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jueves, 28 de marzo de 2024 ..:: HDC300B2 Mono SE Parallel Power Amplifier ::..   Entrar
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 HDC300B2 Mono SE Parallel Power Amplifier Minimizar

 

 

E alla fine arrivarono le valvole, tardiva scoperta nel mio percorso audiofilo. A innescare la curiosità c'era stato un felice incontro al Milano Hi Fidelity 2016, edizione autunnale. Chi ha letto i miei precedenti articoli sull'azienda lombarda HDC (Harmonic Distortion Control) Research sa di cosa parlo, cioè della storia personale di Dorino Maghini, i suoi trascorsi antichi e i più recenti, lo sviluppo e la messa in pratica di una teoria sullo spettro armonico che ha condotto a un tipo di suono connotato da grande completezza, amabilità e naturalezza. Prima di allora non è che fossi completamente a digiuno di elettroniche valvolari, ma non avevo mai avuto occasione di conoscerle così da vicino. Dunque è avvenuto il compimento di un percorso di conoscenza, si è aggiunto un fondamentale tassello che ha consentito a me, audiofilo curioso, di avere un panorama più ampio delle possibilità sonore oggi conseguibili. Tanto mi aveva attirato di questi apparecchi la costruzione robusta, l'inusuale disposizione delle valvole, l'estetica pulita ed essenziale che invitava a concentrarsi esclusivamente sulle prestazioni sonore. Soprattutto perché richiamava un'Hi Fi figlia dei tempi d'oro, messaggera di un fascino immutato e immutabile. Quando si ascolta un'amplificazione di questo tipo, è come sentire la voce di un grande attore del passato, un Carmelo Bene o un Vittorio Gassman, tanto per citarne due grandissimi. Si avverte un timbro che avevamo perso, che non riconosciamo oggi nelle nuove leve attoriali.

Una cosa è certa, tra le tante superfetazioni odierne, imbattersi in un'elettronica dal carattere così personale può essere un'occasione per proiettarsi in un mondo diverso e alternativo, dove non c'è la parossistica rincorsa a bassissimi valori distorsivi quanto l'attenzione per la correlazione tra una certa evidenza strumentale e l'ascolto. In questo consiste essenzialmente la filosofia HDC: nell'assumere il pieno controllo del disegno armonico spettrale, allo scopo di soddisfare un certo andamento che si ritiene più benaccetto. La ricerca ha dimostrato che uno spettro armonico in cui ci sia la prevalenza degli ordini pari sui dispari, suscita all'orecchio sensazioni più gradevoli rispetto alla condizione contraria. Ed è proprio questo l'elemento tenuto massimamente in conto nel progetto delle elettroniche HDC. Il dato tecnico deve quindi "piegarsi" a tale evidenza psicoacustica, frutto dell'osservazione incrociata tra misure e risultati all'ascolto. In buona sostanza, la ricetta per il conseguimento di una timbrica "assoluta" è ben chiara a Dorino Maghini, il quale ha applicato con cura per le sue creazioni il principio del "pari maggiore del dispari". Ma, fattualmente, come bisogna muoversi per conseguire il risultato voluto? Innanzitutto evitare la configurazione "Push-Pull" in favore della "Single Ended". Nella prima lo stadio finale è costituito da due valvole uguali che operano in modo alternato, queste amplificano due segnali uguali ma sfasati di 180°, in seguito ricomposti dal trasformatore d'uscita. Nella Single Ended invece esiste un solo dispositivo attivo (o più dispositivi in parallelo) destinato ad amplificare il segnale.

