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giovedì 18 aprile 2024 ..:: EAM Lab HP 01 - TO 3.8 ::..   Login
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 EAM Lab - Preamplificatore HP 01/Finale di potenza TO 3.8 Riduci


 

 

PREAMPLIFICATORE EAM LAB HP 01

Già nota alla ribalta di Non Solo Audiofili, la EAM Lab, ditta di Parabiago che porta nel logo il biscione visconteo, si conferma dotata di grande dinamicità proseguendo sulla strada dell'ampliamento di un catalogo in costante evoluzione, una "bissa" ondeggiante che non porta un fanciullo tra le fauci ma tanta buona musica da offrire agli appassionati. Recente è la proposta dello Studio 300, un robusto finale di potenza per studi di registrazione che ricorda gli esordi "Pro", evidentemente mai dimenticati, in grado di funzionare in modo continuativo e lineare fino a impedenze di carico prossime a 1 Ohm. Ma la voglia di fare della prolifica EAM Lab non finisce qui: come se non fosse già abbastanza, "Coming Soon" sono l'amplificatore integrato PA 2300 I e il DAC Gaudio Sound 1.1, senza dimenticare il portentoso finale HA 1K2, capace di ben 600 Watt su carico di 8 Ohm, 1000 Watt su 4 e la bellezza di 2 KW su 2 Ohm, un carico "periglioso" ma che le amplificazioni EAM hanno dimostrato di saper gestire con non chalance.

Le news non si limitano all'uscita di nuove elettroniche, nel carnet di esperienze dell'azienda c'è da mettere in conto l'esordio al recente Munich High End, dove la EAM Lab partecipava per la prima volta. Una mossa azzeccata, foriera di un importante allargamento d'orizzonte visto che lì c'era davvero il mondo, come si suol dire. Ed è proprio nell'ambito della grande kermesse monacense che è fiorito l'accordo con la Ansbach Acoustic Int. Ltd. La collaborazione è stata sugellata con la firma di un contratto che prevede l'esportazione/distribuzione a Taiwan e isole dei prodotti EAM Lab.

Da non molto lanciato sul mercato il preamplificatore HP 01 rappresenta il degno completamento della linea "Reference", di cui fanno parte gli amplificatori della serie HA. Si sentiva, in effetti, la mancanza di un'elettronica da affiancare ai prestigiosi finali top di gamma, in grado di assecondare la loro forte personalità nella direzione voluta da Emanuele e Alessandro Pizzi. Gli irriducibili delle soluzioni monomarca sono così accontentati. A ben vedere le loro ragioni sono pienamente giustificate, a cominciare dall'interfacciamento elettrico "ad hoc", la compatibilità del carattere sonico e ultimo, ma non ultimo, l'abbinamento estetico. Per la casa lombarda si tratta di un debutto particolarmente importante in quanto l'HP 01 rappresenta il primo cimento nell'arduo campo delle preamplificazioni, uno step d'indiscutibile importanza per la definizione dell'indole di ogni soluzione amplificativa, quindi anche delle loro.

Beninteso, nulla vieta che l'HA 300 e 600 (o un altro finale della EAM Lab) possano suonare bene con un preamplificatore diverso, ma l'HP 01 rappresenta una scelta sicura nel rispetto dell'elevato standard qualitativo dei finali di famiglia. Queste sono le ragioni per cui ai fratelli Pizzi è piaciuto ideare un'elettronica che potesse andare del tutto daccordo con i formidabili HA non solo sonicamente, ma anche nella livrea che contraddistingue il marchio. L'obiettivo di produrre un preamplificatore di alta qualità li ha impegnati in un lungo periodo di progettazione e messa a punto, un percorso impegnativo vista la proverbiale meticolosità con cui lavorano, sino al completo raggiungimento dell'obiettivo prefissato. Nell'HP 01, come vedremo dettagliatamente tra un po', sono pienamente soddisfatte quelle prerogative di affidabilità, robustezza e bontà della componentistica che distinguono i prodotti EAM Lab nell'odierno calderone dell'Hi Fi.



L'EAM LAB HP 01 ALLA SBARRA

Caratteristiche tecniche dichiarate:

5 Ingressi sbilanciati stereo - 2 bilanciati stereo
2 Uscite bilanciate - 2 sbilanciate

Ingresso CD/SACD
Impedenza d’ingresso in bilanciato: 47 KOhm - Sensibilità: 300 mV
Impedenza d’ingresso in sbilanciato: 22 KOhm - Sensibilità: 400 mV

Ingresso DAC
Impedenza d’ingresso in bilanciato: 25 KOhm - Sensibilità: 350 mV
Impedenza d’ingresso in sbilanciato: 10 KOhm - Sensibilità: 350 mV

Ingresso CH3
Impedenza d’ingresso: 18 KOhm - Sensibilità: 200 mV

Ingresso CH4 / CH5
Impedenza d’ingresso: 22 KOhm - Sensibilità: 200 mV

Massima tensione di uscita: 20V
Risposta in frequenza: 8 Hz - 80 Khz (+/- 3db a 40 KHz)
THD: 0,005% (uscite terminate a 22 KOhm)
Rapporto segnale rumore: >106 dB
Impedenza di uscita XLR: 70 Ohm / RCA 32 ohm
Telaio in alluminio amagnetico 30/10
Controllo Remoto Volume: Ingressi 1-2-3-4-5 / Mute
Peso: 10 kg
Misure: 320 x 470 x 150 (P x L x H)
Consumo: 700 mA (230 Vac Full)

Mi preme subito dire che l'esemplare affidatomi per la recensione non è quello definitivo ma un prototipo. Alcuni particolari quindi, come la PCB dedicata al controllo del volume, relè ingresso e led ora inglobata nella scheda principale, e altri che in questo momento non conosco, differiscono dalla versione "Under test". Come già detto il preamplificatore EAM Lab HP 01 nasce come elettronica in grado di affiancarsi validamente ai finali dello stesso marchio, progettati per fornire elevate corrente e dinamica, capacità di pilotaggio egregia (non temono nemmeno gli ostici elettrostatici) e un'affidabilità a prova di bomba, tutte doti che nel settore professionale sono imprescindibili ma che possono fare la differenza anche nel campo della Home Hi Fi. Nel DNA della ex TCE queste sane caratteristiche rimangono immutate a vantaggio di un'impeccabile sicurezza di comportamento.

