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viernes, 29 de marzo de 2024 ..:: Eugenio Della Chiara - Guitarra Clásica ::..   Entrar
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 Eugenio Della Chiara - Guitarra Clásica Minimizar


 

 

Non pochi sono gli aspetti interessanti, per certi versi inconsueti, che colpiscono di questo CD "Guitarra Clásica". Innanzitutto il titolo in spagnolo, suggestivo della solita compilation che accorpa i soliti brani dei più famosi nomi iberici. Ci vuole poco, tuttavia, per capire che così non è, basta dare un'occhiata alla "Track List", dove di autori spagnoli non ne troviamo uno che sia uno. Si profila allora un'altra chiave di decifrazione, cioè che l'intestazione di quest'album faccia preciso riferimento allo strumento protagonista, la moderna chitarra classica a sei corde, nella fattispecie una pregiata Domingo Esteso del 1935, costruita dal grande liutaio di San Clemente formatosi sotto Manuel Ramírez. È invece tutto spagnolo il terzetto di trascrittori, Miguel Llobet, Francisco Tárrega e Andrés Segovia, che si sono dedicati a pagine di un'altra gloriosissima triade del classicismo viennese: Haydn, Mozart e Beethoven. Altro punto di rilievo sono le ricche note di copertina, scritte dallo stesso interprete. È difficile trovarne di così complete e accurate, per'altro riguardanti un singolo CD e non un cofanetto, tanto da far pensare che il valente artista pesarese nello stilarle abbia avuto intenzione di concepire un vero e proprio saggio. Molto piacevoli da leggere perché scritte esemplarmente bene, lasciano presagire che la penna proviene non solo da un eccellente strumentista, ma anche da un giovane colto e preparato, come si evince dalla conoscenza della sua biografia.

Anzi, a dirla tutta, in un'intervista lui stesso ha dichiarato che all'inizio, non avendo bene in mente che avrebbe intrapreso la professione di musicista, si era dedicato allo studio delle lettere classiche. Eugenio Della Chiara, il giovane artista che ha voluto lanciare un guanto di sfida al mondo musicale, volendo dimostrare quali siano le potenzialità di uno strumento generalmente considerato di secondo piano nel campo della musica colta, nasce a Pesaro nel 1990. Inizia lo studio della chitarra all'età di otto anni sotto la guida di Simona Barzotti. Tra i suoi maestri figurano Piero Bonaguri, Andrea Dieci e Oscar Ghiglia, di cui è allievo all'Accademia Chigiana di Siena. Nel 2010 si diploma in chitarra, sotto la guida di Giuseppe Ficara, con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio "G. Rossini" di Pesaro. Accennavo prima alla sua formazione letteraria, perfezionata all'Università Cattolica di Milano, dove ha conseguito la Laurea Triennale in Lettere Classiche e la Laurea Magistrale in Filologia Moderna, presentando una tesi sulla Cenerentola di Rossini, tra l'altro premiata con la lode. I riconoscimenti sono proseguiti con l'assegnazione di due borse di studio della Fondazione Rossini, vinte nell'anno 2008 e 2010. Più recentemente, nel 2016 entra a far parte di Illumia People, programma con cui l’azienda bolognese sostiene figure ritenute fonti di ispirazione in ambito musicale, artistico e sportivo.

La sua attività concertistica lo ha portato a tenere recital solistici in prestigiose sale da concerto come l'Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, il Vangi Museum di Mishima, il Teatro della Casa d'Italia di Istanbul, l'Auditorium di Palazzo Sternberg a Vienna, il Teatro Alighieri di Ravenna, la Casa della Musica di Parma, l'Auditorium Pedrotti di Pesaro e il Teatro Abbado di Ferrara. Eugenio ha suonato per importanti enti e istituzioni, tra cui laVerdi, il Rossini Opera Festival, l'Accademia Chigiana di Siena, la Società dei Concerti di Parma, l'Associazione Musicale Angelo Mariani e gli Istituti Italiani di Cultura di Istanbul, Vienna e Oslo. È dedicatario di nuove musiche da parte di Carlo Galante (in questo CD suona il suo Cammeo di Joseph Haydn), Davide Anzaghi, Paolo Ugoletti, Pippo Molino, Marco Reghezza, Alessandro Spazzoli e Roberto Tagliamacco. Si è dedicato con ottimi risultati anche all'ambito cameristico, suonando in duo chitarristico con Andrea Dieci e cimentandosi nel repertorio per chitarra e strumenti ad arco con Aya Shimura e Piercarlo Sacco. Nel giugno del 2017 ha eseguito la Sonata per arpeggione di Schubert (in duo con il fortepiano) su una chitarra costruita nel 1815 da Johann Georg Stauffer. Interessato anche alla vocalità e al teatro musicale italiano, ha intessuto frequenti collaborazioni con cantanti lirici, specialmente con il tenore Juan Francisco Gatell. Nel campo invece del teatro di prosa, collabora con l'attore Alessio Boni. Insieme ad AMAT ha ideato MU.N - Music Notes in Pesaro, stagione di musica da camera di cui è direttore artistico dalla prima edizione del 2015.