Se il nostro scopo è quello di privilegiare le armoniche pari per ottenere un suono timbricamente più bello, è chiaro che la configurazione più conveniente è la SE in quanto la Push-Pull porta alla cancellazione proprio dei tanto agognati ordini pari. Il primo ingrediente della ricetta è perciò l'architettura circuitale esclusivamente SE, realizzata con dei tubi dalla voce "divina": i triodi a riscaldamento diretto, le 300B, o indiretto, le 807 connesse a triodo. Secondo ingrediente è la classe A di funzionamento, terzo l'assenza di controreazione totale. Su quest'ultimo punto conviene imbastire un discorso un po' più articolato, magari dopo aver consultato un buon testo di elettronica. Come si diceva, il buon Maghini, progettista di questo finale di potenza valvolare HDC300B2, ha fortemente voluto individuare un insieme di elementi (non ultimo la qualità della componentistica) che preservasse al massimo la purezza del suono, condizione soddisfatta anche dalla mancanza di controreazione totale. Uno stadio amplificatore è reazionato quando una parte del suo segnale di uscita viene riportato in ingresso tramite una rete elettrica opportunamente dimensionata. Se il segnale riportato al circuito in ingresso è in fase, questo si somma con quello ivi presente, l'uscita tende quindi continuamente ad aumentare di livello per cui lo stadio diventa instabile. Se invece il segnale reazionato viene ricondotto con uno sfasamento di 180° rispetto a quello d'ingresso, i due segnali si sottrarranno l'uno all'altro determinando come primo effetto una diminuzione del guadagno totale.

Nel secondo caso (sul primo sorvoliamo perché dedicato ai circuiti oscillatori) siamo in presenza della retroazione negativa o controreazione, concetto largamente impiegato nel progetto di amplificatori Hi Fi. Si tratta di un'implementazione sicuramente vantaggiosa nel caso dell'utilizzo di valvole amplificatrici di potenza multigriglia (pentodi, tetrodi a fascio), meno nel caso dei triodi, come le 300B utilizzate nel nostro finale, in quanto già intrinsecamente lineari di loro. In questi triodi, infatti, è spesso già presente una reazione negativa, nell'ottica della migliore riproduzione sonora.
La controreazione quindi, nei casi in cui può essere utile, se non indispensabile, viene applicata a uno stadio amplificatore per consentire i seguenti benefici effetti:
-   Diminuzione della distorsione di non linearità.
-   Miglioramento della curva di risposta.
-   Riduzione dei rumori parassiti di fondo quali soffio, ronzio e altri.
-   Riduzione degli effetti indotti da distorsione da intermodulazione.
-   Migliore adattamento tra gli stadi, con conseguente abbassamento del tasso di distorsione totale.

La controreazione va inoltre distinta in "locale" e "totale", nella prima lo scopo è incrementare linearità e stabilità attraverso un intervento su un singolo stadio, ritenuto d'importanza essenziale all'interno del circuito nel suo complesso. Nella totale l'anello di controreazione viene applicato dall'uscita all'ingresso. A questo punto viene però da chiedersi perché ogni costruttore tende a limitare il tasso di controreazione, nonostante i suoi significativi vantaggi. La ragione sta nella convenienza di dosare sapientemente il tasso di controreazione locale, evitando il più possibile anelli di reazione "allungati" che compromettano la fedele riproduzione del suono. Per comprendere meglio il motivo di questa scelta, è opportuno rammentare che se una sinusoide ha una ripetitività costantemente legata al suo periodo, ogni istante di un qualsivoglia programma musicale è irripetibile per definizione. È quindi consigliabile lasciare spazio ai soli rimescolamenti di segnali di ritorno a basso livello e a percorsi di reazione ragionevolmente veloci. Riandando al nostro finale, al suo rincorrere la massima purezza possibile del segnale, si riconosce opportuna allora la volontà di escludere completamente la controreazione totale, dove il concetto di "totalità" cozza contro una ragionevole velocità di sovrapposizioni di segnale e le conseguenti alterazioni di fase di uno non univoco. Ancora, la retroazione negativa ha un'influenza notevole sul guadagno dell'amplificatore, che si trasforma in pratica in una nuova unità "amplificatore-controreazione" dotata di un guadagno assai inferiore a quello che si sarebbe ottenuto in assenza di essa.