Va ricordato a coloro che storcono il naso di fronte al settore Pro che il dono della "fluidità musicale" non può trascurare delle alimentazioni dimensionate con generosità e un'erogazione di corrente senza intoppi anche sui carichi più bassi. E' bene rammentare che un'"innocua" torre snella da pavimento dotata di una coppia di woofer in parallelo può presentare ai morsetti un'impedenza anche abbondantemente sotto i 4 Ohm, per di più in una regione (generalmente la bassa o medio-bassa) dove il contenuto energetico è maggiore rispetto alle altre gamme. Far mancare il sostegno di un'adeguata corrente può rivelarsi castrante, pensiamo all'improvviso colpo di una grancassa nel bel mezzo di una sinfonia cosa diverrebbe e quanta emozione perderebbe se non riprodotta con la giusta forza.

Il pannello frontale ripropone la tipica livrea dell'azienda: un quadrilatero a lati curvi in alluminio di buon spessore, lucidato e poi cromato. Una geometria semplice quanto originale, in perfetto accordo estetico con i finali della serie HA. I tre comandi presenti (pulsante di accensione - manopola del volume - selettore degli ingressi) sono incassati in una struttura dal disegno che riprende paro paro quello del frontale. Sopra i comandi ci sono cinque led che segnalano l'ingresso attivo in quel momento. La manopola del volume è motorizzata e regolabile tramite telecomando. E' previsto un dispositivo di sicurezza che resetta il volume in basso ogni qualvolta si commuti da una sorgente all'altra, un modo efficace per evitare sgradevoli inconvenienti dati da eventuali salti di livello tra le diverse sorgenti.


Sul pannello posteriore troviamo un parco Input/Output che assicura ampia connettività: nel frame superiore, a sua volta diviso in tre sezioni, da sinistra troviamo i tre ingressi linea sbilanciati RCA
(3 - 4 - 5) con impedenza d'ingresso 18 KOhm (CH 3), 22 KOhm (CH 4 e CH 5) e sensibilità di 200 mV. A seguire l'ingresso "DAC" bilanciato XLR (25 KOhm - 350 mV) e sbilanciato RCA (10 KOhm - 350 mV), affiancato dall'ingresso "CD/SACD" anch'esso proposto in modalità duale bilanciata e sbilanciata, rispettivamente 47 KOhm/300 mV e 22 KOhm/400 mV. Nella parte inferiore sono accolte (a sinistra) le connessioni XLR e RCA Pre Out, sul lato opposto la vaschetta IEC per il cavo di alimentazione.
Lo chassis poggia su quattro solidi piedi in alluminio.

La considerevole cura costruttiva della realizzazione traspare dall'interno, impeccabilmente ordinato. Il toroidale è assicurato sul fondo del telaio amagnetico da una robusta vite e bullone e il cablaggio è ridotto ai minimi termini, tenuto insieme da fascette di materiale plastico. Le sezioni circuitali sono ospitate su quattro PCB. La più grande sul fondo del telaio contiene il filtro dell'alimentazione e gli stadi di guadagno, un'altra si trova subito a ridosso degli ingressi e si occupa della loro gestione. Le rimanenti due sono di minori dimensioni: quella più piccola accoglie il relay GU-SH-112DM mentre l'altra, in corrispondenza del display frontale, amministra il controllo del volume, relè ingresso e led, ricordando che la versione rilasciatami era in forma di prototipo. In quella definitiva quest'ultima scheda e' stata inglobata nella board principale.

 




Il toroidale della RIPEM da 35 VA.

Il relay Good Sky GU-SH-112DM a circuito magnetico è in grado di gestire correnti di 30 Ampere. Il dispositivo elettrico è comandato dalle variazioni di corrente a protezione di un altro circuito, si tratta in pratica di un interruttore azionato da un elettromagnete.

I quattro rettificatori Shenzhen MHCHXM SF1002A.

Il frazionamento della sezione filtro dell'alimentazione è stata realizzata con 11 condensatori Daewoo CE-FHS da 4700 μF 50 V, per una capacità totale di ben 51700 μF. In primo piano vediamo le rosse Wima MKP 10, capacità in polipropilene con elettrodi metallizzati fronte-retro.


Un Miniature Relè RY5W-K a due poli (serie RY) della giapponese Takamishawa.

I due transistor Darlington Isc Semi BD681 deputati alla stabilizzazione della tensione.

Il White Paper intitolato "Progetto e Tipologia", accessibile dal sito ufficiale è un documento molto chiaro a disposizione del cliente, o anche del semplice curioso, che descrive la filosofia tecnica che sta alla base dell'HP 01. Il layout circuitale si basa su componenti discreti per la parte di amplificazione del segnale mentre gli operazionali gestiscono l’elaborazione dei segnali bilanciati. Gli OpAmp sono stati scelti per la loro superiore affidabilità e interfacciabilità rispetto alle circuitazioni tradizionali, grazie alla loro elevata impedenza di ingresso. E' bene sfatare il luogo comune che circola tra gli audiofili in base al quale gli operazionali non sarebbero all'altezza di restituire un segnale musicale "audiophile" e quindi da bollare nell'utilizzo su prodotti di elevato rango qualitativo.

L'amplificatore operazionale non va visto come entità a se stante ma come parte integrante di uno schema che preveda dei circuiti interstadio per il trattamento dei segnali di bassa potenza progettati con perizia. Per le sezioni a OpAmp nell’ HP01 si è optato per un sistema di amplificazione a doppio stadio, basato su chip a doppia alimentazione rispetto massa e a singola operazione così da ottenere un elevato guadagno con una bassissima controreazione a livello locale.

