Cerca English (United States)  Italiano (Italia) Deutsch (Deutschland)  Español (España) Čeština (Česká Republika)
giovedì 28 marzo 2024 ..:: Amplificatore Finale di Potenza M2Tech Crosby ::..   Login
Navigazione Sito

 Amplificatore Finale di Potenza M2Tech Crosby Riduci


 

 

INTRO

Dev'essere stato il desiderio di fornire all'appassionato una gamma di elettroniche la più completa possibile che ha portato alla creazione nell'azienda M2Tech dell'amplificatore finale di potenza Crosby. Quando l'ho ricevuto a casa, un flashback mi ha riportato al dicembre 2009. In quel mese ero impegnato nel report dello scomparso Top Audio/Video milanese e l'ingegner Marco Manunta mi presentò, in una grande sala vuota dell'AtaHotel Quark, lontano dal pubblico, un apparecchio dal nome chilometrico, l'M2Tech Music Machines Morrison Versatile Music Manager - Iteration I. Anche se non ebbe seguito commerciale (forse i tempi per questo tipo di elettroniche non erano maturi), con soddisfazione l'ingegnere m'illustrò le sue potenzialità, quelle cioè di uno Streaming Player provvisto di connettività diretta con la rete, cablata e Wi-Fi, in grado di comunicare con tutti i dischi rigidi dei PC e con i NAS (Network Attached Storage) presenti sulla rete locale, equipaggiato (e questo era l'interessante) anche con un amplificatore integrato in classe D da 25 Watt per canale su 8 Ohm e 40 Watt su 4 Ohm, utilizzante dei chip della Texas Instruments. Queste caratteristiche gli conferivano una dignità da "All in one", rendendolo particolarmente versatile, ancor di più se pensiamo che, tramite un DSP, aveva la possibilità di modellare diverse curve di equalizzazione RIAA, come la Columbia e Decca, per i giradischi analogici. Quindi un dispositivo digitale avanzato ma che, al contempo, strizzava l'occhio pure agli audiofili vinilisti.

Non voglio indugiare in nostalgie del tipo "come eravamo", ma l'aver io attraversato una buona fetta del secolo scorso e il passaggio da un millennio all'altro, costantemente stimolato dalla mia passione per la musica e l'alta fedeltà, non può non aver creato delle spesse stratificazioni nella memoria. Con il tempo, il mio rapporto di stima con l'azienda toscana e il suo patron Marco Manunta si è conservato intatto, anzi si è accresciuto grazie a una conoscenza più diretta e specifica di alcuni suoi prodotti, poi sfociata in due recensioni. Animato da questa sete di conoscenza, nei primi mesi del 2018 gli ho proposto la recensione del preamplificatore/DAC Young MKIII, subito accettata, ma... immaginate la sorpresa nel vedermi recapitare insieme con questo anche un altro apparecchio, di dimensioni, estetica e peso confrontabili, ma con soli quattro LED e nessuna manopola sul pannellino anteriore in Plexiglas. Basta un minimo di esperienza per capire come dietro un siffatto frontale ci sia l'altissima probabilità che si nasconda un amplificatore finale di potenza. Tale è, appunto, il Crosby, manco a dirlo graditissimo ospite e protagonista della mia presente recensione. Presagivo interessanti sviluppi per questo nuovo oggetto, moderno, dall'aspetto spiccatamente "lifestyle", concetto oggi sin troppo abusato che indica l'appartenenza a un profilo di pensiero, in buona sostanza a una filosofia che caratterizza una certa categoria di prodotti. Inutile negare che oggi, uno "stile di vita" aderente ai piccoli ambienti e alla collocazione "desktop" si sia fatto progressivamente avanti anche nel campo dell'Hi-Fi e il Crosby è certamente nato sotto questi principi.


AMPLIFICATORE FINALE DI POTENZA M2TECH CROSBY


SPECIFICHE TECNICHE

Sensibilità d'ingresso: 1,25 Vrms (Single-Ended e bilanciato)
Potenza d'uscita: 60 Wrms per canale (Stereo, su 8 Ohm) - 110 Wrms per canale (Stereo, su 4 Ohm) - 180 Wrms (Mono, su 8 Ohm) - 350 Wrms (Mono, su 4 Ohm)
Rumore residuo: 30 uVrms (20 Hz - 20 kHz, pesato A)
SNR: 112 dB (pesato A)
THD+N: 0,003% (1 Wrms su 4 Ohm)
IMD: 0,0009% (10 Wrms - 18,5 kHz + 1 kHz)
TIM: 0,007% (10 W)
Tensione di alimentazione: 90-130 VAC o 180-260 VAC (impostata internamente) 50/60 Hz
Assorbimento: 615 VA
Fusibili: Termico da 3.15 A o 6.3 A
Ingresso alimentazione: Vaschetta IEC con portafusibile
Dimensioni: 200x50x200 mm (L x H x P)
Peso: 2,1 kg (apparecchio e dotazione) - 2,6 kg (confezionato)

 