Un'altra controindicazione sta nel verificarsi di effetti differenziati al variare della frequenza, come comportare una variazione di fase in corrispondenza di determinate frequenze, compromettendo così la coerenza e l'integrità del segnale. In questo specifico caso si assisterà a un passaggio da reazione negativa (controreazione) a reazione positiva con la conseguente possibile instabilità del sistema per entità di segnale reattivo basso, o di autoscillazione e innesco per maggiori intensità di segnale controreattivo. È a questo punto evidente come negli amplificatori fortemente controreazionati, tipici di molti circuiti utilizzati in alta fedeltà, si possono verificare dei fenomeni decisamente indesiderabili, soprattutto dal punto di vista delle rotazioni di fase. Elementi che possono arrivare a compromettere il funzionamento dell'apparecchio o praticamente annullare i vantaggi di questa configurazione. Un caso estremo si verifica quando la controreazione s'inverte di fase in corrispondenza di alcune frequenze della gamma audio, caso in verità piuttosto raro ma possibile. Tuttavia, anche se la variazione di fase o la sua entità non fossero tali da creare un vero e proprio effetto d'innesco, comunque determinerebbero una grave perturbazione al corretto funzionamento dell'apparecchio, con effetti probabilmente negativi anche sulla qualità del suono (Fonte: La Tecnica dell’Alta Fedeltà negli Amplificatori a Valvole e nei Diffusori Acustici di G. Nicolao, P. Viappiani e U. Nicolao).

Dopo questa importante "digressione", è bene dire che non di sola filosofia si vive: la HDC cura molto anche la componentistica elettronica, che è di alta qualità e affidabilità. Vengono utilizzate resistenze a strato metallico con tolleranza all'1%, condensatori di accoppiamento Audiophile Grade, mentre nelle sezioni di alimentazione ci sono degli elettrolitici che resistono ad alte temperature (105°C). Le valvole di segnale sono rigorosamente NOS (New Old Stock), nell'HDC300B delle Sylvania 5814A, mentre le due valvole di potenza 300B sono delle pregiate Helectro Harmonix Gold. Sul versante trasformatori di uscita, punto cruciale nella qualità di un amplificatore a valvole, sono impiegati degli ottimi MO-HIB, dotati di nuclei magnetici a doppio C a elevata induttanza primaria, basse capacità distribuite e bassa induttanza dispersa, insieme a trasformatori di segnali con nuclei in Permalloy e schermi in Mumetall dell'azienda italiana NOR-SE, specializzata nel campo dei trasformatori audio e di alimentazione.


HDC300B2 MONO SE PARALLEL POWER AMPLIFIER
CHE LA SECONDA ARMONICA SIA CON VOI...

 




SPECIFICHE TECNICHE

Potenza d'uscita: 12 Watt
Uscite: 4 - 8 Ohm
Fattore di smorzamento: 5 @ 1 kHz
Risposta in Frequenza: 16 Hz - 22.000 Hz (+0/-3 dB) a 1 Watt
Impedenza d'ingresso: 100 kOhm
Sensibilità d'ingresso: 600 mV
Controreazione Totale: 0 dB
Distorsione di Seconda Armonica: 1,1 % a 10 Watt - 1 kHz
Distorsione di Terza Armonica: 0,03 % a 10 Watt - 1 kHz

Valvole: 2 x 5814A NOS - 2 x 300B (Electro Harmonix Gold)

Voltaggio Linea: 230 V - Fusibile 1,25 A T
Consumo di corrente: 135 VA (Maximum)
Tempo di riscaldamento: 15 minuti
Tempo di Stand-by: 35 secondi
Dimensioni: (H) 121 mm - (W) 408 mm - (L) 283 mm
Peso: 8 kg

 



Nella produzione valvolare HDC figurano tre preamplificatori, l'HDC1A linea, l'HDC1AP Phono MM e l'HDC1P Phono MM/MC, mentre dal lato finali di potenza ci sono cinque modelli: HDC300B3 Mono SE Parallel (top di gamma), HDC300B2 Mono SE Parallel, oggetto della nostra prova, HDC300B Stereo SE, HDC807 Stereo SE e HDC807 Gold Stereo SE. Ad eccezione di quest'ultimo, che ha il pannello frontale in alluminio satinato oro, si segue la stessa impostazione estetica, un "family feeling" assicurato dal robusto cabinet in alluminio anodizzato e metallo amagnetico finitura "Silver" sabbiato naturale. Sono oggetti dal fascino discreto, non vecchio stile e dalle dimensioni classiche, le medesime per tutti i modelli: 121 mm (Altezza) x 408 mm (Larghezza) x 283 mm (Profondità). Come per l'HDC1A, provato sulle pagine di Non solo audiofili nel febbraio scorso, si è puntato su un design essenziale e dalle proporzioni armoniche, privo di qualsiasi fronzolo, in linea tutto sommato con la sua impostazione tecnica. Al centro del pannello frontale campeggia il logo del marchio "HDC Harmonic Distortion Control", con il Led blu indicante la messa in tensione dell'apparecchio. Non c'è null'altro, né la manopola del volume poiché si tratta di un finale di potenza. Il retro è altrettanto essenziale, accogliendo sulla sinistra la vaschetta IEC per il collegamento del cavo di alimentazione e, sulla destra, i tre "tap" per connettere il diffusore: negativo, 4 e 8 Ohm, particolare che fuga ogni dubbio sulla natura valvolare di questo finale. I tre connettori accettano solo banane. Strettamente contiguo al bordo dello chassis c'è infine il connettore RCA per il segnale in ingresso.

