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 Amiata Piano Festival 2016 - Baccus - Sabato 2 luglio Minimizar

 

 

Amiata Music Master

Eredi della scuola pianistica!

(Programma a sorpresa)

 

Fryderyk Chopin

Etude N° 2 in la bemolle maggiore, dai 3 Nouvelles Etudes

Polacca in la bemolle maggiore "Eroica" Op. 53

Maurizio Baglini

 

Fryderyk Chopin

Ballata N° 4 in fa minore Op. 52

Gabriele Strata

 

Franz Liszt

Ballade N° 2 in si minore S. 171

Axel Trolese

 

Franz Liszt

Leggenda di San Francesco di Assisi che predica agli uccelli. Allegretto.

Roberto Prosseda

 

Frederic Chopin

Notturno Op. 27 N° 2.

Roberto Prosseda/Gabriele Strata

 

Claude Debussy

Studio N° 11 "Per gli arpeggi compositi"

Maurizio Baglini/Axel Trolese

 

Sergej Rachmaninov

Pasqua russa - Allegro maestoso dalla Suite n. 1 Fantaisie-Tableaux

per due pianoforti

Maurizio Baglini e Axel Trolese

 

Witold Lutosławski

Variazioni su un tema di Paganini

Roberto Prosseda e Gabriele Strata

 

Felix Mendelssohn Bartoldy

Marcia nuziale - Allegro vivace, dal Sogno di una notte di mezza estate

Maurizio Baglini, Roberto Prosseda, Axel Trolese e Gabriele Strata

 

 

Pare proprio che il caso abbia voluto remare contro quest'importante appuntamento dell'Amiata Piano Festival 2016. Nella stessa serata d'esordio dell'Amiata Music Master, il nuovo format concertistico che vede a confronto maestri e allievi, c'era la partita Italia Germania degli europei di calcio e, come se ciò non bastasse, si consumavano anche il Palio di Siena e la notte bianca. Quanto basta per mettere di cattivo umore qualsiasi direttore artistico, vistosi rovinare la festa proprio nel tanto atteso concerto "clou". Non però Maurizio Baglini, il quale ha le spalle larghe ed è abituato alle sfide. Anzi, sono convinto che da queste circostanze avverse abbia trovato un potente stimolo, una sorta di rocambolesco colpo di teatro, per rovesciare a suo favore il risultato. E così è stato... Oltre cento persone presenti al concerto, in una sala che può ospitarne al massimo trecento, non è certamente un dato deludente, soprattutto in un paese di calciofili come il nostro. Se tanto mi da tanto, sicuramente nel successivo appuntamento dell'Amiata Music Master, quello dedicato agli archi che troverà spazio nella tranche di Euterpe, ci sarà il pienone. Questa semmai era la sfida da vincere, non quella ipotetica tra i maestri da un lato e gli allievi dall'altro. Nelle intenzioni dell'ideatore, questa manifestazione "work in progress" vuole addurre delle motivazioni nobili, che vanno molto al di là del carattere circense in cui dei leoni si affrontano e lottano tra loro con tutte le forze per avere la meglio. Maestri e allievi sono stati concordi nell'opporsi categoricamente a questa ipotesi, anche se una sia pur larvata parvenza di sfida non può essere negata nella fase in cui maestro e discepolo hanno affrontato lo stesso brano.