Il punto cruciale del preamplificatore è invece affidato a un circuito operante in classe A, con stadi di uscita a tipologia DPFETM (Darlington Parallel Follow Emitter), tecnologia ampiamente sperimentata che prevede l'utilizzo di due transistor in cascata. Per il trattamento del segnale vengono utilizzati due quartetti di ISC Semi BD681 in parallelo, presenti al centro della scheda principale. I suoi vantaggi? Tenere molto alto il guadagno con una banda passante estesissima, come elevato si riesce a mantenere lo Slew Rate, garantendo una risposta molto veloce ai transienti con una corrente notevolmente elevata di uscita. Più lo Slew Rate è alto, migliore sarà la velocità con cui il segnale viene riportato in uscita al dispositivo. Maggiore risulterà anche la rapidità con cui il segnale attraversa i circuiti, a tutto vantaggio della risposta in fase (angolo di fase della sinusoide in uscita relativamente alla sinusoide in ingresso in funzione della frequenza). Tradotto il discorso in termini di qualità sonica, si dovrebbero evitare perdite di dettaglio e intellegibilità.

Alla luce di queste considerazioni è facile capire come la scelta più oculata dovesse ricadere su OpAmp particolarmente prestanti da questo punto di vista: lo Slew Rate dei dispositivi adoperati nel nostro pre è superiore ai 25 μV, sia in salita che in discesa. I resistori sono esclusivamente a strato metallico, a garanzia di una più valida dissipazione termica rispetto allo strato di carbone. I condensatori sono stati anch’essi scelti in base al tipo di dielettrico per non degradare o sporcare il segnale originale.

Le scelte in Hi Fi non sempre sono fatte guardando al blasone o alla popolarità di un componente. Nel nostro caso un OpAmp deve vedersela con gli altri componenti del circuito, quello che arriva alle orecchie è quindi la risultante dell'interazione del singolo componente con il layout nel suo complesso, costituito anche da altri elementi che influiscono in misura maggiore o minore sul suono. Ecco perché Emanuele Pizzi ha fatto ricadere la sua scelta su dei "comuni" Texas Instrument TL081, qualcuno (che per inciso non sa come si comporta il TL081 nello specifico contesto) potrà anche storcere il naso ma l'operazionale in questione ha fornito risultati che lo hanno fatto preferire ai ben piu costosi Burr Brown. Dopo svariate sedute d'ascolto questi ultimi sono stati scartati perchè, a detta del progettista, rendevano un suono un po' "artificiale".

Lo stadio d'uscita dell'HP 01 può essere assimilato a un vero e proprio amplificatore in miniatura, tranquillamente in grado di pilotare un altoparlante. Per rendersene conto è sufficiente dare un'occhiata al trasformatore impiegato nella sezione di alimentazione, un prodotto della Ripem, ditta di Busnago specializzata nella produzione di toroidali, erogante ben 35 VA su due secondari: uno di 20 VA e l'altro di 15 VA. E' avvolto su un nucleo ferromagnetico di ultima concezione ad alta densità di flusso, per garantire l'azzeramento delle vibrazioni. Impiega rame purissimo trattato OFC.

Non è mai un bene lesinare sul dimensionamento dell'alimentazione, regola aurea che la EAM dimostra di conoscere molto bene; inutile ribadire che la parte davvero importante del preamplificatore è il suo circuito di alimentazione. Nel nostro l’alimentazione è stabilizzata e separata in due stadi distinti:


- Alimentazione duale per OpAmp, stabilizzata e filtrata in By-pass su ciascun IC.
- Alimentazione duale per stadio di amplificazione, stabilizzata con riserva di energia e condensatori audio grade 105°.
Per il filtraggio della tensione ci si è affidati alla soluzione multicondensatore invece di singole unità di più alta capacità. Un "escamotage" mirato ad abbassare maggiormente la ESR parallela risultante il che, tradotto in altri termini, garantisce un più veloce ciclo di carica e scarica e di conseguenza una maggior velocità di propagazione della corrente.


LE MISURE

Ho voluto corredare con qualche misura il test dell'HP 01, giusto per complicarmi un po' la vita e presentare al lettore un quadro più completo della situazione. Barcamenarsi tra livelli in dB, voltaggi, percentuali, settaggi e calibrazioni varie vi assicuro che non è rilassante come effettuare una prova d'ascolto, ma a me piace (e non poco...) e va bene così! Per tutte le rilevazioni ho utilizzato la mia fida scheda audio E-Mu Creative Pre Tracker USB 2.0, qualche buon cavo terminato RCA e i software Arta - Steps del professore croato Ivo Mateljan, persona molto disponibile con cui ho avuto degli scambi e-mail su alcuni dubbi che mi erano sorti, tutti puntualmente chiariti.

Per come la penso io le misure sono utili (ovviamente se attendibili e ben fatte) a carpire il risultato degli sforzi tecnici operati dal progettista e tradurlo in numeri. Ma non si tratta solo di questo. Fatto salvo il concetto che le rilevazioni strumentali sono poco abili a descrivere la personalità sonica di un oggetto, almeno entro certi limiti (eventuali sbilanciamenti timbrici e colorazioni vengono comunque fuori), alcune possono aiutarci a non sbagliare l'interfacciamento elettrico con il finale, tipo la conoscenza dei guadagni:

Segnale Test: Sinusoide 1000 Hz 1106 mV.

