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giovedì 28 marzo 2024 ..:: Carot One Ernestolo ::..   Login
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 Carot One Ernestolo Riduci

 

 

DESCRIZIONE

Partito da un ristretto numero di titoli, per usare un termine editoriale, il catalogo delle amplificazioni in classe "T" ha visto il suo costante ampliamento con oggetti che vanno dal sopraffino al dozzinale, complice la loro convenienza unita alle grandi qualità sonore. In breve tempo si è assistito ad un fiorire di schede basate sui vari chip Tripath, veicolate dall'e-commerce, realizzate per chi è in grado di affiancargli un'alimentazione e rivestirle di cabinet più o meno belli. Per i normali utenti invece sono disponibili dei prodotti finiti che come unico impegno richiedono il collegarli ad una presa di corrente dopo aver fatto i debiti allacciamenti con le sorgenti.

Grazie alle loro qualità tali prodotti sono oggi sempre più presenti sul mercato, rappresentano la porta d'ingresso, o anche una scelta definitiva, che introduce l'appassionato all'audio di qualità con dei costi estremamente ridotti. In buona sostanza si rivelano una chance molto conveniente per i veri estimatori del buon suono, tanto da essere una forte spinta impulsiva, forse la più potente, per l'importante fenomeno dell'"Affordable Hi Fi". Saranno anche delle scatole di fiammiferi come le ha definite qualcuno, ma questi fanno davvero una gran luce. La dimostrazione della loro validità è certificata dal continuo proliferare di nuovi modelli e viene da chiedersi quale sia stata la reale produzione della Tripath se in giro ci sono ancora quintalate dei suoi chip pur essendo l'azienda fallita nel Febbraio 2007.

In questo scenario si è affacciato sul mercato, con interessanti prospettive per il futuro, il giovane brand Carot One di cui il primogenito Ernestolo è oggetto della nostra prova, un esordiente che non fa nulla per nascondere la sua simpatica voglia di protagonismo, a cominciare dal vivace colore del compatto case in alluminio anodizzato alla curiosa struttura a due piani, passando per la valvola utilizzata nel preamplificatore, una 6922 protetta da un resistente tubo di plexiglas che fa capolino a mo' di cimiero sul top del cabinet. Non voglio anticiparvi la prova d'ascolto ma all'atto pratico, noncurante di un aspetto un po' gigione e stravagante, sorprende l'ascoltatore riuscendo a ricreare una qualità sonora insospettabile. Per usare un concetto semiologico se la forma significante esprime la ragion d’essere, qui siamo costretti a capovolgerne il senso. Purtroppo i classe "T" soffrono del loro aspetto minimale, sovente dimesso, il quale porta al sorriso di compatimento quell'appassionato che si appresta ad ascoltarli, si tratta di un certo tipo di audiofilo fedele al concetto che grosso, pesante e costoso è bello, anzi buono, e niente e nessuno riuscirà mai a schiodarlo da questo convincimento.

E' evidente come nell'Ernestolo il designer abbia voluto creare non solo un aura di sbarazzina simpatia ma anche favorire un approccio originale al sempre più affollato mondo dei classe "T". Il colore scelto, un arancione metallizzato decisamente glamour, sembra essere in sintonia con il significato "italianizzato" del brand, Carot One, quasi a ricordarci l'allegro pigmento dell'ortaggio ricco di vitamina A. Facezie a parte, sempre utili comunque per rompere il ghiaccio con un prodotto che non esiterei a definire inconsueto, sotto il vestito troviamo delle soluzioni originali e il desiderio di raggiungere un target di qualità decisamente "audiophile". L'idea di far coesistere un tubo termoionico con i chip Tripath tuttavia non è esattamente nuova di zecca se pensiamo al preamplificatore ibrido valvola/MOSFET Trends Audio PA-10 che lavora insieme al finale Trends TA 10 nel Combo One Series o 10 Series. Esiste anche una certa somiglianza concettuale con il Miu Audio MKTP-2 anche se quest'ultimo è privo dell'ingresso per i Media Player sul frontale. Nel Carot One coesistono pre e finale nello stesso case, pur se perfettamente indipendenti, tanto che, di fronte a quest'ennesimo "enfant terrible" con cuore Tripath mi sono chiesto: ma l'Ernestolo è davvero un'integrato? Ad uno sguardo più attento parrebbe proprio di no perchè, in effetti, è costituito da due parti perfettamente distinte, anche nell'alimentazione, al punto che se prendessimo una sega circolare tagliandolo in due orizzontalmente, tutto continuerebbe a funzionare imperterrito.

