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sabato 27 aprile 2024 ..:: VEF Radiotehnika Giant FS-100N ::..   Login
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 VEF Radiotehnika RRR Giant FS-100N Riduci

 

INTRO

"Made in Latvia", questo si legge in calce alla targa identificativa posta sopra la vaschetta portacontatti delle Giant FS-100N. E' certamente inconsueto, oberati come siamo da prodotti provenienti da tutt'altri lidi, imbattersi in un diffusore nato nella "Perla del Baltico", il bellissimo paese ricco di lunghe coste cristalline dalla natura incontaminata e di città storiche dalla raffinata architettura.

Se le Giant per molti appassionati possono avere il sapore di una nuova scoperta, la VEF Radiotehnika RRR non è certamente l'ultima nata nel campo della riproduzione audio. Si tratta infatti, come leggiamo dal sito ufficiale, di un'azienda di lungo corso, specializzata non solo nella produzione di sistemi acustici e cabinet per casse professionali, ma anche nel montaggio di circuiti stampati, compresi quelli a tecnologia SMD, e l'assemblaggio di parti elettroniche.

Un rapido "rewind" ci aiuta a ripercorrere le tappe storiche del marchio lettone. La "VEF Radiotehnika RRR" è stata fondata nel 1927 a Riga, allora "Foto - Radio centrale A. Leibovic" PLC, un’azienda specializzata nella produzione di ricevitori radio. Il nome attuale risale al 1941 e tra il 1945 e il 1990 è stata la principale produttrice di hardware audio in URSS. Nel corso della seconda guerra mondiale corresse il tiro della propria attività riparando apparecchiature di navigazione sottomarina ma, tornata la pace, riprese a lavorare nel settore audio. Dopo il periodo bellico fu impegnata in un fiorire di processi innovativi che culminarono nel 1961 con la presentazione al pubblico della prima radio a transistor Sovietica.

All'interno della fabbrica c'è un museo, dove si trovano gli apparecchi più antichi prodotti dalla Casa, tra questi un reperto di grande valore storico: un impianto stereo appartenuto nientemeno che a Stalin. Per rendersi conto della popolarità di quest'azienda basti pensare che quasi ogni abitazione russa possedeva (e forse possiede ancora) apparecchi della Radiotehnika.

Dal 1990, anno in cui la Lettonia ha riacquistato la sua sovranità, la "VEF Radiotehnika RRR" è diventata uno dei produttori leader di sistemi acustici Hi-Fi domestici e professionali in Europa orientale. Oggi i suoi prodotti sono venduti negli Stati Baltici, Finlandia, Germania, Russia, Italia e molti altri paesi d'Europa.

La distribuzione esclusiva dei diffusori in Italia è curata dalla HiFi Direct, azienda nata solo quest'anno ma con le idee già ben chiare, visto che la sua "mission" è dichiaratamente quella di portare al pubblico un grande suono a prezzi accessibili.

La VEF, sul versante elettroacustico, è impegnata a offrire una vasta gamma di sistemi "Home" sia per gli estimatori della riproduzione due canali che dell'Home Theater. Così come vuole un certo mainstream odierno, cerca di temperare le diverse esigenze di alta fedeltà domestica sotto il comune denominatore di una qualità sonora al di sopra di ogni sospetto. La produzione si estende nelle gamme: X-line, Sakta, Rigonda S e nei modelli singoli Giant FS-100, S-400 M e SM - 300.

Ho avuto la prima presa di contatto con le Giant FS-100N durante l'edizione 2011 del Milano Hi-End. E' difficile capire come suona un oggetto nel corso di un audioshow, seppur a misura d'uomo come quello di Stefano Zaini. L'acustica delle salette se va bene è così così, il via vai di gente non consente la giusta concentrazione e i setup spesso non sono perfettamente ottimizzati (non certo per colpa degli operatori che hanno pochissimo tempo per lavorarci su). E' un clima insomma che potrebbe generare una certa "narrativa fantastica" riguardo alle qualità degli oggetti ascoltati, sovente i giudizi espressi da pubblico e critica sono contrastanti risultando alla fine poco attendibili.

