senza udibili scompensi. E' bene dirlo subito: la dote migliore di questa torre snella è l'equilibrio tonale tra le varie gamme contornato da una musicalità raffinata e mai invadente.

In Don't Try This At Home di Michael Brecker il registro centrale è impegnato con successo a dare sostanza e corpo al sax, nessun innaturale assottigliamento si manifesta. Il suono è giustamente metallico, dal soffiato in buona evidenza e ben rifinito in alto. Dopo qualche tentativo decido di lasciare lo jumper in posizione di massima esaltazione, si tratta comunque di un'enfasi molto misurata che non stravolge assolutamente il carattere "inglese" di questa torre, in questa condizione lo scostamento dalla linearità è contenuto in un paio di dB. Piuttosto, la conseguenza più gradita è lo spianamento dell'avvallamento esistente tra i 1500 e 3500 Hz che priva un po' le voci femminili della necessaria brillantezza rendendole a tratti meno squillanti del dovuto.

Ne ho avuto sentore nell’ascoltato dell'album Alba Argentina di Rossana Casale, subito seguito dalla voce graffiante di Mia Martini nello splendido brano "Almeno tu nell'universo", una conferma che la gamma medio-alta può essere in certe occasioni un po' castigata.

Al contrario la alta si distingue in ogni incisione per la grande naturalezza, emerge una capacità di dettaglio conseguita senza mai calcare la mano con furbesche enfasi, inevitabilmente foriere di fatica d'ascolto. Il progettista di queste Phonar è stato bravo nel ben amalgamare lo Scan Speak con i due mid-woofer Peerless conseguendo il risultato di un sound pastoso, carnoso al punto giusto.

Proseguo con il jazz per verificare sino a che punto il timing può essere preservato in un diffusore dal carattere così olimpico, la risposta arriva dall'ascolto di Stanley Clarke in un brano tratto dall'album Journey to Love del 1975: Concerto for Jazz/Rock Orchestra. Il pezzo è uno di quelli terribili per l'impianto, fatto di blocchi sonori massicci e picchi dinamici improvvisi. Le strappate del basso non sono così immediate e violente come dovrebbero ma mi accorgo che, girando senza ritegno la manopola del volume verso destra, la tenuta in potenza è molto buona. L'equilibrio tonale al crescere del volume non cambia di una virgola ma tutto diventa più emozionale, i colpi di bacchetta sui tom-tom producono un suono di pelle pieno e rotondo, mai slabbrato, le bordate dinamiche non mettono in crisi queste Veritas che dimostrano in pieno di che pasta sono fatte.

Dotate di una naturalezza tendente al pacioso, se adeguatamente stimolate sfoderano una grinta che mai due "conini" da poco più di 10 cm lascerebbero sospettare.

Lascio il genere jazz, su cui ho indugiato parecchio con grande soddisfazione, per passare al genere sinfonico con uno dei miei compositori prediletti: Gustav Mahler nella sinfonia N°7 in mi minore "Il Canto della Notte". Si tratta di un lavoro affascinante, complesso che pone al direttore non pochi problemi d’interpretazione. Nella poetica tenebrosa del grande compositore di Kaliste si sono cimentati dei grandi direttori come Bernstein, Horenstein, Abbado, Boulez e altri ma la versione che più mi fa "accapponare la pelle" è quella di Otto Klemperer.

Il grande direttore che fu amico e collaboratore di Mahler ci regala una lettura asciutta, completamente priva di arbitrii estetizzanti. In particolare nel quarto movimento (Nachtmusik (II) - Andante amoroso) ci assale un denso crogiuolo di sottili sensazioni, una sconfinata tenerezza indissolubilmente legata all'atmosfera misteriosa che evoca la notte.

Le Veritas riescono a gestire con efficacia l'amalgama orchestrale nell'espressione di una rimarchevole coesione timbrica. Nella variegata compagine strumentale di questo capolavoro sono inclusi strumenti inconsueti come il tam-tam, campanaccio, tamburello, glockenspiel e persino mandolino e chitarra. Non si fa fatica a individuare la fisionomia timbrica di ciascuno, come se le P4 ponessero una lente d'ingrandimento sul corpo dello strumento più che indulgere in raffinatezze “radical audiophile”. A questo punto appare chiaro come il progettista si sia sforzato di raggiungere un tipo di suono impegnato a centrare il bersaglio del realismo, e lo fa con un equilibrio e concretezza tutte particolari.