Non si tratta però di una scelta raffazzonata come si potrebbe pensare (produrre un cabinet unico fornito di collegamenti interni sarebbe anche costato meno), ma conseguente ad una logica ben precisa che guarda oltre il singolo modello per introdurre un concetto di "modularità familiare" o, perchè no, pure extrafamiliare. Nell'immediato futuro i modelli saliranno a 6 o 7 e tra questi ci sara' un finale di potenza stereo da 6+6 Watt, un monofonico da 20 Watt e un amplificatore a valvole. Chi avrà acquistato un Ernestolo avrà la possibilità di upgradarlo con un sostanzioso incremento di potenza affiancandogli i due finali mono ed escludendo il suo. Gli audiofili piu' esigenti potranno inoltre dotarsi dei due finali mono da 20 Watt in abbinamento ad un crossover elettronico per un raffinato sistema in multiamplificazione che vede il finale stereo dell'Ernestolo sui medio-alti e i due mono da 20 Watt sulle basse frequenze. Quindi pre valvolare a monte e crossover elettronico tra il pre e i tre finali. Il brand italiano crede molto in questa configurazione di qualità audiophile, resa più appetibile da un prezzo al pubblico che farà in modo sia il più contenuto possibile. Ma ritorniamo al nostro.

Nella parte frontale troviamo in alto centralmente il potenziometro del volume, in tinta con l'apparecchio, dotato d'interruttore d'accensione integrato e, ai lati, due connessioni mini-jack da 3,5 mm in ingresso e uscita per il collegamento a destra di una cuffia e a sinistra di un Media tipo lettore Mp3, Ipod, CD player portatile. Le due prese sono accolte in un vano circolare incassato che conferisce loro un tocco di ricercatezza estetica e anche una buona protezione agli urti. Più in basso troviamo il nome dell'azienda produttrice scritto in rilievo e quello del modello, con caratteri diversi, segue un minuscolo foro che rende visibile il LED blu d'accensione e, infine, l'impegnativa dicitura "Audiophile Class D Tube Amplifier" a rammentarci che la classe "T" (il virgolettato è d'obbligo) altro non è che una classe D in salsa Tripath, sviluppata cioè con la tecnologia proprietaria DPP (Digital Power Processing) abbinata in questo caso ad un pre parzialmente termoionico.

Ora passiamo al lato B.

