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venerdì 26 aprile 2024 ..:: Il valzer delle testine - TAV 2010 ::..   Login
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 Il valzer delle testine - TAV 2010 Riduci

 

Che Dio ci conservi a lungo Marco Benedetti e il suo valzer delle testine.

Lo svolgimento dell'ormai tradizionale evento e, quest'anno, qualche elemento di suspense che non è mancato di fare capolino, sono stati sintomo di un mondo dell'analogico vivo e vitale, ricco di entusiasmi e dalla spontanea voglia di raccontarsi. Chi conosce Marco di persona o per aver già assistito altre volte al suo valzer sa che possiede una formidabile collezione di fonorilevatori, vicina probabilmente al centinaio di unità. E' difficile, in effetti, fare una conta da "esterni" perché certamente al repertorio se ne aggiungono sempre di nuove e magari qualcuna va per altri lidi.

Non so quanti appassionati al mondo possano vantare un simile zibaldone né sono a conoscenza se il valzer venga "ballato" anche da altri. Una cosa però è certa: ogni testina che si avvicenda al centro della scena ha una sua storia, una personalità che si manifesta in una maniera sempre diversa di interpretare il microsolco, diverse angolazioni visuali di piccole monadi tutte da scoprire in cui ogni audiofilo può divertirsi a giocare, facendosi interprete delle sue sensazioni d'ascolto. E' proprio il concetto di gioco che Marco Benedetti mette a fuoco ogni volta che presenta i suoi giri di valzer, l'atto stesso del "baloccarsi" consente il superamento dell’opposizione soggetto/oggetto perché implica la partecipazione attiva di tutti i competitori. L'intento ludico d'altronde è lì a corroborare un approccio positivo alla passione per la musica e il mezzo di riproduzione analogico, fatto di divertimento e leggerezza, distante da quel compunto prendersi troppo sul serio tipico di una certa parte di audiofili.

La manifestazione ha avuto luogo il Venerdì 17 nella cornice del Top Audio/Video milanese, è durata oltre due ore (dalle 16 alle 18 circa) e si è svolta nella sala Audio Natali, sita al piano -2 dell'Atahotel Quark. Gli astanti hanno dovuto quest'anno prenotarsi per tempo presso lo stand NewMediaPro della sala Aquarium, a chi s'iscriveva veniva consegnato un biglietto da presentare all'ingresso, senza il quale non era consentito partecipare alla manifestazione.
Non è stata questa però l'unica novità dell'edizione 2010. La sala era decisamente più ampia rispetto a quella dell'anno passato, l'impianto utilizzato di assoluto prestigio ma, soprattutto, il giradischi era quello personale di Benedetti, un Technics SP 10 Direct Drive modificato, con la parte elettronica dislocata in un altro chassis e il gruppo motore-piatto montato su una base rigida. Il motore in questa versione “custom” è avvitato direttamente sulla base in multistrato marino; sotto alla base sono stati montati 4 piedini magnetici SAP.

I bracci erano 2 Ikeda IT407, da 12 pollici, naturale evoluzione dello straordinario Fidelity Research FR-66S, probabilmente il miglior 12" al mondo. Il resto dell'impianto assecondava da par suo il front end analogico: preamplificatore di linea a valvole VTL TL 7.5 III, preamplificatore phono MC a valvole VTL TP 6.5, step up a trasformatori Tango MCT-999 (di proprietà di Benedetti), finali di potenza monofonici a valvole VTL MB 450 III e diffusori Martin Logan CLX Arte.

Un inconveniente al giradischi, per fortuna superato, ha provocato qualche palpitazione al pubblico ma soprattutto, credo, al suo possessore. Non si è ben capito il perché ma la rotazione del piatto all'inizio non era regolare producendo un suono "miagolante", allora Marco Benedetti, aiutato da Luke Manley in persona, ha armeggiato un po' con l'unità elettronica di controllo del motore, ma invano. Quando tutto sembrava volgere al peggio, Manley ha messo una mano sotto il telaio (non so cosa abbia toccato) e all'improvviso il giradischi ha ripreso regolarmente a funzionare, dopo non è stato più spento per paura che l'inconveniente si ripresentasse. Si sa, queste prime donne vintage hanno bisogno di un po' di attenzioni per dare il meglio di se e qualche volta fanno i capricci piantando i piedi, un po' come succedeva con le "divine" della musica lirica. Altri elementi, non propriamente positivi, sono stati l'acustica non ottimale della sala (annoso problema della location del TAV) e delle fastidiose risonanze in bassa frequenza che in un primo momento erano state attribuite a qualche pannello che risuonava ma che poi ci si è accorti provenire da una sala attigua.

