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lunedì 13 maggio 2024 ..:: EAM Lab HA 600 ::..   Login
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 EAM Lab HA 600 Riduci

 

 

Alessandro ed Emanuele Pizzi (da sinistra)

INTRO

Raggiungo l'headquarter della parabiaghese EAM Lab nel corso di un plumbeo pomeriggio novembrino, per strada nebbia fitta a banchi da tagliarsi con il coltello incontrata alle soglie di Lainate, ben prima di arrivare a Parabiagh. Può fare specie che un pugliese trapiantato in Lombardia come me usi il termine dialettale "Parabiagh" per indicare l'industrioso comune situato sull'asse del Sempione, sito a circa 14 km a nord-ovest dal capoluogo lombardo, ma a me piace così, in ossequio a una terra generosa che tanto mi ha dato nel corso di questi anni.

Non mi stancherò mai di dirlo: nel nostro bel paese esiste un ricco sottobosco di imprese, spesso nate sotto la spinta iniziale di un'intensa passione e poi corroborate da un certosino lavoro di perfezionamento, che meritano di essere conosciute e L'EAM Lab è certamente una di queste. E' stato grazie all'amico Roberto Vagli che non molto tempo fa sono venuto a conoscenza di questa ditta produttrice di elettroniche, successivamente ho incontrato Roberto che passeggiava nelle stanze della grande kermesse milanese del Top Audio proprio in compagnia di Emanuele Pizzi, titolare della Eam Lab.

In quell'occasione si ventilò la possibilità che ricevessi a casa un HA 600 per una recensione. Da quel fortuito episodio è nata la mia voglia di conoscere meglio questa bella realtà dell'Hi Fi nostrana, una curiosità che si è acutizzata quando Roberto ha pensato di taggare nel mio album di foto su Facebook, prima tristemente vuoto, proprio una foto dell' HA 600, come dire mettere il topo in bocca al gatto.

Sono rimasto immediatamente colpito dall'aspetto maestoso e un po' glamour di questo grosso finale di potenza e, manco a dirlo, è montata la voglia di un incontro ravvicinato per un test d'ascolto. Dopo un paio di mesi da quel felice incontro al Top Audio ho avuto la possibilità di avere in casa un HA 600 per un paio di settimane, un periodo di tempo invero un po' risicato perché l'oggetto sarebbe dovuto partire per la capitale i primi di Dicembre, destinazione Roma Hi End, dove lo attendeva la presentazione ufficiale. E' stato un lasso comunque sufficiente per consentirmi una "full immersion" negli ascolti, una rivisitazione a tutto tondo della mia nutrita discoteca per vagliare a fondo la personalità di questo correntoso finale.

 

EAM LAB: VERSO LE ALI DELL'HI END

Ma chi è questo nuovo Carneade dell'alta fedeltà italiana?
Emanuele Pizzi, patron dell'azienda, è un giovane esperto di elettronica che si è sempre dedicato alla costruzione di amplificatori, nella attuale Elettroacustica Milano Lab lavora in qualità di tecnico (Technical Support) insieme a suo fratello Alessandro (R&D Design) e la signorina Elena (Customer Service).

Negli anni '97 '98 iniziò a  progettare i primi amplificatori per uso professionale, fatti totalmente a Mosfet e costruiti su commissione per discoteche, bar, pub. Dice Emanuele: "La cosa era partita un po' in sordina, dettata dal desiderio di alcuni miei clienti che non volevano spendere cifre esorbitanti (ai tempi gli amplificatori professionali costavano una follia), così è partita un'attività che all'inizio consisteva nel montare qualche scheda dal valido funzionamento ma che ben presto si è tramutata in qualcosa di più ambizioso.

Il passo successivo fu la decisione di iniziare a progettare e produrre amplificazioni in proprio, consci di tentare la via di un mercato un po' difficile, piuttosto ristretto e privo delle odierne possibilità di circolazione delle informazioni. Le cose con il tempo cambiarono e ci dedicammo più che altro alla riparazione e all'assistenza.

Accadde a un certo punto un episodio destinato a imprimere una svolta alla storia della EAM: un nostro cliente di Roma venne in possesso del finale di potenza PA 2600, una board che veniva già montata ai tempi (il progetto è del 1999). L'ascolto ebbe un esito molto positivo, il cliente affermò che la scheda funzionava decisamente bene sino a fargli dichiarare che sarebbe valsa la pena dargli un bel contorno e proseguire sulla strada dell'Hi End.

L'EAM Lab PA 2600

La vicenda, risalente a due - tre anni fa, ci indusse ad upgradare il prodotto, furono allora modificati i condensatori, migliorata la qualità di qualche componente, fu provato, sentito e ancora riprovato nella direzione di un affinamento timbrico e delle prestazioni globali. Sui primi esemplari i dispositivi attivi utilizzati erano dei transistor Toshiba (quattro coppie più due piloti per polarizzare la base dei finali).