Ecco che emerge un concetto, chiaro sin dal titolo, significativo di un confronto che deve andare oltre il mero spettacolo per investire ragioni etiche molto importanti. Anch’io nel mio piccolissimo ho voluto creare un qualcosa di originale: rivolgere ai quattro pianisti delle brevi interviste, cinque domande che loro hanno accettate con sincero entusiasmo, identiche per i due maestri e altre cinque identiche per i due allievi. Come vedrete, sono venute fuori delle cose molto, molto interessanti. I maestri impegnati nel cimento erano Maurizio Baglini e Roberto Prosseda, entrambi classe 1975, mentre Axel Trolese e Gabriele Strata erano gli allievi, rispettivamente di 19 e 17 anni. Baglini ha trovato in Prosseda, punto di riferimento del pianismo internazionale, un validissimo alleato, nei fatti l'unico che abbia accettato tra quelli interpellati senza farsi spaventare dalla novità. Il pianista latinense ha conquistato notorietà internazionale per essere uno dei più grandi interpreti dell'opera pianistica di Felix Mendelssohn Bartholdy, il solo che l'ha registrata integralmente. Recentemente si è dimostrato altrettanto grande nell'interpretazione di W.A. Mozart, di cui non molto tempo fa ha inciso le prime sei sonate per pianoforte nell'ambito di un progetto che ne prevede l'integrale. Ben lontano dall'immagine ingessata del concertista di rango, Prosseda ha sempre mostrato una grande larghezza di orizzonti, cimentandosi con il Pedal-Piano, sfidando alla tastiera il robot TeoTronico, facendo duo con Stefano Belisari (in arte Elio) in improbabili duetti lirici voce-pianoforte. Intelligente saggista e didatta generoso, ha sempre mostrato un eclettismo che non trascura anche i lati ludico-ironici della musica.

Qualche breve cenno biografico anche sui nostri giovani amici è d'uopo. Axel Trolese nasce nel 1997, a cinque anni inizia gli studi musicali. Nel 2014 si diploma con il massimo dei voti e Menzione d'Onore presso l'istituto Monteverdi di Cremona con Maurizio Baglini. Studia contemporaneamente anche con Roberto Prosseda e Alessandra Ammara. Ha seguito numerose masterclass con grandi pianisti e didatti come Aldo Ciccolini, Piero Rattalino, Wolfram Schmitt-Leonardy. Nel 2015 vince il prestigioso Premio Casella. Nonostante la giovane età ha al suo attivo importanti concerti: alla Fenice di Venezia, al Forum Fondazione Bertarelli, al Teatro Verdi di Pordenone, al Ponchielli di Cremona. Di prossima uscita la sua prima registrazione discografica. Attualmente vive a Parigi, dove frequenta il Conservatoire National con Denis Pascal. Il giovanissimo Gabriele Strata ha studiato con Roberto Prosseda, Riccardo Zadra, Fernando Scafati. Ha partecipato a masterclass con pianisti di fama internazionale come Boris Berman, Ėliso Virsaladze, Benedetto Lupo, Alessandra Ammara. Vincitore di numerosi concorsi internazionali fra cui primo premio assoluto al Concorso Internazionale Nice Côte d'Azur e numerosi altri. Si è esibito con successo alla Steinway Hall di Londra, alla Fazioli Concert Hall di Sacile, al Padiglione Italia per Expo Milano 2015. Nel febbraio 2016 è risultato vincitore assoluto del concorso Steinway & Sons Italia e nel settembre dello stesso anno rappresenterà l'Italia allo Steinway & Sons International Piano Festival, esibendosi alla Laeiszhalle di Amburgo.