Parlavo nell'introduzione della spiccata somiglianza tra lo Young MKIII e il Crosby, per loro è stata concepita una livrea comune a tutta la gamma "Rockstars". Di un robusto guscio in alluminio ripiegato a "C" è fatto anche il cabinet del Nash e dell'alimentatore Van der Graaf MkII, mentre lo Joplin MkII ADC e il Van der Graaf sono vestiti con una più tradizionale enclosure a parallelepipedo rettangolo. In tutti i modelli la colorazione è di un bel Silver. Ma ci sono altri due dati che depongono per un omogeneo abbinamento visuale tra lo Young e il Crosby: le dimensioni, identiche (200x50x200 mm) e il peso quasi coincidente: di 2 kg (inclusi accessori) il primo e 2,1 kg (compreso il cavo di alimentazione in dotazione) il secondo. Anche sul fondo di quest'apparecchio non ci sono viti a vista perché occultate da quattro piedini in materiale plastico, aderenti al metallo grazie a del tenace biadesivo, parecchio tetragono alle ripetute manovre di scolla-incolla. Dopo aver rimosso le quattro piccole viti, è possibile estrarre la lastra metallica, solidale al pannello anteriore e posteriore, su cui è alloggiata la PCB e il modulo di amplificazione ICEpower (dopo vedremo il modello). Altro non c'è sul frontalino nero in Plexiglas che quattro LED, posti sulla linea mediana, dall'aspetto perlaceo quando spenti. Indicano (dall'alto in basso) una situazione di sovracorrente (rosso) che si verifica quando il Crosby cerca di erogare al carico una corrente superiore alle sue possibilità. Segue il LED di accensione (bianco), il quale segnala la messa in tensione, quello di standby (blu) e infine quello rosso in basso, che si accende quando il finale raggiunge temperature eccessive per un funzionamento in piena sicurezza.

 



Si appella la classe D come "fredda", non mi pare poi tanto se devo giudicare la sensazione di piacevole tepore che ho ricevuto mettendo una mano sul Crosby dopo un'oretta di funzionamento. Certo, siamo ben lontani dal calore sprigionato da un Sugden A21 Prestige Anniversary LE (Classe A Pura), per esempio, che al momento ho in casa per una recensione, nel quale mettendo la mano sulla parte dello chassis dove sono posizionati i dissipatori, non si riesce a tenerla per più di pochi secondi. Andiamo al lato "B", come al solito riservato al parco connessioni. Facendo scorrere l'occhio da sinistra verso destra, troviamo sulla linea superiore i Binding-Post destro e sinistro per il collegamento dei diffusori, sulla centrale le due connessioni bilanciate (XLR) in ingresso, mentre sulla più affollata linea inferiore ci sono i connettori d'ingresso sbilanciati (RCA) per i due canali, il selettore a levetta che consente di scegliere tra i due tipi d'ingresso. Segue il commutatore della modalità di funzionamento, che permette di scegliere tra la configurazione stereo e mono (Mode ST/BRG), quest'ultima per il raggiungimento di potenze d'uscita davvero elevate. Le connessioni "trigger" si occupano d'inviare dal preamplificatore, o altra sorgente dotata di questo dispositivo, un segnale di "innesco" a 12 V a uno dei due presenti sul Crosby, così da accenderlo o spegnerlo. Questi sono in parallelo, per cui quello inutilizzato può servire a inoltrare il segnale trigger a un altro apparecchio (per esempio a un altro Crosby, quando ne vengono utilizzati due in configurazione mono a ponte).

 



Anche tale funzione è attivabile/disattivabile per mezzo di un selettore a levetta. Quando in opera, il nostro finale rimane in attesa di un segnale di trigger su uno dei suoi ingressi per accendersi. Se invece abbiamo deciso di farne a meno, l'elettronica può essere messa in tensione esclusivamente agendo sul suo interruttore di accensione. Sulla parte destra del pannello posteriore, infine, è posizionata la vaschetta IEC di alimentazione, con il classico connettore a tre poli, un piccolo vano portafusibile e l'interruttore di alimentazione. L'M2Tech Crosby può erogare un ampio range di potenze. Si va dai 60 + 60 Watt per canale su carico di 8 Ohm, valore ampiamente sufficiente per pilotare a dovere la stragrande maggioranza dei sistemi d'altoparlanti dinamici domestici, anche di sensibilità non elevata, ai 110 + 110 Watt se il carico si riduce a 4 Ohm. Questi diventano ben 180, in configurazione mono su 8 Ohm, e addirittura 350 se il carico scende a 4 Ohm, sempre in mono. C'è n'è d'avanzo anche per i critici diffusori elettrostatici, capacità di pilotaggio sui bassissimi carichi permettendo.

 




LA CLASSE DI AMPLIFICAZIONE "D"
CHE LA COMMUTAZIONE SIA CON NOI

 



Uno dei primi amplificatori a essere commercializzato in questa Classe di funzionamento fu il modello "X-10" della Sinclair Radionics, nel 1964. Nel percorso di elaborazione del segnale, un amplificatore funzionante in Classe D preleva quello in forma analogica presente all'ingresso e lo trasforma in un altro adoperando la tecnologia PWM (Pulse Width Modulation - Modulazione a larghezza d'impulso), vale a dire in un treno d'impulsi che corrisponde all'ampiezza e alla frequenza del segnale in ingresso. Tale tipo di trattamento permette di ottenere una tensione media variabile dipendente dal rapporto tra la durata dell'impulso positivo e di quello negativo (il cosiddetto Duty Cycle). All'uopo viene utilizzato un circuito comparatore che conforma il segnale entrante a quello PWM, che poi viene amplificato da uno stadio d'uscita che funziona in modalità a commutazione. In quest'ultimo sono possibili solo due stati, attivo e disattivo (On-Off), che si alternano a velocità molto elevata, corrispondenti agli impulsi PWM. La forma d'onda amplificata in PWM non può però essere presentata "sic et simpliciter" all'anello finale della catena, cioè ai diffusori, ma dev'essere prima soggetta a un filtraggio passa-basso per ristabilire la forma d'onda analogica ed eliminare i disturbi ultrasonici spuri della portante triangolare. Non bisogna prendere, come talvolta accade, questo processo come digitale.