Un grande giornalista audio, Bebo Moroni, una volta ha detto molto saggiamente che alle mostre si va per "intuire" più che per acquisire delle certezze e quando per la prima volta ho ascoltato le Giant credo di essere riuscito a cogliere abbastanza la loro personalità. Esperienza? Intuito? Non saprei, ma quando queste torri sono entrate nella mia sala d'ascolto, ho subito avvertito un senso di familiarità, come se la brevissima esperienza vissuta al Milano Hi-End avesse lasciato in me una traccia abbastanza profonda da non essere facilmente cancellata.

Non è stato difficile poi adeguare obiettivi, contenuti e linguaggio al contesto di una prova che ho sentito come altamente congeniale poiché le Giant sono esattamente il mio ideale di diffusore, una torre snella di buone dimensioni a tre vie che non costringe l'ascoltatore a nessun sacrificio nell'estensione in frequenza né tantomeno nella dinamica e dimensioni del palcoscenico. Insomma, l’assunzione di responsabilità da parte mia sta nel riconoscere, come vedremo meglio più avanti, alle VEF un livello di completezza prestazionale che probabilmente è arduo a ritrovarsi anche in più costosi sistemi dello stesso genere.

Sono persuaso che una difficoltà incontrata da chi deve valutare questo diffusore stia proprio nell'inquadrarlo in comodi stereotipi, impresa non agevole perché le Giant sono sì entry level, ma non troppo, di dimensioni accettabili in un ambito domestico, ma non troppo, dalla personalità sonica prevedibile, ma non troppo... In definitiva ci troviamo di fronte a un diffusore un po' "border line" sotto diversi punti di vista, un oggetto fondamentalmente pensato per liberare l'audiofilo dalle "ristrettezze" della categoria "affordable", vere o presunte che siano, avviandolo verso la meta di un grande suono, poco o punto affetto da limitazioni di qualsiasi tipo.

 

 

IL GIGANTE GENTILE

                                                              

                                                                

                                                      

                                                 

                                                                                                                                                                               

                                                         

Specifiche tecniche dichiarate:

Sistema a 3 vie 5 altoparlanti
Risposta in frequenza: 30 - 25000
Frequenze di crossover: 400/4000
Impedenza nominale: 4 ohm
Potenza sopportabile (watt continui e di picco): 120/300
Potenza massima raccomandata dell'amplificatore: 100-200
Trasduttore delle alte frequenze: 1"
Trasduttore delle frequenze medie: 2 x 5"
Trasduttore delle basse frequenze: 2 x 8"
Connettori bi-wiring placcati oro
Base, punte e sottopunte in dotazione
Sensibilità: 91 dB/w/m
Dimensioni: 1231 x 300 x 430 (Altezza, larghezza, profondità)
Peso: 40,5 Kg

                                                                                                             

L'impresa di portare le casse nella mia sala d'ascolto è stata più impegnativa del solito. Ognuno dei due colli pervenutimi con il corriere pesava 45 Kg e sono stato costretto a chiedere aiuto alle braccia della mia giovane figlia per portarle su in casa al primo piano, salendo una scalinata per di più piuttosto stretta.

Una volta estratte dall'imballo le Giant FS-100N si sono presentate in tutta la loro imponenza, 1231 x 300 x 430 mm e 40,5 Kg, delle buone candidate all'ingresso nella categoria degli oggetti "di peso". Le finiture di pregio (Cherry nel modello ricevuto), il baffle frontale di colore nero, rastremato in senso postero-anteriore nella zona dei midrange/tweeter e smussato in basso, il bel plinto nero, denotano un'estetica non monolitica, elegante quanto basta per ben integrarsi in un arredamento domestico. Diverse sono le finiture a disposizione del cliente: mogano, ciliegio, nero e bianco laccato mentre il pannello frontale oltre che nero viene prodotto anche in color argento.