L'ingresso nella grande discografia avviene nel 2018, quando inizia la sua collaborazione con l'etichetta Decca, e il primo frutto è proprio questo Guitarra Clásica, CD uscito nel mese di gennaio. A giugno ha fatto seguito "Paganini Live", che raccoglie alcune registrazioni tratte da un concerto in duo con Piercarlo Sacco. Non la sua prima volta discografica perché in precedenza aveva già inciso tre CD per Phoenix Classics e Discantica. Due sono le chitarre con cui suona: una Domingo Esteso del 1935 e una Masaki Sakurai del 2009. Nella scaturigine di quest'album, si mette quindi in gioco un artista e intellettuale di vedute così ampie da aver forse ritenuto troppo facile giocare in casa con il tradizionale repertorio chitarristico spagnolo. Gli è piaciuto seguire piuttosto una tendenza che da qualche tempo si è fatta strada nelle giovani generazioni di musicisti, sempre più impegnati a riscoprire nuovi repertori (o dimenticati) e più fresche modalità comunicative. Questo godibilissimo pot-pourri nasce all'insegna di composizioni prevalentemente non scritte per la chitarra, da questa "regola" derogano soltanto le ultime due: le "Bonus track" del Rondino in re maggiore Op. 9 N. 1 di Wolfgang Joseph Lanz e il Cammeo di Joseph Haydn (in forma di minuetto). Titolare di una cifra interpretativa che sorprende per la sicurezza tecnica, nonostante la giovane età, Eugenio Della Chiara si dimostra da subito in grado di superare il rischio di una "impasse", quella che sta nella difficoltà di riproporre delle forme complesse, come possono essere le composizioni scritte per una compagine sinfonica o cameristica, trascritte per un singolo strumento che non ha certamente tra le sue prerogative quella di una notevole potenza del suono.

La prima tranche (Tracce 1-4) è dedicata a Franz Joseph Haydn ed esordisce con il Minuetto dalla Sinfonia Hob.I:96 "Il miracolo", in cui la complessità delle strutture dialettiche non mette in soggezione l'interprete poiché, in questo come in tutti gli altri brani della raccolta, trova agevolmente la via risolutiva in una personale, meravigliosa ed elegante musicalità. La ricchezza dell'invenzione tematica nell'Andante dal Trio Hob.III:87 si fonde con una lettura particolarmente ispirata, facente leva su un istinto musicale naturale di primissimo livello. Il chitarrista non ha concesso che questo fosse in alcun modo sporcato da una tecnica imprecisa o una cura approssimativa della qualità sonora. Solo così la sua grande sensibilità ha potuto veramente spiccare il volo. Si passa al Minuetto - Presto dal Quartetto Hob.III:76 N. 1, dove si può apprezzare l'esemplare chiarezza di linee tra la melodia e l'assunto polifonico che sta alla base di questo brano come dell'intera produzione quartettistica del grande compositore. Il Largo assai dal Quartetto Hob.III:74, conosciuto anche come "Reiter Quartett" (Quartetto equestre), chiude la prima parentesi di questo complesso e articolato album. È un pezzo di grande respiro, dalla sofferta vena malinconica, edificato in forma tripartita e nella tonalità in mi maggiore, ma con la parte centrale in mi minore. Il suo tono è meditativo, sorprende la camaleontica abilità dell'interprete nel passaggio da atmosfere brillanti, estroverse, ad altre rarefatte, dove la minima incertezza agogica rischierebbe di rovinare tutto.

 



L'inciso dedicato a Wolgang Amadeus Mozart comprende tre composizioni, la K 375, K 330 e K 593. Nel Minuetto della Serenata K 375 si recupera quella temperie tipicamente haydniana che ci siamo or ora lasciati alle spalle. La Serenata era un tipo di composizione fatta per "sonorizzare" feste, intrattenimenti o anche in occasione di circostanze solenni. Mozart la fece evolvere, portando un genere che all'epoca era abbastanza uniformato nell'architettura compositiva e negli organici a una finezza di scrittura sconosciuta. Pure la scelta degli ensemble, con lui acquistò notevole varietà. L'Andante cantabile dalla Sonata per pianoforte K 330 è un brano molto noto, ma nelle mani di Eugenio Della Chiara diventa una cosa diversa dal consueto. Nonostante la trascrizione di Miguel Llobet non sia propriamente votata a una creativa reinvenzione, quanto a una rigorosa aderenza all'originale, la fascinosa timbrica della Domingo Esteso rievoca un'atmosfera di assoluta magia coloristica, dove bisogna far attenzione a non sottostimare l'attitudine - grande - dell'artista pesarese a modulare finemente agogica e dinamica nell'ambito della frase. Anche la calibrazione del "voicing" nel tessuto polifonico è una dote che non dev'essere assolutamente passata sotto silenzio. A parziale discolpa di eventuali disattenzioni critiche c'è una bellezza di suono (sottolineata dall'ottima registrazione) che davvero rapisce e magnetizza anche il più smaliziato degli ascoltatori. Prosegue la delizia sonora con il minuetto (Allegretto) dal quintetto in re maggiore K 593.