 



Il segnale in realtà non viene affatto "digitalizzato", cioè convertito in un valore numerico. Anche se nell'aspetto è molto simile a quello digitale, il treno d'impulsi PWM altro non è, infatti, che un'altra versione "analogica" del segnale audio somministrato in ingresso. Va da se che questo processo di elaborazione presenta delle criticità (che il progresso tecnologico ha vieppiù appianato), rappresentate dal controllo delle spurie RF/EMI, dall'influenza che ha il filtro passa-basso in uscita sulla linearità di comportamento della risposta sulle alte frequenze ai vari carichi e, "last but not least", la qualità timbrica del suono, che soprattutto agli inizi non era al livello dei Classe AB. A fronte di queste criticità, oggi comunque decisamente ridimensionate dall'evoluzione tecnologica, si riconoscono degli indubbi vantaggi, tra cui l'altissima efficienza (teorica è del 100% e reale intorno 94%), con il conseguente rimarchevole livello di risparmio energetico (più del 90% se paragonato al 50-60% degli amplificatori di Classe AB), la compattezza delle dimensioni in relazione alla potenza erogata in uscita. Si aggiunge a queste il funzionamento "a freddo", conseguibile grazie al contenuto livello di dispersione energetica sotto forma di calore, l'elevato "Damping Factor" (fattore di smorzamento), che può essere raggiunto grazie alla bassa impedenza d'uscita. Tipici elementi attivi di uscita sono i MOSFET.


ICEPOWER
ALLE PORTE DEL COSMO


Attingendo da fonti sicure esistenti sul web, è possibile ricomporre l'avvincente storia del marchio danese. Tutto ha inizio dal 1994, quando una persona sicuramente geniale, Karsten Nielsen, scrisse una tesi di dottorato dal titolo "Tecniche degli amplificatori di potenza audio basati su una conversione efficiente dell'energia", presso l'Università Tecnica della Danimarca. Fin dagli esordi il destino di queste amplificazioni fu però legato al nome della Bang & Olufsen, visto che lo studio nacque come parte di un progetto in collaborazione con questa nota società elettronica di fascia alta danese. Tuttavia, fin dal principio la ICEpower assunse il ruolo non solo di dipartimento della Bang & Olufsen, ma di società a sé stante e separata. In tempi in cui l'applicazione nell'audio della tecnologia in classe D rappresentava una novità, generando grande interesse, lo stretto rapporto tra le due realtà consentì di accedere a risorse, strumenti di progettazione, competenze tecniche, processi di qualità e conoscenza del business che furono di grande importanza nella loro evoluzione. Le scoperte del brillante studioso furono impiegate nel progetto degli altoparlanti attivi Beolab 1, il passo seguente, nel 1997, fu di conferire a Nielsen un dottorato di ricerca. L'anno dopo, come naturale prosecuzione della cooperazione, la Bang & Olufsen lo assunse. Nel 1999 fu costituita una nuova società di ricerca e sviluppo, una "joint venture" tra lui e il marchio, l'obiettivo era quello di progettare componenti (dispositivi elettronici discreti) per amplificatori integrati aventi potenze fino a 1000 Watt.

Il nome inizialmente scelto per la neonata società fu "Bang & Olufsen PowerHouse", ma due anni più tardi, nel 2001, fu ribattezzato in "Bang & Olufsen ICEpower" e il primo prodotto commerciale fu rilasciato: la serie A. La vicenda prosegue nel 2002, anno in cui l'azienda entrò in collaborazione con la Sanyo Semiconductor, un colosso dell'elettronica, importante produttore di chip amplificatori. Una delle caratteristiche della ICEpower è la sua propensione ad allacciare fruttuose collaborazioni con altre aziende del settore, così nel 2003, contemporaneamente al lancio sul mercato della gamma di prodotti ASP, la società avviò una partnership con la Samsung Telecommunications per lo sviluppo di un amplificatore dedicato ai telefoni cellulari. Tra il 2003 e il 2008 c'è stato un ampliamento della gamma prodotti dell'azienda, con l'inclusione di componenti per l'amplificazione audio dei telefoni cellulari, Home Audio (altoparlanti e amplificatori attivi), Car Audio e Home Theater, fatto che allargava l'ambito d'azione all'audio multicanale. Il 2008 fu un anno d'importanti cambiamenti: Bang & Olufsen acquisì la partecipazione di Nielsen nella società, rendendola una sussidiaria interamente controllata da lei. La conseguenza fu l'abbandono della compagnia da parte dell'inventore. Nel giugno 2012, Bang & Olufsen/ICEpower ha cambiato la sua ragione sociale in ICEpower A/S, una società formata da oltre 40 dipendenti, sempre operante nel campo degli amplificatori in classe D, il cui sviluppo ingegneristico viene svolto nella sede danese di Kongens Lyngby.