Il disco test prescelto è stato la colonna sonora del film "Casino Royale" con James Bond, composto e interpretato da Burt Bacharach.

Il fascino analogico, tocca ammetterlo, è ormai da diverso tempo dato clinicamente per morto dai sostenitori delle magnifiche sorti e progressive ma, grazie a manifestazioni come questa, continua ancora a lanciare messaggi dall’"aldilà". Il divertimento del pubblico che si è improvvisato a recensore per un giorno, non ha demorso né mostrato segni di affaticamento neanche dopo due ore e passa di ascolti del medesimo brano, anzi ha stimolato il nostro a metter fuori sempre nuove gemme dal suo prezioso scrigno.

Arrivati al termine stabilito c'era ancora tanta voglia di ascoltare nuove testine, confrontarsi, sentire nuovamente il già sentito per confermare un'impressione, raffrontarla con la testina in quel momento sotto i riflettori. Tutto è relativo e il tornare indietro a precedenti ascolti può essere utile a ritarare le orecchie, sgranchire le gambe pronti per un ennesimo giro di valzer.

Ben 19 le testine in ballo, cambiate al volo grazie al pratico attacco EIA. Nella sua introduzione Marco ha fornito degli utili suggerimenti per "l'uso": il test deve abituare l'ascoltatore a ragionare non in termini di resa migliore o peggiore ma piuttosto di capire quali sono le differenze tra un prodotto e l'altro. Questo ci consente di trasferire le informazioni raccolte in un altro setup. Un esempio banale: se in un impianto con dei diffusori elettrostatici sento che il basso è carente, una testina dotata di una gamma bassa ben presente potrebbe andare meglio di un altra. E' il discorso, fondamentale, degli abbinamenti o sinergie che tanto torna utile all'appassionato che deve mettere insieme degli oggetti e farli suonare in modo corretto.

 

 

 

GLI ASCOLTI

Technics SP 10 Direct Drive nella versione “custom di Marco Benedetti

 

Trasformatori di Step-Up Tango MCT-999

 

Preamplificatore phono MC a valvole VTL TP 6.5

 

Preamplificatore VTL TL 7.5 III

 

Finale di potenza VTL MB 450 III “Balanced Drive”

 

 

Ma passiamo alla cronaca di questa coinvolgente sessione di ascolti.
Queste le testine prese in esame:
1) Denon DL-103 D
2) Denon DL-S1
3) Ortofon SPU Royal
4) Ortofon SPU Classic
5) EMT JSD-6 Gold
6) Zyx Airy 1000 III-G
7) Lyra Scala
8) Clearaudio Goldfinger
9) Lyra Titan i
10) Dynavector XV-S1
11) Dynavector XV-1T
12) Lyra Olympos
13) Accuphase AC-2
14) Fidelity Research FR-7
15) Kiseki Blue Goldspot
16) Koetsu Urushi
17) Ikeda Musa
18) Supex SDX-1100 R
19) Kiseki Agaat Boron

 


Denon DL-103 D

Le danze hanno inizio con una classica testina dallo straordinario rapporto qualità/prezzo, considerata la porta d'ingresso dell'Hi-End. Possiede il tipico suono da "radio", molto presente ed energico. Subito dopo l'ascolto uno dei presenti, che per inciso ha dichiarato di aver da poco acquistato questo modello, asserisce che il basso non suona bene essendo piuttosto accentuato e non musicale. Una parte della colpa viene attribuita all'acustica ambientale, poco felice, ma non responsabile da sola della prestazione deludente. La 103 D va settata con un rapporto di trasformazione di 1:20, a differenza della Standard, perché le bobine presentano un'impedenza di 12 ohm, la testina quindi vede un carico di 117 ohm. Si ricorda al proposito che il valore di carico va calcolato dividendo l'impedenza d'ingresso dello stadio phono MM (solitamente 47000 ohm) per il rapporto di trasformazione elevato al quadrato. Poco dopo Marco si accorge di aver sbagliato il settaggio regolando il rapporto su 1:40, in questo modo si è dato un carico errato, adatto a un fonorilevatore avente impedenza interna di soli 5 ohm (contro i 12 della 103 D). L'episodio è stato molto istruttivo e ha aiutato a diradare le nebbie circa i "danni" o, se vogliamo, le variazioni timbriche dovute all'impedenza di carico. Tali "errori" possono essere sfruttati a proprio vantaggio per correggere eventuali difetti e/o sbilanciamenti timbrici dovuti alla testina stessa o al setup.

