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domenica 19 maggio 2024 ..:: Intervista a Stefano Zaini ::..   Login
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 Intervista a Stefano Zaini Riduci

 

Alfredo Di Pietro: Caro Stefano, siamo qui anche quest'anno per un'intervista che è diventata quasi un rito, molto piacevole per entrambi devo dire. Dopo aver abbordato tanti argomenti di carattere generale nelle scorse interviste, vorrei farti una domanda che ti tocca più da vicino: potresti raccontare a chi ci legge quando e come hai cominciato a interessarti all'Hi Fi e in che momento hai deciso di fondare la The Sound Of The Valve?

Stefano Zaini: Tutto deriva dalla passione. Ho iniziato a quindici anni fondando la mia prima band musicale, avevo una chitarra Eko pagata all'epoca ben 74.000 lire. Eravamo un gruppo di amici, il bassista è venuto a trovarmi oggi, in seguito la formazione si è dotata di altri strumenti, un po' pagati a rate e un po' attinti dal mercato dell'usato. C'è di fondo quindi un grande amore per la musica, quella di fine anni '70, che io ritengo la migliore. Abbiamo cominciato a suonare nel solaio di una villa. Allora le passioni di un ragazzo erano o il motorino Garelli o l'Hi Fi, chi sapeva suonare formava un gruppo musicale, altre cose non c'erano ai tempi. Io invece suonavo e avevo sia il Garelli che l'impianto ad alta fedeltà.

Sempre all'età di quindici anni, un giorno sono salito sulla mia bella metropolitana di Cernusco sul Naviglio per recarmi alla Ricordi di Via Monte Napoleone a Milano a comprare il mio primo impianto Hi Fi, ricordo che lo pagai ben 480.000 lire, una bella cifra ai tempi. In seguito, oltre ad accrescere la mia esperienza musicale ho iniziato a mettere le mani nei circuiti capendo che usare una valvola NOS, una cinese o sovietica implicava un cambiamento del suono, osservai la componentistica impiegata nei circuiti e compresi che mettere una resistenza al carbone è meglio che adoperarne una metallica. Lo studio dei circuiti mi spinse alla realizzazione di amplificazioni "casalinghe".

Mi recavo spesso a Milano presso importanti negozi come il mitico New Kary o la Ricordi, che vendeva sia strumenti musicali che Hi FI, Buscemi, Faref, oggi non più esistente. A fine anni '70 nella sola città di Milano c'erano 78 - 80 negozi di alta fedeltà due canali, escludendo ciò che si vendeva nei negozi di elettrodomestici, dove accanto al frigorifero e alla lavatrice era facile trovare anche l'impianto Hi Fi. Il mio sogno di ragazzo era diventare un dipendente/dimostratore, oggi sono qualcosa di più. La mia attuale azienda The Sound Of The Valve è stata ufficialmente aperta nel 1998.


ADP: E' noto il tuo amore per l'accoppiata valvole/diffusori ad alta efficienza, è una preferenza sviluppata progressivamente negli anni o un'idea presente sin dal tuo primo affaccio all'alta fedeltà?

SZ: E’ presente sin dal primo momento e ti racconto anche da quale spunto è nata la mia azienda. Avevo allora un'altra attività, che non c'entrava nulla con l'attuale, un giorno torno a casa e dico a mia moglie "Sono stato al Top Audio e ho ascoltato un impianto che mi ha folgorato!". Di tutte le cose che costavano fior di milioni di lire, quella che mi aveva più affascinato, a mio giudizio la meglio suonante dell'esposizione, era l'amplificatore "Scherzo" di Chiomenti con le valvole PCL82 che pilotava due diffusori largabanda. Parlando poi con il progettista Luca Chiomenti son venuto a sapere che erano in vendita i kit, da allora ho iniziato a informarmi un po' di più, sono andato in rassegna dalla Audion, dove ho conosciuto il fiorentino Luciano Macrì.

Intorno a questo mondo ce n'era un altro parallelo, rappresentato non da un mercato standard ma da un qualcosa di qualitativamente diverso, su quella strada ci siamo messi anche noi. Siamo degli artigiani, ma tutti nel settore dell'Hi End lo sono. Non esiste una ditta, anche la più importante, che in questo specifico settore sia un'industria. A un certo punto della mia attività mi sono chiesto se fosse utile proseguire con la produzione di valvolari con le 2A3, 300B, 845, quando il mercato cinese già offriva tante soluzioni a prezzi molto vantaggiosi, rendendo praticamente invendibili i nostri. Sulla base di queste riflessioni è iniziata quindi la produzione di amplificazioni nettamente diverse.