 



All'interno sono ordinatamente disposti due trasformatori di buone dimensioni, per l'alimentazione e d'uscita, mentre un terzo più piccolo fa capo alla scheda di alimentazione. In corrispondenza della griglia di areazione ci sono le quattro valvole che presiedono all'amplificazione del segnale, due driver Sylvania 5814A NOS e due grosse 300B Electro Harmonix Gold di potenza. Le prime sono dei doppi triodi equivalenti alle 12AU7; le 300B, arcinote per la loro voce straordinaria, sono dei tubi dalla lunga e gloriosa storia. Triodo di potenza a riscaldamento diretto con una base a quattro piedini, fu introdotto nel 1938 per amplificare i segnali telefonici. Ma è soltanto a partire dagli anni '80 che gli audiofili l'hanno sempre più notata, prendendola in seria considerazione per i loro impianti domestici, a causa delle sue eccellenti qualità timbriche. Affidabile, è dotata di buona linearità e basso rumore, per queste sue caratteristiche è largamente utilizzata in amplificatori Hi Fi SET (Single-Ended Triode), configurazione in cui si ottengono circa otto watt in uscita. Ovviamente di più in Push-Pull, dove si arriva a "spremere" circa 20 watt per una coppia. Oggi c'è una vasta scelta di marchi che la producono, tra cui Electro Harmonix, JJ Electronic, KR Audio, Shuguang, Sovtek, Svetlana, Westrex Corporation e Takatsuki. Ogni HDC300B2 è assemblato dalle abili mani di Dorino Maghini, cablato in aria e ceramica negli stadi di amplificazione, mentre per la sezione di alimentazione stabilizzata, a stato solido, vengono impiegati dei circuiti stampati in vetroresina.

 



Per i trasformatori si è preferito giocare in casa affidandosi alla NOR-SE di Egidio Mapelli, ditta che opera nel cremonese. Avvertenze per l'uso... nell'HDC300B2, come in tutti gli amplificatori che impieghino triodi di potenza a riscaldamento diretto, bisogna evitare manovre di mobilizzazione quando sono caldi, soprattutto nel caso di montaggio in orizzontale dei tubi. Il progettista raccomanda di seguire scrupolosamente questa indicazione.

 




L'HDC300B2 AL BANCO DI MISURA


SETUP

Dummy Load & Differential Front End Lym Audio
Scheda Audio E-MU Creative Professional Pre Tracker USB 2.0
Multimetro digitale PCE UT-61E
Cablaggio di segnale Supra Dual RCA più cavi schermati autocostruiti

 

Guadagno Medio: 24,024 dB

Damping Factor: 4,276

Impedenza d'ingresso: 91,960 Ohm



I triodi a riscaldamento diretto hanno delle capacità interne piuttosto alte, la principale si crea tra griglia e anodo. Nel caso dei SE paralleli, quella relativa a un elemento si somma a quella degli altri, nel nostro caso solo due, influendo sulla risposta in frequenza in misura direttamente proporzionale al numero di elementi attivi. Si verificherà quindi un restringimento della banda passante, nel nostro caso non corretto da un tasso più o meno elevato di controreazione totale. Ecco giustificato il dato strumentale ottenuto, che vede un discreto "Roll-Off" agli estremi, in particolar modo sulle alte frequenze. Questo è, in buona sostanza, il maggior prezzo da pagare per avere una timbrica da Single Ended, cioè immacolata, impiegando la 300B in un finale senza retroazione negativa. Si tratta di una filosofia tecnica che il progettista vede con favore, accontentandosi di una risposta che sia sufficiente per l'orecchio umano, non quindi da decine se non centinaia di kHz. Per lui non ha assolutamente senso arrivare a questa estensione. Le ragioni che oppone chi è invece a favore di risposte ultraestese e che queste non tarpano le ali alle armoniche. Il mondo è bello perché e vario.

