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 Händel e Lidarti a Bergamo negli oratori "Ester". Minimalizovat

 

 

Domenica 10 aprile 2016 - Bergamo - Basilica di S. Maria Maggiore

Ester, storia di una regina dagli oratori “Ester” di G.F. Händel (1685- 1759) e G.C. Lidarti (1730-1795)

Arie, duetti e cori per soprano, tenore, coro e orchestra

Veronika Kralova, soprano (Ester)
Roberto Mattioni, tenore (Assuero)
Giovanni Duci, alto
Giovanni Togni, organo

Coro Antiche Armonie, direttore Giovanni Duci

Ensemble Salomone Rossi, dirige Lydia Cevidalli


Georg Friedrich Händel (1685-1759). Dagli oratori “Ester” del 1718 e del 1732 (HWV 50a e 50b)

Ouverture per orchestra - Andante, Larghetto, Allegro
Coro “Virtue, Truth and Innocence” per coro e orchestra
Ester - recitativo “O King of Kings” e aria “Allelujah”
Primo Israelita - recitativo “ Now persecution” e aria “Tune your harps”
Ester - recitativo “I go before the king” e aria “Tears, assist me”
Concerto “Il cucù e l’usignolo” Larghetto-allegro, per organo e orchestra HWV 295
Coro “Save us O Lord” per coro e orchestra
Ester e Assuero - recitativo “Who dares intrude into our presence”
duetto “Who calls my parting soul from death?”


Giuseppe Cristiano Lidarti (1730-1795). Dall’oratorio “Ester” del 1774

Andantino per orchestra
Ester e Assuero - recitativo “Mi zeh?” e duetto “Mimmawet”
Assuero - recitativo “Anshe sodi” e aria “Hon vaosher”
Coro “Shiru” per coro, voci soliste e orchestra (solisti Veronika Kralova e Giovanni Duci)

Violini: Lydia Cevidalli, Rossella Borsoni, Anna Cracco, Linda Przybiernow, Ulrike Slowik, Regina Yugovich
Viola: Bruno Raspini
Violoncello: Issei Watanabe
Contrabbasso: Filippo Calascibetta
Oboe: Rei Ishizaka
Arciliuti: Diego Cantalupi e Michele Gaudalupi
Organo: Giovanni Togni

 

Diciamolo subito, questo è il concerto più emozionante cui abbia assistito negli ultimi tempi. Sarebbe però riduttivo definirlo semplicemente come tale perché in realtà si è trattato di un evento piuttosto complesso, dove la musica non è stata il solo ingrediente. Non ci sono solo delle note da ascoltare, ma a monte di esse giova una preparazione preliminare per comprenderne le ragioni e il senso profondo. Si scoprirà così che il messaggio contenuto nella storia di Ester ha un'attualità tutta particolare, uno sguardo al passato biblico che si tramuta nell'invito alla lungimiranza e alla fratellanza tra i popoli. Proviamo a immaginare come potrebbe essere questo nostro martoriato mondo se venisse ascoltato il potente viatico di salvezza contenuto nel titolo del coro: “Virtue, Truth and Innocence”, virtù, verità e innocenza. Nel Libro di Ester viene narrata la vicenda di Hadasah, una bellissima fanciulla di origini ebraiche che riceve il nome di Ester quando entra nell'Harem del re Assuero. Secondo alcuni studiosi, il nome che è stato scelto per lei deriva dal termine biblico di origine assiro-babilonese che significa stella, secondo altri esso proviene dal nome della dea Isthar.