Il posteriore dell'apparecchio è senz'altro più affollato. Delle numerose connessioni presenti due avrebbero potuto figurare sul frontale, per esempio gli ingressi linea RCA, ma questo sarebbe andato a detrimento della pulizia estetica e anche della praticità d'uso: secondo me non è bello ne comodo avere due cavi di segnale che fuoriescono dal frontale, costretti in certe condizioni a seguire il percorso di piegature poco ortodosse. Per onestà bisogna anche dire che, mediamente, le dimensioni dei case dei classe "T" sono talmente risicate che davvero manca lo spazio fisico e si è costretti a porre i pin dove si può, non è il caso però del nostro che di spazio ne ha a sufficienza. Sempre partendo dall'alto, in corrispondenza del "piano superiore", a destra c'è l'ingresso "Power in" per l'alimentazione del preamplificatore, verso sinistra troviamo i due pin RCA "Line In" dorati, di buona fattura e accanto l'uscita linea del pre, realizzata con una connessione mini-jack da 3,5 mm. Nella dotazione di accessori è previsto un corto cavetto "jumper", lungo 30 cm, per il collegamento con il finale di potenza, posto al "piano inferiore". Nel normale utilizzo, a meno che non si voglia adoperare le due sezioni indipendentemente l'una dall'altra, questo cavo deve essere inserito nei rispettivi pin, pena la mancata emissione di suono dai diffusori e conseguenti attacchi di panico da parte dell'utente. Più o meno quello che è successo a me sinchè non mi sono accorto dell'inquietante "busillis". Purtroppo ho il brutto vizio di non leggere il manuale utente prima dell'utilizzo, voi acquirenti fatelo sempre e comunque, anche in presenza di apparecchi apparentemente semplici come questo. I binding post per il collegamento dei cavi di potenza si trovano esattamente al centro tra il primo e secondo piano accolti in un "sottocase" che s'incunea tra i due piani, accettano terminazioni a banana, forcella e cavo spellato e sono anch'essi di discreta qualità.

Al piano inferiore si trovano, da destra verso sinistra, la presa per il collegamento dell'alimentazione, l'interruttore di accensione del finale di potenza e il pin mini-jack "Line in" per il collegamento del finale al preamplificatore. Se si ha l'intenzione di usare un pre esterno, come ho fatto io durante le prove d'ascolto, occorrerà utilizzare un cavo terminato da un lato con un mini-jack maschio da 3,5 mm stereo e dall'altro due RCA maschio. Una finezza: le quattro viti del frontale hanno un'elegante testa a brugola mentre le undici posteriori, non visibili nel normale utilizzo, sono con testa a croce. Il prodotto rispetta la normativa comunitaria RoHS (Restriction of Hazardous Substances Directive) che impone severe restrizioni sull'uso di determinate sostanze pericolose nella costruzione di vari tipi di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Sono altresì rispettate le norme internazionali di sicurezza elettrica EOCENE 60065. In dotazione all'Ernestolo ci sono oltre al già citato cavo jumper con terminazioni mini-jack maschio-maschio, un alimentatore corredato di un cavo "biforcuto" per le due prese "Power In" di pre e finale, una valvola 6922 e il manuale utente scritto in un inglese semplice e chiaro.

Il cavetto "Jumper"

La biforcazione da applicare al trasformatore d'alimentazione

 

 

GIOCARE CON LE VALVOLE? SI PUO'!

Anche se credo non sia l'obiettivo di chi acquista questo tipo di apparecchi, l'Ernestolo consente di poter giocare con le valvole gustando il diverso sapore timbrico che ognuna di esse offre. E' una possibilità che ne accresce il valore intrinseco portandolo oltre la categoria di oggetto "consumer" a cui superficialmente sembra appartenere. La coesistenza di due filosofie/tecnologie, da una parte la sempreverde termoionica e dall'altra quella grazie alla quale è possibile ricostruire una sinusoide a partire da una serie di livelli discreti, s'incontrano unendosi in un'interessante simbiosi. L'audiofilo spesso è caratterialmente dotato di una natura irrazionale che rifiuta di ingabbiarsi in una classificazione immutabile nel tempo, definire vuol dire confessarsi battuti in partenza e l'appassionato vuol rimanere aperto a molteplici sperimentazioni, favorire i cambiamenti d'umore del proprio setup magari uniformandoli ai suoi in un certo momento del suo percorso esistenziale. Come detto l'Ernestolo integra un preamplificatore che fa uso di una 6922, la Carot One ha provveduto a presettare i ponticelli e la regolazione fine del voltaggio di bias di ogni esemplare prima della vendita, in base ai valori che questa richiede nell'economia del progetto circuitale. L'Ernestolo supporta due serie di valvole:
 