La conferma del buon lavoro svolto arrivò dal confronto del nostro PA 2600 con il Krell da 300 Watt posseduto da questo audiofilo, dove quest'ultimo risultò sonicamente inferiore al 2600. E' indubbio che questo modello abbia rappresentato nel percorso del marchio una tappa fondamentale, un vero banco di lavoro per maturare l'esperienza necessaria al lancio dell'azienda verso le ambiziose mete dell'Hi End. La scelta dei transistor doveva ricadere tra i semiconduttori di pregio più usati in alta fedeltà, vale a dire i Sanken e i Toshiba. Fermo restando che negli amplificatori il suono non lo fa il singolo componente ma il circuito nella sua interezza, è anche vero che il transistor finale contribuisce a dare il contorno al suono.

Fatte queste debite premesse è ampiamente riconosciuto da esperti e appassionati che il suono dei Toshiba tende a essere po' più crudo dei Sanken, che risultano anche più musicali. L'evoluzione del modello portò all'adozione di transistor ISC Semiconductor: gli MJ 15024-25, antagonisti dei Motorola, adoperati con successo per anni in alta fedeltà, a mio parere ancora i migliori. Si tratta di un ottimo semiconduttore dotato di enclosure metallica che delle logiche "malsane" hanno portato a essere accantonato perché più costoso degli altri, per le difficoltà di montaggio, messa in squadra, allineamento e isolamento (bisogna isolare bene le viti altrimenti c'è la possibilità che vada in corto circuito).

Tradotto in termini pratici questo significa che fa lievitare non di poco il costo finale dell'amplificatore. I transistor montati sulla più recente release del PA 2600, sempre ISC, sono nuovi, più veloci e hanno una banda passante molto ampia con una SOA "Safe Operating Area" (definita come la condizione di tensione e corrente in cui il dispositivo è previsto per funzionare senza auto-danneggiarsi) molto più elevata rispetto ai vecchi.

Tutto lo stadio di alimentazione utilizza condensatori a bassa ESR ed è montato direttamente sulla scheda per minimizzare al massimo le correnti parassite che si formerebbero a causa dei cavi di collegamento, in tal modo si riesce a fornire maggior potenza agli stadi successivi non solo senza perdite ma con maggior velocità di commutazione. L'esperienza maturata con il 2600 ci fu da stimolo a proseguire in quella direzione per approdare a qualcosa di veramente interessante e da due anni a questa parte è iniziata la nostra attività "Hi End" mettendo in cantiere la rivisitazione del PA 2600 e la produzione del top di gamma HA 600, un finale dal layout circuitale molto pulito, come da filosofia della casa".

Ma la vulcanica attività dei fratelli Pizzi non si ferma qui: sono in cantiere altri apparecchi come il finale di potenza TO 3.8 (visto nel laboratorio in veste di prototipo), un modello intermedio tra il più economico PA 2600 e il top di gamma HA 600. "Coming Soon" sono gli integrati HI 001, HI 002 insieme ai preamplificatori HP 001 e HP 002, il monofonico dell'HA 600, e un finale di potenza 7.1 per l'Home Theater.

 

 

ANATOMIA DI UN FINALE

SPECIFICHE TECNICHE:

Potenza erogata su 8 Ohm:  330 + 330 Watt RMS
Potenza erogata su 4 Ohm:  550 + 550 Watt RMS
Potenza erogata su 2 Ohm (allo 0,4% di THD):  890 + 890 Watt RMS
Potenza nella configurazione a ponte su 8 Ohm: 1240 Watt RMS
Potenza nella configurazione a ponte su 4 Ohm: 1980 Watt RMS
Voltaggio d'uscita nominale RMS: 56 Volt
Voltaggio d'uscita massimo nominale RMS: 93 Volt
Risposta in frequenza: (+0/- 3db, 1 Watt/8 Ohm): 15 Hz - 60 kHz (-6 db a 135 kHz)
THD + Noise (4 ohm - 1 kHz): inferiore allo 0,01%
Damping Factor (10 - 400Hz a 4 Ohm): superiore a 300
Input CMRR (1 kHz): superiore a 70 dB
Sensibilità d'ingresso: 1,1 Vrms (piena potenza 4 Ohm)
Impedenza d'ingresso in sbilanciato: 25 KOhm
Impedenza d'ingresso in bilanciato: 10 KOhm
Hum e Rumore: >95 dB
Diafonia: >70 dB
Classe di funzionamento: AB ad alta polarizzazione
Capacità di filtro: 88.000 μF
Massima corrente d'uscita (piena potenza a 2 Ohm): 56 Ampere
Max  Current draw: 3 Ampere
Dimensioni in mm. (L x P x H ) 470 x 320 x 240
Peso: 25 Kg
Safety Guard Protection Type Active: CC in Out, Short wiring cable, Thermal, +/- Rail Down
Safety Guard Protection Type Passive: Fuse on power rail, Fuse on power AC
Anti Shunt Power On: 5 secondi.