In ebraico Ester invece significa "io mi nasconderò" e lascia presagire l'escamotage messo in atto: tenere segreta la sua identità di giudea per palesarla al momento di salvare gli Ebrei dallo sterminio fatto ordinare dal ministro Haman. C'è una figura molto importante che entra nel racconto, quella di Mardocheo, cugino che alla morte dei genitori di Ester la adotta diventandone il tutore. Egli è amministratore nel palazzo reale di Assuero, a Susa, gli giunge alle orecchie che il re cerca una nuova sposa da mettere nel suo Harem e fa partecipare la cugina Ester alle selezioni. Alla fine essa viene scelta e diventa la sposa di Assuero. Il malefico Haman ricopriva la funzione di primo ministro, spinto da un odio immotivato arriva alla decisione di sterminare tutti i giudei del regno. Mardocheo è scosso dall'editto, ha sempre vegliato su Ester e teme per la sua incolumità, la convince quindi a intercedere presso il re per tentare di salvare gli Ebrei. L'impresa era molto rischiosa perché chiunque si fosse presentato al cospetto del re senza una convocazione, sarebbe stato punito con la morte.

Dopo tre giorni di digiuno Ester si presenta davanti al re per chiedergli di accettare il suo invito a cena con Haman. Assuero accetta. A questa prima cena ne seguirà una seconda, dove Ester svelerà la sua vera identità e il fatto che il perfido Haman aveva decretato l'uccisione dei giudei del regno. La cose andarono per il tanto sperato verso: Ester ottenne dal re il diritto per i suoi connazionali di difendersi nel giorno in cui dovevano essere sterminati. Mardocheo, trionfante, emette un decreto con il quale istituisce la festa del Purim, dove si celebra la liberazione dalla paura, alla fine tramutatasi in gioia per lo scampato pericolo.

Dietro questo concerto c'è "Effetto Bibbia", una benemerita associazione che da diversi anni sostiene la diffusione e la conoscenza più approfondita del testo biblico nel territorio bergamasco. Il suo comitato si è costituito all’inizio del 2006, espressione di una policroma associazione di centri culturali, istituti museali, organismi diocesani e dell’associazionismo. Per celebrare l'ottava edizione, Effetto Bibbia ha individuato uno specifico libro biblico, il Libro di Ester, proponendolo al pubblico secondo l'approccio che più preferisce, quello cioè multidisciplinare, con letture, spettacoli, concerti e mostre. Una sorta di propedeusi a monte di un evento finale che non propina all'ascoltatore della musica in maniera asettica, ma la correda con una serie di addentellati storico-culturali necessari a una più consapevole comprensione. Cosa che, secondo me, fa da moltiplicatore e non detrattore di emozioni.

A questo punto il contesto dell'evento comincia a delinearsi con maggior nettezza, anche se c'è qualcos'altro da aggiungere: il concerto del 10 aprile è stato preceduto mercoledì 6 dalla conferenza di Lydia Cevidalli e Michele Guadalupi: “La fortuna musicale della storia di Ester da Racine a Händel”, svoltasi nel pomeriggio a Bergamo nel salone della parrocchia di S. Lucia. E sicuramente male non ha fatto chi, prima d'immergersi nella musica di Händel e Lidarti, ha voluto visitare l'esposizione del Rotolo di Ester figurato (Meghillat-Ester) nella Biblioteca Civica Angelo Mai. La sede tra l'altro era a due passi dalla Basilica di S. Maria Maggiore e non ha costretto gli interessati a lunghe camminate in una zona dove l'accesso ai veicoli privati senza autorizzazione è vietato. Il Rotolo di Ester era esposto in una grande vetrina insieme con altri due Rotoli non figurati, uno costituito da sette fogli di pergamena cuciti insieme; la scrittura ebraica utilizzata è quadrata, di tipo italiano e databile alla fine del secolo XVII. Il secondo rotolo è formato da tre fogli di pergamena cuciti insieme con fili metallici, scrittura ebraica quadrata di tipo askenazita o nord italiano, dei secoli XVIII-XIX. In altre due vetrine piccole erano esposte sei Bibbie, tutte aperte al Libro di Ester, rappresentative della tipologia libraria biblica che si ebbe in ambito cristiano tra il XV e il XVII secolo.

