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 Proson Event 41 Riduci

 

E ci ritroviamo al mio secondo appuntamento con l'iniziativa Troniteck/T-Forum...
Ricordo per chi non avesse letto la mia recensione sulle Dynavoice Definition DF 6, che tale campagna dava la possibilità a tutti gli iscritti di ricevere a casa uno dei diffusori in vendita dalla ditta di Pombia, per trenta giorni e senza alcun impegno, allo scopo di provarli nel proprio ambiente e nel proprio impianto, con l'unica condizione di scrivere sul forum le proprie impressioni d'ascolto. I marchi da cui era possibile attingere erano Dynavoice, Proson e QLN, tutti e tre svedesi, facenti capo alla JWS International AB di Falkenberg ma con agganci al mondo orientale per la produzione. Mi considero un "raccomandato" per il fatto di aver potuto pubblicare l'approfondimento oltre che sul T-Forum anche sul mio sito personale, dando la stura alle mie "smanie" recensorie. L'interessante promozione è oramai un lontano ricordo (andava dal 6 Aprile al 30 agosto 2010), ma se al cortese Sergio Modenesi venisse voglia di replicarla io vi aderirei ancora con entusiasmo. Dopo aver provato un diffusore a torre di buone dimensioni, ora in pianta stabile nel mio setup, giusto per non farmi mancare nulla volevo prendere contatto con un mini e così ho scelto per questa mia seconda occasione le Proson Event Sat 41. A dirla tutta sarebbe stato mio desiderio provare anche un diffusore della QLN per suggellare quello che avrei denominato il "trittico svedese", tre prodotti che guardano all'Affordable Hi Fi di un certo tono e che consentono di rinunciare poco o nulla alla qualità vera. In questo senso trovo ammirevole la politica/filosofia portata avanti da questi tre marchi, fatta da un raro mix di capacità progettuali e grande attenzione al contenimento dei costi, fattori che consentono all'utente finale il godimento di un prodotto si economico, ma ben suonante. I bassi prezzi di vendita non si riflettono negativamente né sull'aspetto estetico né tantomeno su quello puramente sonico, sempre improntato a un'assoluta onestà prestazionale. Ovvio che qualche economia si è "obtorto collo" dovuta fare, ma solo su quei particolari che non inficiano la bontà del suono, ne risulta che qualche dettaglio costruttivo è un po' approssimativo e alcuni componenti d’impronta economica. Ricordiamoci sempre, però, di trovarci di fronte a un prodotto dal costo di soli 66 euro, ogni considerazione va commisurata su questo imprescindibile dato. Da quello che di persona ho potuto costatare, utilizzando elettroniche dalla diversa "voce", comune a questi modelli è la sobrietà della gamma medio-alta, mai aggressiva o pungente ma che sembra fatta apposta per lenire le intemperanze di amplificazioni aguzze piuttosto che di ambienti alquanto riflettenti.

Chiunque abbia avuto a che fare con i mini-monitors penso abbia le idee chiare su quali siano pregi e difetti di un tale tipo di diffusore. Tra le doti innanzitutto l'approssimarsi alla condizione ideale della sorgente sonora "puntiforme", a tutto vantaggio della scena tridimensionale. Questo, secondo me, è il punto saliente dei piccoli diffusori da stand, essi tendono a sparire dall'ambiente, grazie alle limitate diffrazioni sul mobile riescono a rendere incerti i loro contorni fisici per lasciar posto solo alla musica. La scena appare perciò precisa e stabile, svincolata dalla loro fisicità. Altro vantaggio logistico non indifferente è che sono molto più facili da spostare e trasportare, pur essendo questa una dote che non c'entra nulla con la resa sonora, è comunque un innegabile pregio. Il rovescio della medaglia è rappresentato da una riproduzione delle basse frequenze limitata nell'estensione e nella forza a causa di un ridotto litraggio interno e l'utilizzo di driver di piccolo diametro, non si scappa purtroppo dalle leggi della fisica. E' un limite però che in determinate condizioni può trasformarsi in un pregio: se pensiamo che una gamma bassa importante, in ambienti non adeguatamente trattati, eccita vigorosamente tutti i possibili modi di risonanza sporcando la riproduzione, ci rendiamo conto che, in quei casi, i tanti anelati bassi da pedale d'organo è meglio non averli. I driver di piccolo diametro presenti nei mini rendono la risposta ai transienti molto veloce e le basse frequenze, pur con i loro innegabili limiti, risultano rapide e incisive. Con qualche "escamotage" tecnico poi, sacrificando sensibilità e tenuta in potenza, è possibile ottenere dei buoni risultati anche nell'estensione sino ad arrivare a soluzioni sofisticate, come il carico isobarico, in cui talvolta l'ascoltatore si chiederà dove abbiano nascosto il subwoofer.