C'è però anche un altro vantaggio: visto che la distorsione aumenta salendo la frequenza, una banda "stretta", ma sufficiente, mostrerà alle spettrali un minor tasso distorsivo. Una conferma viene dall'esame di quella del nostro HDC300B2. Sulle basse frequenze il fenomeno è tutto sommato limitato, con un progressivo e lieve arrotondamento che porta i 51 Hz a essere sotto di 0,37 dB rispetto al centro banda, i 32 Hz a -0,79 dB e i 22,7 Hz a -1,2 dB. Dal lato alte frequenze la discesa inizia gradatamente a partire dai 2-3000 Hz, così i 5235 Hz sono sottoslivellati di 0,5 dB, i 10468 kHz di 1,3 dB e i 20936 kHz, in buon accordo con quanto dichiarato, si trovano 3,2 dB sotto i 1000 Hz. Su carico di 4 Ohm la risposta appare sensibilmente differente, con un più marcato arrotondamento all'estremo acuto. In questa, considerando i medesimi punti in frequenza, annotiamo un andamento sostanzialmente sovrapponibile in bassa frequenza mentre sulle alte si verifica un progressivo digradare già superati i 1000 Hz, i 5235 Hz si trovano a -1,12 dB, i 10468 Hz a -2,19 dB e i 20936 Hz a -4,36 dB.



Come prevedibile (e già preannunciatomi da Dorino Maghini nella nostra chiacchierata tecnica), nelle spettrali ci troviamo di fronte a una spuria di rete (50 Hz) piuttosto alta. La ragione sta nel fatto che nel filamento delle 300B scorre la corrente alternata di rete. Nelle rilevazioni a basso livello questo fenomeno è ovviamente più evidente, mentre salendo in tensione diventa meno sensibile. Tengo subito a precisare che, tuttavia, nell'ascolto con i miei diffusori la "ronza" era avvertibile solo avvicinandosi molto a questi, mentre sedendosi alla distanza di circa tre metri era praticamente inudibile. D'altronde, questo è un problema comune a tutti quegli amplificatori valvolari che adoperano tubi di potenza nel cui filamento circola la corrente alternata di rete. Anche qui ho trovato un'ottima corrispondenza con i valori dichiarati dal costruttore. Le rilevazioni sono state effettuate a 1, 6 e 10 Watt, sino cioè al livello tranquillamente sfruttabile di potenza. Il clipping si manifesta invece a una potenza di oltre 15 Watt. Alla potenza più bassa la THD e THD+N si attestano rispettivamente sullo 0,28% e 0,35, come da filosofia HDC vediamo la seconda armonica (2000 Hz) svettare sulla terza.

Traducendo il discorso in numeri, la seconda si trova a -69 dB (0,035%) e la terza a -88 dB (0,004%) in riferimento al livello massimo di 0 dB (la scala è in dB FS). A circa metà potenza (6 Watt) la THD si attesta sullo 0,79%, molto vicina alla THD+N che è dello 0,8%, mentre la distanza tra le seconda e terza armonica si fa più consistente: -52 dB (0,25%) contro -80 dB (0,01%). A 10 Watt la THD è perfettamente appaiata alla THD+N raggiungendo l'1,12% in entrambi i casi. Un generale rialzo delle armoniche indica l'approssimarsi del limite. Rientra nella perfetta normalità il fatto che la distorsione d'intermodulazione sia maggiore dell'armonica totale, con valori relativamente più elevati nel doppio tono superiore (19/20 kHz), ma soprattutto quando la distanza tra la coppia di sinusoidi di prova aumenta. È il caso della IMD 250/8000 Hz, dove nelle tre potenze prese a riferimento si raggiungono valori dell' 1,18%, 3,07% e 4,14%. Anche nella distorsione d'intermodulazione prevalgono in ogni caso gli ordini pari sui dispari.