La robusta base viene assicurata al fondo del mobile tramite quattro grosse viti con testa a brugola, l'accoppiamento o disaccoppiamento dalla superficie d'appoggio è un particolare che non è stato trascurato dalla VEF. All'utente è dato scegliere tra quattro piedini emisferici di plastica dura e altrettante punte per ogni diffusore, il mio spassionato consiglio è di usare le punte e relative sottopunte perché con queste il suono acquista maggior focalizzazione, diventa un po' più pulito anche se il basso tende ad asciugarsi un po'. Chi teme comunque che la parte inferiore dello spettro risulti depauperata da questi dispositivi può stare tranquillo ché le Giant di bassi ne hanno sempre e in abbondanza. Con i piedini di plastica invece il suono viene fuori appena appena più morbido.

Un altro consiglio, forse superfluo per i veri intenditori, è rimuovere le griglie parapolvere durante l'ascolto, praticamente la quasi totalità delle tele che vengono dichiarate "fonotrasparenti" non lo sono abbastanza da non causare velature al suono, soprattutto sulle alte frequenze. La vaschetta portacontatti è posta sul pannello posteriore, smontandola mi aspettavo di trovare a ridosso la basetta del filtro crossover, come mi era capitato con altri diffusori economici, ma nelle Giant questa è solidamente attaccata al fondo del mobile, poco al di sopra della stessa vaschetta.

I cinque driver di ogni diffusore sono tenuti in sede da viti a incasso con testa a croce. Rimuovere i cinque altoparlanti dal baffle non è stato un lavoro tranquillo, ho dovuto sudare le classiche sette camicie in quanto il bordo interno del cestello a contatto con la fresatura del pannello era spalmato di un tenace sigillante bianco.

Una volta smontati i driver si apprezza il notevole spessore del baffle, costituito da un Medium-Density Fibreboard di ben 3,5 cm che, insieme alla notevole robustezza generale del cabinet e l'uso di una buona quantità di sigillante, lascia intuire un serio lavoro compiuto in direzione dell'abbattimento delle vibrazioni trasmesse dai trasduttori alla struttura lignea. Forse i puristi storceranno il naso ma una manovra che faccio sempre è quella di picchiare con le nocche sulle superfici del cabinet, apparso ben sordo in questo caso.

Su ognuna delle Giant sono montati cinque altoparlanti: due woofer con membrana in pasta di cellulosa, trattata sulla parte anteriore, del diametro effettivo (da centro a centro della sospensione di gomma) di 18 cm, due midrange del diametro effettivo di 10,8 cm e un tweeter a cupola da 1'', montato in configurazione D'Appolito (MTM) con i due medi. Tale configurazione prende il nome dal progettista che l'ha inventata (il grande ingegnere elettroacustico statunitense Joseph D'Appolito) e prevede l'inserimento in linea verticale di un tweeter tra due woofer o due midrange, con risposte acustiche di ordine dispari (6 - 18 - 30... dB/ottava).

Nelle Giant è presente la variante MTM (Midrange - Tweeter - Midrange) e rivendica un fondamentale vantaggio: rendere la dispersione verticale la più uniforme possibile ottenendo una riposta polare verticale molto lineare. Per esperienza personale questa configurazione, se correttamente implementata, rende anche più stabile la scena. Il tweeter è il Vifa D27TG-15-06, con flangia di 104 mm, a cupola morbida in seta raffreddato a ferrofluido. E' un componente dalla buona dispersione, molto lineare nella risposta in frequenza e munito di una guida d'onda. Sul magnete dei woofer era presente un'etichetta che recava scritto "Made in Germany".

Incuriosito, ho interpellato la VEF Radiotehnika RRR per conoscere qualche dettaglio tecnico in più e in risposta ho ricevuto una gentile e-mail da parte del Signor Edmunds Kurzemnieks, dove venivo informato che per tutti i modelli VEF i tweeter sono acquistati all'esterno. In particolare, per le Giant FS-100N i midrange sono prodotti in casa con membrane in materiale speciale a fibra lunga, appositamente progettate e realizzate dalla RRR mentre la base (cestello e magnete) viene acquistata da un produttore tedesco di altoparlanti. Come componente per produrre le membrane cartacee degli altoparlanti, in conformità con la tecnologia RRR, c'è il Colophonium (colofonia), che è una forma solida di resina ottenuta dai pini.