Ingresso 3 Canale Destro: 1156,6 mV - Gain 0,388 dB
Ingresso 3 Canale Sinistro: 1136 mV - Gain 0,232 dB

Ingresso 4 Canale Destro: 1155 mV - Gain 0,376 dB
Ingresso 4 Canale Sinistro: 1155 mV - Gain 0,376 dB

Ingresso 5 Canale Destro: 1138 mV - Gain 0,247 dB
Ingresso 5 Canale Sinistro: 1138 mV - Gain 0,247 dB

Ingresso DAC Canale Destro: 2981 mV - Gain 8,612 dB
Ingresso DAC Canale Sinistro: 2930 mV - Gain 8,462 dB

Ingresso CD/SACD Canale Destro: 2948 mV - Gain 8,515 dB
Ingresso CD/SACD Canale Sinistro: 2947 mV - Gain 8,512 dB

Gli ingressi 3, 4 e 5 offrono un guadagno limitato: si va dagli 0,247 dB agli 0,388 dB. Sono dedicati a sorgenti con alto livello d'uscita, su cui si opererà prevalentemente in attenuazione. Nell'ingresso "3" si nota un certo sbilanciamento in uscita tra i due canali, pari a 20,6 mV (0,156 dB), stesso discorso per il "DAC" che presenta in uscita 2981 mV sul canale destro mentre sul sinistro il livello misurato è 2930 mV. Perfetto invece su tutti gli altri il bilanciamento con la sinusoide da 1000 Hz/1106 mV.
I due ingressi DAC e CD/SACD sono stati testati in sbilanciato, offrono un guadagno decisamente superiore ai linea 3-4-5, corrispondente a 8,612 db per il DAC e 8,515 per il CD/SACD.

RISPOSTA IN FREQUENZA

La risposta in frequenza è stata acquisita in Dual Channel con Rumore Rosa campionato a 192000 Hz/24 bit, FFT 131072 e media "Linear". Il grafico appare regolare e ben esteso agli estremi. Non essendo un'elettronica DC (Direct Coupled) la risposta accusa un roll off, contenuto e assolutamente non influente all'ascolto, che vale meno di 0,5 dB a 10 Hz. All'estremo opposto notiamo come i 90000 Hz siano attenuati rispetto al centro banda di poco più di mezzo dB.

THD - THD+N INGRESSO 3


Le rilevazioni attinenti alle distorsioni armoniche e d'intermodulazione sono state ottenute con l'analizzatore di spettro (SPA) incluso nel software Arta, ingresso preso in considerazione il canale destro del "3". Il segnale test in questo caso è una sinusoide di 1000 Hz a -13 dBFS, corrispondenti a 505 mV in uscita. Contenuti appaiono i valori della distorsione armonica totale, dello 0,021% e della THD+N, che si attesta sullo 0,037%. La valutazione, in questa come in tutte le misure seguenti, è stata condotta a due livelli differenti di uscita (505 e 1000 mV), a 1 Volt la THD è dello 0,054%, 0,18% la THD+N. Le percentuali mostrate dal software sono il risultato della media lineare eseguita su 50 rilevazioni.

SMPTE IMD 250 - 8000 Hz INGRESSO 3


Si passa alla distorsione d'intermodulazione con la SMPTE (Society of Motion Picture and Television Engineers) la quale prevede un doppio tono di prova (250 Hz - 8 KHz), anche questa eseguita a un livello RMS di 505 e 1000 mV sul medesimo ingresso "3". Nel grafico è possibile vedere anche la MD2 e MD3, cioè il secondo e terzo ordine dell'intermodulazione. A fronte di uno 0,092% della totale, la MD2 e MD3 si stabilizzano su un rispettivo 0,089% e 0,018%. Lievemente più elevate, com'era lecito aspettarsi, le percentuali nella misura a 1 Volt.

THD - THD+N INGRESSO DAC


Si replicano le precedenti misure sull'ingresso "DAC". A 505 mV i valori sono pressochè sovrapponibili a quelli presentati dall'ingresso "3" mentre con uscita di 1 Volt il rapporto segnale/rumore è più vantaggioso, con una THD+N dello 0,056% (a fronte di uno 0,18% raggiunto dal 3).

SMPTE IMD 250 - 8000 Hz INGRESSO DAC


Situazione analoga alla precedente: l'ingresso DAC si comporta meglio del 3 nella misura effettuata a 1 Volt. In sostanziale parità, con lievissimo vantaggio del DAC, nella rilevazione a 505 mV. La differenza emersa penso sia da ascrivere ai diversi livelli di guadagno conseguibili dai due ingressi: nel "3" a 1 Volt siamo praticamente al limite, non così nel DAC che viene a trovarsi in una situazione di maggior riposo.

DISTORSIONI ARMONICHE - MAGNITUDO

Il software Step ci viene in aiuto nel momento in cui vogliamo conoscere la quota dei diversi ordini, pari e dispari, della distorsione armonica. Nell'immagine possiamo vedere il quadro d'insieme che comprende la magnitudo del segnale test, vale a dire una serie di impulsi sinusoidali equispaziati a quarantottesimi d'ottava da 20 a 20000 Hz, e i livelli della seconda, terza, quarta, quinta e sesta armonica, compresa la totale (THD). Oltre i 1000 Hz si verifica una lenta e progressiva salita della seconda e terza armonica, fenomeno in accordo con le rilevazioni dell'IMD (doppio tono a 13-14 KHz e 19-20 KHz).

THD - SECONDA - TERZA ARMONICA

Nel grafico sono visibili in overlay THD, seconda e terza armonica. Distorsione armonica totale e del secondo ordine sono sovrapponibili, mostrando come l'ordine pari (quello che fa meno danno all'ascolto) sia quello più rappresentato, mentre la "deleteria" terza armonica viaggia su valori molto contenuti: appena lo 0,0022% a 1000 Hz che diventa lo 0,0054% con uscita di 1 Volt. Comunque contenuta la seconda armonica, la quale si attesta sullo 0,021% a 505 mV e 0,044% a 1 Volt d'uscita, sempre alla frequenza di 1 KHz.

THD VS AMPLITUDE

Tipicamente da stato solido il decorso della distorsione armonica totale. Tocca il minimo a 300 mV (0,01%), in seguito risale gradualmente sino allo 0,1%, raggiunto in prossimità dei 2 Volt, limite oltre il quale si manifesta una brusca impennata che denuncia l'avvenuto clipping.