 


Denon DL-S1

Top di gamma delle MC Denon, costa circa il quadruplo della 103 base (circa 1000 euro). Il giusto rapporto di trasformazione in questo caso è 1:10 essendo la sua impedenza interna, piuttosto elevata, di 40 ohm. Il carico quindi visto dalla DLS1 si attesta sui 470 ohm. Il trasformatore Denon dedicato, infatti, ha giustappunto questo rapporto di trasformazione. Le differenze soniche rispetto alla 103 D consistono in una maggior pulizia, rifinitura della gamma alta e forse qualcosa in meno in termini di vivacità e "punch". Le sue qualità ne fanno una delle testine più amate dagli audiofili, ancora più appetibile se pensiamo al prezzo molto contenuto rispetto ad altre MC di pregio, un prezzo che è possibile ottenere in quanto si tratta di un modello particolarmente longevo (viene prodotta da oltre trent'anni) con una "spalmatura" degli utili su milioni di pezzi.

 


Ortofon SPU Royal

Favorisce un confronto tra la scuola giapponese e quella Europea. Si tratta di una SPU "ingentilita", che richiede una tracking force molto elevata, tre grammi, per tracciare correttamente il solco. Tutti i presenti sono concordi nell'affermare che abbia un buon "punch" della gamma media, il quale forse va un po' a discapito della morbidezza generale, con le voci in evidenza. Palesa una maggior estensione in alto rispetto alle Denon.

 


Ortofon SPU Classic

Per montarla sul braccio Ikeda da 12" occorre un adattatore con il risultato che il peso complessivo (testina più adattatore) arriva a ben 40 grammi. Ha 2-3 ohm d'impedenza interna e legge a ben quattro grammi mentre la precedente Royal ha le bobine da 6 ohm e legge a "soli" tre grammi. In questo caso il rapporto di trasformazione è 1:40 a causa dell'impedenza molto bassa, il carico visto si attesta quindi sui 29 ohm. Il carattere del suono è rovesciato rispetto alla più delicata Royal con un maggior impatto ed energia ma anche una gamma acuta di qualità inferiore. Secondo un ascoltatore ha più corpo ma è un po' più cupa mentre ottime notizie provengono dal fronte dell'articolazione del basso e intelligibilità, maggiori rispetto alla Royal, tutte valutazioni che si ritrovano nel parere di Marco. Una mia piccola riflessione, maturata dopo aver assistito a questo valzer e rafforzata da altre sedute d'ascolto collettive: le impressioni sono si soggettive ma, oltre un certo grado di evidenza, spesso condivise da gran parte degli ascoltatori. Diverso il discorso sulle sfumature fini che comunque non stravolgono un risultato. Se si rimane innamorati della Ortofon SPU il consiglio di Benedetti è di munirsi di una Meister Silver, la quale unisce i lati positivi di entrambe (SPU e SPU Royal).

 


EMT JSD-6 Gold

Ci si addentra nel campo delle testine costose (circa 3000 euro). Lo stilo è del tipo "Fine Line". Superati i 2000 euro si passa dalla categoria "Prêt à porter" a quella dell'"Haute couture", per usare dei termini che hanno a che fare con il campo della moda. Le testine sono per lo più prodotti "Hand made", in una fabbrica ci sono i maestri, quelli bravi, che si occupano dei modelli top impiegando diverse ore per farli. Interessante e divertente la documentazione di EMT, a corredo della JSD Gold, in cui si dichiara che non vengono utilizzati materiali esotici come magneti alle terre rare e cose del genere. E' un prodotto semplicemente fatto molto bene e con gusto da persone che sanno fare egregiamente il proprio mestiere. Nel campo dell'equilibrio tonale, dichiara Marco, è molto difficile fare di meglio... e si sente. Richiede un rapporto di trasformazione di 1:10. Personalmente è una delle testine che mi ha maggiormente convinto: non sono riuscito, nell'ambito del breve ascolto concesso, a trovarle dei difetti ma una bellissima timbrica.