I cestelli di woofer e midrange si distinguono per il buon spessore del metallo utilizzato e la cura costruttiva. I magneti sono nella classica ferrite, di buone dimensioni e tutto l'insieme dona una rassicurante sensazione di robustezza.

 

La produzione delle membrane si avvale di un processo speciale, inventato dalla RRR, che prevede l'uso di una speciale cellulosa prodotta da alberi centenari di abete rosso, adoperati per ottenere un tipo d’impasto a fibre lunghe. I coni sono costituiti da più strati, con quello centrale che presenta un gran numero di forellini impregnati di una miscela di sostanze che agiscono come conservanti e smorzanti. Il procedimento d'impregnazione, che lascia visibili gli anelli orbitali degli strati di carta esterni, comporta un bagno di un certo tempo in queste sostanze sino a completa penetrazione.

Mi è stato fornito anche qualche cenno sulla produzione futura, inerente allo sviluppo di nuovi sistemi a 3 vie dotati di un suono di altissima qualità, ma purtroppo muniti di un cabinet non molto attraente. Così l'azienda lettone sta ora lavorando per migliorarne l'estetica cercando nello stesso tempo di non perdere la qualità del suono.

L'interno del mobile è riempito con una discreta quantità di acrilico fonoassorbente, costituito da fibra di poliestere incollata sulle pareti. I due woofer sono collegati in parallelo e caricati in due differenti camere: l'inferiore lavora nel volume posto nella porzione più bassa del mobile, con lo sbocco del condotto reflex posto frontalmente, mentre l'altro è accolto in un volume separato al di sopra del primo, dove è presente anche il subvolume in cui sono accolte le unità per i medio-alti, munito di condotto che sbocca sul pannello posteriore.

E' interessante notare come il soffitto del volume inferiore non sia parallelo al fondo del mobile ma inclinato in senso antero-posteriore. Suppongo che una soluzione di questo tipo sia atta a dissimetrizzare le pareti interne per minimizzare l'insorgenza di onde stazionarie. Il cablaggio è di tipo "standard", leggi la solita piattina rosso-nero, con connettori fast-on di diverse dimensioni per i woofer (più larghi per il positivo) così da non creare confusione sulla giusta polarità, quelli per i midrange però sono di uguali dimensioni.

Che i due carichi abbiano un comportamento differente è testimoniato dalle misure di risposta in frequenza, eseguite a filo delle due porte reflex e riunite in overlay nel medesimo grafico. I condotti reflex sono rivestiti con un foglio di materiale poliuretanico a larghe maglie a scopo, suppongo, antivibrazione.

Consentito il bi-wiring/bi-amping grazie alle connessioni separate per le vie alte (midrange e tweeter) e vie basse (woofer), realizzate con morsetti dorati di buona fattura. Vi consiglio, nel caso si optasse per il monowiring, la sostituzione dei ponticelli forniti a corredo con altrettanti spezzoni del medesimo cavo di potenza utilizzato per la connessione all'amplificatore.

 

 

COMMENTI ALLE MISURE IN AMBIENTE

E siamo giunti al momento fatidico delle misure, una piccola rassegna di grafici che testimonia l'indole di queste VEF, anche se non è in grado di raccontarne i più tipici tratti personali. Questo compito, tutt'altro che facile, è affidato alle orecchie del recensore, con tutto il bagaglio esperienziale raccolto e messo a frutto nel corso del suo vissuto "ascolticolo".

Le due lettoni mi danno l'occasione di familiarizzare con la "new entry" del mio parco hardware, parlo del "The T-Bone MicPlug USB", una valida interfaccia tra microfono di misura e software costituita da pre microfonico a guadagno regolabile, convertitore A/D che lavora a 16 bit e due frequenze di campionamento (44,1 e 48 kHz) e un'uscita cuffia.