Nelle graziose movenze danzanti, ascendenti e discendenti, si realizza il concetto di danza mozartiano. Anche in questa parentesi a lui riservata si riconoscono quelle doti già apprezzate in Haydn, forse con un portamento che ancor più evidenzia il supremo equilibrio, la massima concentrazione e l'infallibile senso della misura che caratterizza il nostro chitarrista. Potrebbe probabilmente perplimere la scelta di eseguire, su uno strumento così etereo e in grado di sviluppare volumi squisitamente cameristici, l'arduo repertorio beethoveniano, spesso contraddistinto da soprassalti e veemenze d'ogni genere. Qui la scelta è saggiamente ricaduta su brani che esaltano il lato più lunare e sognante del sommo compositore di Bonn. Forte è la percezione di una visione alternativa nel celeberrimo Adagio sostenuto dalla Sonata "Quasi una fantasia" Op. 27, dov'è inutile ricercare quella profondità di piani sonori che solo un pianoforte può dare. Cosa fare allora se non sciogliere questo nodo all'insegna di un'assorta e intensa cantabilità, la quale non cerca di emulare l'inemulabile, ma riafferma quelle qualità squisitamente chitarristiche a vantaggio di una lettura geniale e realmente "underground". L'intelligenza di un interprete può fare questo e altro, evidentemente. Così, quelle lame sonore che con il pianoforte s'inabissano nel nostro più profondo sentire, qui rimangono un po' più in superficie, fanno forse meno paura ma nel fatalistico pizzicato trovano una loro precisa ragione.

Assolutamente adorabile e, a questo punto, anche un po' liberatorio, appare il Minuetto (Moderato) WoO 10 N. 2, composizione originariamente scritta per orchestra ma il cui manoscritto purtroppo è andato perso, della quale si è potuto trovare solo un arrangiamento per pianoforte, diventato poi molto popolare. A beneficio di chi non lo sapesse, WoO è l'acronimo di Werke ohne Opuszahl (Composizioni senza numero di opus). Un altro Minuetto (Moderato e grazioso), si affaccia nell'impaginato di "Guitarra Clásica", tratto dalla Sonata per pianoforte Op. 31 N. 3, diciottesima del ciclo beethoveniano. La conclusione del quartetto di brani dedicato a Beethoven è affidato all'Andante dalla Sonata Op. 14 N. 2, in tempo quattro quarti e composto nella tonalità di base di do maggiore. Con una sopraffina sensibilità canora, Della Chiara affronta il semplice tema in forma di Lied. Le variazioni vengono da lui ricamate con grande senso della misura, rigorosamente, si snodano come in un bellissimo racconto dove ogni più piccola sfumatura trova rispetto. Il brano finale è il Cammeo di Joseph Haydn (in forma di minuetto) del compositore contemporaneo Carlo Galante, preceduto dal Rondino in re maggiore Op. 9 N. 1 di Wolfgang Joseph Lanz. Questi due brani, gli unici del CD composti per chitarra, chiudono il cerchio in maniera coerente con il filo conduttore che li lega tutti, quello di un sentito omaggio al classicismo viennese, dimostratosi essere nelle corde dello strumentista pesarese senza se e senza ma. Questo Cammeo è forse il pezzo più "spagnoleggiante" di tutti, vuol essere davvero un gioiello realizzato con la tecnica dell'incisione di una pietra stratificata o di una conchiglia, come da definizione.

Un glorioso passato vive e si rinnova grazie alle mani e l'anima di artisti sensibili come Eugenio Della Chiara. Questa è un'incontestabile realtà di fatto che ci conforta, invitandoci a guardare a un futuro musicale che tutti vogliamo più roseo nel nostro Paese. Personalmente credo che, con questo lavoro, lui abbia voluto rinverdire i fasti di uno strumento che sin dall'inizio del 1800 s'impose alla ribalta della vita musicale europea. Non solo, è il frutto dell'espressione di una cifra interpretativa molto solida, quella di un musicista che, a dispetto della giovane età, appare dotato di una maturità, di un arsenale tecnico di primissimo livello, insieme a un'autorevole e istintiva musicalità. Potremmo pure considerarlo, nella sua polivalenza, come una sorta di rivincita "a posteriori" verso quei grandi compositori che non si curarono della chitarra. Non è un caso che undici tracce su tredici siano dedicate ad Haydn, Mozart e Beethoven. Tra le mani del chitarrista pesarese, le opere di questi tre grandissimi della musica acquistano nuova vita e personalità, in uno scatto d'orgoglio che tende ad attestare l'assoluta statura di questo strumento, anche se impegnata in composizioni profonde e di rimarchevole complessità, come tutte quelle che sono racchiuse nei "pit" e "land" di questo dischetto di policarbonato Decca.

Il CD Guitarra Clásica è dedicato alla memoria di Alberto Zedda, Maestro e amico.
È stato registrato dal sette al nove aprile nel Bartók Studio. Produttore: Eugenio Della Chiara. Editing: Gianluca Laponte. Mix: Raffaele Cacciola.


Alfredo Di Pietro

Settembre 2018


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