Nelle rilevazioni della distorsione armonica, effettuate sempre agli step in potenza precedentemente individuati (1, 6 e 10 Watt), si può apprezzare il comportamento distorsivo in base alla frequenza. Ci sono alcune cose interessanti da rimarcare. Dopo un picco in bassissima frequenza, centrato a 25 Hz, la totale e di seconda armonica scende sino a stabilizzarsi sullo 0,3% a partire da 600-700 Hz. Chiaramente apprezzabile è la notevole distanza tra la seconda e la terza armonica, dato già visto nelle spettrali. In riferimento ai 3700 Hz, la THD e seconda armonica raggiungono lo 0,31% mentre la terza armonica "sprofonda" allo 0,016%, tanto per togliersi il dubbio circa la corrispondenza tra la filosofia del marchio e la condotta dimostrata alla prova dei fatti. La THD quindi è composta in massima prevalenza dalla seconda. Un altro elemento che salta all'occhio è la stabilità dei tassi distorsivi, che rimangono sostanzialmente invariati sino al limite dei 20936 Hz, ciò depone per la validità della scelta di adottare una banda passante sufficiente, senza eccedere, laddove, in generale, le altre elettroniche manifestano una decisa risalita dei tassi sulle alte frequenze. Perciò, al limite citato la THD rimane sullo 0,32%, sullo 0,32% e 0,037% rispettivamente la seconda e terza armonica. A 6 Watt di potenza erogata la forbice tra seconda e terza armonica si allarga ulteriormente: alla frequenza di 1308 Hz la THD tocca lo 0,82%, perfettamente allineata alla seconda armonica, e la terza rimane solidamente sullo 0,021%. La figura della distorsione rimane la stessa anche a 10 Watt, ad eccezione della risalita di THD, seconda e terza che si verifica una volta superati i 6000 Hz, segno dell'approssimarsi del limite.



Terminiamo la carrellata di misure con il grafico delle distorsioni in overlay, dove è possibile osservare l'andamento dei valori di THD, CCIF IMD e IMD SMPTE. Molto regolare e progressivo l'andamento della THD, altrettanto dicasi delle IMD le quali, naturalmente, presentano valori maggiori e un'impennata anticipata rispetto alla distorsione armonica totale.


IL CANTO DELLE SIRENE
L'ASCOLTO


IMPIANTO

Personal Computer Lenovo G50 con player JRiver Media Center
Scheda Audio E-MU Creative Professional Pre Tracker USB 2.0
M2Tech hiFace DAC 384/32
Giradischi Pro-Ject Debut II SE con testina Denon DL 160
CD-Player Rotel RCD-1070
Cavi di segnale Supra Dual RCA e Kimber Hero
Cavi di potenza e alimentazione Labirinti Acustici Fluxus
Diffusori Canton LE 109 - Dynavoice Definition DF-6 - Openitem Cocaine S-40 Improved - Aliante Caterham Seven Exclusive

Questa recensione si potrebbe rapidamente concludere correlando le ragioni di una precisa scelta tecnica con l'evidenza dell'ascolto, questo sarebbe già sufficiente a decretare la validità di questo finale. "Le misure non sono belle", potrebbe essere l'implacabile "refrain" dell'audiofilo che le osserva, il quale si arroga il diritto di giudicarle per come appaiono, tralasciando il loro reale significato e il corteo d'implicazioni che si portano dietro. Ne abbiamo già abbondantemente parlato non solo nel capitolo delle misure, in realtà tutta questa recensione è disseminata di riflessioni tecniche sul perché il progettista Dorino Maghini abbia adottato tali precise scelte tecniche. E se si desidera un suono da Single Ended vero, la strada non può essere che quella tracciata. Se l'obiettivo è ricavare dal nostro amplificatore una timbrica vergine, la più pura e bella possibile, da non avercene per nessuno, l'HDC300B può essere senz'altro un ottimo candidato. Sono considerazioni forse inopportune se fatte nel capitolo dedicato agli ascolti, ma è bene sottolinearle e risottolinearle, a beneficio di chi non si voglia far invischiare in discorsi da "Forum", vale a dire quei luoghi telematici che non si sa se abbiano fatto più bene che male alla causa dell'alta fedeltà. Partiamo quindi per questo viaggio nel bel suono. Innanzitutto, 12 Watt massimi spremibili da questo finale è un dato che può suscitare qualche dubbio sulle sue capacità di pilotaggio. I diffusori che ho collegato all'HDC300B sono quelli che vedete nella lista dell'impianto, ma non sono tutti quelli di cui posso disporre.