Al software Arta e Limp ho affidato il compito di scandagliare il segnale proveniente dal microfono di misura Superlux ECM 999, rispettivamente, delle varie risposte in frequenza, Cumulative Spectral Decay, Burst Decay e il modulo e argomento d'impedenza. La calibrazione del sistema microfono/scheda/software è stata affidata a un PCE-SC41, infine la scheda audio E-Mu Creative Pre Tracker USB 2.0 ha gestito il software, inclusa la generazione dei segnali test: Periodic Pink Noise per la FR rilevata in single channel, spazzolata di frequenze per le misure di FR da IMP e ancora l'onnipresente Pink Noise per il modulo e argomento d'impedenza.

La risposta in frequenza, rilevata alla canonica distanza di un metro con microfono posizionato ad altezza tweeter, mostra due evidenti tratti: un'ottima linearità nella gamma dai 2 ai 16 kHz e un certo sottoslivellamento di quella compresa tra i 300 e i 2000 Hz. La misura, ripetuta più volte in differenti posizioni della mia sala d'ascolto, tende a proporre il medesimo scenario, sia pur con qualche ovvia e inevitabile variante.

Tengo a sottolineare che di misure in ambiente si tratta, va da sé che sino ai 200 - 300 Hz esse sono sensibilmente condizionate dall'ambiente, ma sopra tale limite sussiste una buona congruenza con le rilevazioni in anecoica o campo libero.

Osservando il grafico di risposta in frequenza ottenuto da un metro, due metri e quello che fotografa la situazione in posizione d'ascolto (3 metri) con i due diffusori in funzione, possiamo notare come nella sostanza le cose non cambino. Va però detto che nell'acquisizione da due metri, e ancor più in quella fatta in posizione d'ascolto, la risposta tende a riequilibrarsi pur permanendo il dato di una gamma media un po' sottodosata, soprattutto intorno ai 1500 - 2000 Hz. Si tratta comunque di risultati di rilievo per la classe del diffusore.

La risposta in campo vicino a terzi d'ottava del woofer rivela, al netto da turbative imputabili all'ambiente, quanto sia estesa e regolare la risposta in basso.

I due diversi carichi attribuiti ai woofer si traducono in due differenti risposte in frequenza, rilevate a filo dei condotti reflex e riunite in overlay per rendere facile e immediato il confronto. Scendendo nei particolari, la camera in cui lavora il woofer posto più in basso (apertura anteriore sul baffle) ha un andamento più esteso della seconda, annessa al woofer posto in alto e con apertura del condotto sul pannello posteriore. La prima si estende da circa 20 a 200 Hz mentre la seconda va dai 20 ai 60-70 Hz.

Significativa la risposta del tweeter rilevata in asse e fuori asse a 15°, 30°, 45° e 60°. IL Vifa D27TG-15-06 si rivela componente di pregio, dalla risposta molto regolare sia in asse che fuori asse oltre che dal suono preciso e selettivo.

Il grafico di Cumulative Spectral Decay, deputato alla rappresentazione delle caratteristiche di decadimento del segnale alle varie frequenze nel dominio del tempo, conferma le buone qualità del tweeter con un "Decay" rapido e pulito, dove oltre gli 0,54 ms non c'è praticamente più nulla.

Decisamente valido il quadro rappresentato nel "Burst Decay", una tecnica di monitoraggio mediante la quale si inviano al DUT (Device Under Test) una serie di impulsi sinusoidali di cui viene analizzato il decadimento. Si tratta di una tecnica ben conosciuta, utilizzata per valutare il comportamento ai transienti dei sistemi risonanti.