L'ascolto dell'estroverso Capriccio spagnolo di Nikolaj Rimskij-Korsakov inizia con la spumeggiante Alborada, episodio sinfonico ricco di smalto e una verve scintillante che le due tedeschine riproducono abilmente, soprattutto nel registro medio-alto. Il tweeter Scan Speak fa davvero un grande lavoro e anche il mid Peerless ne asseconda bene le intenzioni con il supporto di una gamma media abile a proiettarci nelle prime file di una sala da concerto. Il successivo ascolto di "Fanfare for the common man" del compositore americano Aaron Copland ribadisce l'efficacia nella riproduzione delle percussioni, i timpani sono "punchy" al punto giusto, solo la grancassa nelle sue armoniche inferiori appare dai contorni un po' sfumati.

E' un aspetto emerso dall'ascolto di brani dall'importante contenuto energetico in bassa frequenza, l'estensione non manca (i 40 - 50 Hz in ambiente vengono agevolmente raggiunti) quello che un po' lascia a desiderare è la lucidità insieme alla ferrea articolazione nelle ottave più profonde, difficile regione dello spettro audio che nelle P4 assume dei contorni un po' sfumati.

Non fraintendetemi, non è una critica ma la constatazione dei naturali limiti di una torre snella che si comporta comunque bene, anzi riesce a fare molto più di quello che sarebbe lecito attendersi da due mid-woofer da 10,5 cm di diametro effettivo.

La rappresentazione tridimensionale è ben sviluppata in larghezza, posizionando con attenzione le due Phonar potrete godere di un soundstage men che meno ristretto mentre la profondità risente un po' dell'impostazione monitor, strumenti e voci sono vicini all'ascoltatore, palpabili, ma talvolta lo sviluppo dei piani sonori nel senso della profondità è leggermente vago.

E' la volta di Sting con il suo album "If on a winter's night...", una serie di piccoli nostalgici capolavori, immersi in un'atmosfera invernale che le due tedesche rievocano matericamente, scopriamo una densità di suono di quelle da tagliarsi con il coltello. Soul Cake, The Burning Babe e You Only Cross My Mind in Winter si affacciano ai sensi ricchi di un fascino tenebroso. La timbrica è schiettamente naturale, ancora una volta sorprende per l'equilibrato realismo con una punta di piacevolissimo calore. Non ho amplificatori valvolari in casa, peccato... non oso immaginare cosa sarebbe venuto fuori con il segnale di passaggio attraverso delle 300B o delle 845.

Vere le voci, naturalissime e armoniose, solo le femminili si mostrano talvolta meno squillanti del dovuto. Termino questa interessante sessioni d'ascolti con il grande Fabrizio De Andrè in compagnia della Premiata Forneria Marconi che interpreta meravigliosamente "Il pescatore" e "Bocca di rosa", due capolavori assoluti la cui musicalità è ben assecondata dalle Veritas.

 

 

CONCLUSIONI

Il Phonar Veritas P4 Next è un diffusore di classe, costruito in maniera esemplare e con materiali di qualità, curato con attenzione nei minimi particolari e di gradevole estetica. Il tentativo di lanciare sul mercato un prodotto dall'ottimo rapporto qualità prezzo, integrabile con facilità in qualsiasi ambiente domestico e con una gamma bassa "giusta", molto poco problematica nel posizionamento, mi sembra andato a buon fine.
Grazie all'impostazione genuina queste Veritas P4 Next si lasciano ascoltare a lungo e con qualsiasi genere musicale senza provocare fatica d'ascolto. Tra le altre doti di spicco mi sembra giusto ricordare l'ottima tenuta in potenza, una musicalità sempre piacevole che privilegia il corpo del suono avvicinandolo alle orecchie (e al cuore) dell'ascoltatore.

La sua dote migliore è l'eminente equilibrio in tutti i parametri di valutazione, la concretezza di una sana impostazione di fondo che denota come in quel di Tarp si abbia rispetto per la musica... e per il cliente.

Il prezzo al pubblico di una coppia Phonar Veritas P4 Next è 1.600 euro.


Ringrazio di cuore la Pure Sound Spain per avermi proposto la recensione delle Veritas P4 Next e Kai Henningsen per il prezioso sostegno umano e tecnico!

Alfredo Di Pietro


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