Nel tempo si è quindi verificata una mutazione di obiettivi, passando da prodotti dedicati a mercati di nicchia, come i componenti audio di fascia alta, al primo decennio degli anni 2000, quando l'azienda ha fatto il suo ingresso nel mercato di massa dell'elettronica di consumo. Circa il 40% dei telefoni cellulari Samsung utilizzavano il suo IP e oltre 100 milioni di moduli amplificativi furono spediti. Davvero lunga è la lista degli attuali clienti, operanti sia nell'alta fedeltà che nel professionale, senza escludere la telefonia mobile e il Car Audio. Comprende prestigiosi marchi come Alpine, Aston Martin, Asus, Audi, Bowers & Wilkins, Fender Musical Instruments Corporation, Eclipse di Fujitsu Ten, Elipson, Genz-Benz, Jeff Rowland, Legacy Audio, MartinLogan, Pioneer, PS Audio, Rotel, Teac, Wyred 4 Sound, Seymour AV, Vazari Audio, Samsung e Bang & Olufsen. Oggi la cooperazione prosegue con Harman. Gradualmente la ICEpower ha creato un potente business OEM, offrendo piattaforme utilizzate in sistemi a bassa potenza ma anche nei giganteschi sistemi di Array Line Pro. Una delle sue più indovinate mosse strategiche nel 2016 è stata l'acquisizione della svedese Audio Bricks e della sua holding. In realtà i due fondatori di Audio Bricks, Patrik Boström e Lars Press Petersen, erano già ben noti alla ICEpower, la quale aveva collaborato con entrambi. Recentemente, un certo numero d'ingegneri della Texas Instruments si sono uniti a ICEpower nel suo nuovo quartier generale a Copenaghen, in Danimarca.


MODULO ICEPOWER 125ASX2
IL CUORE PULSANTE DEL CROSBY

 




SPECIFICHE TECNICHE

Potenza erogata: 450 Watt con l'1% di THD+N, da 20 Hz a 20 kHz, su carico di 4 Ohm in configurazione BTL (Bridge Tie Load) - 2 x 120 Watt con 1% di THD+N, da 20 Hz a 20 kHz, su carico di 4 Ohm in configurazione SE (Single Ended) e con entrambi i canali in funzione.
Gamma dinamica: 121 dBA (BTL) - 117 dBA (SE)
Distorsione armonica: THD+N = 0,002% a 1 Watt (carico di 8 Ohm, 1 kHz, configurazione SE) - THD+N = 0,002% a 1 Watt (carico di 8 Ohm, 1 kHz, configurazione BTL)
Efficienza totale: 86,4 % a 250 Watt, 8 Ohm
Distorsione d'intermodulazione: CCIF 18,5 kHz/1 kHz = 0,0009% a 10 Watt, 4 Ohm
Alimentazione ausiliaria non regolata: ±25 Volt
Rete selezionabile: 85-132 VAC e 170-264 VAC

 



Sin dall'ingresso nel mercato audio, nel 2001, la ICEpower ha prodotto dei performanti moduli di potenza per amplificatori in Classe D "plug-and-play". Tali unità sono pre-progettate e ampiamente autonome, disponibili per potenze da 50 a 1200 Watt. Il 125ASX2, scelto dall'ingegner Marco Manunta per il Crosby, fa parte della serie più recente di moduli, la AS (Amplification - Supply), che comprende soluzioni a canale singolo e doppio da 100 Watt a 1200 Watt per canale. Un range che può coprire la pratica totalità delle esigenze amplificative in ambiente domestico e oltre. Il Datasheet, scaricabile in formato Pdf dal sito ufficiale ci mette al corrente che tale modulo è basato sulla tecnologia brevettata HCOM (Hybrid Controlled Oscillation Modulator), secondo l'azienda garanzia di una grande larghezza di banda, gamma dinamica migliorata e distorsione eccezionalmente bassa e controllo. Altra tecnologia implementata è la MECC (Multivariable Enhanced Cascade Control). Pienamente autonomo, questo modulo integra un alimentatore ICEpower con convertitore di rete selezionabile e un'alimentazione ausiliaria dedicata ai circuiti esterni. Trova larga applicazione in diffusori attivi e subwoofer, sistemi wireless, audio multimediale, amplificatori Hi Fi, di strumenti musicali e nell'audio multicanale. Può essere configurato su uscita stereo o mono e non necessita, data la bassa dispersione energetica sotto forma di calore, di dissipatori esterni. Mancano anche le schermature EMI.