Nelle note redatte da Erica Baricci leggiamo che "Il Rotolo di Ester figurato si compone di tre fogli pergamenacei cuciti insieme. Il testo, diviso in dieci riquadri di due colonne ciascuno (eccetto l'ultimo, a colonna unica), per ventitre righe a colonna, è, secondo tradizione, manoscritto. Il copista, che non si firma, impiega una scrittura "quadrata" di tipo italiano, molto elegante e curata, di carattere estremamente ridotto, a inchiostro nero, databile a fine XVII secolo. Le vignette con le scene della storia di Ester che corrono nel margine superiore e inferiore vanno di pari passo con i capitoli della storia riportati nelle rispettive colonne di testo". "La provenienza originaria di questo Rotolo di Ester, già in Biblioteca a metà Ottocento, è da ricercare verosimilmente a Venezia o negli immediati dintorni. Ne è indizio il copista, la sua grafia e lo stile figurativo delle decorazioni".

L'oratorio Ester di G.F. Händel viene definito un "masque" a carattere biblico, il riferimento è alla rappresentazione teatrale di corte in voga nei paesi europei nei secoli XVI e XVII, caratterizzata da un allestimento sontuoso, ricco di elementi coreografici e musicali. Il grande compositore tedesco naturalizzato inglese mise in musica un testo elaborato sul dramma originario di J. Racine, lo fece in due successive release, una datata 1720 (catalogata come HWV 49a) e l'altra 1732 (catalogata come HWV 49b), in quest'ultima aggiunse musica attinta dai Coronation Anthems. Ma Händel non è l'unico protagonista del concerto svoltosi nella bellissima Basilica di S. Maria Maggiore. In seguito il testo venne musicato da Christian Joseph Lidarti, il compositore nato a Vienna e molto attivo presso la Sinagoga Portoghese di Amsterdam che tanto deve della sua fortuna proprio a quest'oratorio. Non si hanno precise testimonianze sull’esecuzione dell’Ester composto in Ebraico e musicato da Lidarti, ma è probabile che questa sia avvenuta ad Amsterdam. Altrettanto incerta è la provenienza del testo redatto per Lidarti, si dice che sia da attribuire a Rafael Saraval.

La violinista milanese Lydia Cevidalli, fondatrice e guida dell’Ensemble Salomone Rossi, riporta agli onori della cronaca un capolavoro misconosciuto, dato addirittura per smarrito, come l'"Ester" di Lidarti. Diverse fonti documentarie parlavano dell’esistenza di quest’oratorio con testo in ebraico, palesemente ispirato a quello di Händel, pur non rimanendone traccia. Nel 1997 l'inatteso ritrovamento avvenne quando la biblioteca di Cambridge acquistò da un antiquario un manoscritto, in seguito riconosciuto dal musicologo Israel Adler come l'oratorio "Ester" di Lidarti. Ma questa di oggi non è la prima "riesumazione" dell'opera, in realtà la premier italiana in tempi moderni risale al 2006, avvenuta nella cornice del Teatro Bibiena di Mantova, dove l’Ensemble Salomone Rossi ne ha eseguito la versione completa. L'accostamento tra le opere dei due compositori è risultato particolarmente felice. Mosse dallo stesso spirito, foriero di una commovente vicenda, si embricano con naturalezza grazie alla perizia di un Ensemble come il Salomone Rossi, il quale ne ha proposto un ascolto antologico nella selezione di arie, duetti e cori tratti dai due rispettivi Oratori (versione del 1718 per Händel).