 


Zyx Airy 1000 III-G

Equivalente alla EMT come fascia di prezzo, la 1000 fa parte della terza serie, è dotata di bobine in oro ma viene rilasciata anche in versione con avvolgimenti in rame e argento. Ha 4 ohm d'impedenza quindi il Tango viene regolato sul rapporto 1:40. Uno dei presenti, mio vicino di sedia, la trova più bilanciata, con un pizzico di dinamica in più della precedente anche se, complessivamente, trova le due testine molto simili. Nell'ascolto di questo fonorivelatore noto quasi subito una differenza nella rappresentazione tridimensionale che la distingue da tutte le altre, mi sembra cioè che abbia una maggior pienezza al centro scena. Marco Benedetti ci spiega il perché: nella Zyx le bobine sono avvolte in maniera asimmetrica, una è avvolta in senso orario e una in senso antiorario. Normalmente si fa uso di macchine che avvolgono le bobine sempre nello stesso senso, ma, secondo il signor Zyx e anche secondo Roberto Torlai, il "mago" delle testine, gli avvolgimenti di senso opposto forniscono un'immagine migliore e più focalizzata a centro scena. Un appassionato, rispondendo alla domanda di un altro, dice che avverte una maggior risoluzione degli strumenti e trova il pianoforte riprodotto in maniera più naturale dalla EMT che non dalla Airy 1000. Uguale l'impressione nell'ascolto dei fiati. Un altro riconosce una grana più fine nel suono della Zyx.

 


Lyra Skala

Con questa Lyra di quinta generazione si sale ulteriormente di prezzo. Dotata di un corpo amorfo molto leggero, all'ascolto denuncia un'ottima capacità dinamica, precisione, analiticità e timing. La mia attenzione si concentra in particolare sulla gamma acuta, di altissimo livello. L'ascolto della Lyra fa da cappello ai modelli "Top" che seguiranno. La Scala, insieme con altri modelli del marchio, denota un comportamento migliore con pre a stadi attivi piuttosto che con step-up a trasformatori. Ecco perché ci viene incontro con la sua grande versatilità il pre phono VTL TP 6.5 il cui progettista, Luke Manley, era presente in sala. Con il TP 6.5 si riesce a interfacciare qualsiasi tipo di testina.

 


Clearaudio Goldfinger

Questa costosissima testina (8000 euro) è davvero un pezzo da "90". Marco confessa di non averla acquistata ma ricevuta in dono dalle mani stesse del signor Clearaudio. Il contatto tra Marco e lui era avvenuto nel corso di una fiera e, saputo del valzer delle testine, il patron del prestigioso marchio tedesco gliene aveva data una per farla ascoltare in giro. Appare chiaro come tutti i parametri siano portati all'acme con autorità insieme anche alle imperfezioni del disco. Un ascolto "chirurgico" dove vengono fuori alla grande valorizzandosi le notevoli qualità dell'impianto. Si apprezza una straordinaria estensione di banda unita all'estrema capacità analitica. La Goldfinger è una delle testine più pesanti della collezione, circa 50 grammi, a causa del corpo in oro massiccio, possiede inoltre un cantilever molto lungo. Per la legge delle leve un fonorivelatore con cantilever corto si trova in una situazione più favorevole perché riesce a tirar fuori una maggior dinamica a causa delle bobine più vicine al fulcro (minor dispersione di energia). Il rovescio della medaglia è rappresentato dalla maggior angolazione a parità di modulazione e quindi tasso di distorsione più alto. In sintesi accorciando il cantilever si ottiene più dinamica però con maggior distorsione. La Goldfinger ha forse il cantilever più lungo delle testine in commercio eppure non è assolutamente carente in dinamica, anzi. Ciò si spiega con il montaggio delle bobine, che è in "push-pull", cioè una a monte e una a valle del fulcro, così da cambiare il punto di leva e ottenere una prestazione dinamica validissima senza aggiungere distorsione, anche l'acuto, particolarmente pulito, è indice di bassa distorsione.