 



Una cosa che certamente rassicurerà i possessori del 125ASX2 è la protezione da cortocircuiti, sovraccarichi e surriscaldamento. Questo monta pure fusibili incorporati e un filtro EMI per soddisfare le norme CE e FCC. La costruzione robusta e le varie protezioni lo rendono a prova di bomba: durante gli ascolti e le misure, pur tirandogli il collo, non ho avuto il minimo problema. In un'unica occasione si è acceso il LED di sovracorrente, durante la riproduzione di rumore rosa a un livello sicuramente esagerato. Si tratta comunque di un segnale test che esula dai normali ascolti. Ho l'impressione che l'unico modo per romperlo sia quello di prenderlo a martellate... Il lettore si chiederà il perché della presenza di una scheda rossa, su cui appare la scritta "Crosby Stereo Power Amp Rev. 1.2 - 9/2017", visto l'utilizzo di un modulo amplificativo pienamente autosufficiente. Me lo sono chiesto anch'io e, non trovando una risposta sicura, ho girato la domanda direttamente al progettista, Marco Manunta. Ve la ripropongo paro paro: "La scheda è in parte responsabile del buon suono dell'apparecchio. Ha varie funzioni: 1) Gestione del trigger. 2) Ospita i due condensatori Wima in poliestere metallizzato che sostituiscono i due ceramici in serie al segnale sulla scheda IcePower (che noi bypassiamo). 3) Realizza un buffer ad alta corrente per pilotare l'ingresso della scheda IcePower. Infatti, l'impedenza d'ingresso di questa è fortemente capacitiva: a fronte di 270 kOhm a bassa frequenza, crolla a circa 7 kOhm ad alta frequenza, abbastanza da "colorare" il suono dell'amplificatore se lo si pilota con un pre ad alta impedenza d'uscita e/o usando cavi lunghi. 4) Ospita il convertitore bilanciato/sbilanciato (la scheda IcePower ha solo ingressi sbilanciati)".

 



Non credo a questo punto ci sia molto da aggiungere sulla cura che il marchio toscano dedica alle sue creazioni e alla volontà di produrre apparecchi non banali, in tempi in cui alcuni "progettisti" comprano schedine cinesi da quattro soldi e poi le rivestono con cabinet brillanti e "glamour".


LE MISURE


SETUP

Dummy Load & Differential Front End Lym Audio
Scheda Audio E-MU Creative Professional Pre Tracker USB 2.0
Multimetro digitale PCE UT-61E
Cablaggio di segnale Supra Dual RCA, Labirinti Acustici Fluxus di Potenza


POTENZA EROGATA:
60 Watt su 8 Ohm -----> 21,909 Volt - 117 Watt su 4 Ohm -----> 21,630 Volt.
Condizioni Test: Tono sinusoidale a 1000 Hz - THD 0,14% - Due canali in funzione.

GUADAGNO:
29,222 dB

CLIPPING:
26 Volt, equivalenti a 84,5 Watt su 8 Ohm

DIFFERENZA TRA I CANALI:
0,03 dB (a favore del destro)

IMPEDENZA D'INGRESSO:
43.780 Ohm (Canale Destro)
43.975 Ohm (Canale Destro)

IMPEDENZA D'USCITA:
0,31 Ohm

DAMPING FACTOR:
25,935

Non dispongo di un carico fittizio che possa sopportare con sicurezza wattaggi molto elevati. Anche se i resistori montati assicurerebbero teoricamente una tenuta sino a 400 Watt, i dissipatori termici montati non sono molto grandi e questo per un problema di accoglimento nel limitato spazio che concede il cabinet. Il Crosby è stato quindi testato in configurazione stereo, che poi in buona sostanza sarà quella adottata dalla maggioranza degli utilizzatori.



Iniziamo canonicamente dalla risposta in frequenza, una delle misure certamente più significative tra quelle usualmente effettuate. C'è un dato confortante che balza subito all'occhio, vale a dire la limitatezza del ripple che si verifica sulle alte, quasi inevitabile nelle amplificazioni in Classe D a causa della presenza del filtro passa basso antiportante in uscita. Sul carico di 8 Ohm i 20 kHz sono sottoslivellati rispetto al centro banda (1000 Hz) di 0,12 dB, la massima punta negativa dell'oscillazione si raggiunge a circa 30 kHz (-0,17 dB), mentre il picco di risonanza, davvero contenuto, si verifica a 62.273 Hz e vale 0,04 dB. Un nulla. Dal lato basse troviamo i 20 Hz a -0,12 dB e i 10 a -0,47 dB. Ancora più regolare, come prevedibile, la situazione a 4 Ohm, dove i 20 kHz risultano "esaltati" di 0,08 dB, sempre rispetto al centro banda, lo stesso i 30 kHz, mentre un dolce "roll-off" inizia a manifestarsi a partire da 40 kHz (-0,04 dB). A -1 dB sono posti i 64 kHz. Da questi dati si acquisisce una certezza: il Crosby avrà un comportamento molto valido e lineare indipendentemente dal carico presentato ai morsetti.