Oltre due anni di studio e sperimentazioni sono stati necessari per partorire L'HA 600, un amplificatore finale capace di erogare elevate potenze: oltre 300 + 300 Watt RMS su 8 Ohm che possono diventare ben 1980 nel funzionamento "Bridge" su 4 Ohm. Per la sua produzione ogni singolo processo viene portato a termine esclusivamente nei laboratori dell'azienda milanese e ogni pezzo, prima di essere imballato per la spedizione, viene sottoposto a rigorosi test funzionali per garantirne la massima affidabilità in ogni condizione di utilizzo.

L'HA 600 è dedicato all'appassionato evoluto che desidera un'elettronica potente, in grado di pilotare qualunque sistema di altoparlanti, compresi i più ostici elettrostatici, con un ottimo comportamento su impedenze molto basse (riesce a pilotare in continuo carichi che scendono sino a 2 Ohm). Grazie all'alta polarizzazione (assorbe circa 400 Watt a riposo) lavora in classe A sino a 10 - 15 Watt, commutando in AB oltre questo limite. E' un Push-Pull in configurazione Emitter Follower (inseguitore di emettitore), con uno specchio di corrente di tipo Wilson sul generatore.

Il progettista spiega che ci sono due tipi di finali in classe AB, il primo utilizza un'alimentazione unica e il secondo ne adopera una per i finali e un'altra di più basso livello per alimentare i driver, i pre e il generatore di corrente. Ci sono delle sensibili differenze: il secondo tipo avendo due tensioni separate consente all'amplificatore di lavorare si linearmente, ma non come se avesse un'alimentazione unica. Il problema è che per riuscire a impiegare un'unica alimentazione per tutte le sezioni è necessario adottare un certo tipo di circuitazione, la EAM Lab si è rivolta a questa seconda soluzione proprio per rendere ancora più lineare il funzionamento, inoltre lo specchio di corrente di tipo Wilson è il generatore ideale in quanto crea una corrente costante a partire da alte tensioni.

La notevole esperienza accumulata nel campo delle amplificazioni professionali si riflette nella grande cura messa nel conseguire l'assoluta sicurezza nelle più varie ed eventuali condizioni di funzionamento, anche le più rischiose. Si può star certi che un finale progettato secondo criteri "Pro" sarà robusto, affidabile, durevole e sicuro nel funzionamento. Le protezioni però non sempre vengono ben viste dagli appassionati più integralisti, quelli con la puzza sotto il naso affermano che queste sporcano sempre e comunque il suono (una delle tante leggende metropolitane che circolano nell'ambiente dell'Hi Fi).

Nell'HA 600 c'è un relè sull'uscita, che svolge quindi il suo lavoro al di fuori del circuito, indispensabile per proteggere la costosa coppia di torri che l'acquirente di un finale di questo tipo probabilmente collegherà e che potrebbe danneggiarsi in caso di corto circuito. Il relè è un dispositivo elettrico comandato dalle variazioni di corrente per influenzare le condizioni di un altro circuito, in sostanza un interruttore che non viene azionato a mano ma da un elettromagnete. In questo finale si è posta la massima attenzione affinché il suo intervento non sia udibile: all'uopo vengono usati dei relè da 30 Ampere che lavorano nell'ambito di un sofisticato circuito di progettazione proprietaria.

Sull'uscita altoparlanti è presente un solo relè, dotato di un contatto senza dispersione di potenza per evitare che si verifichino perdite di corrente. Dice Emanuele che sui relè GoodSky sono state condotte le prove più "disumane" allo scopo di verificarne l'affidabilità e il perfetto funzionamento. La funzione di controllo dello stato dell'amplificatore (corrente in uscita, corrente in ingresso, polarizzazione dei transistor finali) è affidata a un operazionale.

Quando si parla di potenze così elevate è bene prendere tutte le precauzioni possibili, lavorando su due tensioni se mai una delle due dovesse venire a mancare l'amplificatore rischia di andare in crisi perché si riversa tutto il ramo positivo sul negativo o viceversa, evenienza possibile per esempio nel caso di bruciatura di un fusibile. Il riversamento su un solo ramo di tensioni estremamente elevate, anche sino a 180 Volt, comporta un danno sicuro ai transistor. La protezione cosa fa? Sente l'eccesso di tensione e la blocca. Diversi amplificatori, anche molto più costosi di questo, non hanno questo tipo di affidabilità e durata.

I criticoni mettano da parte le polemiche e la loro "vis dissacratoria": per la recensione ho ricevuto il modello muletto in cui le serigrafie non erano perfette, composte con dei caratteri un po' spartani, così come non era impeccabile l'accoppiamento tra lamiera superiore e chassis. A disposizione del cliente ci saranno due versioni ufficiali definitive: una bianca con il frontale cromato a specchio e una tutta nera con il frontale cromato nero che certamente non presenteranno approssimazioni nella finitura.