 

 

FINALE DI POTENZA EAM LAB TO 3.8

Caratteristiche tecniche:

(Potenza RMS su entrambi i canali pilotati tra 20 Hz e 20 KHz)

8 Ohm 200 + 200 Watt
4 Ohm 380 + 380 Watt
2 Ohm 560 + 560 Watt
THD: 0.02% (900 Hz piena potenza su 8 Ohm)
Impedenza ingresso: 47 KOhm in bilanciato/25 KOhm in sbilanciato
THD Vs Frequenza: +/- 0,2% tra 5 KHz e 20 KHz
Rapporto SN: >100 dB
Damping Factor: >100 (150 Hz su 4 Ohm )
Max tensione di uscita: 42 Volt
Max corrente di uscita: 48 Ampere
Dimensioni: 470 x 250 x 310 mm
Peso: 25 Kg
Consumi (@230Vac Full Power): 6,8 Ampere
Connettori: XLR Neutrik ingressi RCA/binding post 8 mm wire in uscita
Filtro rete: Schaffner 10 Ampere
Protezioni: ILP
Dissipazione: a convezione
Sicurezza: 90° Thermal switch

Il coprotagonista della nostra prova è il TO 3.8, amplificatore finale di potenza dall'aspetto imponente che si posiziona tra i modelli di punta della serie HA e la entry level PA. Nelson Pass ha dimostrato come sia possibile ottenere dallo stato solido le prerogative sonore dei valvolari, con il valore aggiunto del superamento dei loro difetti intrinseci, una sfida risultata vincente se pensiamo a come suonano molte sue amplificazioni nate con questo obiettivo. Non voglio anticiparvi la prova d'ascolto, ma pare proprio che anche in casa EAM Lab si sia riusciti nello stesso intento. Il TO 3.8 persegue l'obiettivo di raggiungere lo smalto timbrico dei migliori valvolari e lo centra anche grazie a un'oculata scelta dei transistor finali di potenza. Un semiconduttore, come la valvole, ha una sua precisa personalità, dovranno ammetterlo i fan più sfegatati dei tubi, magari un po' piccati da questa verità.

Nel corso della chiacchierata con Emanuele Pizzi traspare il legittimo orgoglio per questa creatura, si conferma la possibilità di progettare uno stato solido che non sia una "scimmiottatura", magari raggiunta con qualche furberia di mestiere, messa in campo per imitare il suono dei valvolari. Ammette che forse il TO 3.8 è meno focalizzante dell'HA ma certamente più rotondo, suadente, pur conservando una formidabile capacità di pilotaggio di diffusori anche difficili. La forza e il controllo espressa in gamma bassa è un tratto tipico delle amplificazioni EAM Lab e lo ritroviamo intonso anche qui. Si tratta di un'elettronica fatta per accontentare un po' tutti i gusti: non a tutti gli audiofili piacciono le tinte forti, le sculture dagli spiccati contorni: il TO 3.8 avvicina al mondo dei suoni con tatto e garbatezza, è passibile di eventuali upgrade nel tempo che seguono l'evoluzione dei gusti mentre gli HA possiamo considerarli come amplificazioni definitive, quelle che si comprano e non si cambiano più.

Il frontale, disponibile nelle due versioni in acciaio cromato a specchio e cromato nero, è particolarmente austero: al suo interno è accolto soltanto il pulsante circolare di accensione e il led che segnala la messa in tensione dell'apparecchio. Più sotto troviamo in bell'evidenza il biscione visconteo, logo del marchio e in basso a destra il nome del modello. Nel complesso l'impressione è quella di trovarsi di fronte a un prodotto possente e solido, il TO 3.8 si presenta da subito con un biglietto da visita molto schietto sulle sue reali possibilità. Trapela senza mezzi termini un senso di grande solidità e la filosofia costruttiva basata sulla sostanza, senza inutili fronzoli aggiunti. Siamo ben lontani dal tipico look anni '70 - '80, che un grande del giornalismo audio come Daniel Caimi sintetizzò in una definizione azzeccatissima, quella di un'"Hi Fi tutta maniglioni e lucine". Il robusto chassis in materiale amagnetico poggia su quattro piedi in alluminio.

Il pannello posteriore si presenta non meno essenziale, ma completo. Nella parte superiore sono accolte le connessioni di segnale per i canali destro e sinistro, XLR bilanciata e RCA sbilanciata, commutabili tramite un piccolo selettore a levetta. A sinistra sono descritti in serigrafia i tre pin del connettore XLR Neutrik: 1 Gnd - 2 Polo caldo (Hot +) - 3 Polo freddo (Cold -). Nella cornice inferiore troviamo i quattro binding post multifunzione da 8 mm destinati ad accogliere le terminazioni (banana, forcella o cavo spellato) dei cavi di potenza. In basso a sinistra il "Fuse" con accanto la vaschetta IEC per il cavo di alimentazione. Devo ripetere le riflessioni già fatte sul frontale: c'è molto ordine, pulizia ed essenzialità, tutte qualità mutuate dalla lunga esperienza dei fratelli Pizzi nel campo del professionale. Chi viene a contatto con questo prodotto, come per tutti gli altri EAM Lab, riceve la netta sensazione di trovarsi di fronte a un prodotto costruito senza risparmio, affidabile e fatto per resistere all'insulto del tempo.

Vista particolare delle connessioni.


Una volta scoperchiato il TO 3.8 si apprezza il meticoloso ordine messo nella disposizione della componentistica sulle PCB, il cablaggio è davvero ridotto ai minimi termini. Sulle due board che decorrono per quasi tutta la lunghezza dell'apparecchio sono disposti i vari componenti, la configurazione è di chiaro stampo "Dual Mono", cioè  separata per i due canali tranne che nell'alimentazione, affidata a un unico toroidale incapsulato in una robusta struttura metallica. Il trafo è collocato sotto le due schede con accanto i grossi condensatori di filtro, parzialmente visibile in foto nella sua parte vicina al pannello anteriore. Le dieci coppie di ISC MJ15024 sono montate sui dissipatori laterali, a differenza dell'HA600 questi ultimi non sono visibili ad apparecchio chiuso.