1) 6DJ8, 6922, 6N11, 6H23n, ECC88, E88CC
2) 12AU7, 5963, 5814, ECC82

La PCB del preamplificatore

La PCB del finale

Se si sostituisce una valvola nell'ambito della medesima serie è necessario procedere unicamente alla regolazione del voltaggio DC di bias, se invece la si cambia rimpiazzandola con una di serie diversa, sarà necessario non solo rifare la regolazione del bias ma resettare anche i "jumpers" contrassegnati dalle sigle J3, J4 e J5 nella PCB del preamplificatore. Se non si ha l'accortezza di effettuare quest'operazione, per la quale occorre una certa manualità e competenza, il tubo potrebbe bruciarsi. Nella sezione delle note tecniche in cui è dettagliatamente spiegata la procedura, quest'avvertenza è giustamente messa in rilievo, a scanso di equivoci, così nell'intestazione del capitolo dedicato alla procedura di settaggio si legge: "Professional users only". Magari l'utente lascerà la 6922/6DJ8 in sede vita natural durante, giudicando non adatto a lui prodursi in un valzer dei tubi, ma comunque, dopo un certo periodo di utilizzo, sarà necessario controllare il voltaggio di bias per correggere eventuali scostamenti dal giusto valore. Operazione ripetiamo indispensabile, insieme a quella di settaggio dei jumpers, se si volesse sostituire la valvola in dotazione con una di serie differente. Il bias va regolato tramite i due potenziometri blu (P11 e P2) presenti nella PCB del pre.

Ritengo utile in questa sede descrivere nel dettaglio la procedura da seguire. Forse è superfluo dirlo ma se non vi sentite sicuri fatevi aiutare da un amico esperto. Prima di procedere al settaggio, per prima cosa bisogna spegnere l'apparecchiatura e munirsi dell'utensileria necessaria, cioè un piccolo giravite (non fornito) per ruotare il trimmer dei potenziometri (uno di quelli da orologiaio va benissimo), una chiave a brugola e un multimetro per la rilevazione del voltaggio di bias.


Andando nel particolare bisogna:

1) Con una chiave a brugola rimuovere le due viti superiori del pannello frontale e con un cacciavite a croce le altre due poste in alto nel pannello posteriore. Aprire il case superiore.

2) Accendere il preamplificatore senza inviare alcun segnale audio in ingresso.

3) Attendere al massimo 5 minuti dall'accensione.

4) Utilizzare il multimetro per misurare il voltaggio DC tra il punto test A (L) rosso presente nella PCB e il punto GND nero (in alternativa l'anello dell'interruttore o l'anello esterno della connessione RCA) del canale sinistro.

5) Girare il trimmer presente nella parte superiore del potenziometro P1 con un piccolo giravite, in senso orario e antiorario, sino a raggiungere la tensione di +6~+8 Volt.

6) Ripetere i passaggi 4 e 5 per il canale destro cambiando il punto test sull'A (R) e operando sul potenziometro P2.

7) Spegnere il preamplificatore.

8) Rimettere a posto la parte superiore del case e serrare le viti.

L'alimentatore switching

 

 

LE SPECIFICHE

Specifiche dell'unità finale di potenza

IC Tripath TA 2024
Potenza d'uscita: 2 x 6 Watt su 8 Ohm, 2 x 15 Watt su 4 Ohm (RMS)
Rapporto segnale/rumore (SNR): 98 dB
Range Dinamico: 98 dB
Distorsione IHF - IM: 0,10% a 1 Watt su 4 Ohm
THD + Noise 0,03% a 9 Watt su 4 Ohm - 0.1% a 11 Watt su 4 Ohm - 0.1% a 6 Watt su 8 Ohm
Alta potenza: 10% a 15 Watt su 4 Ohm - 10% a 10 Watt su 4 Ohm
Efficienza: 81% a 15 Watt su 4 Ohm - 90% a 10 Watt su 8 Ohm
Ingresso d'alimentazione: 5,5 mm/2,1 mm
Uscite diffusori: RJ45
Interruttore d'accensione/spegnimento
LED blu indicatore di potenza
Alimentazione DC 12V-13,2 V (max)