 


Lyra Titan i

Una testina da 5000 euro, utilizzata anch'essa con lo stadio attivo di preamplificazione, carico prescelto 250 ohm. E' l'unica a bassa impedenza che a casa di Marco manifesta un rendimento migliore con lo stadio attivo. Forse quella con la risposta più veloce sui transienti tra quelle ascoltate. Un appassionato ne descrive il carattere individuando maggior corpo ma con fatica d'ascolto più alta rispetto alla precedente.

 


Dynavector XV-1S

Una testina meravigliosa data in pasto all'amplificazione tramite un rapporto di trasformazione di 1:40, dati i soli 4 ohm d'impedenza interna, molto sensibile al peso di lettura. Rivela un grande equilibrio tonale e tra i vari parametri, la fatica d'ascolto è praticamente assente. Per un appassionato manifestava segni di compressione dinamica. Dice il nostro Marco che di solito è un fonorilevatore che ha molto successo ai suoi valzer.

 


Dynavector XV-1T

Costa 7 - 8000 euro, ha il corpo che invece di essere di legno è in bamboo essiccato e laccato urushi, in perfetto stile esotico, come preconizzato dagli audiofili più esclusivi. Un po' ovattata secondo uno dei presenti, tra le più naturali secondo un altro ma con il basso rimbombante, ancora una volta non colpa sua ma di un problema ambientale confermato dal basso soffuso, proveniente dalla sala attigua, anche a impianto muto. La Dynavector in genere fa testine a bassa impedenza, la XV-1T invece monta gli stessi magneti e ha lo stesso livello d'uscita della XV-1S ma bobine con impedenza da 20 ohm. Il livello d'uscita, a parità di magneti e di sezione del cavo è dato dalla lunghezza del filo avvolto, in questo caso quindi dovrebbe essere maggiore data la maggior lunghezza del filo, come testimoniato dall'impedenza di 20 contro 4 ohm. Il livello invece si presenta uguale perché il conduttore utilizzato ha una sezione piccolissima, nell'ordine dei micron, il più piccolo che sia mai stato usato negli avvolgimenti. Le bobine, leggerissime, rispondono più velocemente agli spostamenti, il naturale corollario è una risposta ai transienti più rapida. Nell'ascolto si ravvisa altresì una capacità di cesello e microdinamica meravigliosi.

 


Lyra Olympos

E' una fuoriserie dal prezzo di 7-8000 euro. Segue la filosofia "single layer" cioè ha le bobine a metà potenza e metà avvolgimenti e un'impedenza molto bassa (2,5 ohm). Benedetti racconta: "È la prima volta che viene portata al valzer, insieme infatti alla preziosa lapis lazuli non era mai uscita da casa. Quest'inverno è successo che la donna delle pulizie l'ha rotta al che ho capito che bisogna essere fatalisti. L'ho inviata in Giappone, dove è stata rifatta com'era (lasciamo perdere quanto m'è costato) tornando identica a prima, e non è scontato che questo avvenisse. Dice Benedetti: ” Lyra da un po' di anni, dalla seconda o terza generazione, costruisce i suoi modelli con i magneti contrapposti, in "push-pull". Questo rappresenta un bel problema per l'equilibrio dei due elementi ma loro, nonostante ciò, riescono a farli perfettamente bilanciati. Il sistema standard consiste nel fissare i magneti con dei ferri detti gioghi, "joke" in inglese, attaccati a ogni singolo magnete, uno da una parte e uno dall'altra, che fanno i due poli. Nella precedente produzione esisteva una testina, la Parnassus, che aveva un ottimo nome per la bellezza del suono, montava dei magneti al platino che ormai non si trovano più (pare che li abbia soltanto la Koetsu). Nel 2002 Jonathan Carr (il progettista delle Lyra) trovò in un cassetto 10 magneti di platino in precedenza utilizzati per il modello Parnassus e ci costruì 10 nuove testine con le migliorie introdotte nel frattempo, ovvero il telaio in titanio, simile a quello della Titan, il cantilever in boro placcato di polvere di diamante, ecc., nacque così la Olympos SL. In seguito Carr si rese conto che riciclando il magnete di una Parnassus si potevano costruire altre Olympos, che sono quindi disponibili come "special order"; per averne una bisogna mandare indietro una Parnassus da cannibalizzare (ne hanno costruite una sessantina). In azienda, se un appassionato manda indietro una Parnassus, vengono recuperati i magneti da destinare alla produzione di una nuova Olympos. Io sono riuscito ad avere una delle prime dieci, con esattezza la numero otto, ma credo ne siano state prodotte in tutto una cinquantina. Bisogna quindi rastrellare i magneti di queste preziose Parnassus serie blu per poter produrre nuove Olympos, la conseguenza è che i prezzi delle Parnassus sono andati alle stelle". Un astante chiede se il progetto sia totalmente diverso da quello della Titan, la risposta è che il corpo è identico, la differenza sta nell'unicità dei magneti.