Affidare l'incipit del concerto all’Ouverture strumentale dall’oratorio “Ester” di Händel ha aiutato a ristabilire il clima storico nei suoi passaggi fondamentali. L'Ouverture è divisa in tre coincisi movimenti, nell'Andante, Larghetto, Allegro si riconoscono l'inquietudine di un fosco futuro, l'attesa e la speranza della fine della schiavitù, favorita dalle nozze fra Ester e Assuero. Segue il bellissimo coro “Virtue, Truth and Innocence”, un inno alle qualità spirituali della regina Ester, il suo ruolo di strumento della provvidenza divina. L'aria "Allelujah" fa parte della più faconda edizione del 1732, viene introdotta dal recitativo "O King of Kings". Un altro Recitativo e aria sono affidati al Primo Israelita, rispettivamente "Now persecution" e "Tune your harps". Si narra il tripudio di Ester, divenuta regina, e la sua completa dedizione a Dio. La tragedia però pende come una minacciosa spada di Damocle sul popolo ebreo, con il feroce editto di Haman.
Nell’aria “Tears assist me” Ester si sente carica di una grande responsabilità, capisce che solamente lei, da regina, può farsi mediatrice per la salvezza del suo popolo. Le note esprimono il misto di ansia e speranza che agita il suo animo. La prima parte del concerto si chiude con un brano strumentale di Händel, il primo movimento del concerto per organo e archi HWV 295. L'affascinante timbro barocco che esprimono gli archi dell'Ensemble Salomone Rossi e il bravo Giovanni Togni all'organo riempiono l'aere della Basilica di vellutatissime risonanze.

Dopo una pausa ha inizio la seconda parte del concerto. Le note del coro “Save us, o Lord”, effondono potenti, parlano con il linguaggio di uno splendore e magnificenza sonora senza compromessi, narrano dell'accorata invocazione del popolo ebraico al Signore insieme a una dolente preghiera di perdono. Segue il duetto fra Assuero ed Ester "Who dares intrude into our presence?", la sua presentazione al cospetto del re, l'ira di Assuero, subito sbollita alla vista di una regina allo stremo delle forze dopo tre giorni di digiuno. Il ravvedimento del re, quel senso di "pietas" che scorre di continuo nelle vene di questa musica meravigliosa. Un sentimento superiore che vince l'odio, che tutto comprende e perdona. Alla fine Assuero le porge lo scettro, la esorta a prendere forza ed esprimere la sua richiesta, poi esaudita. E' la volta della "Ester" di Giuseppe Cristiano Lidarti (1730-1795), con l’Andantino dalla sinfonia iniziale, seguito dal recitativo “Mi zeh?” e il duetto “Mimmawet” di Ester e Assuero, il cui testo è simile al duetto di Händel. Il trionfale "Shiru Lelohim" per coro, voci soliste e orchestra termina nell'esortazione a seguire i principi morali di "Virtue, truth and innocence" in un afflato di fratellanza che superi ogni avversa contingenza terrena. Coro finale preceduto dal recitativo “Anshe sodi” e l'aria “Hon vaosher” di Assuero.

Il sapiente assortimento di arie, duetti e cori ha ricreato l'incanto di una freschissima temperie barocca, e questo già a prescindere dall'argomento trattato nei due oratori. Ci si accosta quasi con timore a questa musica dalla storia così gloriosa. Siamo indotti a pensare - sbagliando - che la distanza tra noi e i tempi in cui fu composta possa creare un muro d'incomprensione quasi inabbattibile, che l'ascoltatore si trovi di fronte a un linguaggio troppo desueto per essergli un minimo familiare. Ma il miracolo si compie... una meravigliosa Basilica come quella di S. Maria Maggiore, dotata di un'acustica che lascia respirare il suono di strumenti e voci, un Ensemble prestigioso come il Salomone Rossi diretto da Lydia Cevidalli, il Coro Antiche Armonie, tre talentuosi cantanti come la soprano Veronika Kralova (Ester), il tenore Roberto Mattioni (Assuero) e l'alto Giovanni Duci hanno dimostrato esattamente il contrario.