Il frontale è la parte esteticamente più intrigante dell'HA 600, una spessa lastra di alluminio dello spessore di 10 mm, cromata e lucidata a specchio, che accoglie al centro una mascherina bianca visibile da un'apertura della stessa foggia del frontale. All'accensione si illumina di un intenso colore azzurro, sprigionato da due serie di Led poste lateralmente.

Al centro della mascherina troviamo altre due coppie Led, una per ogni canale, poste al di sotto degli acronimi "ILP" (Led azzurro) e "THL" (Led arancione). Subito dopo la messa in tensione i due Led targati ILP (Intelligent Lock Power) lampeggiano per qualche secondo, poi la luce diviene continua e interviene la retroilluminazione, la quale indica che è andato tutto a regime. L'ILP (blocco di alimentazione intelligente) è un sistema che controlla tutto lo stato dell'amplificatore prima che venga somministrata la tensione. Gli altri due Led, di colore arancione targati "THL", indicano il "Termal", cioè il raggiungimento della temperatura d'esercizio per ciascun canale e si illuminano quando viene raggiunta la soglia dei 65 - 70°. Se questi valori dovessero essere superati, evenienza comunque improbabile perché pur tirandogli il collo difficilmente si va oltre la soglia dei 70°, l'alimentazione ai finali viene sganciata.

L'HA 600 possiede anche una protezione sul contatore di rete, un antishunt interno. Quando si adoperano dei trasformatori molto potenti (1500 VA quello sotto il cofano dell'EAM) e condensatori di grande capacità, se arriva di colpo la tensione piena ai circuiti il contatore rischia di scattare in quanto la richiesta di corrente diventa troppo intensa e improvvisa. Il dispositivo antishunt presente nell'HA 600 consente un'erogazione progressiva della tensione ai condensatori di filtro e quando è a regime si sente il "click" del relè che attacca.

Dotando l'HA 600 di una livrea così eccentrica si è voluto uscire un po' da certi schemi che prevedono una veste estetica piuttosto piatta anche per i prodotti Top. Di fatto ingentilisce l'aspetto di un apparecchio così imponente consentendone una buona integrazione in un arredamento domestico, quasi come un oggetto d'arte.

Il pannello posteriore ha un aspetto più "normale". Nella parte superiore sono accolte le connessioni d'ingresso, bilanciate (XLR) e sbilanciate (RCA), con in mezzo un selettore "morto", la cui funzione era quella di commutare le modalità di connessione da bilanciata a sbilanciata (e viceversa) ma che successivamente è stato soppiantato da un sistema adottato anche da Mark Levinson e Krell. In questo i poli 3 e 1 della XLR vengono messi in contatto tramite un ponticello di rame (modalità Single Ended) mentre rimuovendoli si passa al funzionamento in bilanciato.

Si tratta di una soluzione migliore del selettore il quale con il tempo va incontro a usura e può essere fonte di disturbi (ronzii, rumore); ovviamente nella versione definitiva non è più presente. Più sotto troviamo quattro connessioni di ottima fattura per i diffusori che accettano banane, forcelle e cavo spellato, opportunamente distanziate tra loro (lo spazio non manca); la connessione a ponte (Bridge) si effettua collegando tra loro i positivi destro e sinistro dell'uscita altoparlanti.

Infine in basso a destra c'è il fusibile da 8 Ampere, seguito dalla vaschetta IEC per il cavo di alimentazione. L'apparecchio poggia su quattro robusti piedini circolari in alluminio tornito dal pieno. I connettori sono i pregiati Neutrik.

Rimuovendo le 14 viti a brugola che assicurano il coperchio allo chassis si può accedere all'interno, dove regna sovrano l'ordine e la pulizia: appare al centro la grande scheda di alimentazione che accoglie il circuito e gli otto grossi condensatori di filtro, degli Itelcond da 10.000 μF ciascuno che vantano una tolleranza massima del 5% per una capacità totale di 88.000 μF (calcolando altre capacità più piccole presenti nel circuito).

Gli otto condensatori di filtro Itelcond da 10.000 μF ciascuno

Il relè Good Sky GU-SH - 112DM da 30A/240VAC

Ai lati ci sono sono due PCB identiche per i due canali, montate in verticale a ridosso dell'ampia alettatura esterna per la dispersione del calore. I relè che gestiscono il flusso di corrente sono i medesimi per la scheda di alimentazione e le due laterali dedicate ai canali destro e sinistro, si tratta dei Good Sky GU-SH - 112DM da 30A/240VAC.

Su ognuna delle schede laterali troviamo un operazionale che controlla lo stato dell'amplificatore (l'ST LM324N 640230FS V6 64) e quattordici dispositivi finali di potenza: sei transistor ISC Semiconductor 2SA1295 polarizzati alla base da un ISC Semiconductor 2SA1943 che lavorano in "Push-Pull" con sei 2SC3264 pilotati da un "driver" 2SC5200, sempre ISC.