 


LE SPECIFICHE

Diffusore a due vie da scaffale.
Tipo di carico: Bass Reflex.
Tweeter da 1" a cupola morbida.
Midrange/Woofer da 4" in Polipropilene, sospensione di gomma.
Impedenza nominale 4 ohm.
Risposta in frequenza: 70 - 20000 Hz
Sensibilità: 86 dB/w/m
Potenza nominale sopportabile: 30 watt.
Massima potenza sopportabile a lungo termine: 65 watt.
Dimensioni: 240 x 165 x 170 mm.

 


IL SAT 41 NEI PARTICOLARI

La svedese Proson è un’azienda specializzata nella progettazione e costruzione di casse acustiche, elettroniche, cablaggi, terminali di potenza, stand e accessori per diffusori, dimostra inoltre di avere molto a cuore il confort dell'audiofilo che certamente potrà trovare la giusta condizione di rilassamento grazie alla poltrona componibile Hollywood. Attenendoci alla sola produzione di elettroacustiche ha in catalogo la serie "Event", costituita da due modelli floorstanding, il "6" e il "10", un centrale (il Center-42) e il Sat-41, oggetto della nostra disamina. Segue la linea Reality SA, composta invero da pochi modelli ma dalle finiture pretenziose, con il bookshelf "Sat-31 SA", rilasciato nelle finiture laccato nero e laccato bianco, e il centrale 32 SA nelle medesime livree. A coronamento della gamma c'è una serie di eleganti subwoofer (l'8, il 10 e il 12), davvero molto belli, il cui nome "Rumble" credo non sarà molto apprezzato dagli amanti dei giradischi :-)


Attore della nostra prova è il modello bookshelf Event 41, che figura nel listino ufficiale Proson a un prezzo di vendita di 70 euro la coppia (http://www.proson.it/images/proson_pubblico.pdf), è possibile però acquistarlo al prezzo di 66 euro la coppia dal negozio e-bay della Troniteck (http://cgi.ebay.it/PROSON-Event-Sat-41-Diffusori-Libreria-Casse-Acustiche-/300488607422?pt=Casse_e_diffusori&hash=item45f68446be). Il termine "Sat", presente nel nome del modello, suggerisce un utilizzo in multicanale ma le Event nel corso della prova d'ascolto hanno dimostrato di essere idonee per l'uso in impianti strettamente stereofonici o 2.1. In accoppiata con un subwoofer, magari della serie Rumble, la risposta in frequenza si estenderà ben oltre i 70 Hz indicati come limite inferiore, vigore e scena diverranno più importanti, pronte per affrontare con efficacia i generi più impegnativi ed ipercalorici. Non ho fatto misure strumentali come nella mia precedente recensione: il regolamento dell'iniziativa parlava infatti di una semplice prova d'ascolto da inserire in un apposito thread sul T-Forum ed io, che avevo già ottenuto il "Bonus" di pubblicarla anche sul mio sito, non ho voluto forzare troppo la mano.

Rimossi i due altoparlanti si accede all'interno del piccolo cabinet, dove si apprezza la presenza di una modica quantità di materiale fonoassorbente, semplicemente un foglietto di fibra di poliestere che riveste il fondo e il pannello posteriore sino al livello del condotto. Scelta assennata poiché nei diffusori bass reflex la quantità di fonoassorbente non deve essere eccessiva e comunque inferiore a quella da collocare nei sistemi chiusi. Una quantità copiosa, infatti, avrebbe l'effetto di accrescere le resistenze interne al flusso d'aria creato dall'onda posteriore con il risultato di ridurre l'efficacia del sistema di carico.