Particolare dei transistor in case metallico ISC Semiconductor MJ15024, epigoni dei vecchi Motorola. Il loro pilotaggio è affidato a una circuitazione simmetrica completamente bilanciata con doppio stadio differenziale d’ingresso con basso rumore di fondo ed elevati valori di CMRR (Common Mode Rejection Ratio).


Condensatori elettrolitici e in poliestere.

In primo piano risaltano i condensatori in poliestere Wima MKS 4.


Il relay Good Sky GU-SH-112DM, impiegato nel preamplificatore HP 01.


La filosofia che sottende al TO 3.8 è descritta con dovizia di particolari nel White Paper scaricabile dal sito. La personalità sonora conferita al TO 3.8 si stacca dalla precedente produzione, è edificata su una circuitazione tutto sommato normale dove la differenza la fanno i materiali e il loro interfacciamento. La classe di funzionamento è la AB, con una polarizzazione meno spinta dell'HA 600, il quale eroga i primi 16 Watt in classe A. La differenza fondamentale la fanno i transistor di uscita finali, dei Motorola TO3, attualmente non più prodotti dalla casa statunitense.

Quelli impiegati nell'EAM sono i collaudatissimi ISC Semiconductor MJ15024, in case metallico, una tecnica molto in voga nei primi anni '70 - '80 oggi messa da parte per via dei costi e la difficile reperibilità di questi componenti. A parere del progettista accantonare tali dispositivi è stato un errore se pensiamo agli indubbi vantaggi non solo in termini di affidabilità, ma anche per le caratteristiche peculiari nell'amplificazione di segnali e correnti. Uno dei maggiori vantaggi consiste nella più efficace dissipazione termica grazie al contatto con la superficie, che è molto più ampio di un transistor plastico.

Entra in gioco il parametro SOA (Safe Operating Area), l'area di funzionamento sicuro definita come le condizioni di tensione e corrente in cui il dispositivo è previsto per funzionare senza autodanneggiarsi. Si tratta di un dato molto importante dal quale dipende in massima parte la linearità della risposta in frequenza sino alle più alte temperature d'esercizio. Alla EAM Lab hanno voluto progettare un'elettronica che rimanesse del tutto lineare nella banda udibile e questo indipendentemente dalla temperatura dissipata, il risultato è che il TO 3.8, pur scaldando, modifica molto poco la sua risposta in frequenza, influenzata dalla diversa modalità di passaggio degli elettroni a seconda della temperatura. Nel transistor metallico infatti, a causa della maggior dispersione termica, gli elettroni sono meno influenzati nel loro passaggio, la risposta in frequenza quindi rimane sempre molto lineare.

Per avere un'idea delle possibilità di questi transistor basti solo dire che sono in grado di tollerare temperature operative sino a 200° senza presentare inconvenienti di sorta, nessun transistor in case plastico reggerebbe a una tale gradazione di calore. Altre specifiche di rilievo la larghezza di banda pari a 4 MHz, la possibilità di dissipare sino 250 Watt e una corrente di collettore massima di 16 A.

Per la delizia degli appassionati curiosi, nel White Paper viene spiegato il concetto contenuto nell'acronimo CMMR (Common Mode Rejection Ratio), un altro parametro in cui il nostro si comporta molto bene. Si tratta in buona sostanza del rapporto di reiezione comune quantificato in dB e misura il residuo di tensione che non dovrebbe risultare presente in uscita. Più questo valore è elevato, minore sarà questo residuo. I migliori amplificatori hanno dei valori di CMMR di circa 70 dB pur ritenendosi più che adeguati valori intorno ai 60 dB, allo scopo di ottimizzare questo parametro bisogna implementare circuitazioni con differenziali molto stabili e poco sensibili alle variazioni di temperatura. Il TO 3.8 va oltre questi dati conseguendo un ottimo 75 dB alla misura di CMMR.

Vengono impiegati resistori di precisione all'1% a vantaggio del rapporto segnale/rumore, altrettanta cura è stata messa nella scelta delle capacità, con elementi tutti costruiti su specifica e sottoposti a severi test prima di essere montati. Fondamentale è l'impeccabile comportamento che tali componenti devono avere ad alta temperatura ed elevata corrente per l'uso in amplificazioni High End. Il trasformatore di alimentazione è sovradimensionato del 30% (800 VA), con nucleo e rame di alta qualità, il processo di resinatura e incapsulamento lo rende esente da indesiderati ronzii e vibrazioni, oltre che favorire una maggiore capacità di dissipazione termica. Poderosa la capacità di filtro complessiva, pari a 60000 μF.
Un altro capitolo che non va trascurato su un ampli di questa potenza (parliamo di 200 Watt su carico di 8 Ohm) è quello dedicato alle protezioni, qui mutuate dal dispositivo proprietario della linea HA, parliamo del circuito ILP, che tutela da malfunzionamenti ed eventuali tensioni DC in uscita. L’alimentatore ha un circuito "Soft-Start" che all'accensione porta gradualmente a pieno regime la tensione passando da un 40% al 100% nell’arco di 5 secondi. Una tecnologia atta a scongiurare il precoce danneggiamento della rete di filtraggio e che garantisce la protezione della rete domestica da improvvisi sbalzi di tensione.