L'operazionale di controllo l'ST LM324N 640230FS V6 64

Fondamentale in ogni amplificatore è la sezione di alimentazione. Nell'HA 600 il trafo da 1500 VA è progettato secondo precisi criteri audio, l'induzione è molto alta per evitare che si metta a vibrare quando va in tensione. Insonorizzare un trasformatore così potente non è impresa facile perché quando viene messo in tensione genera un notevole carico magnetico mettendosi a ronzare e vibrare, è necessario quindi mettere in atto degli accorgimenti tesi all'eliminazione di questi inconvenienti. Nell'EAM il poderoso trasformatore è resinato, con gli avvolgimenti interbloccati, isolato e contenuto in un involucro di alluminio, materiale amagnetico che evita la dispersione dei campi e facilita lo smaltimento del calore prodotto, il tutto viene poi coperto da un carter anch'esso di alluminio. Nel corso del funzionamento si possono raggiungere temperature di 80°, anche 100° nel nucleo. Al disopra della struttura che contiene il trasformatore troviamo la scheda di alimentazione mentre gran parte del cablaggio passa inferiormente.

 

 

BREVE TEST CONCLUSIVO NON SCIENTIFICO

Nel corso della mia visita alla EAM Lab Emanuele Pizzi ha eseguito una veloce prova al banco di misura dell'esemplare consegnatomi, finalizzata a mostrarmi di quali muscoli fosse dotato. A monte del finale è stato collegato un generatore che si occupava di fornire il segnale test mentre alle uscite era connesso un carico fittizio, in pratica un "Dummy Load" costituito da resistenze di elevato wattaggio, con possibilità di scelta tra carichi di 2, 4 e 8 Ohm. Questo dispositivo ha lo scopo di simulare un carico sul quale erogare il segnale di potenza, si tratta di un carico resistivo puro, non reattivo (capacitivo e induttivo) che rappresenta lo standard in questo tipo di misure.

Il segnale in uscita dal Dummy, prodotto dal generatore di frequenze e amplificato dall'HA 600 (è stata iniettata inizialmente un'onda triangolare a 1000 Hz perché è quella che consente di vedere meglio il clipping) era poi prelevato da un oscilloscopio che mostrava sullo schermo la forma d'onda e il livello di tensione del segnale mediante la griglia graduata. Se l'onda triangolare permette di rendersi conto più facilmente dell'approssimarsi del clipping, su questa la tensione erogata risulta inferiore, ecco perché nella valutazione della potenza massima indistorta si è passati all'onda sinusoidale, normalmente poi non ascoltiamo onde triangolari ;-)

Ebbene, arriviamo a leggere sul preciso multimetro Fluke di Emanuele ben 57 Volt, corrispondenti su un carico di 6,8 Ohm alla bellezza di 477 Watt! Tale potenza viene fornita con un canale solo in funzione e si abbassa a circa 330 Watt con entrambi i canali operanti: oltre il valore dichiarato nelle specifiche tecniche.

Il prezzo di listino dell'HA 600 è di 7400 euro, al cliente viene assicurata una garanzia di cinque anni.

 

 

AMPLIFICATORE FINALE DI POTENZA EAM LAB HA 600: UN TORO DAGLI OCCHI DI GAZZELLA.
L'ASCOLTO

IL SETUP

Preamplificatore Rotel RC 06
Giradischi Pro-ject Debut II SE con testina Denon DL-160
Personal Computer HP G62 con player Foobar 2000
Scheda audio E-MU Creative Pre Tracker Pre USB 2.0
Cavi di segnale Fluxus 2*70 S
Cavi di potenza Fluxus LTZ 900
Cavi di alimentazione "Alimentami"
Diffusori Canton LE 109
Diffusori Dynavoice Definition DF-6 (con punte e sottopunte Solid Steel CD 6)

Questo è il mio impianto di "fiducia", utilizzato in tutti i test d'ascolto da qualche tempo a questa parte. Vorrei sottolineare quanto importante sia per me il concetto di stabilità del setup: avere sempre gli stessi componenti, compresi cavi e accessori, che lavorano nello stesso ambiente significa arrivare a conoscerli in ogni loro più intimo risvolto, così il compito di individuare il carattere del componente nuovo da testare, l'illustre "intruso", sarà indubbiamente facilitato. Ho evitato accuratamente di trasferirmi nel mio nuovo laboratorio di misure/ascolto proprio per non turbare affatto l'equilibrio precedente, ogni buon audiofilo sa che solo spostando la propria catena in un ambiente diverso dal solito può renderne il suono irriconoscibile. Un fuoriclasse come l'HA 600 mi ha consentito di riconoscere agevolmente tutti i limiti di ciò che posseggo, limiti di tenuta in potenza, limiti timbrici, spaziali e dinamici che prima non risaltavano in questa misura... e i limiti dell'ambiente! In un brano dov'erano registrati dei potenti colpi di grancassa da distanza ravvicinata è stata la stanza ad andare in crisi mettendosi a vibrare lei stessa con tutto il contenuto (cristalleria, soprammobili, ammennicoli vari oltre alla mia pancia).