Nella valutazione del grafico ottenuto con il software Limp notiamo che il modulo d'impedenza tocca un minimo di 2,74 ohm a 119 Hz e si mantiene sotto i 3 ohm da 92,18 a 168,93 Hz, un andamento causato dal parallelo elettrico tra i due woofer che esclude la possibilità di pilotaggio da parte di elettroniche macilente. Per questo motivo le Giant FS-100N daranno il meglio con amplificatori dotati di buona erogazione di corrente su carichi bassi. Dopo i 1000 Hz il modulo risale e si mantiene intorno ai 6 ohm sino ai 20 kHz, rispettato quindi il dato di targa medio di 4 ohm. Nell'argomento si tocca un massimo di rotazione di fase (- 45°) tra i 60 e 70 Hz, poco dopo il secondo picco d'impedenza e uno più contenuto (- 22,5°) si manifesta poco oltre il primo. Dei due picchi tipici del carico reflex, il primo si trova a 17,55 Hz e vale 9,70 ohm mentre il secondo, più basso, si verifica a una frequenza di 52 Hz e vale 8,70 ohm. Il primo superiore al secondo, seppur di poco, testimonia di una Fb (Frequenza di risonanza del sistema) superiore a quella della Fs (Risonanza del woofer in aria libera). L'accordo del sistema si trova a circa 25 Hz.

 

 

GRANDE ANIMA LETTONE. L'ASCOLTO

IL SETUP

Preamplificatore Rotel RC 06
Finale di potenza Rotel RB 1070
Amplificatore integrato NotSoBad
Amplificatore integrato Trends Audio TA 10.2
Amplificatore integrato NAD C 375BEE
Personal Computer HP G62 con player Foobar 2000
Scheda audio E-MU Creative Pre Tracker Pre USB 2.0
Giradischi Pro-ject Debut II SE con testina Denon DL 160
Cavi di segnale Fluxus 2*70 S
Cavi di potenza Fluxus LTZ 900
Cavi di alimentazione Fluxus "Alimentami"

Questa volta mi va di anticiparvi subito il "clou" della prova d'ascolto. Queste massicce lettoni vanno spronate con elettroniche floride, capaci di una buona erogazione di corrente su carichi bassi. Come ho già avuto modo di illustrare nel capitolo riguardante le misure, il parallelo dei due woofer inabissa il modulo d'impedenza sino a un minimo di 2,74 ohm sui circa 100 Hz.

I due volenterosi T-Amp hanno fatto il possibile ma, francamente, sarebbe stato ingiusto chiedere di più a due amplificatorini dalla timbrica meravigliosa ma dai muscoli delicati. In particolare con il NotSoBad e il Trends Audio TA 10.2, entrambi basati sul chip Tripath TA2024 e utilizzati in biamplificazione, la gamma bassa era poco controllata e piuttosto esangue, il clipping sempre dietro l'angolo. Sono subito passato quindi all'accoppiata Rotel RC 06 e RB 1070 (130 + 130 watt) ma è stato grazie a un amico audiofilo, che mi ha cortesemente prestato il suo correntoso integrato NAD C 375BEE, che ho raggiunto i migliori risultati.

Libere da restrizioni di corrente le VEF hanno dimostrato una valida capacità dinamica, una scena tridimensionale ciclopica e anche una bella pasta timbrica, rilassata e naturale, autorevole senza essere mai aggressiva. Sono diffusori dalla personalità austera ma non disadorna, in grado di restituire un messaggio completo, lontano da apprezzabili defaillance e idoneo ad affrontare efficacemente ogni genere musicale.

Resta esclusa dalla riproduzione qualsiasi tendenza alla ruffianeria, le Giant FS-100N fanno un ottimo lavoro nel comunicare all'ascoltatore un grande senso di rigorosa solidità. Quello che avrei desiderato è solo un tocco di calore in più nella gamma media, in alcuni momenti forse troppo morigerata, mancante un po' di corpo e calore seppur di ottima qualità sul piano della definizione e finezza timbrica. Nell'ipotetico parallelo con una situazione reale diciamo che vi troverete ad ascoltare un concerto non dalle primissime file ma un po' arretrati.

Grande respiro acquisisce la magnifica pagina sinfonica russa l'"Uccello di fuoco" di Igor Stravinskij. Dall'esordio in sordina del cupo tema, annunciato dai clarinetti e contrabbassi, sgorgano le terzine veloci degli archi e dei legni. Il suono si esprime morbido ma non carente nell'articolazione, lo sfolgorante finale si distingue per il brunito nitore degli ottoni cui fanno da contraltare i colpi di grancassa, pieni di una naturale corposità sorretta con efficacia nelle fondamentali e armoniche.