Da appassionato di musica di lungo corso, ho riscontrato nella loro interpretazione una grande pertinenza stilistica, l'approccio assolutamente naturale al linguaggio musicale barocco, davvero da standing ovation. Sui loro volti la gioia di fare musica e un pizzico d'orgoglio per farsi portatori di un messaggio etico così alto. Si dice che la musica "vecchia" non appassioni se non una ristretta nicchia d’impallinati amatori, che giovani e meno giovani non la frequentino e la rispettino come si conviene. A questi interrogativi non saprei dare una risposta precisa, mi limito ad annotare, con parole e immagini, di come la Basilica fosse affollata di gente di ogni età. Persone che hanno rinunciato a una distensiva passeggiata nel clima assolato di una stupenda Bergamo primaverile per assistere a questo evento.

"Tune your harps to cheerful strains", fate risuonare le vostre arpe di gioiose melodie, questo è quanto realmente accaduto nel magico pomeriggio del 10 aprile 2016 a Bergamo alta, Basilica di S. Maria maggiore...


INTERVISTA A LYDIA CEVIDALLI

Alfredo Di Pietro: Lydia, ha seguito degli studi particolari per raggiungere un livello di familiarità così elevato con il repertorio barocco?

Lydia Cevidalli: Si, certamente. Mi sono diplomata tanti anni fa a Ginevra con Chiara Banchini, era il 1985. Quello che però è stato altamente formativo per me e corrispondente alla mia personalità è stato suonare con Jordi Savall. L'ho fatto per quindici anni eseguendo un po' di tutto. Savall per certe cose è criticato, però una sulla quale non si può dire niente è il fatto che conosca perfettamente la tecnica dell'arco. Mi compenetravo completamente con la sua idea di suono. Dato che io insegno anche al Conservatorio di Milano sono tutte cose che mi sono state utili per la mia professione. Da qualche tempo ho ripreso a fare qualche concerto per il violino moderno, dove ho scelto delle cose un po' particolari, ho applicato su questo le tante indicazioni che Jordi ci forniva durante le prove. Devo dire che è stata una scuola di tecnica d'arco fantastica.

ADP: Jordi Savall è considerato uno dei più grandi specialisti di musica dall'antichità al XVIII secolo...

LC: Certamente. Come lei ben sa, io ho suonato anche con Monica Hugget, con Enrico Gatti. Da tutti si può imparare ma con alcuni s'instaura un feeling più intenso che con altri. Un po' è anche nel mio carattere dare molta importanza alla qualità del suono.

ADP: Posso essere sincero? Sarà per mia ignoranza, ma non mi aspettavo di trovare in voi una qualità così elevata...

LC: (ride) Lo capisco. È un dubbio che può sorgere quando s'incontrano musicisti mai ascoltati prima, anche perché io non mi sono promossa tanto in gioventù. Vedevo tutti gli altri che facevano, facevano... Poi si è aggiunto il fatto che ho avuto due figli e sono stata impegnata a seguirli, è intervenuta poi anche una serie di vicende personali. Adesso che invece sono grandi ho avuto l'occasione di promuovermi di più, cogliere delle opportunità nate dalla stima di persone, per esempio Mario Massarini, manager di Sony Italia. Lui è molto appassionato di Benedetto Marcello, mi ha chiesto di fare un disco con i suoi Salmi e ne abbiamo registrato già quattro.

ADP: Come mai per questo concerto la scelta è ricaduta sugli oratori "Ester" di Händel e Lidarti?