Per le spettrali ho individuato quattro valori di potenza test: 1, 12, 30 e 60 Watt, il quarto corrispondente alla massima nominale in configurazione stereo, su carico di 8 Ohm. Il tasso di THD/THD+N individuato a 1 Watt è, rispettivamente dello 0,0045% e 0,087%, seguono a ruota le distorsioni d'intermodulazione, che si mantengono ben contenute: 0,0054% sul doppio tono 13/14 kHz, 0,0050% (19/20 kHz) e 0,019% sulla più critica 250/8000 Hz. Nei due doppi toni superiori si nota una prevalenza della IMD di terzo ordine sulla seconda, laddove a 250/8000 Hz si verifica una sostanziale parità (MD2 0,0075% - MD3 0,0074%). Salendo in potenza, a 12 Watt c'è un abbassamento dei valori, La THD scende a un ottimo 0,0015% (THD+N 0,024%), di conseguenza più ridotte anche le intermodulazioni: 0,0036% (13/14 kHz), 0,0051% (19/20 kHz) e 0,014% la SMPTE IMD 250/8000 Hz. Cambiano davvero di poco i tassi alla potenza intermedia di 30 Watt, con una parità rispetto ai 12 Watt per quanto riguarda la IMD 19/20 kHz. Più "mosse" appaiono le spettrali alla potenza massima nominale, 60 Watt, livello sul quale la THD/THD+N risulta dello 0,14% e 0,15%. Sensibilmente più basse appaiono invece le intermodulazioni sui doppi toni superiori, 0,041% e 0,094%, mentre la SMPTE IMD si attesta sullo 0,69%. La squadratura dell'onda sinusoidale, significativa del clipping, si verifica alla potenza di 84,5 Watt. Contenuta la spuria di rete, sui grafici collocata mediamente intorno ai -120 dBFS. Calcolando l'intervento del partitore di tensione, che ha attenuato il segnale di 100 volte (-40 dB), la troviamo esattamente a -80 dBFS.



Gli stessi livelli di potenza sono stati utilizzati per la rilevazione della distorsione armonica (Totale, seconda e terza). Ben regolare l'andamento a 1 Watt, con un modesto rialzo dei tassi non appena superati i 3-4 kHz, dato di riscontro abbastanza comune. Il rapporto tra i due ordini armonici esaminati, vede la seconda prevalere sulla terza su tutto l'ambito della misura. A 12 Watt la crescita sulle alte si mostra più netta e precoce, mantenendosi immutato il rapporto tra seconda e terza armonica, anche se la forbice tra le due diventa più evidente dopo i 1000-1500 Hz, vale a dire nel punto in cui la distorsione inizia a salire. A 11.338 Hz la situazione è la seguente: THD e seconda armonica 0,02%, terza armonica 0,005%. Dei significativi cambiamenti si possono osservare alla potenza di 30 Watt, nei rapporti tra la seconda e terza armonica. In questo caso è la terza a prevalere sulla seconda, ma al centro banda (1000 Hz) si riscontra un'inversione di tendenza con il sorpasso della seconda sulla terza. A 12.726 Hz il divario tra le due è ancora più ampio, con la seconda (che partecipa in larga parte alla distorsione armonica totale) centrata sullo 0,02%, mentre la terza raggiunge il suo minimo "storico": appena lo 0,00087%. Alla potenza massima nominale tutto si regolarizza, le tre curve decorrono parallele e costanti, senza particolari deviazioni. Qui è la terza a spiccare sulla seconda in tutto il range di frequenze preso in considerazione (20 Hz - 20.000 Hz).




Concludiamo il pool di misure con le rilevazioni delle distorsione armonica totale e delle tre intermodulazioni. Notevole è l'effetto visivo dei grafici, emerge la figura di un amplificatore finale in grado di comportarsi egregiamente sino al limite della potenza massima nominale, ben sfruttabile in qualsiasi condizione d'uso.


L'ASCOLTO
LE CHIACCHIERE STANNO A ZERO



IMPIANTO

PC Lenovo G50

Preamplificatore/DAC M2Tech Young MKIII

CD Player Rotel RCD 1070

Giradischi Pro-Ject Debut II SE con testina Denon DL 160

Preamplificatore Phono Grandinote Celio

Diffusori Canton LE 109 - Aliante Caterham Seven Exclusive - King Sound Queen II


Ancora oggi, e non senza qualche fondata ragione, si guarda con un po' di sospetto alle amplificazioni in Classe D, dagli audiofili più esigenti e raffinati ritenute non all'altezza di quelle in Classe AB. Dal fenomeno T-Amp tanta acqua è ormai passata sotto i ponti, il piccoletto e tutte le sue numerosissime reincarnazioni ha rappresentato una specie di rivoluzione nel mondo dell'audio, per meglio dire di un certo audio. Pareri anche molto contrastanti sono stati espressi su questa classe di lavoro, per lo più generici e non inerenti a uno specifico oggetto, cose spesso dette a caldo e quindi sotto l'impulso del momento. Ma, si sa, le opinioni più affidabili sono quelle formulate a bocce ferme, quando i clamori e le polemiche si sono in qualche modo raffreddati, senza dimenticare che talvolta in queste può giocare il fattore di simpatia/antipatia, anche contro la persona che le ha dichiarate. La mia personale esperienza d'ascolto e misura di queste amplificazioni si è progressivamente infoltita, procedendo di pari passo con una conoscenza sempre più approfondita della tradizionale Classe AB, da molti ritenuta (e anche da me) come un vertice da uguagliare. Ho ascoltato Chip Amp che, pur facendo onestamente il loro dovere, tendevano a semplificare il dettaglio come il contenuto armonico delle registrazioni. Ho ascoltato e avuto in casa per qualche tempo "signore" amplificazioni, come l'accoppiata NuForce (Pre P-9 e finali 9 SE), prestatami da un amico in occasione della recensione riguardante i diffusori Dynavoice Definition DF-8.