Siamo partiti con un'elettronica basata sul triodo 808, diversa dalle altre e molto ben suonante, si trattava di un tubo a vuoto utilizzato per la trasmissione sulle navi americane ai tempi della seconda guerra mondiale. Seguì la PX25 con l'integrato Incantation of PX25 poi un amplificatore con la valvola 45 erogante 1,5 Watt e pesante 30 Kg, collateralmente seguivamo la strada dei diffusori ad alta efficienza basati su largabanda. Abbiamo in sostanza voluto differenziarci nel mercato con delle produzioni originali.

ADP: Nonostante la crisi "vocazionale" delle nuove generazioni e quella economica, negli anni c'è stato un gran proliferare di marchi e oggetti. Come ti spieghi questo paradossale fenomeno?

SZ: Internet ha aperto un mondo, bisogna però vedere quanto culturalmente apprezzabile. Quando non c'era il Web tutte queste ditte non esistevano perché dovevi pubblicizzare la tua attività sulle riviste, essere presente negli annuari, spendere dei soldi per le rassegne, ora invece basta fare quattro o cinque cavi, aprire tre pagine Internet e il gioco è fatto.

ADP: Pensi che il buon Vintage possa rappresentare una valida alternativa al nuovo, indipendentemente dalla classe di prezzo?

SZ: Io sono un grande appassionato di apparecchi d'annata, per me la Rolls Royce del vintage è assolutamente Beveridge. Conobbi questi sistemi grazie al grande amico Franco Franzini, dipendente ai tempi del negozio Auditorium 11 di Via Corridoni a Milano. La mia passione si è sviluppata anche dall'incontro di personaggi come lui, grande competente di alta fedeltà. Un bel giorno ho sentito a un J-HIFI, Gruppo Esoterico Italiano risiedente in una palazzina accanto al SIM, un diffusore Beveridge e ho subito capito che si trattava di un altro mondo. Da quel momento in poi non esisté più per me il solito impianto, anche ultracostoso, con il tipico ascolto a triangolo (due diffusori frontali e l'ascoltatore al centro di un triangolo equilatero), ma le due casse posizionate ai lati come una maxicuffia che creavano un palcoscenico sonoro assolutamente spettacolare, ma anche il timbro non era da meno.

In seguito sono riuscito a impossessarmi di una coppia e attualmente sono arrivato a cinque, unico in Italia ad avere il preamplificatore originale Beveridge, ai tempi costosissimo, e anche il crossover elettronico. Ho più materiale io, anche cartaceo, che Beveridge stesso. Il grande direttore d'orchestra Leonard Bernstein possedeva un impianto Beveridge, anche Frank Sinatra e Julie Andrews lo avevano. "Lennie" prima utilizzava un impianto Leak con quattro diffusori disposti a ventaglio, ma quando apprezzò le prestazioni di un sistema Beveridge smantellò quanto aveva a favore di questo. Il glorioso studio di registrazione Mobile Fidelity Sound Lab utilizzava le Model 2 per la produzione di musica classica mentre usava le Urei 604 E per il rock - pop.

ADP: Cosa ti ha spinto a progettare delle elettroniche di potenza molto elevata come i finali Magnificent GM70 Reference e Magnificent 833 Reference? Ritieni con questi amplificatori di aver portato ai limiti estremi le prestazioni elettrico/timbriche dei valvolari o credi che ci siano ancora margini di evoluzione?

SZ: C'è ancora margine di evoluzione. Per me il GM70 è stato un amplificatore favoloso. Forse è stato un errore far seguire a distanza di soli sei mesi un "Non plus ultra" come l'833, probabilmente sarebbe stato meglio far circolare il GM70 per qualche anno e poi lanciare il più potente 833. La TSOTV ha attualmente in progetto un nuovo amplificatore basato su un triodo di potenza gigantesco, alto ben 60 cm, che cominceremo a far vedere nel 2016. Allo stato attuale delle cose però l'833 rimane il triodo più potente esistente al mondo.

