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 La Primavera di Baggio - Finché c'è musica c'è speranza minimieren

 

 

INTRO

 



"Và a Bagg a sonà l'ôrghen". È un antico detto milanese che fa riferimento a un fantomatico organo, un tempo presente solo in immagine nella chiesa vecchia di Sant'Apollinare in Baggio. Una canonica che si offre alla vista di chi percorre via Ceriani, strada che paciosamente si snoda tra caratteristici negozietti. Il suo noto campanile in stile romanico svetta alto nel cielo del nucleo antico del quartiere. Non sarà però lusingato chi si vede rivolgere quel motto, nella memoria collettiva dei cittadini avente il significato di "mandare a quel paese" o, nella migliore delle ipotesi, di "farsi un giro", tenersi cioè bene alla larga, visto che Baggio dista otto km dal centro di Milano. Perché solo un'immagine? Pare che a quei tempi non ci fossero fondi sufficienti per averne uno vero, e così si dovette ripiegare su un dipinto. Oggi invece la chiesa un bell'organo ce l'ha, risalente alla seconda metà dell'800. Un cartello informativo posto nel piazzale antistante alla canonica ci dice che, per come la vediamo oggi, questa è frutto di un restauro portato a termine proprio in quella seconda metà del secolo 19 che vide la comparsa dell'organo in carne e ossa. L'antica chiesa parrocchiale, invece, ha un'origine che risale all'undicesimo secolo, fu purtroppo abbattuta perché appariva pericolante e quasi tutto il materiale marmoreo che conteneva è oggi conservato al Museo Archeologico di Milano. Venendo dal centro della città, il cuore antico di Baggio riserva una bella sorpresa, un'eccezione anche paesaggistica che si svincola dal caos metropolitano.

 



Baggio è accarezzato nel suo confine verso oriente dal verde del Parco delle Cave. Verso il finire della lunghissima via delle Forze Armate, la quale consente il collegamento alle zone più centrali, c'è l'ingresso al centro storico, dove si possono ammirare ancora oggi alcune ville in stile Liberty. È proprio il digradare in un breve spazio dai grandi raggruppamenti di case popolari, come il quartiere IACP, le torri di via Eugenio Quarti o i complessi residenziali, e Baggio vecchia, a spiazzare. Ma rimaniamo a questa... Con quel sapore di suggestivo borgo antico, lascia presagire la sua "diversità" dalla capitale, avvolge d'emblée il viandante in un'atmosfera senza tempo. Regala una sensazione rasserenante, quella cioè di essere ai bordi del trambusto della grande città. Il nucleo antico di Baggio trova il suo fulcro esattamente nell'ex chiesa parrocchiale di Sant'Apollinare, che la storia racconta essere stata voluta nel secolo XI dall'arcivescovo Anselmo, poi divenuto Papa Alessandro II. Non deve apparire fuori luogo la mia insistenza nel citare questa chiesa, non è una semplice notazione turistica perché, come è perno del centro storico del quartiere, lo è anche della "Primavera di Baggio", stagione concertistica internazionale giunta quest'anno alla sua sesta edizione. In una mia recente intervista, il pianista Davide Cabassi, fondatore e direttore artistico della manifestazione insieme a Tatiana Larionova, anch'essa rinomata pianista, chiarisce le ragioni della nascita di una realtà così coinvolgente: "È una manifestazione cui teniamo tantissimo perché si tratta di una stagione concertistica fatta su base assolutamente volontaria.

 



Chi viene lo fa soltanto per la gioia di suonare e di portare una luce in un quartiere della periferia di Milano che non ha attività culturali di grande rilievo. Abbiamo la fortuna, nel Municipio 7, di poter contare sulla straordinaria stagione organizzata da Luca Schieppati a Spazio Teatro 89, che però è un po’ fuori mano rispetto al centro storico di Baggio. Ci siamo resi conto che i ragazzini del quartiere, che pur studiavano musica nelle scuole vicine, non avevano praticamente nessuna possibilità di andare al centro per sentire concerti, al Conservatorio o alla Scala, allora abbiamo deciso di portare noi il centro in periferia. Questo progetto ha coinvolto a poco a poco tutte le associazioni di quartiere, la popolazione stessa. È fiorito così un evento che è una grande festa intorno alla stagione di musica da camera e sinfonica. Prima dei concerti si mangia e si beve, grazie all'offerta delle associazioni. Prepariamo dei programmi molto seri ma presentati in maniera informale, amiamo il dialogo con il pubblico, cimentandoci anche con delle serate di jazz e folk. Ci siamo divertiti a fare una specie di X-Factor tra due squadre che si sfidavano con brani musicali diversi, coinvolgendo il pubblico con le votazioni. Il nostro sforzo consiste nel mantenere una proposta professionalmente al massimo livello ma che sia la più amichevole possibile. Devo dire che si tratta di una formula che sta funzionando alla grande e della quale siamo molto orgogliosi".