Il mobile è costruito in MDF dello spessore di 7 mm, rivestito di laminato melamminico quercia nero, leggermente increspato da sottili venature effetto legno sui fianchetti laterali mentre sulle altre superfici assume una finitura diversa, dall'effetto lievemente ruvido al tatto. Il "Medium-density Fibreboard" è un materiale ligneo, facilmente lavorabile, la cui materia prima comprende molti tipi di legno, siano essi tondame, scarto o cascame di lavorazione. E' un tipo di materiale spesso utilizzato nella costruzione dei cabinet a causa della sua notevole immunità alle risonanze che ne fa un materiale particolarmente sordo.

 

All'interno si nota la presenza di dodici listelli di rinforzo, di cui sei posti in prossimità dei fori fresati per l'alloggiamento dei driver, la struttura di un mini come questo è già di per se più rigida di un mobile più grande e quest’accorgimento non fa che aumentarla ulteriormente, a tutto vantaggio dell'abbattimento delle risonanze. Non ho incontrato alcuna difficoltà nello smontare i due driver, tenuti in sede nei fori di alloggiamento con viti da legno dotate di testa a brugola, per l'esattezza quattro per mid-woofer e tweeter e quattro anche per la vaschetta portacontatti posteriore che invece qualche difficoltà di smontaggio l'ha presentata: Per estrarla senza danni ho dovuto smontare prima il driver dei mediobassi, mettere una mano all'interno del mobile e spingerla con una certa forza verso l'esterno.

Il condotto reflex ha un diametro piuttosto piccolo (32 mm) e relativamente lungo (7 cm) che purtroppo favorisce il formarsi di qualche turbolenza in uscita, problema comune a tutti i condotti reflex, quale più, quale meno. Come sappiamo la vita è fatta di compromessi e anche i diffusori non sfuggono alla regola universale della coperta corta. Nei bass reflex tanto più piccole sono le dimensioni dell'apertura, tanto più bassa risulta la frequenza di risonanza (Fb) del sistema a parità di profondità dell'apertura stessa e del volume netto interno (Vb). Parimenti tanto più lungo è il condotto di accordo, tanto più bassa è la frequenza di risonanza a parità dell'area di apertura (A) e litraggio interno netto. Ci conviene quindi sopportare qualche turbolenza ad alto volume e goderci il basso delle Event 41, indubbiamente notevole, come la prova d'ascolto ha poi confermato.

Perfettibile la qualità dei morsetti per il collegamento dei cavi di potenza, le quali hanno le viti serrafilo di plastica e accettano banane, forcelle e cavo spellato. La cablatura interna è realizzata con la solita piattina di piccola sezione (1,5 mm), terminata lato driver con dei comodi "Fast-On" "Idiot Proof" in cui il terminale positivo è più largo del negativo rendendo impossibili eventuali errori di collegamento. A onor del vero devo ammettere di aver visto cavi di qualità simile anche su blasonati diffusori da svariate migliaia di euro. Si cerca evidentemente di economizzare "laddove non batte il sole" oppure il progettista non è un "cavo-maniaco" e non crede nell'effetto propizio di un conduttore di nobile stirpe... io che sono benpensante per natura propendo per la seconda ipotesi. Sul retro del diffusore, oltre allo sbocco del condotto reflex, la morsettiera e la targhetta con le specifiche, si nota un inconsueto aggancio per appendere il diffusore al muro (vi prego... non fatelo!) :-)

Il diametro della flangia del tweeter, leggermente svasata a configurare una guida d'onda, è praticamente identico a quello della membrana del mid-woofer comprensiva di sospensione in gomma. L'aspetto dei due componenti ispira notevole cura costruttiva e robustezza. I complessi magnetici sono in ferrite e sembrano adeguati per esprimere una discreta Bl, particolarmente generoso è quello del driver per gli alti che porta il peso complessivo del componente a ben 300 grammi, nonostante il resto della struttura sia in plastica.