Se si guarda l'annuario si trovano dei valvolari monotriodo che adoperano lo stesso tubo, dichiarando potenze d'uscita di 140 - 150 Watt o addirittura 180, io rimango molto scettico sulla dichiarazione di questi dati. Non si può far pilotare un valvolone del genere da una piccola ECC88 e poi dare numeri del genere, basta fare due calcoli per capire che si tratta di potenze non credibili. Noi, per raggiungere potenze di quel livello, abbiamo dovuto dedicargli un amplificatore monotriodo da 8 Watt in classe A in funzione di stadio pilota. Nei due valvolari di punta "Reference" abbiamo dovuto crearci un contorno "ex novo", compresi i trasformatori d'uscita in quanto i trasformatoristi interpellati hanno detto di non aver mai progettato un modello adatto a un mostro del genere. Per i Single Ended i modelli disponibili sul mercato sono stati pensati per valvole come la 211 o la 845, non certo per la ciclopica 833.

ADP: Navigando nel tuo sito ho notato la presenza di due esordienti a stato solido: gli amplificatori finali di potenza Why Not 125 FA e Why Not 250 FA. Trovo la scelta del nome molto intrigante, forse foriera di una svolta nella tua azienda. E' la prima volta che ti cimenti con lo stato solido? Potresti dirci qualcosa di più su questi due novità?

SZ: Come avrai certamente notato, negli ultimi anni la TSOTV ha rivolto la sua attenzione verso oggetti abbastanza esclusivi, andando ovviamente su alti livelli di costo. E' successo però che tanti appassionati mi dicevano: "Si, belle le casse ma le piloti con quell'amplificatore... io come faccio che ho l'elettronica "X"?", per venire incontro a questo tipo di utilizzatori abbiamo progettato due finali di potenza a stato solido. Nella sala quest'anno ho collegato il modello di minor potenza (Why Not 125 FA) ai diffusori che tanti hanno apprezzato. Ho voluto così eliminare l'alibi dell'amplificatore esoterico, sostituendolo con uno che ha un costo decisamente più abbordabile.

ADP: Non poteva mancare la domanda scottante... è cosa nota a tutti gli appassionati che il mercato dell'Hi Fi in Italia sia in forte crisi e, purtroppo, allo stato attuale delle cose non s’intravede alcun segno di ripresa. Secondo te chi deve fare il "Mea Culpa" battendosi il petto come maggior responsabile della situazione? Forse un mercato dalle regole selvagge rovinato dagli stessi operatori oppure le infelici politiche di vendita dei grandi distributori, oltre naturalmente alla minor disponibilità di denaro nella popolazione?

SZ: Se parliamo del mercato italiano, questo è stato senza dubbio rovinato dai trafficoni. Quando avevo quindici anni e comprai il mio primo impianto stereo alla Ricordi, anche allora c'erano, però vendevano l'usato; quelli di oggi invece, non si sa perché, trattano il nuovo proponendolo al pubblico con prezzi scontati anche del 40 - 50% rispetto a quello di listino, con garanzia ufficiale italiana. C'è evidentemente qualcosa che non quadra... Tieni presente che quando ho aperto il negozio a Pavia, nel 1998, ho voluto viaggiare non solo con la mia filosofia, ma anche prendendo in considerazione qualche marchio blasonato, dotato una certa attrattiva per l'appassionato.

Contattai quindi un importatore dell'epoca ma ricevetti un diniego, la risposta fu che loro già avevano in Lombardia dei rivenditori e non erano interessati ad averne altri. Peccato che ora quel brand si trovi dappertutto. Così quei quattro cinque apparecchi esoterici che volevo in negozio per calamitare gli appassionati, all'epoca a me negati, ora li hanno anche i cosiddetti trafficoni e, cosa ancor più disdicevole, li vendono gli stessi distributori direttamente al pubblico con un prezzo del 50% inferiore al listino. In questa maniera si penalizzano i negozianti che, infatti, molto spesso sono costretti a chiudere i battenti.