 

 

L'ASCOLTO



Setup

Preamplificatore EAM Lab HP 01
Finale di potenza EAM Lab TO 3.8
Lettore CD Rotel RCD 1070
Personal Computer HP G62 con player JRiver Media Center
Scheda audio E-MU Creative Pre Tracker Pre USB 2.0
M2 Tech HiFace DAC 384/32
Giradischi Pro-ject Debut II SE con testina Denon DL 160
Diffusori:
Stirling Broadcast BBC LS3/6
Canton LE 109
Dynavoice Definition DF-6
Cavi di segnale Fluxus 2*70 S
Cavi di potenza Fluxus LTZ 900
Cavi di alimentazione Fluxus "Alimentami"

Dopo il formidabile HA600 e il PA 2600, il nuovo appuntamento con la casa parabiaghese si preannunciava ricco di incognite.
Prima di schiacciare il pulsante di accensione questa volta mi sono letto per bene tutto il materiale reperito in rete, compresi i White Paper che trattano l'ingegnerizzazione prodotto, scaricabili dal sito ufficiale. L'intenzione era quella di crearmi un quadro della situazione "ante ascolto", stimolato dal fatto che il TO 3.8 lasciava presagire delle importanti variazioni sul tema nella concezione sonora rispetto ai finali già abbordati. Mi incuriosiva molto questo annunciato "suono valvolare" e come i fratelli Pizzi fossero riusciti a dimenticare il DNA "PRO" per cimentarsi in un suono differente da quello tutta dinamica e spinta di un finalone per uso professionale.

Non che la EAM Lab non avesse ampiamente dimostrato di saper coniugare esigenze soniche "audiophile" con i migliori tratti delle elettroniche PRO, in questo Emanuele e Alessandro Pizzi si sono dimostrati degli abili mediatori, invitato alla riflessione quegli appassionati che alle mostre rincorrono campanellini, chitarrine e vocine... ma l'Hi Fi non è fatta solo di questo. La bella timbrica è senz'altro un elemento irrinunciabile per un'elettronica Hi Fi ma altrettanto lo sono quelle prerogative senza le quali la musica di una grande orchestra, per esempio, perderebbe gran parte della sua forza vitale, in una parola il suo realismo. Poi c'era il compito di valutare il nuovo HP 01, la prima prova nel campo delle preamplificazioni della ditta, una responsabilità non da poco.

Il compito però è stato più facile del previsto. Ogni recensione rappresenta la sintesi di informazioni e impressioni filtrate dall'esperienza/cultura dello scrivente, un affresco che talvolta stenta a delinearsi per via del confine, non sempre nitido, tra percezioni forti e tenui. A titolo di esempio, le differenze che ci sono tra due fonorivelatori sono molto più marcate di quanto non avvenga tra due DAC, nel secondo caso le valutazioni si presentano più impegnative, per certi versi aleatorie. Così non è stato per l'HP 01 e TO 3.8, la recensione dei due oggetti si è scritta da sola mentre io me la godevo con la musica. Nessun appunto è stato preso durante l'ascolto, come faccio di solito, ma la penna è scivolata con naturalezza nel testo finale, senza impuntature, esattamente come la personalità di queste elettroniche.

Approfittando di una felice coincidenza ho potuto testare l'accoppiata EAM con le deliziose Stirling BBC LS3/6, di passaggio nella mia sala d'ascolto per una recensione. L'occasione era ghiotta, le LS3/6 si elevano sulle oneste Canton e Dynavoice per la qualità complessiva, ciò nondimeno sono rimasto sorpreso da come ne siano uscite a testa alta anche le mie due fide torri, rivitalizzate nella dinamica e nella coesione timbrica. Ho trovato particolarmente indovinato l'abbinamento con le Stirling, non facili da pilotare soprattutto per la loro "morigeratezza" in gamma bassa, sempre ben smorzata e articolata ma con il rovescio della medaglia di esprimersi con poca generosità se non pilotata da elettroniche men che prestanti in quella gamma. E' stato come un invito a nozze per il TO 3.8, chiamato a smuovere a dovere il coriaceo woofer. Ci è riuscito alla grande rendendo munifica una gamma bassa che con il Rotel RB 1070 stentava a decollare (e l'RB non è certo mingherlino...). Una conferma delle grandi capacità di pilotaggio delle elettroniche EAM lab.

Nel corso della prova d'ascolto non ho preso in esame altre soluzioni se non l'accoppiata HP 01/TO 3.8. Non arrivo a dire che le due elettroniche siano inseparabili, ma certamente sinergiche al tipo di suono dimostrato, individuabile senza incertezze. Non sono uno strenuo sostenitore della filosofia che conduce al confronto di molti oggetti in sede d'ascolto, affollare la scena con tourbillon di apparecchi e setup non è nelle mie corde, piuttosto preferisco abbondare con il materiale musicale spaziando tra i generi della mia nutrita discoteca.

L'anima dei due EAM Lab è carismatica e sensuale, va nella direzione voluta dai progettisti, che hanno avuto la felice intuizione di utilizzare un dispositivo attivo come il Motorola TO3, un bel giorno spuntato fuori dal magazzino della ditta. E' un grande del passato con molte buone qualità, oggi ingiustamente trascurato, che ha avuto buon gioco nel caratterizzare una prestazione sonora molto particolare. Nell'insieme si può definire il suono come autenticamente valvolare, il senso di calore peculiare delle amplificazioni termoioniche è ben rappresentato, lo riconosciamo nella luminosità delle gamme media e alta nella riproduzione di voci e strumenti, nella assoluta mancanza di spigolosità che delinea una prestazione di gran classe. Si tratta di virtù che l'album "Love Songs" di Anne Sofie von Otter e Brad Mehldau ha portato in luce grazie a un impasto voce-pianoforte di rara bellezza. Come capita nelle amplificazioni di alto livello, anche alzando il volume ben oltre i limiti di un ascolto condominiale, non si avvertono quei segni di degrado che preludono a un peggioramento della qualità. In questo senso l'HP 01 e il TO 3.8 conservano l'aplomb di un classe A e la ferrea coerenza timbrica.