Il "la" alla prima delle dieci sessioni d'ascolto che mi sono imposto viene dato da "Fanfare for the Common Man" di Aaron Copland (Decca) cui è seguita la suite "Appalachian Spring", dello stesso autore. I forti colpi iniziali all'unisono di Big Drum Symphonic e timpani hanno immediatamente stabilito un clima ad "alta tensione", messo alla frusta midrange e woofer delle DF-6. Aumentando il volume oltre il limite condominiale consentito sono diventati devastanti con qualche segno iniziale di defaillance della tenuta in potenza delle svedesone. Ho collegato allora il finale alle Canton LE 109, dotate di un'eccellente tenuta in potenza, superiore a quella delle Dyna, dove ho potuto dare sfogo senza patemi eccessivi alla manopola del volume. Il risultato è stato grandioso: senza perdere un solo grammo del loro sapore di pelle le due grandi percussioni hanno riempito con assoluta forza e autorità la mia sala in una prestazione a dir poco esaltante. Il nutrito gruppo di ottoni passa con intatta magniloquenza, potente, intenso e dal sapore brunito, favorisce l'instaurazione di un "climax" coinvolgente come pochi. La certezza che l'HA 600 sia un finale non solo capace di abbattersi sulle nostre orecchie come un maglio disegnando con efficacia le ampie bordate dinamiche è venuta dalla successiva "Appalachian Spring", brano orchestrale dall'andamento disteso e riflessivo dove è la bellezza dei timbri delle varie sezioni orchestrali a farla da padrone. I delicati intrecci strumentali sono emersi con pulizia, musicalità, sempre piacevoli e molto godibili.

Per sondare più approfonditamente le qualità di raffinatezza intuite nella suite di Copland proseguo l'ascolto con il Consort Music for Viols in six Parts del liutista e compositore inglese John Jenkins, nell'interpretazione dell'ensemble Hespèrion XX. Per comprendere il livello di questa formazione basti dire che di essa fa parte il grande Jordi Savall. L'ottima registrazione consente di godere appieno della straordinaria ricchezza timbrico/armonica delle viole, tutti strumenti antichi prodotti da illustri liutai del passato (dal 1550 al 1697). La riproduzione si avvantaggia della mano felice di questo HA 600, non viene mai a mancare una grande trasparenza e dolcezza nel registro medio-alto (che rimane sempre molto definito), ben integrata con il registro medio-basso. Si raggiunge il rimarchevole risultato di una coerenza impeccabile, "Leitmotiv" in tutte le registrazioni ascoltate: non ho mai sentito fastidiosi scalini tra una gamma e l'altra ma un fluire musicale liquido, del tutto privo d'intoppi, dove questa elettronica sembra superare con la massima nonchalance le più impervie difficoltà. Assolutamente deliziosa la resa degli strumenti ad arco, una delle migliori che mi sia capitato di sentire, priva di innaturali assottigliamenti come di fastidiose sgranature. L'amalgama è lucidamente corposa, conquista l'ascoltatore con il suo confortante abbraccio.

Non potevo concludere l'ascolto della sezione classica senza una sinfonia di Gustav Mahler, uno dei miei compositori prediletti sin dagli anni '70, periodo in cui l'odierna Mahler-mania era ancora lungi da venire. Sono sempre stato conquistato dalla potente intensità di questa musica, ricordo come fosse ieri l'acquisto del mio primo vinile mahleriano: la sinfonia n°1 in D major "Titano" diretta da Bruno Walter (che fu amico e allievo di Mahler) con la Columbia Symphony Orchestra (CBS), un LP che conservo come una reliquia, una specie di macchina del tempo che mi riporta alla mia prima gioventù. Ho riascoltato quel vinile, un po' consunto dal tempo ma che possiede ancora intatta una formidabile tensione interiore, formidabile evocatore di sensazioni misteriose, dense di una inquietudine senza tempo che si percepisce sin dalle prime note. L'HA 600 asseconda alla perfezione dinamica e timbri senza mistificazioni "elettriche", origina un suono totalmente privo di asprezze e sempre rispettoso dei timbri naturali delle varie classi di strumenti. Il nitore degli ottoni sembra aver sfidato il tempo, viene riproposto dal potente finale con la giusta luminosità, vigore e straordinaria aderenza alle intime microdinamiche che rendono davvero vivo l'ascolto.