Se a fine anni '70 nella sola Milano si potevano contare un'ottantina di negozi Hi Fi, ora in tutta l'Italia possiamo trovarne altrettanti? Sempre nella capitale finanziaria del paese, quest'anno sono scomparse due importanti realtà: a maggio un grosso negozio di alta fedeltà e a luglio un importatore. E’ vero, ci troviamo di fronte a una crisi economica che ha mietuto vittime dappertutto, la Francia vende meno, altrettanto la Germania e l'Inghilterra, però da loro non c'è nessun distributore che vende al pubblico. Ecco come il fenomeno nel nostro paese assume degli aspetti del tutto particolari, endemici direi. Tra l'altro un negozio di Hi Fi, quando si trova in difficoltà non riesce a vendere l'attività, la chiude e basta.
 

ADP: Ricollegandomi alla precedente domanda, è ancora presente secondo te quel fenomeno di mercato per cui, con il pretesto di importare prodotti "esoterici", i prezzi aumentano esponenzialmente rispetto a quelli del paese d'origine? Non ti sembra che ci sia bisogno di un comportamento più onesto e trasparente in questo settore?

SZ: Beh, quello è più che altro il tentativo di cercare il "pollo". Ormai lo sappiamo tutti che oggi il più grosso supermercato a livello mondiale è e-bay. Anche nel settore audio la fa da padrone dappertutto, nell'usato ma anche nel nuovo. C'è un distributore italiano che ha un negozio su e-bay, totalizzando un volume notevole di vendite: 4.500 - 4.600 oggetti. Non ho controllato gli ultimi mesi ma credo sia ora arrivato a quota 5.000, tutte vendite sottratte ai negozi fisici.
    

ADP: L'alta fedeltà Entry Level salverà il mercato?

SZ: Non credo, siamo di fronte a un cambio generazionale. Quando nel 1976 mi avvicinai all'alta fedeltà spesi circa 500.000 lire, comprai anche una chitarra per 74.000 lire, come ti dicevo. Oggigiorno un ragazzo che per passione della musica vuole comprare uno strumento musicale, può ottenerlo a costi umanissimi, nell'Hi End purtroppo non è così. Internet, la musica liquida, il download, hanno rivoluzionato il modo di fruizione dei contenuti musicali, in definitiva è cambiata la cultura. I ragazzi di allora ascoltavano i Pink Floyd, Led Zeppelin, Emerson Lake & Palmer, giocavano a ping pong, oggi non c'è più nemmeno quel tipo di manualità perché sono sempre attaccati a una tastiera. Negli anni 70 - 80 smontavamo le biciclette, i cambi, i trasformatori, avevamo il trenino Lima, la pista della Polistil. Detto questo, è giusto che ci sia l'impianto da 1.000 - 2.000 euro. Per invogliare i giovani, abbiamo allestito in negozio a Piacenza uno spazio dedicato alla Info-Hi Fi, con due impianti di basso costo basati su iPad-Amplificatore-Diffusori.
    

ADP: Una domanda conclusiva che non può mancare nella nostra chiacchierata: sei soddisfatto del Milano Hi Fidelity di quest'anno? In cosa potrebbe ancora migliorare? Puoi aiutarci a tirare le somme e mettere a fuoco le novità di rilievo che più di tutte le altre hanno reso interessante questa mostra?

SZ: Si, sono soddisfatto perché negli spazi disponibili è tutto "Sold Out", sia espositivi statici che sale, anzi ho dovuto lasciare a casa delle ditte che volevano delle sale di audizione. Non è che mi voglia gongolare, ma senza dubbio il Milano e il Roma Hi Fidelity, essendo il Top Audio "defunto" da tre anni, rimangono le due mostre più importanti d'Italia. Ci sono diverse altre rassegne, ma chi ha il maggior numero di ditte partecipanti e di visitatori è certamente la mia, per rendersene conto basta andare sul sito TSOTV e si constaterà che viaggiamo sempre sulle 50 - 60 mentre le altre vanno da un numero di 9 a un massimo di 20. Al di là delle novità, mi piace sottolineare il fatto che siamo a Milano, ma abbiamo accolto ben tre aziende provenienti dalla lontana Sicilia: Tektron Italia, da sempre presente, Audio Point Italia, che dopo aver partecipato all'edizione romana ha dichiarato che parteciperà sempre e Il Tempio Esoterico, un esordiente alla nostra kermesse.

Ringrazio Stefano Zaini per l'intervista concessami!

Alfredo Di Pietro

Segue alla prima parte...


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