Specifiche dell'amplificatore per cuffia

Rapporto segnale/rumore (SNR) 92 dB
Potenza d'uscita 3,0 Watts per canale su 33 Ohm
Risposta in frequenza: 15 Hz - 100 kHz -1db
Impedenza d'ingresso: 10 kOhms


Specifiche del preamplificatore

Valvola serie 6DJ8/6922 o serie 12AU7 intercambiabili
Rapporto segnale/rumore (SNR) 92 dB
THD + Noise 0.05% a 10 kOhm - 0.15% a 33 Ohm
Un ingresso di linea RCA (Destro/Sinistro) [3 Vpp max]
Ingresso d'alimentazione 5,5 mm/2,1 mm
Uscita linea mini-jack 3.5 mm
Uscita cuffia mini-jack da 3.5 mm
Potenziometro/interruttore
Indicatore di potenza a LED Blu
Alimentazione DC 12V-13V (max)

Dimensioni: Larghezza 6,5 cm - Altezza 5,5 cm - Profondità 9,75 cm
Peso: 400 grammi.


Specifiche del trasformatore d'alimentazione Switching

AC 100V-240V/50-60Hz
Uscita DC 12 V 4 A (48W)
DC Plug 2,1 mm
Ripple & Noise <= 25 mV
Protezione di sovraccarico 105%-150%
Protezione di sovravoltaggio 115%-150%
Dimensions (P) 11,5 cm x (L) 5 cm x (A) 3 cm


Accessori

1) Cavo jumper mini-jack maschio-maschio da 3,5 mm
2) Biforcazione da applicare al trasformatore d'alimentazione da 2,1 mm
3) Valvola 6922/6DJ8
4) Trasformatore d'alimentazione Switching da 12 Volt
5) Manuale utente

 

 

L'ASCOLTO

Vi faccio subito la "lista della spesa" elencando i componenti del mio impianto utilizzati per la prova:

Giradischi Pro-Ject Debut II SE con testina Denon DL-160
Preamplificatore Rotel RC 06
CD Player Rotel RCD 1070
CD Player portatile Aiwa XP-V835
Lettore Media Samsung Q2
Lettore Media Philips Go Gear 2 gigabyte
Diffusori Canton LE 109 e Dynavoice Definition DF-6
Cuffia Sony MDR CD 270
Cuffia Beyerdynamic DT 880
Cavi di segnale Fluxus 2*70 S
Cavi di potenza Fluxus LTZ 900

Prima di procedere all'ascolto si raccomanda un "warm up" preliminare di 15 minuti, necessario affinchè la 6922 entri in temperatura. Ho testato per prima la sezione cuffia adoperando una vecchia Sony MDR CD 270 insieme ad una recente e di maggior pregio Beyerdynamic DT 880. Come per ogni oggetto Hi Fi è necessario seguire un adeguato periodo di rodaggio e l'Ernestolo non si sottrae a questa prammatica, ascoltato infatti per la prima volta manifesta un suono un po' chiuso e con qualche segno di aggressività nel registro medio-alto, ma già dopo qualche ora di utilizzo si avverte il passaggio ad una maggior ariosità e rifinitura generale insieme al rientro quasi completo delle punte di aggressività. La prestazione insomma, dopo un congruo numero di ore, diventa rilassata e naturale. La resa in cuffia si è rivelata decisamente buona con un sound pieno, possente e dinamico. Energia, incisività e livello di dettaglio appaiono pienamente soddisfacenti, privi di artificiosi sconfinamenti nell'iper-radiografante. Vi consiglio caldamente l'ascolto in cuffia dei vostri Media Player, comodamente collegabili grazie alla presa mini-jack sul frontale, troverete digeribili anche gli Mp3 e otterrete un sicuro enhancement rispetto all'ascolto fatto direttamente dal vostro lettore. Se non avete impellenti necessità di "movimento" mettetevi comodi e sfruttate la sezione cuffia del Carot One, scoprirete una nuova qualità nei vostri dispositivi portatili. Per di più l'Ernestolo è di facile trasportabilità, può essere per esempio posto su un comodino e ascoltato in cuffia mentre si è a letto.