Ovviamente ho evitato di pilotare le critiche King Sound Queen II, non tanto perché in zona pannello l'impedenza di carico crolla a 1,24 Ohm a 7000 Hz, quanto perché con soli 84,875 dB/2,83V/m di sensibilità media, con una decina di Watt si fa veramente poca strada. Tutti gli altri invece hanno risposto più che bene, sviluppando delle buone pressioni sonore in un ambiente domestico di dimensioni medie come il mio, un salotto di 6x3,5x2,85 metri mediamente riflettente. Il nostro finale fa egregiamente il suo dovere anche con diffusori di media sensibilità, con le Dynavoice Definition DF-6, piuttosto sensibili, si è comportato particolarmente bene su qualsiasi programma musicale, altrettanto è successo con le piccole da stand, in particolare le Openitem Cocaine S-40 Improved, che hanno sfoderato una voce calda e generosa, nei limiti delle loro prestazioni dinamiche. Molto bene anche le Canton LE 109, diffusori dal suono tendenzialmente azzurino ma che le 300B hanno letteralmente trasformato in due usignoli, nessuna spigolosità ma una gradevolissima rotondità regnava sovrana, a dispetto di chi afferma la scarsa influenza che un amplificatore può avere sulla personalità di un diffusore. Mano alla discoteca allora! S'inizia misteriosamente, con la Quarta Sinfonia di Charles Ives, un'opera difficile, enigmatica e dalla inimmaginabile complessità, giusto per non farsi influenzare le orecchie da brani orecchiabili. I timbri, che qui apprezzo nella loro pura fisicità, hanno una coerenza e una pulizia straordinarie.

Buona la profondità del suono e il controllo sulle grandi percussioni come la grancassa sinfonica, forse non ferreo come in un ottimo stato solido, ma tuttavia pienamente accettabile. Senza dubbio ciò che veniva fuori dagli altoparlanti non era né confusionario né "sbrodoloso". È una costante che si presenterà in ogni occasione, parlo della resa molto rotonda e godibile del basso, pur senza evidenti segni di mollezza, neanche nei transienti più repentini e violenti. Lo so, il salto è grande ma voglio subito togliermi il dubbio proprio sul tanto vituperato "basso" dei valvolari. Credo che il CD "Drum Solos" sia perfetto alla bisogna, scollego allora le Dynavoice, che si vedono sostituite dalle Canton, eccellenti proprio nella solidità, profondità e potenza della gamma bassa. È un bel sentire, magari non mi sarò spettinato ma ho davvero goduto di questo album: buona la dinamica, i colpi di cassa ci sono, ma ciò che più mi ha soddisfatto è stato sentire, come poche altre volte mi era capitato, il sapore originale delle pelli dei tamburi, la bronzea metallicità dei piatti, scintillanti e pastosi, mai secchi e con innaturali decadenze. Mi viene in mente, con una punta di nostalgia, il buon vecchio gusto dell'analogico, epoca che sia io che Dorino Maghini abbiamo pienamente vissuto, data la nostra non più tenera età. L'emozione di un suono che fa della naturalezza un suo asso nella manica è confermata dall'ascolto di un CD dell'Harmonia Mundi, "Johannes Brahms Lieder" con la mezzosoprano argentina Bernarda Fink accompagnata dal pianista Roger Vignoles, espertissimo proprio nel genere liederistico.