 




LA PRIMAVERA DI BAGGIO 2017

 



Siamo in primavera, appunto, disposti a lasciarci coccolare o scuotere dalla musica attraverso i nostri risvegliati sensi. Sbaglia chi pensa che sia sufficiente l'orecchio a dirci tutto, il suono ci raggiunge anche attraverso il corpo, con i suoi mille sensori sparsi per ogni dove. I colori di un terso tramonto, ciò che amabilmente può precedere un concerto, perché no anche un buffet con delle deliziose tartine e molto altro, compreso un buon bicchiere di vino e qualche piacevole chiacchiera con gli appassionati, può ben predisporre all'ascolto. Una volta entrati in chiesa, scopriamo della musica meravigliosa, splendidamente suonata da giovani artisti; l'aspetto sacrale della canonica favorisce un'intima concentrazione. Un profondo silenzio carico di attese tiene attanagliato il pubblico, ma non appena l'artista inizia a suonare possiamo sciogliere il nostro cuore in liberatorie emozioni, foriere di ampi orizzonti, vari ed eventuali. Ma perché la grande musica ha un potere così magico? Ce lo spiega mirabilmente la filosofa Jeanne Hersch: "Ma torniamo al presente della musica. Esso consiste in tutto ciò che l'ha preceduto e in un futuro che non c'è ancora, che è solo prefigurato (come lo è sempre un futuro) dal desiderio, dall'attesa, dall'esigenza, o dal timore, dalle esperienze che l'ascoltatore vive. L'ascoltatore, infatti, non è mai indifferente a ciò che sarà. A causa della tonalità, indugia su una nota che ne richiama un'altra, una dominante ad esempio. Attende la dominante, essa arriva o non arriva. È il suo suono, la sua efficacia, dipende dall'aspettativa dell'ascoltatore, sia che la nota reale corrisponda a essa, sia che la deluda.

 



Di conseguenza, abbiamo a che fare col presente nella musica, non soltanto con una presenza organica, per così dire, di tutto il passato della musica, ma anche con quella di tutto ciò che attendiamo. Abbiamo a che fare con uno strano presente: non il presente istantaneo, tragico, della decisione assoluta di cui parla Kierkegaard, ma un presente dotato di spessore, in certo senso diffuso. È un presente che include passato e futuro, cha ha una certa durata (lo dico con estrema cautela). Forse è questo presente carico di un certo passato e di un certo futuro, con una certa durata, che può raffigurare, nel vissuto umano, in modo esemplare, una miniatura di eternità". Sono parole perfette per descrivere lo stato d'animo di chi si approccia alla musica, a questa profondissima e insondabile arte. Anno 2017, la "Primavera di Baggio" giunge alla sua sesta edizione, in essa convivono quelle dinamiche di accoglienza, aspettativa, suggestione, che la rendono unica, un'autentica perla riposta nel tessuto urbano della grande Milano. Si apre il 28 aprile, un venerdì, cadenza che viene rispettata per tutte le tranche concertistiche, come è di consuetudine porre il secondo appuntamento nella successiva giornata di sabato. Una due giorni che si ripete per quattro volte, tra aprile e maggio. L'iter musicale è coerente a una sua logica interna, inizia quest'anno dal Concerto d'apertura con l'Orchestra Sinfonica Carisch e termina, il 20 maggio, con il Concerto degli studenti della scuola di Tatiana Larionova. Inframmezzati tra gli appuntamenti principali ci sono i "Primavera Off", una triade di concerti "non classici" (pop, jazz, folk...) organizzati dalle associazioni di quartiere che si svolgono nei cortili e in spazi spesso riscattati dalle mafie.