A questo punto il lettore avrà capito che con Mahler si entra in un territorio di sensazioni forti, nel campo minato dell'alta dinamica dove s'impone la sferzata sonora, l'abilità a riprodurre senza affanno le grandi masse orchestrali. E' qui che un finale correntoso come il nostro fa la differenza. Non che nelle composizioni del sinfonista tardoromantico manchino delle isole di intenso lirismo cameristico, come nel "Nachtmusik" della settima sinfonia, ma è la possente monumentalità delle improvvise esplosioni orchestrali che mette alla frusta l'impianto. In questi casi ci vogliono tanti watt, di quelli buoni, per non arrivare con il fiato corto sugli "fff" e rovinare tutto il fascino di questi pagine immortali. Anche il mio Trends Audio TA 10.2 esibisce un ottimo suono, su certi parametri anche più spinto dell'EAM, magari con un pizzico di "elettricità" in più ma decisamente limitato proprio in quelle occasioni dove occorre dinamica, basso possente e pressioni che vadano oltre il lecito condominiale (lapalissiano...). La ciclopica ottava sinfonia che ho ascoltato per intero, denominata dei mille a causa del suo nutritissimo numero di esecutori, in questo senso abbonda di esempi.

Alleggerisco l'atmosfera dedicandomi alle voci con un trittico cantautoriale, composto da due voci femminili e una maschile. Come ho già detto varie volte nel corso delle mie prove d'ascolto, sono convinto che la stupenda vocalità di Fabrizio De Andrè (insieme alla sua abitudine di cantare con la bocca incollata al microfono) rappresenti un test terribile per ogni impianto: ogni più piccola magagna nel passaggio dal registro medio al grave viene inesorabilmente smascherata, un vero banco di test per la coerenza sul medio-basso. Uno dopo l'altro passano sotto il vaglio del mio orecchio i capolavori dell'ultimo Faber: "Le nuvole", "Don Raffaè" e "Monti di Mola" insieme a quell'album miracolo chiamato "Anime Salve" con "Prinçesa", "Le acciughe fanno il pallone" seguito da qualche immortale evergreen della prima produzione: "Bocca di rosa", "Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers" e "La canzone di Marinella". Difficile, molto difficile ricordarsi che in certi momenti si vestono i panni del "freddo" recensore, molto più facile (direi quasi inevitabile) dimenticarsi dei parametri che siamo chiamati a giudicare e essere rapiti dalla bellezza di ciò che ascoltiamo. L'amalgama è sempre di alto livello, conseguita in certi momenti a lieve scapito della focalizzazione, non sempre elevatissima. Il palcoscenico tridimensionale, seppur molto sviluppato in larghezza, lo è meno in profondità e non per una questione di bilanciamento tonale difettoso (medie in avanti) ma credo proprio per un'impostazione tesa a privilegiare la presenza piuttosto che la profondità. Mi soffermo un attimo perché questo punto ha bisogno di una valutazione più attenta... dopo vari avvicendamenti di sorgente mi accorgo che L'HA 600 soffre quelle di scarsa qualità, si dimostra rivelatore nel sottolineare eventuali carenze a monte come una certa "grossezza" e mancanza di rifinitura.

Faccio allora un salto nel pianeta analogico constatando che nei migliori vinili in mio possesso la focalizzazione c'è tutta, intonsa, pur permanendo la sensazione di una profondità della scena non esaltante. C'è la tendenza insomma a un lieve appiattimento in senso antero-posteriore in cui non risultano assolutamente pregiudicate né l'analiticità né la definizione: è una semplice questione di prospettiva per cui la resa dell'EAM è più vicina alla filosofia "monitor"; in definitiva credo che tale aspetto rientri tra gli obbiettivi voluti dal progettista. Proseguo nella direzione dell'indagine ascoltando prima i miei file audio con la scheda interfacciata al preamplificatore Rotel RC 06, in un secondo tempo collegata direttamente al finale (volume regolato da "Altoparlanti E-MU Pre Tracker" oppure da controllo di Foobar 2000 tenendo al massimo il primo). Quelle differenze che prima non sentivo nel passaggio tra le due configurazioni le ho invece udite chiaramente con L'HA 600: senza l'RC 06 il suono è più immediato, pieno e naturale, privo di quel leggerissimo velo che il meno nobile finale Rotel RB 1070 non era riuscito a distinguere.

La voce sorniona e sensuale di Diana Krall è in grado di creare atmosfere di gran classe, nulla di meglio che la deliziosa liquidità dell'EAM per farle risaltare al meglio della loro forma. In "I'm an Errand Girl for Rhythm" e Boulevard of Broken Dreams" dall'album "All for you" del 1996 la timbrica è sorvegliata, veloci i transienti e nessuna propensione a ingigantire strumenti e voci. La potenza viene travasata con grazia, le alte frequenze sono godibilissime, mai aggressive e con una grana molto fine, niente a che vedere con certi finaloni un po' "rustici" il cui unico intento sembra essere quello di una esibizionistica dimostrazione di forza fine a se stessa. In tutte le situazioni l'EAM si propone come un giudice equilibrato, lontano da smanie di protagonismo da prima donna, usa con criterio e misura la sua prestanza dimostrando un notevole "Self control" in tutto quello che fa. I piatti della batteria non soffrono di dimagrimenti che possano assottigliarne lo spessore timbrico/armonico ma sono sempre corposi e metallici al punto giusto. Riesco a distinguere sia il legno della bacchetta che li percuote che il corpo del metallo, una prestazione che avvicina l'ascoltatore all'essenza più intima di ogni strumento più che abbozzargli i soli contorni.