 


Accuphase AC-2

L'Accuphase ha prodotto solo tre testine nella sua storia, AC 1, AC 2 e AC 3, non proprietarie ma prodotte da terzi. Sono testine molto difficili da far suonare bene, abbisognano di un elevato rapporto di trasformazione (1:40) data la bassa impedenza interna. Ho trovato la AC 2 molto scintillante, brillante e incisiva con un'ottima apertura del registro alto.

 


Fidelity Research FR-7

Secondo Mark Levinson ai suoi tempi era la miglior testina al mondo e non aveva affatto torto. La sua singolarità è di avere le bobine avvolte in aria, cosa estremamente difficile da realizzare viste le loro dimensioni. Si riusciva a trovare a prezzi interessanti ma attualmente su e-bay le sue quotazioni superano i mille euro. Il modello presente al valzer è stato mandato in Giappone da Ikeda per una rigenerazione che l'ha resa pari al nuovo. Il livello d'uscita è bassissimo, così come l'impedenza, per cui occorre un generoso rapporto di trasformazione (1:40) e un pre phono di alta qualità altrimenti non si riesce a farla suonare a dovere.

 


Kiseki Blue Goldspot

E' un oggetto di una certa età per cui acquistarlo usato conviene solo se si trova a un prezzo contenuto. A parte queste considerazioni può essere considerata come una reginetta del vintage. La Goldspot fu la prima moving coil costruita da Mister Fokadu, venne usato per gli avvolgimenti uno speciale cavo OFC insieme a un fluido, altrettanto speciale, per evitare l'influenza della temperatura ambientale. L'alloggiamento è costituito da un pezzo metallico unico, costituito da una lega di alluminio e magnesio. Delizioso il suono.

 


Koetsu Urushi Platinum

Testina vintage comprata di seconda mano da Marco. E' ancora in produzione ma il modello sotto gli spot viene considerato vintage perché, essendo stato acquistato usato, non sarebbe corretto confrontarlo con oggetti più nuovi. Le voci sono riprodotte con grande delicatezza ma uno dei presenti la ritiene un po' chiusa. Qualche nota tecnico-costruttiva: le bobine hanno gli avvolgimenti in rame purissimo, di quello a sei nove (99.9999%), il magnete è in samario/cobalto. Il suono ha evidenziato una notevole dinamica, nessun segno di compressione del messaggio musicale e un ottimo controllo.

 


Ikeda Musa

Unisce la tecnologia MC con il principio della Decca, cioè una struttura senza cantilever. In pratica è costituita da un semplice "chiodo" collegato a una forcina su cui sono avvolte le bobine. Richiede una regolazione del VTA molto precisa altrimenti non fornisce prestazioni adeguate alla sua classe. Tale operazione sul braccio Ikeda di Marco, dotato della basetta Fidelity Research B60, è molto agevole (basta girare una manopola) e si può fare anche con la testina "in corsa", poggiata sul disco mentre suona. La B60 fu ideata per i bracci Fidelity Research ma può essere usata anche sugli Ikeda. Pesa ben 47 grammi e necessita di apposito contrappeso. Impressionante per la dinamica esplosiva e per la vitalità che riesce a esprimere.

 


Supex SDX-1100 R

Eccellente esempio di testina vintage, ha il cantilever in rubino. Voltaggio di uscita 0,2 mV, massa di 6,7 grammi e impedenza d'uscita particolarmente bassa (solo 1,5 ohm). All'ascolto ha dimostrato di avere un suono molto completo, dalla notevole ricchezza armonica.

 


Kiseki Agaat Boron

E' stata l'ultima testina ascoltata. Il nome Boron deriva dal materiale di cui è fatto il cantilever. Sound equilibrato e coerente.

 

Marco Cicogna e Luke Manley

 

Mauro Neri e Paolo Nuti

 

Al prossimo valzer…!

Alfredo Di Pietro


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