Ispirato dalla "grandeur" delle lettoni, mi concedo ancora una pagina del repertorio russo: Quadri di un'esposizione di M. Mussorgsky, interpretati da un Ivo Pogorelich in stato di grazia (edizione Deutsche Grammophon). Si tratta di un album che prende due piccioni con una fava essendo un capolavoro di arte pianistica e insieme un valido test per la violenza dei transitori dinamici. Le Giant se la cavano benissimo riconfermando le notevoli potenzialità dinamiche, le sferzate sonore nel brano "The Hut on Fowl's Legs" (Baba-Yaga), un allegro con brio davvero feroce, sono efficaci, solo lievemente mitigate dalla contenutezza della gamma media.

Centellinando la ricca scaletta di brani che mi sono imposto, spicca un carattere costante delle Giant, parlo della qualità timbrica di un basso che innanzitutto scende benissimo in frequenza senza risultare mai invadente, ma ha soprattutto un sound sempre piacevolissimo, morbido, rotondo e con un sapore di "carta" che non gustavo da tempo. Alla VEF Radiotehnika RRR devono aver fatto davvero un bel lavoro sulle membrane di midrange e woofer, impiantando sullo scheletro teutonico dei coni in cellulosa dotati di una spiccata inclinazione a una sana musicalità. Senza trascurare tutto il lavoro fatto per rendere sordo il cabinet, sono convinto che il materiale utilizzato per le membrane sia determinante al fine di questo risultato timbrico.

Tre nomi per tre voci, una maschile (il prediletto, grandissimo Fabrizio De Andrè) e due vocalist d'eccezione: Joni Mitchell e Rickie Lee Jones, due artiste sopraffine da cui continuo a ricevere intense emozioni, ascolto dopo ascolto.
Rivivo il grande Faber in tre brani, tratti dalla imperdibile "In direzione ostinata e contraria", la prima antologia ufficiale postuma di Fabrizio De André uscita nel novembre del 2005, una raccolta di lucenti perle che tracciano il suo percorso umano e artistico. I brani sono: La canzone di Marinella, Verranno a chiederti del nostro amore e  duménega. Non c'è bisogno di staccare la voce con lo scalpello da ogni singolo driver, un impasto sempre di notevole coerenza ci pone al riparo da antipatici scollamenti tra gamma bassa e media, appena un po' alleggerita quest'ultima ma costantemente stabile e definita. Nei miei test utilizzo sempre le risorse vocali del grande cantautore genovese per smascherare eventuali nei nella transizione tra le due gamme, a mio parere nessun'altra voce maschile tra quelle che conosco riesce come questa nell'intento.

Non delude l'ascolto delle voci femminili, dotate di uno smalto molto naturale e nessun accenno di aggressività. La sublime Joni Mitchell scrisse le canzoni dell'album Hejira in auto, al ritorno da un viaggio nel Maine. Le atmosfere estremamente raffinate di "Coyote" e "Blue Motel Room" parlano di viaggi senza confini, atmosfere in bilico tra terra e paradiso raccontate con testi ricercati e una musica sempre aderente. Le Giant fotografano il basso di Jaco Pastorius con tinte decise ma rilassate, morbido e pastoso ma lontano da qualsiasi imprecisa approssimazione. E' un basso che riempie molto senza però diventare mai invadente. Convincente la caratterizzazione timbrica della non facile voce di Joni Mitchell.