 



Gli "Off" I, II e III giungono al termine di ogni ciclo e rappresentano un diversivo, ma sempre di qualità, alla cosiddetta "Classica". Grande spazio è stato dedicato nella presente stagione a F. Chopin, ben tre sono gli appuntamenti che lo riguardano: "I Love Chopin 1, 2 e 3", dove tre straordinari interpreti si avvicendano cimentandosi con le Sonate, Notturni, Scherzi, Studi e Preludi del grande genio polacco. A noi non rimane che fare un plauso a Davide e Tatiana, alla loro grande generosità, alla capacità che hanno di guardare "schumannianamente" a un futuro che si spera sia sempre più roseo. Per non dimenticare nessuno, un sentito ringraziamento va al G.A.S. (Gruppo Acquisto Solidale) che con tanto amore ha preparato l'ottimo aperitivo pre-concerto. Al presidente Giuliano Cabassi e i soci Gabriella Cengarle, Daniela Massarani, Luca Ciprandi, Paolo Petrozzi, Emanuele Delucchi, Alberto Chines. Nella speranza di non aver dimenticato nessuno... Non si raggiungono grandi risultati senza entusiasmo e un costante impegno, lo sanno bene Davide Cabassi e Tatiana Larionova, che hanno però un altro asso nella loro manica, parlo di quel forte senso di "squadra", il lavorare insieme come un corpo unico con i loro allievi, sinceramente felici delle ottime performance mostrate sul palco. Alla fine l'applauso arriva liberatorio, si percepisce che non è rivolto solo a chi ha suonato in quel preciso frangente, ma a tutta l'equipe che, come una persona sola, riceve il "feedback" del pubblico. Questa è la vera forza di una manifestazione come la Primavera di Baggio. La grande gioia del fare musica insieme!

 

Davide Cabassi

Davide Cabassi e Tatiana Larionova


IL CONCERTO DEL 5/5/17.
DALLA RUSSIA CON...


Alfred Schnittke

Hommage to Stravinsky, Prokofiev and Shostakovich, for piano six hands


Igor Stravinskij / Guido Agosti

L'Oiseau de Feu:
- Danse Infernale
- Berceuse
- Finale


Modest Musorgskij

Canti e Danze della morte, per mezzosoprano e pianoforte
- Ninna nanna
- Serenata
- Trepak
- Il condottiero


Sergej Rachmaninov

Six morceaux Op. 11
- Barcarolle.
- Scherzo
- Thème russe
- Valse
- Romance
- Slava!

Sergej Rachmaninov

Valse e Romance per pianoforte a sei mani

Külli Tomingas, mezzosoprano
Tatiana Larionova, pianoforte
Alberto Chines, pianoforte
Alice Baccalini, pianoforte

 



C'è grande attesa per l'inizio di questo concerto, il pubblico presto riempie tutti gli spazi disponibili. Il profondo silenzio viene interrotto dalle rapide quartine e quintine di biscrome a "Tempo libero" dell'"Hommage" di Alfred Schnittke, seguite da un diabolico staccato di semicrome, quasi un moto perpetuo subito spezzato. È la manifestazione di un magma sonoro che urge sotto la superficie, erompendo poi in un serpeggiante snodarsi di note, improvvisamente interrotto da massicci blocchi accordali tipo "Cluster". L'inquietante poetica del compositore russo mostra in questo demoniaco "pastiche" le tre personalità che vuole omaggiare: Stravinsky, Prokofiev e Shostakovich, forse soprattutto quest'ultimo. Schnittke ricevette un potente influsso proprio da Dmitri Shostakovich, con Luigi Nono. Lo stato di tensione creato dal potente e incisivo fraseggio di Tatiana Larionova e Alberto Chines si può tagliare con il coltello. Le sferzate sonore arrivano secche e decise, tanto più efficaci quanto grandi sono le loro capacità di sfruttare la dinamica dello strumento. Lo stato di allerta sulla partitura è massimo, basterebbe un'indecisione di tempo, una rarefazione mal calibrata, per rovinare tutta la magia di questo brano. Ma a loro non accade nulla di tutto ciò, gestiscono magistralmente gli ingredienti della pozione magica per un sicuro effetto sul pubblico. La scaletta del programma prevede come secondo brano l'impegnativa trascrizione pianistica dell'Uccello di fuoco di Stravinskij, ad opera del pianista e compositore Guido Agosti.