Dopo la "full immersion" in cuffia, durata una settimana circa, collego il piccoletto all'impianto principale e ritrovo un sound tendente al morbido, all'arrotondato ma senza esagerare. Mi perdonino i non amanti dei clichè, coloro che si arrabbiano quando si parla di "calore" della gamma medio-bassa delle amplificazioni termoioniche, ma questo è proprio quello che hanno sentito le mie orecchie. Un'indispensabile raccomandazione: L'Ernestolo dispone di 6+6 Watt su 8 Ohm, va da se che in un ambiente domestico di medie dimensioni occorrono dei diffusori molto efficienti perchè riesca a esprimere una dinamica e SPL adeguate. Nella mia sala di circa 24 mq, abbastanza riflettente, con le Dynavoice (95/dB/w/m) andava alla grande e non ho mai avvertito la necessità di una potenza maggiore. Anche con le Canton si è comportato bene, grazie alle sue sorprendenti capacità di pilotaggio, ma con queste ultime ho raggiunto il clipping diverse volte soprattutto con i brani più dinamici ed energetici, è capitato per esempio con l'album "Rage Against The Machine" ma non si può pretendere la luna con una potenza così bassa e un diffusore da 89 dB/w/m. Direi che una sensibilità di almeno 93 dB/w/m "reali" sia più che sufficiente nella maggior parte delle situazioni, con 97 - 98 dB e oltre butterete giù i muri se i vicini non vi fermeranno prima facendovi trovare i carabinieri dietro la porta.

Rispetto al mio attuale riferimento, un Fenice 20 MKII, l'Ernestolo manifesta una maggior espansività della gamma media e medio-bassa, caratteristica che sarà certamente apprezzata dagli estimatori delle sonorità tendenti al morbido, corpose: non a tutti piace la personalità decisa, pura e dura, del TA 2024 per cui stemperarla un po' credo aiuterà a farlo accettare da una parte più larga di audiofili. Le voci e la parte centrale degli strumenti sono un po' in evidenza, direi che si presentano con un moderato effetto monitor. Il carattere di questo ampli ricorda la miglior stirpe dei "middle ground" anni '70 e '80, grandi elettroniche che sapevano coniugare un suono straordinariamente ricco, denso di magmatica sostanza armonica, in grado di riempire orecchie e anima e in antitesi con un certo tipo di High End moderna, iperanalitica e dalla personalità esilmente disegnata. Per fare un paragone muliebre, niente magre top model ma una bella donna giunonica.

L'indipendenza d'utilizzo ha favorito un supplemento d'indagine, così ho voluto provare la sola sezione finale preamplificandola con il mio pre Rotel RC 06, un buon pre di fascia medio-economica a stato solido. Con questo la resa si riaccosta a quella del riferimento ritrovando un lieve maggior controllo su tutta la banda audio, si possono scorgere maggior linearità e rigore che favoriscono un certo recupero di chirurgicità. Il Tripath TA 2024 in questa configurazione ritorna ad essere quella macchina vivisettrice che conosco, peculiarità ribadisco, che potrebbe anche non essere gradita dall'utente e che in ogni caso richiede, per essere apprezzata a fondo, delle registrazioni di sicura qualità. Ulteriori sviluppi sono da mettere in conto sostituendo la 6922 in dotazione con valvole di altro tipo e marca, ma è un'esercizio in cui, francamente, non mi sono cimentato.