Una bella sorpresa viene dall'esame del filtro crossover, meno banale di quanto la tipologia e il prezzo delle Proson potrebbero far pensare, indice di un progetto sano che non sorvola sui particolari che più influiscono sulla resa sonora. Su elettroacustiche di questo livello (ma non solo) è molto frequente costatare un filtraggio fatto con un semplice condensatore in serie al tweeter mentre il mid-woofer lavora a banda intera. Nelle 41 invece il driver per gli alti è filtrato con un condensatore in serie da 2,2 microfarad/100 volt, a configurare un primo ordine elettrico (6 dB/ottava), mentre il mid-basso da 4" è preceduto da un filtro del secondo ordine elettrico, con pendenza quindi più elevata (12 dB/ottava), costituito da un'induttanza in serie e un condensatore da 22 microfarad/100Volt in parallelo. Sono persuaso che tale soluzione porti a un maggior controllo della risposta in frequenza e un suono mediamente più definito, limitando il fenomeno della sovrapposizione di banda, non sempre esente da criticità soprattutto se i due driver non sono abbastanza "affiatati" tra loro. Solo un dettaglio costruttivo non mi ha convinto: il reoforo del condensatore da 2,2 microfarad non è saldato al conduttore del cavo ma tenuto insieme con questo mediante un po' di colla termica, una soluzione forse un po' precaria e soprattutto incomprensibile visto che tutte le altre connessioni sono eseguite mediante saldatura.

 

 

UNA PIACEVOLEZZA TUTTA NORDICA

Mi tolgo il pensiero facendo subito la "lista della spesa". Questo il setup utilizzato nella prova d'ascolto:

Preamplificatore Rotel RC 06
Amplificatore integrato Fenice MKTII in configurazione finale di potenza
Finale di potenza Rotel RB 1070
Notebook Hewlett Packard G62
Scheda Audio E-MU Pre Tracker Pre USB 2.0
CD Player Rotel RCD 1070
Giradischi Pro-ject Debut II SE con testina Denon DL 160
Cavi di segnale Fluxus 2*70 S
Cavi di potenza Fluxus 900 LTZ.


Prima di un ascolto ponderato ho lasciato rodare le Event Sat 41 per una cinquantina d'ore dandogli in pasto alternatamente del "White noise" e la musica di un CD in repeat. Le Proson hanno suonato bene da subito, ma dopo il rodaggio la gamma alta si è sensibilmente aperta e il suono si è abbastanza slegato in basso. E' stata mia cura testare le 41 con due amplificazioni differenti, rappresentate da un piccolo integrato in classe T e da un potente finale in classe A/B più una terza amplificazione "ospite". Dal lato sorgenti c'è una novità: la mia recentissima postazione liquida "PC notebook più scheda audio" che mi ha dato la possibilità di ascoltare gli ultra-definiti file master in alta risoluzione (24 bit/96 KHz), una chance i più per sondare le possibilità dei diffusori che passano per la mia sala d'ascolto.

Con il piccolo Fenice si sono comportate discretamente, l'SPL raggiungibile era sufficiente per la sonorizzazione di un locale non piccolissimo come la mia sala d'ascolto, che è di circa 20 mq. Intendiamoci... l'MKTII è riuscito a farle cantare a volumi "condominiali" e genere musicale permettendo che con i programmi più dinamici il limite veniva fuori ben presto. Ma è soprattutto dal punto di vista timbrico ho trovato piacevolmente sinergica la combinazione con il classe "T": definizione molto buona, trasparenza e un basso tutto sommato niente male, qualità che con il Rotel, nonostante il vantaggio di una riserva di potenza di gran lunga maggiore, apparivano sensibilmente appannate.

 


PROVA D'ASCOLTO

Ormai nelle mie sedute d'ascolto mi son lasciato dietro i cosiddetti "Dischi test", quelli per intenderci pieni di chitarrine, campanellini e fischietti cui fanno stentoreamente da contraltare i bassi da terremoto di un pedale d'organo o di una "Big Drum Symphonic" in cui il microfono sembra essere stato posizionato all'interno della canna piuttosto che dentro la grancassa stessa. Confesso di aver sviluppato una vera e propria allergia per le cosiddette "compilation da fiera". Non ho quindi dischi "esclusivi" da dedicare alle mie prove d'ascolto ma un ricco carnet d’incisioni da cui poter attingere a piene mani, il principale requisito richiesto è che siano dotati di una "coinvolgente musicalità", oltre a una buona qualità tecnica s'intende. Senza questi requisiti non scatta in me la molla dell'attenzione: suono, cuore e cervello, senza il cemento delle belle emozioni fanno fatica a risvegliarsi.