Questa mi è apparsa come una soluzione dalla forte personalità, eccellente soprattutto in alcuni parametri come la dinamica, un'analiticità che portava a spaccare il capello in otto, una gamma bassa fluida e dalla sconcertante facilità di materializzazione. Poi magari ti arriva tra capo e collo un "integratino" valvolare da una diecina di Watt per canale, il Fezz Audio α Lupi tanto per fare nomi e cognomi, che ti sconvolge con la sua incredibile naturalezza, correttezza e finezza. Venendo agli ICEpower, li ho ascoltati parecchie volte nel corso di mostre audio, per quello che può valere una sensazione percepita in ambienti spesso rumorosi, affollati di gente e dall'ottimizzazione acustica precaria o inesistente. Ho avuto a che fare con essi anche in casa, non però come amplificatori "stand alone" ma integrati (due unità da 50 Watt cadauno) nei diffusori Nearfield Studio Monitor HEDD Type 05. Difficile giudicare un qualcosa che non si era mai ascoltato prima in ambiente controllato, soprattutto se questo è indissolubilmente legato a un altro dispositivo. Ecco quindi arrivata l'occasione giusta per "spupazzarseli" a dovere, tenendo tuttavia ben presente che il progettista della M2Tech ha inteso apporre al modulo ICEpower 125ASX2 il suo inconfondibile sigillo. Lo ha fatto, come dicevamo prima, facendo passare il segnale d'ingresso prima in una PCB proprietaria e gli audiofili più smaliziati sanno quale sia la fondamentale importanza dello stadio d'ingresso di un amplificatore, qualunque esso sia. Di quale pasta sia fatto il Crosby appare evidente sin dal primo disco ascoltato, As Falls Wichita, So Falls Wichita Falls di Pat Metheny e Lyle Mays.

Riconosco subito una delle doti che, mediamente, più spiccano in questo tipo di amplificatori, parlo della gamma bassa e medio-bassa, range in cui anche l'M2Tech mostra di trovarsi perfettamente a suo agio. La Fender Precision Bass del grande Path ha un'inusitata liquidità, si esprime fluida e senza il minimo impaccio. Anche la media non presta il fianco a critiche, tutto quello che rientra nella gamma centrale è corretto, ben rifinito e con una gran dinamica, magari a volte esposta non con il proverbiale "aplomb" inglese. Passo a qualcosa di più energico, Bad Hombre di Antonio Sanchez, proprio per meglio mettere a fuoco queste prime impressioni. La gagliardia con cui i salti dinamici vengono fatti pervenire alle orecchie mi parla di un'amplificazione forzuta, che non indugia in mollezze ma ha dei tratti di egregia solidità. La batteria in "Momentum" è davvero eccitante, ad alto volume le veloci serie sul rullante arrivano come delle mitragliate. Per converso, nel brano "Badia", contenuto nell'album Tale Spinnin' dei Weather Report, sesto in studio del mitico gruppo Jazz fusion, intatta è la magia che scaturisce dall'intreccio delle piccole percussioni. Ma non vorrei dare l'impressione di essere al cospetto di un finale brutale, tutto muscoli e con poca raffinatezza perché così assolutamente non è. La gamma medioalta e alta, com'è possibile appurare anche nell'album "Invenzioni" del gruppo di percussioni Tetraktis, registrato dall'etichetta Decca in maniera eccellente, non è mai grezza o approssimativa. Nulla viene "semplificato", si conserva piuttosto in ogni occasione una pregevole tendenza all'analisi, un tipo di attenzione alla "nuance" che però non è esasperata o troppo puntigliosa.

Mi sembra che nel reame del Crosby tutto sia governato con esemplare correttezza, non asettica ma supportata da un comportamento schietto, aitante. Indugio sui generi energetici, c'è lo scatto del centometrista nella batteria di Billy Cobham, impegnato nel suo percussionismo esplosivo in "Quadrant 4", da "The Best of Billy Cobham". Dave Weckl, un altro grande batterista, ci elettrizza in "Sternoids" da Convergence, brano dalle reminiscenze mintziane, in cui non manca all'appuntamento l'impressione dell'irrisoria agevolezza con cui il Crosby amministra il contenuto energetico. Tutto appare teso e vibrante, rapidi si presentano gli improvvisi transienti, ma ciò che più impressiona è proprio l'apparente mancanza di affaticamento nelle occasioni che richiedono muscoli ben allenati. Molto bello è il brano "Carousel", con la voce di Emilie Claire Barlow dotata di grana quasi impalpabile, forse la perla di quest'interessante lavoro. A proposito di voci, come se la cava il nostro finale? Molto bene direi, sia nelle femminili che nelle maschili. La sensualità riposta nelle corde vocali di Janiva Magness in "I'm Feelin' Good" convince. Dotato di una gamma media ben presente, il Crosby fa di questa il perfetto baricentro delle sue tessiture, persuade la sua generosità, pari alla medio-bassa, dote che contribuisce a un'emissione densamente materica, sempre di grande sostanza. Con il nostro finale non si avrà mai l'impressione di rimanere a bocca asciutta. Bettye Lavette, voce blues per eccellenza, graffia moderatamente in "He Made a Woman Out of Me", sicuramente non quanto la grande Janis Joplin nel mitico "Cry Baby" dell'album Pearl.