LC: Oggi finalmente ho un sito Internet, mio ma soprattutto dell'Ensemble Salomone Rossi, sul quale ho pubblicato dei file musicali poiché nel 2006 al Teatro Bibiena di Mantova abbiamo suonato tutto l'oratorio "Ester" di Lidarti. Da questo ho estrapolato alcune arie che ho messo sul portale. Quando Fabio Amigoni, responsabile del progetto "Effetto Bibbia", ha sentito questi file mi ha scritto, ci siamo anche incontrati, e sono nate tante cose belle come questo concerto. Si tratta di un progetto parecchio laborioso che desideravo fare da tantissimi anni, abbinando la Ester di Händel a quella di Lidarti, un compositore poco conosciuto che sicuramente si è ispirato all'oratorio di Händel, soprattutto al suo libretto. C'è quindi un legame tra le due opere che tuttavia rimane un po' misterioso. Si capisce dal testo, da come si presenta tutta la parte drammatica, che c'è un'ispirazione all'opera di Händel ma non si sa assolutamente nulla di questo signor Lidarti, vissuto a Pisa, se sia andato in Inghilterra o ad Amsterdam. In questa città c'è una sinagoga portoghese che contiene un repertorio enorme di sue composizioni con testo in ebraico. Il suo oratorio, anche questo in ebraico, dura ben due ore, il libretto fu scritto dal rabbino veneziano Rafael Saraval. Pare che questo testo sia stato presentato a Mantova, ma il legame del compositore con questa città rimane un enigma. Nella mia conferenza del 6 aprile ho ipotizzato un nesso tra Pisa e Livorno, ai tempi la più grande comunità ebraica insieme ad Amsterdam e Amburgo. Avendo anche un porto era crocevia di commercianti come di studiosi. Un mio amico molto esperto della comunità ebraica di Livorno, mi ha raccontato che questa città nacque come costola di Pisa instaurandosi un forte legame tra le due. Non le nascondo che essendo ebrea io amo tutto ciò che richiama le mie origini e da molti anni m'interesso a questo repertorio.

ADP: Approfondire la storia che c'è dietro una composizione sicuramente dà maggior consapevolezza all'interprete.

LC: Grazie, sono contenta.
 
ADP: E' opinione abbastanza comune che la gente non s'interessi alla musica classica, come si spiega allora un tale afflusso di persone al concerto?

LC: Devo dire che quando c'è un coro c'è anche un folto pubblico. A questo concerto è venuto anche mio figlio e ieri era presente alle prove. Lui mi ha seguito tantissimo in tutti questi ultimi anni. Ha presenziato a un concerto con una cantante e quartetto d'archi, ma anche in altre occasioni come un concerto al Quirinale. Io sono appassionata di musica da camera, ma quando ieri ha sentito le prove con l'orchestra ha detto "mamma, è un'altra cosa". Per rispondere a lei, quando c'è l'orchestra, il coro, si crea una sintonia speciale. Talvolta al pubblico non piace sentire i solisti però quando il canto è legato al coro acquisisce un’irresistibile potenza espressiva.
Händel ha scritto due versioni dell'oratorio Ester, la prima intorno al 1718-1720, molto corale e dall'espressione intensa ma non teatrale com'è stata quella di Lidarti. La rimaneggiò poi nel 1732 ampliandola e dando più spazio alle arie solistiche, difatti l'Allelujah viene da quest'ultima versione. Le altre e soprattutto i cori sono più legate al dramma di Ester. La magia s'instaura quando c'è un insieme di persone con gli stessi intenti.

ADP: Sono passati secoli dalla composizione di questa musica, ma conserva ancora una freschezza incredibile. Per lei sembra che il tempo non sia trascorso.

LC: Quando ho cominciato a studiare violino barocco eravamo dei pionieri. C'era un forte ostruzionismo nei confronti di chi suonava musica antica. Oggi è tutto il contrario, ci sono addirittura dei corsi dedicati anche in conservatorio. Il 23 aprile sarò impegnata in un "Open Day" per la musica antica, molti colleghi violinisti cominciano ad apprezzare questo repertorio. Poi, come in tutte le cose, c'è chi nasce con la passione per un genere, chi per un altro. Quando ho iniziato a interessarmi a questo tipo di musica l'ho fatto seguendo un gruppo di studio in conservatorio, facevamo musica rinascimentale, tra cui le composizioni di Salomone Rossi. Questo autore mi ha appassionato talmente tanto che contribuito alla formazione di un Ensemble che porta il suo nome.

Alfredo Di Pietro

Aprile 2016


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