Sempre nel 2016, è prevista la messa in onda sul canale Sky Classica della registrazione di masterclass con Roberto Prosseda. Da un evento ricco di novità come questo (un format che copieranno in molti, dice Baglini) era lecito aspettarsi un qualcosa d'inconsueto anche nella pianificazione del programma di sala, ecco allora spuntarne uno "a sorpresa", che io da perfetto impiccione ho cercato di sapere in anticipo da Axel Trolese, incrociato di sfuggita prima del concerto nel foyer. Lui, alla mia domanda di quale fosse, ha lapidariamente detto: "a sorpresa". Ho dovuto quindi prendere carta e penna per appuntarmi tutti i brani che trovate elencati all'inizio di pagina, diciamo che quella risposta me la sono un po' cercata... :-) Il "fil rouge" che lega maestri e discepoli sta nel concetto di "didattica", che non è qualcos'altro rispetto al dare concerti ma piuttosto una sua estensione naturale perché è proprio insegnando che ciascun interprete scopre se stesso e la musica. La condivisione di questa non può che trovare una corsia preferenziale anche attraverso l'insegnamento. È parso quindi naturale a Baglini e Prosseda, amici in musica da quasi trent'anni, compagni in duo in numerosi concerti e in svariate altre esperienze, confrontarsi con i loro migliori allievi. Un progetto quello dell'Amiata Music Master che forse già da tempo lavorava dentro il pianista pisano, la classica brace che cova sotto la cenere. Tre anni fa Maurizio Baglini disse a Roberto Prosseda di avere un allievo di notevole talento, tra l'altro anche delle sue parti perché Axel Trolese è di Aprilia. Prosseda in quel periodo faceva un corso al Festival Pontino e suggerì ad Axel di raggiungerlo in quel luogo. Lì si sono quindi conosciuti e da quel momento Axel ha seguito i suoi corsi, oltre che quelli di Baglini.

Così è stato anche con Gabriele Strata, che Prosseda incontrò fortuitamente quando ancora insegnava al conservatorio di Vicenza. Per inciso, i nostri due maestri non insegnano nei conservatori, non tanto per loro scelta quanto a causa di una situazione di fatto. Gabriele tuttora studia al conservatorio con Carlo Zadra, carissimo amico e stimatissimo collega di Prosseda; ha voluto però anche seguire Maurizio, su invito di Prosseda, parallelamente al corso in conservatorio. Maurizio Baglini ha potuto seguire Gabriele in quattro giorni molto intensi, quando la Fondazione Stauffer di Cremona, che di solito si occupa di applicazione didattica di strumenti ad arco, gli ha aperto una manifestazione pianistica. Gabriele ha suonato in quei giorni anche uno dei pezzi che ascolteremo stasera. Axel ha appena compiuto 19 anni ma ha già registrato un suo primo disco. Quando dei musicisti così giovani possono arrivare in palcoscenici prestigiosi come questo è un grande traguardo, ma per stare ai vertici i giovani devono meritarlo, la meritocrazia è utile, è un vantaggio per tutti e non è demagogia. Storie di occasioni, di belle conoscenze, d'intrecci umani che possono segnare un destino artistico. Si capisce a questo punto come la serata che ci apprestiamo a vivere non nasca dall'uzzo protagonistico di un direttore artistico o dalla smania di mettersi in evidenza con lo strumento di un'ostentata originalità fine a se stessa. L'Amiata Music Master è il frutto maturo di un rigoroso percorso di vita e conoscenza che trova il suo naturale sfogo in questo contenitore, potremmo affermare senza la tema di essere lontani dal vero che ne è la quasi ineluttabile conseguenza.

Alla base c'è un nobile movente etico che spinge i maestri al lascito della propria arte, conquistata con sacrificio e fatica, a vantaggio di un'altra persona che possa raccoglierla. Beninteso, Baglini e Prosseda sono giovani e hanno ancora tantissimo da dare, ma hanno oggi acquisito quella maturità che gli consente di lasciare a due talentuosi ragazzi la loro "eredità". Afferma il pianista di Latina: "È bellissimo condividere sul palcoscenico anche l'aspetto professionale poiché insegnare pianoforte non è una cosa che si fa solo in classe, ma anche condividendola con il pubblico". Un quadrangolare pianistico può dire e insegnare molto, per esempio che un pianoforte è "semplicemente" un apparato piuttosto complesso di metallo, legno e avorio (quando c'è), atto a emettere suono ma che non è nulla, magari solo un bel mobile, sino a quando una persona non ci mette le mani sopra dandogli un'anima. Un suono che non è sempre lo stesso, nonostante lo strumento sia il medesimo, nel nostro caso un magnifico Fazioli che sprigiona la sua potenza sonora in una sala acusticamente perfetta. Quindi quattro artisti diversi generano quattro suoni diversi. Basterebbe solo questo dato di fatto per fugare ogni dubbio circa le infinite possibilità di percezione che uno stesso brano genera in chi ascolta. Ogni volta è un'altra cosa perché diverse sono le età, le sensibilità, differente anche l'anatomia delle mani, compresi i muscoli che sollecitano la tastiera. Ecco perché lo spirito di competizione che si vorrebbe motore di "Eredi della scuola pianistica!" è improprio, fuorviante.