Molto civile è la maniera con cui sono presentati anche i più ardui salti dinamici, è quello che traspare dall'ascolto di un disco killer come "Mussorgsky - Pictures at an Exhibition. Ravel - Valses Nobles et Sentimentales" nell'intensa interpretazione di Ivo Pogorelich. Le sferzate sonore in "Die Hutte Der Baba Yaga" pervengono integre nella dinamica, appena addolcite nella sensazione di violenza che l'autore voleva provocare nell'ascoltatore. L'accoppiata EAM Lab non è mai brutale in situazioni come questa, la solidità nell'erogazione non viene mai a mancare ma è amministrata in modo tale da privilegiare la correttezza tonale, insieme alla visione morbidamente musicale dell'insieme. Il tanto abusato clichè del pugno di ferro in guanto di velluto qui calza proprio a pennello. In queste elettroniche convivono felicemente delicatezza di toni, una visione "Smooth" del messaggio musicale e la munificenza dei 200 Watt per canale (con ottima erogazione di corrente) del TO 3.8.

Un album come "Carmina Burana", registrazione live della London Symphony Orchestra e London Symphony Chorus sotto la direzione di Richard Hickox, può allora essere gustato come una pietanza prelibata, assaporando il brunito colore del coro, i momenti d'insieme in cui tutto scivola liscio sottostando all'egida di una persuasiva musicalità. Date le premesse insisto con il genere sinfonico ascoltando la Nachtmusik (Andante Amoroso) dalla settima sinfonia di Gustav Mahler "Canto della notte", interpretata dalla Philharmonia Orchestra sotto la direzione del compianto Giuseppe Sinopoli, a seguire il tumultuoso movimento Rondò - Finale (Allegro ordinario - Allegro moderato ma energico) che conclude l'enigmatica composizione. Nella Nachtmusik il trattamento puntillista dell'orchestra lascia trapelare con chiarezza il timbro individuale di ogni strumento, anche di un'insolita chitarra e mandolino nel bel mezzo del movimento.

Le due elettroniche dimostrano grande rispetto tonale e la capacità innata a disegnare con credibilità ogni classe di strumento. Sostanzialmente neutrali, non avvantaggiano alcuna gamma ma danno il giusto peso a ognuna senza protagonismi o effetti speciali messi in opera per stupire l'ascoltatore di primo acchito. Nel caleidoscopico Rondò-Finale rientriamo in possesso della forza tranquilla che sono in grado di esprimere HP 01 e TO 3.8, due elettroniche dall'impostazione molto seria che forse non impressionano immediatamente. Chi è abituato alla frequentazione di amplificazioni piccanti potrà trovarle un po' sornione, salvo poi accorgersi che vengono fuori alla grande sulla distanza. Ci si rende conto a un certo punto che un'impostazione neutrale e raffinata, la quale faccia leva "soltanto" sulla correttezza, rende giustizia alla musica e non a personalismi interpretativi che lasciano il tempo che trovano.

Bene, è tempo di vivacizzare gli ascolti... cosa di meglio se non l'elettrizzante album live "Flight Time" dell'energico Billy Cobham? Flight Time è il primo brano dell'album, contiene un esplosivo assolo che ci ricorda quanto i Watt e la capacità di corrente siano indispensabili per ottenere la giusta emozione. In linea con le caratteristiche sonore di cui abbiamo parlato, il tappeto ritmico ha un incedere potente, i piatti della batteria si ascoltano con il giusto decadimento di armonici. In termini tecnici l'ADSR (Attack, Decay, Sustain, Release) sono gli elementi in cui il suono di ogni strumento o voce prende vita. A dire la verità si tratta di parametri inerenti alla sintesi elettronica dei suoni, ma che possono essere riportati nella realtà di un live per descrivere la vitalità di qualsiasi evento sonoro. Gli EAM Lab si comportano bene conservando la giusta velocità senza strafare, soprattutto nel Decay, Sustain e Release si rivelano validi lasciando cantare gli armonici, senza precoci troncamenti o isterilimenti messi in campo per dare una - falsa - sensazione di ipervelocità, spesso sono d'effetto ma privano la musica del suo corpo.

In un altro album (Michel Petrucciani, Eddy Louiss - Conference De Presse Vol 1) ho molto apprezzato la bellissima voce dell'organo Hammond di Eddy Louiss ma anche il timbro lucentemente percussivo del pianoforte di Michel Petrucciani, grande musicista scomparso nel 1999. Il suono dei due EAM Lab conquista per la grazia, la ricchezza e dettaglio delle medie frequenze.

A conclusione della prova d'ascolto l'impressione complessiva è di un suono molto naturale, potentemente naturale. Il preamplificatore HP 01 e il finale di potenza TO 3.8 si lasciano ascoltare per ore senza provocare fatica d'ascolto, anche a volumi sostenuti la riproduzione rimane sempre molto morbida, pulita, non cede un solo millimetro in quanto a coerenza e bilanciamento tonale. La valutazione del palcoscenico tridimensionale non può prescindere dai diffusori, un elemento che caratterizza molto la resa della scena. In tutti e tre i casi gli EAM si sono comportati bene, in deciso vantaggio con le Stirling Broadcast BBC LS3/6 che hanno esibito delle formidabili qualità di focalizzazione, rivelandosi vincenti pure nella ariosità e nella ricostruzione dei dettagli di ambienza. Credo che il meglio si ottenga proprio con questo tipo di elettroacustiche, tendenti cioè al radiografante ma senza trascurare bellezza timbrica e musicalità. Il taglio dei piani sonori non appare forzatamente chirurgico come in certe elettroniche votate al risalto di ogni minimo dettaglio, la focalizzazione e buona ma non esasperata e contribuisce alla composta naturalezza dell'insieme. Chi frequenta i concerti sa quanto in realtà conti questo parametro e quanto delle registrazioni "creative" possano piegare la realtà ai loro voleri, magari con una disposizione particolare dei microfoni. Quello che mi sento di dirvi è che la scena risente della sana impostazione generale, è quindi omogenea, equilibrata, ben sviluppata principalmente in ampiezza ma soprattutto senza eccessi che possano turbare l'armonica stabilità dell'insieme.

Alfredo Di Pietro

Giugno 2013


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