Procedendo negli ascolti realizzo che quel sortilegio vantato dal TA 2024 viene in qualche modo leggermente mitigato, arrotondato a vantaggio di un suono più "normale", più vicino a quello "consueto" dei classe A e AB. Una piccola parte della straordinaria lucidità che si manifesta anche con una ricostruzione della scena a lama di coltello, precisissima nel posizionamento delle sorgenti sonore nello spazio, viene stemperata a favore di un'amalgama lievemente più calda. Il Carot One concede però una larga possibilità di "variazioni sul tema", è questa la sua vera forza. Comunque non coercisce la volontà dell'audiofilo obbligandolo ad un certo tipo di sound ma la sua versatilità gli consente di suonare come un classe "T" "tout court", basta preamplificarlo con un'elettronica diversa da quella che porta "in corpore". Se non si gradisce, spostando il jumper cable si ritorna al "mistico calore" della valvola oppure, sostituendola, si può diversamente modulare la timbrica a piacimento. Forse esagero, ma mi piace definire il Carot One come un minilaboratorio dove l'audiofilo smanettone potrà divertirsi liberando dalle catene la sua fantasia.

 

 

DIFETTI E OSSERVAZIONI

Nell'esemplare da me testato si sono manifestati distintamente dei "Pop" all'accensione e spegnimento, nonostante il manuale d'istruzioni dichiari che in sede progettuale ci si è adoperati per sopprimerli a vantaggio della purezza del suono. Io li trovo abbastanza fastidiosi e secondo me sarebbe bene che non ci fossero. Tali rumori sono di entità maggiore se si mette in tensione il preamplificatore a finale di potenza acceso, molto minori se, al contrario, si accende prima il pre del finale.

E' presente una specie di sibilo, udibile dai diffusori, a preamplificatore spento ma finale acceso, disturbo che sparisce lasciando il posto al normale rumore di fondo quando viene messo in tensione il preamplificatore oppure spento il finale.

Oltre all'ingresso linea e a quello per i Media posto sul frontale, un terzo sarebbe senz'altro utile magari per collegarci un pre phono: non tutti gli audiofili, anche i più giovani, ascoltano in monosorgente. Se non il giradischi si potrebbe collegare eventualmente un sintonizzatore o altro apparecchio.

 

  

CONCLUSIONI

La chiosa è univoca: il bilancio finale è positivo. L'Ernestolo rappresenta un'interessante variante del tipico suono della classe "T", ideale per chi ama dettaglio, analiticità e precisione ma, nello stesso tempo, considera con favore un certo viraggio verso sonorità più calde e pastose. Il "T impriting" rimane comunque, le variazioni sono sensibili ma non tali da stravolgere il tipico carattere del TA 2024, permane una straordinaria bonta di fondo che riesce a manifestarsi anche se a corredo ci sono implementazioni con PCB e qualità della componentistica passiva non proprio "audiophile". Non è questo però il caso dell'Ernestolo, oggetto ben curato sotto molti punti di vista. Le induttanze per esempio, almeno come dichiarato dal manuale utente, sono avvolte in aria e non in nucleo magnetico per una miglior qualità sonica, le alimentazioni di pre e finale sono completamente separate a tutto vantaggio dell'isolamento dalle mutue interferenze con il surplus di flessibilità nell'applicazione di altre fonti di alimentazione, comprese batterie del tipo "lead-acid". Il case in alluminio stilizzato e dalla speciale placcatura offre non solo un aspetto gradevole ma fornisce anche una buona capacità di protezione.

Chi ha voluto descrivere queste amplificazioni come delle "Slapstick" dovrebbe rivedere le sue posizioni alla luce degli odierni sviluppi e organizzare un ascolto ponderato anche con apparecchi come l'Ernestolo.
Non si tratta di figurine ritagliate con il cutter, di stereotipi di suono sgrassati di armonici, l'opera dei pupi quì non c'entra per nulla. Il suono è completo, in tutti i sensi: armonici, scena, energia, controllo, definizione, naturalezza e una timbrica assolutamente deliziosa sono tutti elementi che rendono davvero grandi queste piccole amplificazioni e il nostro Carot One non fa certamente eccezione a questa graditissima regola.

Alfredo Di Pietro

Agosto 2010


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