Molto più giusto è parlare di "comparazione". Non si tratta di un agone pianistico, una corsa a "ti faccio vedere io chi è il più bravo", ma un evento sollecitato da motivazioni più alte e profonde: le infinite anime del pianoforte, l'eredità culturale, l'approccio didattico, l'esprimersi ad alto livello di due talentuosi discepoli, ormai maturi nella parte tecnica ma anche determinati a dimostrare idee chiare nell'interpretazione. Data per pacifica una qualità senza pecche, ci si deve allora concentrare proprio sulla diversità interpretativa. Un confronto diretto quindi tra due pianisti affermati sulla scena internazionale e i loro rispettivi allievi. In alta fedeltà esistono le prove d'ascolto in "cieco", quelle cioè che si fanno senza vedere gli apparecchi che stanno suonando e forse questo modus operandi si sarebbe potuto utilizzare anche in quest'occasione. Ma, prima di tutto i pianisti non son macchine e poi la gestualità, la visione dello strumentista nel momento dell'esecuzione fa parte di un tutto che non si può scindere in alcun modo. Ferma restando l'inopportunità di dare giudizi sommari, soprattutto sui meno conosciuti allievi, non si può evitare di sentirsi investiti da quattro differenti correnti galvaniche. Ognuno di loro ha brillato di luce propria, perlustrando in profondità i brani a sorpresa del programma, l’hanno fatto con personalità, e non poteva essere diversamente. Ciò viene alla luce soprattutto nel confronto, diretto e sequenziale, che vedeva maestro e allievo cimentarsi con il medesimo brano. Qualcosa del maestro è indubbiamente passato al discepolo, tuttavia filtrato e metabolizzato da una sensibilità peculiare.

Non me ne voglia chi mi legge se azzardo dei rapidi pareri, da appassionato, espressione più che altro degli stati d'animo suscitati da questo splendido primo appuntamento dell'Amiata Music Master. In Maurizio Baglini ho riconosciuto l'estro sopraffino, con qualche tratto di nervosità nei momenti più concitati, sempre comunicativo e ricco di nuance. Un'intensa, quasi incredibile maturità espressiva in Axel Trolese, magistrale pennellatore di stati d'animo mutevolmente diversi. In Prosseda ho ammirato l'afflato umano che ammanta ogni cosa, ispiratissimo nella "Leggenda di San Francesco di Assisi che predica agli uccelli", quasi prodigioso nelle doti di chiarezza e incisività di articolazione. Gabriele Strata infine, interprete solidissimo, rigoroso, è stato bravissimo nel dare unitarietà espressiva a ogni brano, l’ha fatto con pertinenza stilistica e impeccabile tecnica. Un gran finale a otto mani con la Marcia nuziale dal Sogno di una notte di mezza estate di F. Mendelssohn Bartoldy ha coinvolto tutti e quattro. Sul volto dei pianisti si poteva leggere l'immenso entusiasmo, la gioia del far musica insieme, come un tessuto connettivo che deve sottostare all'esecuzione, deve dargli forza e motivazione. "Condicio sine qua non" il potente raggio di energia vitale della musica possa viaggiare dall'interprete all'ascoltatore. Come diceva il sommo L.V. Beethoven: "Dal cuore possa andare ai cuori".

Alfredo Di Pietro

Segue alle interviste...

 


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