In "Fanfare for the common man" le potenti bordate di grancassa e timpani mandano facilmente in crisi il Fenice, che m'implora di abbassare subito il volume ricordandomi che sta pilotando pur sempre un diffusore da 86 dB/w/m di sensibilità. Il gracchiare che sento nei picchi dinamici m'induce a ridurre il volume a livelli più consoni, individuo allora una timbrica davvero seducente, nitida, tersa e rispettosa della naturalità degli strumenti con gli ottoni che lasciano una brunita scia di suono nell'aria. Pilotando le 41 con il potente Rotel sono i limiti del diffusore invece a venir fuori, il piccolo midwoofer viene "esortato" a dare il massimo di cui è capace, le escursioni sono visibilmente notevoli insieme alla perdita di lucidità, il piccolo driver oscilla furiosamente sotto l'impulso di energiche sinusoidi complesse. L'idea di utilizzare due amplificazioni estreme, nel senso che una era troppo potente e l'altra troppo poco, è stato molto istruttivo per inquadrare quale fosse quella giusta. L'esperimento è proseguito grazie alla gentilezza di un amico che mi ha prestato un NAD C 315BEE, integrato da 40 corposi watt per canale rivelatisi essere la giusta misura (anche un po' di più) per le svedesine: con lui tutto suonava perfettamente in tune, si sono presi a braccetto camminando di buona lena con lo stesso passo... Una potenza di pilotaggio di una trentina di watt credo sia più che adeguata per un giusto sfruttamento delle Proson, come d'altronde chiaramente indicato nelle specifiche.

Il pianoforte della "divina" Angela Hewitt è calibrato, lodevolmente omogeneo nei timbri e nel bilanciamento tonale, dotato di una gamma media cristallina nella sua luminosità. Non si avvertono sensibili squilibri in nessuno dei parametri di valutazione e nel pieno rispetto delle potenzialità delle Sat 41. L'affiatamento dimostrato dai due driver, dall'intreccio coerente e armonioso, è segno di un progetto sano, che privilegia la musicalità a pretenziosi orpelli effettistici.

La produzione sinfonica di Gustav Mahler è davvero un osso duro per qualsiasi impianto. La tenuta in potenza non elevatissima delle Proson non è naturalmente in grado di rendere emozionanti i passaggi più concitati dove è evidente l'effetto di miniaturizzazione dell'imponente massa orchestrale. Se però ci accontentiamo di una SPL piuttosto lontana dalla soglia del dolore, potremo godere di quello che ritengo il maggior pregio di questi mini: la raffinatezza timbrica e una grana che non diventa mai grossolana. La scena, pur ridotta in scala, è precisa e stabile, slegata dalle dimensioni fisiche del cabinet, discretamente sviluppata in ampiezza e altezza, meno in profondità.

Nel piccolo ensemble raveliano della Sonata postuma, pianoforte e violino, i due strumenti trovano la loro giusta dimensione spaziale, dipinti realisticamente con tinte pastello. L'impostazione è quella di un monitor da prima o seconda fila, cioè dotato della facoltà di un efficace effetto presenza che avvicina alla musica. Discreta l'incisività, l'energia sprigionata in gamma alta dal tweeter che non appare mai "spento", fa sentire la sua bella voce senza però risultare mai invadente o, peggio ancora, trapanante.

Il passaggio a generi più moderni avviene con la complessa partitura zappiana del brano "The black page", come ebbe a dire il genio di Baltimora una pagina di spartito talmente fitta di note da sembrare completamente nera. Il complesso e magmatico intreccio ritmico/melodico viene districato con sapienza dall'accoppiata Fenice più Event 41, laddove entrambi brillano per analiticità e chiarezza. Un ottimo antidoto contro l'impastamento che consente di centellinare e gustarsi ogni più piccolo particolare, come se un’efficace carta moschicida lo avesse catturato senza perderne alcuno per aria.