È nei generi acustici che l'HDC300B fa la differenza, avendo modo di riaffermare la sua supremazia timbrica. Le 300B hanno una vera grande ispirazione per le medie frequenze, quel "middle ground" che con loro risulta incommensurabilmente ricco di nuance sottili, liquido e luminosissimo rende davvero gratificante la voce e il pianoforte. Nulla viene perso dei particolari capillari, che per alcuni saranno trascurabili, ma che per l'audiofilo dal palato raffinato sono tutto. Anche l'ascoltatore che da un'elettronica esige "semplicemente" rigore e correttezza, nella visione di un'alta fedeltà che sia veramente tale, non rimarrà deluso perché quel senso di reale non può assolutamente prescindere da questa intrinseca ricchezza. Avrete già capito che il filo dei miei ascolti non segue una logica musicale, ma va dove mi porta l'intuito, alla ricerca di conferme o smentite a certe mie sensazioni del momento. Mi direte cosa c'entra Brahms con un colosso del jazz come Bob Mintzer? Eppure un rapido "switch" tra i lieder tardoromantici e questo "Longing" ha un suo perché. Anche qui il pianoforte c'è e mostra nuovamente quell'inestimabile pienezza di timbro che ti entra sin nelle ossa, al posto della voce c'è lo strumento di uno dei più grandi sassofonisti e clarinettisti della nostra epoca. Riconosco una superba consistenza degli armonici, un soffiato ben percepibile ma assolutamente non aggressivo, questo è un finale che carezza l'orecchio, non lo violenta con suoni magari granitici ma che con la genuinità acustica non hanno nulla a che fare.

Forse eccedo nelle mie elucubrazioni ma, passando da questo a un finale meno aristocratico, potremmo essere assaliti dalla "sindrome dell'amaro risveglio", un senso di vuoto potrebbe coglierci smarrita quella favolosa seta timbrica. Ascolto la voce carnosa dell'indimenticabile "Faber", un autentico fabbro poetico di musica e parole che ha elevato il genere della canzone a vette insuperate. Lui è qui davanti a me. L'album è "Creuza de ma", con le sue canzoni intrise di vissuto e malinconia. Il mediobasso turgido non è frutto di furbeschi imbellettamenti, ma di quella sana filosofia che crede nella seconda armonica come linimento a ogni asetticità del suono. Tutto allora diventa umano, emozionante, vivo e palpitante, mai però approssimativo. In "Jamin-a" le percussioni si fondono armonicamente con la voce in un insieme di eccelsa congruenza timbrica. È facile prevedere a questo punto come suonerà il CD "Avi Avital - Vivaldi" con i bellissimi concerti per mandolino e orchestra d'archi. Complice una registrazione eccellente, nell'RV356 emerge una vivacità e insieme delicatezza di stampo barocco che lascia senza fiato. L'ascolto è tutta una fioritura di suoni deliziosi, "vitamine" barocche amo chiamarli, e l'HDC300B un capo di "haute couture" da eleggere come riferimento di neutralità e veridicità. Un qualcosa che metterà pericolosamente a rischio ogni nostra "incrollabile" pregressa credenza su come debba suonare un amplificatore, roba da far impallidire più di qualche ammennicolo tecnologico di ultima generazione che vuol fare la voce grossa. La valvole sono un classico e, come diceva il grande Carmelo Bene, il "Classico" è quello che si dà una volta per tutte, è eterno, non conosce attualismi o contemporaneità, non è un Best Seller, non sollecita rincorse agli acquisti, alle strenne.


CONCLUSIONI

Sarò breve. Qualcuno potrà obiettare che la risposta in frequenza di questo finale di potenza non è il massimo dell'estensione e la distorsione non è bassissima. Qualcun'altro ci dirà che l'elemento tecnico è quello con il quale dobbiamo fare comunque i conti. Personalmente, non ho percepito alcun deficit penalizzante sulle alte frequenze, che sono state sempre esemplarmente pulite e del tutto prive di fenomeni di aggressività. È possibile che in certi brani si avverta la mancanza di un pizzico d'ariosità, ma i vantaggi della configurazione implementata sono molto più rilevanti degli svantaggi. Un prezzo da pagare indubbiamente esiste, in alta fedeltà non ci sono pasti gratis per nessuno, tuttavia all'HDC300B2 Mono SE Parallel Power Amplifier spetta il primato della piacevolezza e soprattutto dell'autenticità timbrica, senza che per questo possa essere tacciato di ruffianeria, di eufonicità fine a se stessa. Non siamo in presenza di una bomboniera ben infiocchettata ma di un'elettronica schietta, fondata su solide basi psocoacustiche, la quale arricchirà le nostre giornate di tanta buona musica, vissuta sempre in piena naturalezza.

Alfredo Di Pietro

Settembre 2017


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