Sembrerà una frase - audiofila - fatta, ma la sensazione di avere lì davanti la cantante è forte, la sofferta ballata si arricchisce di pathos proprio in virtù della notevole consistenza timbrica. Così il caldo registro vocale del grande Fabrizio De Andrè assume una levigata scorrevolezza, un incedere libero da timidezze in "Via del Campo". Con i suoi 60 Watt per canale in configurazione stereo su carico di 8 Ohm, ce n'è a sufficienza per la maggioranza dei sistemi dinamici "Home"; le mie Canton LE 109 sono state pilotate a dovere, altrettanto è avvenuto con le poco sensibili Caterham, che sembravano essere state sottoposte a una terapia vitaminica, non male pure con le ostiche Queen II (sistema ibrido dinamico/elettrostatico). Passo senza meno al genere sinfonico, dove il Crosby esibisce una sorprendente capacità di unire forza e cesello nella Wellington's Victory Op. 91 di L.v. Beethoven. La sua indole essenziale, intesa come assenza di lentezza o ingombrante verbosità, agevolano la resa dell'orchestra, in cui i timbri individuali risultano nitidi e ben riconoscibili. Una certa reattività controllata favorisce quella tensione di cui questa partitura e ricca, rendendo questo brano vivo, guizzante. Proseguo su questa linea con un altro capolavoro del genere "guerresco", l'Ouverture Solennelle "1812" Op. 49 di Pëtr Il'ič Čajkovskij, si, proprio quella con i famosi colpi di cannone. Apro la manetta... Quando arrivano sono come una mazzata, mi fanno sussultare dalla poltrona, temo per l'incolumità dei woofer ma questi reggono bene la "botta". Per inciso, la registrazione è quella epica della Mercury Living Presence, con Antal Dorati a capo della Minneapolis Symphony Orchestra.

C'è posto anche per una compilation, The Future Starts Here: The Essential Doors Hits, una carrellata di capolavori, da "Break On Through a "The End", passando per il mitico "Light My Fire". La trasparenza è di buon livello, ben distinguibile l'individualità degli strumenti e della voce di Jim Morrison, ognuna si integra bene con le altre mantenendo inalterata la nettezza di contorni. È sicuramente qualcosa di diverso dall'affermazione che fece un noto recensore a proposito del T-Amp: "Voci e strumenti sembrano ritagliati con un cutter, come a formare un collage". Qui la specificità delle sorgenti viene mantenuta, ma i contorni non sono definiti da un freddo quanto preciso strumento chirurgico. La musicalità c'è, non si verificano estremizzazioni, tutto procede in un alveo di armonia e gradevolezza, almeno sinché non si esagera con il volume. Quando invece si vuole tirare il collo al Crosby, questo manifesta la sua disapprovazione diventando un po' scorbutico. A onor del vero non succede solo a lui, ogni amplificazione a un certo punto esprime l'approssimarsi del limite indurendo la timbrica, comprimendo la dinamica e diventando molesto alle orecchie. Nel bellissimo disco "Marimbach - Bach Arranged for Marimba Solo" di Beverley Johnston, si passa in rassegna una lunga serie di perle bachiane. In questa sede, oltre al valore musicale di questo CD, c'interessa riferire il comportamento dell'M2Tech, come se la cava con un suono che fa della dolcezza il suo vessillo.

Forse non suona come un valvolare Single-Ended di 300B, ma non fa nemmeno troppo rimpiangere la sua assenza. Le piccole esplosioni percussive sono e rimangono vellutate, in virtù della sua fondamentale correttezza timbrica sa ben conciliare incisività e melodiosità, se il messaggio musicale le contiene. In questo senso il Crosby non caratterizza o colora alcunché, ponendosi costantemente su una linea di esemplare neutralità. Concludo la mia seduta d'ascolto con la Partita N. 1 BWV 825 di J.S. Bach, meravigliosamente interpretata al pianoforte da Igor Levit. La forza catartica di questo sublime capolavoro traspare dall'intessuto timbrico dello strumento, che il nostro finale rende con intensità, candore e un'immediatezza che colpisce direttamente al cuore. Chi ama godere di una musica senza orpelli, aborre gli "effetti speciali" e le famigerate colorazioni desiderando una macchina da musica che va dritta all'essenza del suono, troverà nell'amplificatore finale di potenza M2Tech un fedelissimo alleato. Da parte mia, come audiofilo di lungo corso, non posso non apprezzare lo sforzo che hanno compiuto l'azienda toscana e la ICEpower nel dichiarare una lotta senza quartiere alle limitazioni che ancora affliggono certi Classe D. Qui l'obiettivo di coniugare le loro migliori qualità con quelle degli "AB" sembra ben approssimato. Il risultato si è concretizzato in un'elettronica quanto mai solida, ma non per questo disposta a sacrificare raffinatezza e aderenza alla veridicità del timbro peculiare di voci e strumenti.


Alfredo Di Pietro

Luglio 2018


 Stampa   
Copyright (c) 2000-2006   Condizioni d'Uso  Dichiarazione per la Privacy
DotNetNuke® is copyright 2002-2024 by DotNetNuke Corporation