Sono considerazioni che possono essere riportate paro paro sulla resa di sua maestà il pianoforte. L'ambito è sempre il jazz, con il mitico Keith Jarrett in un'ampia carrellata di album. Ascolto integralmente "The Köln Concert ", una lunga improvvisazione solista eseguita all'Opera di Colonia nel 1975. L'uso che del pianoforte fa Jarret esalta il carattere percussivo dello strumento, mette efficacemente in luce tutta la scala dinamica di cui è capace l'HA 600. Grazie alle notevolissime capacita micro e macrodinamiche dell'EAM Lab HA 600, praticamente illimitate in un ambito domestico, sia l'accarezzare delicatamente i tasti che il percuoterli con violenza hanno la medesima, stupenda efficacia. Quello che più sorprende è il modo di affrontare i salti dinamici, mai brutale ma sempre calibrato in un'ammirevole quanto veloce progressione: questo finale non porge delle secche staffilate se non quando viene imposto dal programma musicale, la sua personalità è più incline alla creazione di morbidi e potenti fronti d'onda che investono l'ascoltatore senza penetrarlo come un kriss malese.

Il gran finale, basato ancora sul repertorio jazz, è preceduto da un periodo finestra dove lascio spazio al relax avvantaggiandomi del sound "disimpegnato" di Pat Metheny, uno dei miei musicisti preferiti per la sua musica sempre solare e accattivante. Nel trittico di brani "Son of Thirteen", "At Last You're Here" e "Let's Move " lo smalto della chitarra transita inalterato nel segnale, accompagnato dall'elettrizzante tappeto ritmico di Antonio Sanchez. Secchi, veloci e incisivi i colpi di rullante che, supportati da una buona dose di watt, arrivano alle orecchie come delle fucilate, una conferma dell'efficacia che esprime questo finale quando il messaggio musicale lo richiede.

Gli ascolti terminano con degli autentici fuochi artificiali la cui miccia accendo sincerandomi prima che i vicini di casa siano assenti (e anche la moglie). La stanza è scossa sin dalle sue fondamenta da una serie di assoli di batteria di Billy Cobham, Buddy Rich, John Bonham (Moby Dick), Dennis Chambers e Dave Weckl. Sonorità esplosive con cui metto a repentaglio le mie due fide torri da pavimento in un esaltante trionfo di energia pura. Si brucerà qualche bobina? Qualche woofer andrà fuori dai gangheri sotto le mazzate della grancassasa di Dave Weckl? Ci sarà un tweeter che passerà a miglior vita sotto i tremendi colpi dei piatti splash percossi da quell'energumeno di Billy Cobham? E chi se ne frega... quando mai mi capiterà ancora di avere tra le mani un pezzo da 90 come questo?


CONCLUSIONI

Un gran finale l'EAM Lab HA 600, dal sapore intenso e materico.
I tempi dei finaloni rudi e scontrosi, capaci di caricare come dei bisonti inferociti ma poco abili a trattare la materia sonora con la dovuta delicatezza sembrano definitivamente tramontati e il protagonista di questa recensione ce lo dimostra senza ombra di dubbio. Riesce a farlo grazie alla sua abilità nel conciliare grazia e vigore in un mix difficilmente ripetibile in questa misura.

A questo punto credo sia superfluo dire che un componente di tale pregio verrà pienamente valorizzato solo nell'accostamento con compagni di pari valore. In un eventuale interfacciamento vedrei bene l'HA 600 suonare con sorgenti e diffusori neutri, energici e ben bilanciati timbricamente. Sconsiglio le sorgenti troppo morbide o dalle basse frequenze poco controllate: potrebbero spostare eccessivamente l'equilibrio tonale verso il mediobasso, lo stesso dicasi per dei compagni dalle prestazioni un po' "Flou", che potrebbero condurre a una sensibile mancanza di fuoco del palcoscenico tridimensionale.

Nessun dettaglio viene sottostimato ma nemmeno ipetrofizzato, niente sax che assomigliano alle sirene di un transatlantico: l'equilibrio, anche dimensionale, è una delle sue doti più apprezzabili. Se saprete dargli il giusto contorno l'HA 600 vi ripagherà con una musicalità davvero fuori dal comune, con un sound che non vi affaticherà neanche dopo lunghissime sedute d'ascolto.

Con la sua grande potenza e capacità di pilotaggio sarà in grado di gestire al meglio qualsiasi sistema di altoparlanti.

Chapeau Eam Lab!

Alfredo Di Pietro

Dicembre 2011


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