 

Alberto Chines

Külli Tomingas

Particolarmente riuscita dal punto di vista tecnico-artistico, è la dimostrazione lampante di come il pianoforte possieda pienamente quelle qualità di "succedaneo" orchestrale, conferitegli dalle sue possibilità di estensione, timbro e polifonia. Un singolo strumento può allora validamente ridurre una complessa tavolozza orchestrale come la stravinskijana, condensandola in una singola entità. Il giovane pianista palermitano Alberto Chines si assume la responsabilità di affrontare in pubblico una partitura irta di difficoltà, non solo tecniche, ma anche interpretative. Lo fa con una sorprendente sicurezza, da concertista consumato. Si dimostra autorevole nel districarsi brillantemente tra virtuosismo, che in lui si manifesta con la leggerezza del "gioco" nei momenti più solari e l'imperioso affondo nei più drammatici, e una tessitura del fraseggio "aerea". Convince la coerenza che dona a questa trascrizione, nei suoi tre momenti della "Danza infernale", "Berceuse" e lo ieratico "Finale", amministrato con sapienza nel suo lento ma inesorabile crescendo che conduce al maestoso finale. Davvero bravo, un pianista da tenere attentamente d'occhio... Con i Canti e Danze della morte di M. Musorgskij si raggiunge forse il "climax" drammatico della serata. Piuttosto complessa è la vicenda di questo ciclo di canzoni per canto e pianoforte, pensato dall'autore per l'orchestra, ma orchestrato soltanto dopo la sua morte da Glasunoff e Rimski Korsakoff. I testi del principe Golenistchev-Kutusoff sono intrisi di una profonda mestizia, la loro drammaticità esistenziale è molto vicina al Boris Godunoff, un impareggiabile esempio di sofferta epopea umana che la mezzosoprano Külli Tomingas interpreta davvero con il cuore in mano.

 



Tatia Larionova accompagna al pianoforte, ma sarebbe riduttivo considerare il suo un mero "accompagnamento", il pianismo dell'artista russa è sorvegliato e intenso, fatto di oasi liriche e repentini soprassalti, entra in meravigliosa simbiosi con il canto dagli accenti potenti della mezzosoprano. Tatiana e Külli danno vita a una lettura incredibilmente vissuta di queste canzoni che grondano dolore da ogni frase. Questa inesorabile morte che tutto falcia e distrugge si rivela nella "Ninna nanna", nell'accorata "Serenata", quasi una preghiera, nel "Trepak" e, infine, nel fiero canto de "Il condottiero", dove una battaglia aspra e furibonda mette davanti tutti noi alla drammaticità dell'esistenza. I toni si stemperano nella dolce nostalgia sognante delle "Six morceaux Op. 11" di Sergej Rachmaninov. La prima è una mesta Barcarola in tempo Moderato che si snoda tra i ciclici "Un poco crescendo" e "diminuendo" di vario e sottile "range" dinamico. I nostri pianisti entrano magnificamente nel pezzo, ne riproducono con intensa partecipazione l'ondeggiare come un sol esecutore. La loro intesa è formidabile anche nell'infuocato "Scherzo", dalla temperie eminentemente romantica. Le "Six morceaux" richiedono raffinatezza, polso e duttilità, per uno screziato mondo interiore dall'equilibrio instabile. I trasalimenti di cui è intessuto il cosmo espressivo di Rachmaninov vengono colti con delicatezza esemplare, avviene nella sublime, elegiaca liricità nell'Andantino cantabile del Thème russe. Si arriva così, gradatamente, alle quartine di semicrome in fff marcato del "Maestoso", dopo la tempesta che monta potente, il canto si spegne lamentosamente negli ultimi spasimi.

 

Tatiana Larionova e Alice Baccalini

Di tutt'altra atmosfera è l'elegante "Valse", seguito dalla "Romance" in do minore, brano dagli accenti moderni, a tratti rarefatto. Una prova agogicamente molto impegnativa, ma i nostri prodi pianisti non si fanno certo intimorire, mostrano sicurezza in un perfetto gioco di "squadra". Negli iniziali rintocchi in forte marcato dell'ultimo episodio di "Slava!" si riversa tutta la verve di Rachmaninov, e con essa quella dei nostri strumentisti, abili a dipingere una caleidoscopica farandola di colori e frangenti espressivi che ha nel suo incedere trionfante un che di entusiasmante e solare. Con i due pezzi di "Valse e Romance" il concerto si conclude all'insegna di una forbita e disinvolta eleganza, ideale per terminare in rilassatezza una serata ricca di emozioni come poche. C'è tutto un universo in questa musica, giocato sull'alternanza di atmosfere intensamente drammatiche e diafane nostalgie, in ogni caso penetranti, come l'arte sopraffina dei nostri valorosi musicisti.

 



Alfredo Di Pietro

Maggio 2017


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