E' la volta del jazz elettrizzante di Chick Corea nella raccolta "Five Trios", suonato con dei "turnisti" da far tremare le vene ai polsi. Solo alcuni nomi per farvi capire a che livelli ci troviamo: John Patitucci, Jack DeJohnette, Jeff Ballard, Airto Moreira collaborano con il grande pianista statunitense in brani dal feeling impareggiabile. La registrazione è molto pulita, nitida nei piani sonori e dai contorni scolpiti con luminosità. Ne approfitto per testare le VEF sui parametri di timing e alte frequenze, visto che il tecnico del suono aveva le idee molto chiare su come registrare in modo strepitoso i piatti della batteria (e non solo quelli). Le Giant possono contare sulla precisione di un trasduttore come il Vifa D27TG-15-06 che già alle misure aveva dimostrato di che pasta era fatto con una linearità esemplare. Nei fatti l'emissione del danese produce un sound terso, lindo quanto minuzioso nella consegna dei particolari.

Termino il test d'ascolto tornando a bomba sulla classica, il motivo è molto semplice: non potevo assolutamente perdermi l'ascolto della musica organistica di J.S. Bach, interpretata da Hans Fagius e riprodotta da questi due colossi. Le VEF suonano di seguito i Bach Werke Verzeichnis 536, 539 e 705 da par loro, cioè con un senso monumentale delle proporzioni che rende davvero esaltante l'ascolto. Il pedale d'organo non è di quelli appena abbozzati ma si fa sentire con pienezza, rendendo vivo il senso di trascendenza che comunicano allo spirito queste pagine miracolose. Così non assistiamo a un recital organistico suonato in una chiesetta, ma veniamo direttamente trasportati nel clima di una grande cattedrale. Sia nei passaggi potentemente trionfanti che in quelli più meditativi le Giant si distinguono con un suono rigoroso, rispettoso dei timbri naturali.

 

 

CONCLUSIONI

In inglese l’espressione ‘You can’t judge a book by its cover’ suggerisce di non giudicare un libro dalla copertina, una riflessione sacrosanta che possiamo applicare anche a questi per molti versi sorprendenti diffusori. Può infatti accadere che un prodotto così voluminoso e pieno di driver, ma al contempo economico, possa indurre a valutazioni "un tanto il chilo".
Peccato che si tratti, nel nostro caso, di una metodica di valutazione del tutto errata.

I VEF Radiotehnika RRR Giant-FS100N sono dei sistemi seri, molto seri. Fedeli a una logica che privilegia sostanza e musicalità hanno una valenza agli antipodi della retorica del MyFi, salgono in cattedra in qualità di sistemi rigorosi, disposti a concedere molto poco a una spettacolarità fine a se stessa, furbescamente creata per sorprendere l'ascoltatore. Non sono privi invece di una sana spettacolarità, quella che attinge a un corretto uso di quelle potenzialità in grado di rendere grande e magniloquente la musica.

E' da qualche tempo che si assiste con piacere al risveglio di una certa classe di diffusori, quella cosiddetta di primo prezzo, che oggi dimostra in pieno quanti progressi in anni recenti siano stati fatti nella classe "affordable". Chi ascolta con attenzione le Giant si rende immediatamente conto che non ha di fronte due elettroacustiche figlie di un Dio minore, ma di sistemi che realmente offrono delle performance al di sopra di ogni sospetto, nettamente superiori a quanto il prezzo lascerebbe presagire.

E' confortante constatare come accanto a una certa HiFi accessibile già presente nel mercato si affianchino realtà come questa azienda lettone, dagli illustri natali ma poco conosciuta qui da noi.

L'esborso necessario per impossessarsi di una coppia di FS-100N (1200 euro) si profila come sicuramente conveniente, soprattutto alla luce della qualità dei trasduttori impiegati, del mobile e del suono. Solo la gamma media può destare qualche piccola perplessità perché è un po' indietro nel bilanciamento tonale. Si produce così la sensazione di non trovarsi nelle primissime file a un concerto. In definitiva ci troviamo in presenza di un diffusore completo, possente ma insieme capace di grande delicatezza. Potrà sembrare strano ma le due qualità possono tranquillamente convivere in un medesimo oggetto e queste Giant FS-100N ne sono la dimostrazione vivente.

Ringrazio la HiFiDirect per avermi concesso la prova delle Giant FS-100N.

Alfredo Di Pietro

Settembre 2011


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