Nei due album del batterista statunitense Dave Weckl: Hard Wired e Master Plan, il fantastico e raffinato ricamo ritmico s'impone non con la forza del punch ma con quella della precisione dei particolari, i tamburi sanno di pelle, i piatti sono scintillanti al punto giusto, forse solo un po' chiari. Il contorno della band è riprodotto in una convincente, vivida cornice. Lo stesso avviene nelle dolorose elucubrazioni di Joe Zawinul in "Mauthausen", ammantate di un misterioso impasto armonico-timbrico cui manca forse solo un po' di profondità e spessore.

Rotonda e godibile la voce di Fabrizio De Andrè in "Anime Salve" pur se deprivata delle armoniche più ime. La prestazione delle piccole 41 nello stupendo album capolavoro del grande genovese è vibrante, viva e agile con una buona coesione tra i vari registri. Il pizzicato della chitarra è notevole per l'accuratezza con cui viene riproposto.

Non poteva naturalmente mancare una voce femminile, la scelta è ricaduta su quella di Joni Mitchell in Hejira, una delle più intense e armonicamente complesse del panorama Folk/West Coast. Anche qui le piccole Sat sanno dire la loro con convinzione, nessun accenno di nasalità o approssimazioni di sorta nell'intreccio tra la vocalist e l'agile tappeto ritmico del basso di uno dei giganti del nostro secolo, Jaco Pastorius, forse il più grande bassista elettrico mai esistito. Convincente la focalizzazione e, in generale, tutta la performance. L'irrinunciabile fattore "feeling" trova corrispondenza in una riproduzione sostanzialmente equilibrata e piacevole, lontana da inutili equilibrismi e particella fondante di ogni ingegneria del sogno.

 

 

CONCLUSIONI

Il Proson Event Sat 41 è un diffusore con un rapporto qualità/prezzo che definirei, senza tema di esagerare, eccellente. Inserito nei giusti ambienti e pilotato con amplificazioni adeguate è in grado di regalare grandi soddisfazioni soprattutto a chi da un'elettroacustica desidera un suono preciso e analitico, ma non per questo innaturalmente iperdettagliato. Per soli 66 euro è possibile avere in casa un mini discretamente rifinito e soprattutto ben suonante, dalla timbrica piacevole e assolutamente non stancante. Il basso c'è ed è di buona qualità, rotondo e corposo al punto giusto e pure discretamente controllato anche se mostra quei limiti dinamici "fisiologici" che le dimensioni e il livello dei driver consentono. I piccoli classe T, quelli da 6 watt indistorti per canale su 8 ohm, assecondano meravigliosamente la sua non comune lucidità ma non assicurano, purtroppo, la restituzione d’impegnativi salti dinamici nella loro integrità. La tenuta in potenza non è elevatissima ma credo che, francamente, di più non si possa pretendere da un mini di questo rango che già regala molto in termini di musicalità. Un buon amplificatore da una trentina di watt è più che sufficiente per permettergli di dare il meglio di se nei parametri più energetici (SPL e dinamica) in ambienti domestici piccoli e medi. Ai più esigenti consiglio la soluzione 2.1, in abbinamento a un bel subwoofer, magari della serie "Rumble". Non ho avuto modo di ascoltarlo in questa configurazione ma credo proprio che la riproduzione dei generi più movimentati e/o di grandi masse orchestrali se ne avvantaggerebbe non poco. Raccomandato un rodaggio di circa cinquanta/sessanta ore per farlo esprimere a dovere. Non posizionatelo troppo vicino alla parete di fondo, nel mio ambiente ho raggiunto un buon equilibrio lasciando circa 80 cm dalla parete posteriore e 60 dalle laterali. Voi fate delle prove in tal senso perché ogni ambiente fa storia a sé.

Un altro bell'oggetto nella classe degli "affordable" di pregio, da sorseggiare come un fragrante the...

Alfredo Di Pietro


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